sabato 17 dicembre 2016

Recensione: Canto della pianura, di Kent Haruf

"Raymond la guardò. Aveva una folta massa di capelli corvini, il faccino rosso un po' deforme a causa del parto e un graffio su una guancia, e nella sua inesperienza, a lui parve che sembrasse un vecchietto, che somigliasse moltissimo a un nonnetto grinzoso, però disse, Sì, è proprio una cosina splendida."

Titolo: Canto della pianura – Trilogia della pianura
Autore: Kent Haruf
Editore: NN Editore
Numero di pagine: 301
Prezzo: € 18,00
Sinossi: Con "Canto della pianura" si torna a Holt, dove Tom Guthrie insegna storia al liceo e da solo si occupa dei due figli piccoli, mentre la moglie passa le sue giornate al buio, chiusa in una stanza. Intanto Victoria Roubideaux a sedici anni scopre di essere incinta. Quando la madre la caccia di casa, la ragazza chiede aiuto a un'insegnante della scuola, Maggie Jones, e la sua storia si lega a quella dei vecchi fratelli McPheron, che da sempre vivono in solitudine dedicandosi all'allevamento di mucche e giumente. Come in "Benedizione", le vite dei personaggi di Holt si intrecciano le une alle altre in un racconto corale di dignità, di rimpianti e d'amore. In particolare, in questo libro Kent Haruf rivolge la sua parola attenta e misurata al cominciare della vita. E ce la consegna come una gemma, pietra dura sfaccettata e preziosa, ma anche delicato germoglio.

                                                La recensione
Due ragazzini, nove e dieci anni, camminano accanto alle rotaie come in Stand by me. Aguzzano le orecchie affinché l'arrivo del treno non li colga impreparati. Si chiamano Ike e Bobby. Sbirciano i gesti proibiti dei grandi, consegnano giornali, si danno ai rapporti di buon vicinato: cercano di non pensare troppo a una mamma che se n'è andata a vivere a Denver. Nel vortice della depressione, pare stia meglio lontano da loro. Tom Guthrie, il genitore che resta, insegna Storia americana: abbandonato, si prende cura dei propri figli, si concede qualche storia di una notte e via e, incorruttibile, s'inimica la famiglia di una mina vagante di studente. Victoria Roubideaux si è innamorata del ragazzo sbagliato, un forestiero, solo perché in pista sapeva muoversi come un dio. Ci ha fatto l'amore sui sedili posteriori di un vecchio catorcio mentre i vetri si appannavano, è rimasta incinta. Messa alla porta dalla madre, accolta provvisoriamente da un'insegnante, trova un inaspettato rifugio a casa dei fratelli McPheron. Fattori da generazioni, hanno più familiarità con le bestie che con il prossimo; ne sanno tanto di giovenche e ben poco di adolescenti ribelli; a tavola parlano di allevamento e raccolto quando non si godono l'uno il silenzio dell'altro. Cosa vogliono due scapoli in là con gli anni da una sedicenne bisognosa? La gente mormora, ma lo strano trio non conosce malizia. E poi c'è Holt, polverosa e ospitale. Immaginaria, ma vivissima. Si ritorna alle storie del compianto Kent Haruf senza aspettare i comodi di Libraccio; si compra d'impulso quelle che restano da leggere. Nelle pagine si cerca lo stesso trasporto di Benedizione, e magari – in tempo di liste e di bilanci, con dicembre agli sgoccioli - la lettura dell'anno. Mi dicevano tante cose di Canto della pianura: per molti, il titolo più bello della trilogia. Mi raccontavano la dolcezza dei fratelli McPheron, e io li ho trovati laconici e affettuosi proprio come mi si assicurava; mi anticipavano uno stile leggermente diverso ma emozioni immutate. Questa volta sono arrivato con la camicia di flanella nei pantaloni e il cappello da cowboy. Questa volta, più a mio agio, ero preparato. Troppo? Ecco che manca, infatti, l'effetto sorpresa. Quel magico senso di ineffabilità. La paura, raccontandovelo, di svelare troppo e troppo poco. 
Questa volta, perciò, parto col presentarvi i numerosi personaggi. Vi racconto cosa ho avvertito e cosa no. Non mi viene voglia, non so, di riservargli un trattamento d'eccezione. Ne parlo positivamente – Haruf resta malinconico, gentile, pacificante – ma senza lo stesso incanto. E mi sento un po' amareggiato. Alla ricerca dei segreti del successo di Benedizione, immaginandomelo impegnato e aulico, mi ero trovato fra le mani un romanzo sorprendente: un capolavoro di semplicità. Avevo sperimentato l'esatto incanto di quelle storie d'altri tempi, che parlano di tutto e di niente al tempo stesso e tu poi non sai come recensirle. Canto della pianura è più drammatico, più ragionato. Più romanzo. La scrittura, lì sobria ed essenziale, si carica di descrizioni particolareggiate e drammi colti in medias res. Carnale e sanguinoso – turbano e annoiano un po', a tal proposito, la cernita delle giovenche infeconde e la scrupolosa autopsia di un cavallo infermo -, celebra la nascita lì dove Benedizione parlava di morte, al capezzale dell'indimenticabile Dad Lewis. 
Sarà che sono fatto a modo mio e ricordo le quiete dipartite meglio di questi inizi turbolenti. Sarà che ho una famosa cotta per i racconti fumosi che parlano di anziani (e alla maniera degli anziani), e a Holt – un paese per vecchi, parafrasando McCarthy – ho seguito commosso l'educazione sentimentale degli attempati McPheron e meno le avventure dei piccoli Ike e Bobby, le bizze tra liceali. Ho amato profondamente gli scenari, i tinelli arredati con modestia e buon gusto del Colorado, il suono che fa. Ma l'emozione è soggettiva, sfuggente, e purtroppo non si è fatta sentire altrettanto. Canto della pianura è una canzone indie folk che sfiora corde risapute – quelle giuste, ormai – e fino alla fine non ti rivela i propri accordi segreti. Si fa inversione di marcia fischiettando l'inciso. Si imbocca nuovamente e prima del previsto la strada che porta in paese. Sterrata, impraticabile, piena di buche. Ma giunto alla meta, seduto sul solito portico, il mal d'auto e la stanchezza vanno via da sé. Ci si gode, così, almeno il piacere di un secondo viaggio non destinato a rimanere l'ultimo. La pace dell'approdo.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Bob Marley – Redemption Song

18 commenti:

  1. Canto della pianura è un romanzo che hai "raccontato" benissimo. L'ho letto l'estate scorsa, ma non l'ho ancora recensito, tentata di finire tutta la trilogia prima di mettere nero su bianco il mio pensiero. E se Benedizione, come sai, mi ha colpita tanto da dover sospendere la lettura (che riprenderò), il Canto mi ha lasciato le stesse tue impressioni. Bravissimo, come sempre!

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    1. Ti ringrazio, Tessa! :)
      Benedizione spezza in due. Canto della pianura è bello, ma come lo immaginavo.

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  2. L'effetto Benedizione ha colpito anche te: dopo quello, poco sembra alla sua altezza. I Che tenerezza,però, i fratelli McPheron. Prepara i fazzoletti per Crepuscolo :)

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    1. Li preparo, anche se in Benedizione, con il senno di poi, si svelava qualcosa sul destino dei McPheron, sai?
      Fingerò di non ricordarlo. :)

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    2. Eh si, ma è il prezzo da pagare per aver cominciato dalla (quasi) fine.

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    3. Ho seguito l'ordine della NN. Fidarsi è bene...

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  3. Be' hai raccolto le idee e hai scritto un gioiello Mr Ink ;-)
    Come sai, sono tra coloro che forse ha amato Canto della pianura più di Benedizione anche se Dad seduto alla sua finestra resta nel cuore...
    Ho amato alla follia i fratelli McPheron, il vento, la polvere e la ruvidezza dell'Ovest che ho respirato in questo ritorno a Holt anche se in fondo l'approdo è proprio Benedizione sia tematicamente che cronologicamente ^^
    Adesso non ci resta che leggere Crepuscolo anche io ho seguito l'ordine di NN... vedremo cosa ci riserva! Buona domenica!

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    1. Ti ringrazio, Jerry. Conti di leggerlo entro l'anno? Io non so ancora. Intanto mi godo la (bellissima) compagnia di Cormoran Strike. ;)

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    2. In realtà contavo di inaugurare l'anno nuovo con Haruf ;-)
      Adesso mi dedico alla narrativa per ragazzi con la Cameron ^^

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    3. Potrei fare come te, ma non so.
      Vado ancora in cerca di letture belle per riempire il famoso listone. ;)

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  4. Mi sa che qui siamo in territori un po' troppo fordiani per me, ho quest'impressione...

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  5. Io sono tra quelli che hanno amato maggiormente Canto della Pianura, ma nella mia testa i romanzi si fondono in un imprecisato laggiù e ci sono momenti che non riesco a scordare, a pari merito. La crudezza di alcune scene nel Canto, bilanciate dalla dolcezza dei fratelli McPheron, il viaggio inutile della moglie di Dad alla ricerca del figlio e il bagno nell'abbeveratoio. Non so scindere: per me tutto questo è haruf e sono sicura che anche Creopuscolo non mi deluderà.
    Bellissime parole, ho capito cosa intendevi. E' questione di diversa sensibilità di fronte a quelli che sono, a mio avviso, dei capolavori. Comunque vince la buona letteratura.
    Buona notte da Lea

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    1. Ti ringrazio, Lea!
      Ora come ora, Crepuscolo non so se leggerlo subito o l'anno nuovo. Da una parte, il tempo scarseggia; dall'altra, nelle liste immancabili c'è ancora spazio per romanzi belli. Ancora una volta, però, non vorrei partire aspettandomi il massimo; mi dicono che come Benedizione - e le scene che dici tu sono indimenticabili anche per me - non c'è nessuno. :)

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  6. Accidenti! Stai leggendo la via del male! Attendo impaziente il tuo parere.
    ancora ciao da lea

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    1. Lunghetto, ma vola!
      Amo Cormoran e Robin, poco da fare. E questo caso violentissimo e pieno di sospettati m'intriga più del solito, forse. :)

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  7. Io non riesco ancora a decidere quale sia il mio preferito tra Benedizione e Canto della pianura. Per entrambi, lo confesso molto candidamente, ho pianto come una fontana. Pianti diversi, sicuramente, perché non si piange mica solo quando si è tristi :)
    Forse a "rovinarti" un po' l'effetto sorpresa c'è stato il fatto che di questi libri si è parlato davvero tanto e quindi uno leggendo si affeziona, un po' si commuove, ma un po' sa anche già che cosa succede e quindi perde un po' dell'incanto.
    Però cavolo, che libri :)

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    1. Sicuramente... Con Benedizione era più impreparato. I fratelli McPheron mi erano giunti all'orecchio. ;)

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