venerdì 10 marzo 2017

Recensione: Il viaggio di Caden, di Neal Shusterman

Laggiù è un viaggio senza fine. Non credere a chi ti dice il contrario.

Titolo: Il viaggio di Caden
Autore: Neal Shusterman
Editore: Hot Spot – Il Castoro
Numero di pagine: 294
Prezzo: € 16,50
Sinossi: Caden Bosch ha 15 anni ed è sempre stato un ragazzo estroverso, pieno di amici e di talento. Da qualche tempo però ha cominciato a sentirsi inquieto, a fare strani sogni e sentire sensazioni ossessive, maniacali, compulsive. Sempre più spesso si ritrova su un galeone che solca il mare alla volta della Fossa delle Marianne, tra tempeste e mostri marini che non riesce a controllare. Caden va in crisi, non distingue più reale e irreale. Da una parte si ritrova in ospedale, accanto al dottor Poirot e agli amici Hal, Carlyle, Skye e Callie. Dall’altra parte è combattuto tra la lealtà verso il capitano della nave e il fascino dell’ammutinamento. Il fondo della Fossa delle Marianne è sempre più vicino e Caden deve scegliere: lasciarsi andare o cominciare la risalita?

                                         La recensione
Caden, quindici anni, vive in un mondo pericoloso. I suoi genitori, impostori, non sono chi dicono di essere. I delfini disegnati sui muri della sorella minore hanno sorrisi minacciosi quando cala il buio. A scuola, nei corridoi, ci sono studenti che attentano alla sua vita e progettano massacri a mano armata. In realtà, la sua famiglia è piccola e fortunata; gli schizzi sulla carta da parati non hanno né sorrisi sghembi né una volontà propria; i compagni di liceo che tramerebbero complotti si limitano a incrociare il suo sguardo e a passare oltre. Caden progettava videogiochi con i suoi migliori amici, era uno studente piacente e brillante, aveva speranze e un perfetto equilibrio interiore. A un certo punto qualcosa nel suo cervello ha fatto crack. Un corto circuito, un allagamento. Un diluvio universale. I pensieri positivi, il raziocinio, non hanno avuto scampo. L'immaginazione ha rotto gli argini: i sogni straripano, così, e la lucidità annaspa. L'adolescente rischia la morte per annegamento, la pazzia. Il viaggio di Caden è un romanzo interamente ambientato nella sua testa. A pubblicarlo, l'interessantissima Hot Spot. 
A mostrarci come funziona – e cosa, soprattutto, non funziona – l'acclamato Neal Shusterman. Un autore che mi hanno consigliato spesso, in particolar modo per via della saga interrotta di Unwind, e leggendolo ho capito perché. Pane per i miei denti, lui, con una lingua originalissima e young adult insoliti A prima vista mi ha ricordato Patrick Ness: lo stile frammentario, le illustrazioni a china a bordo pagina, una penna che sa trasformarsi di storia in storia. La nota dell'autore, a fine romanzo, mi ha lasciato intuire quanto di vero ci sia nella sua spaventosa odissea interiore. Shusterman ha un figlio che ha mostrato forti segni di squilibrio ma che, per fortuna, è riuscito a stringere a sé l'ultimo pezzetto di cielo; un amico che, da giovane, perse ad armi impari la guerra contro il mal di vivere. Quanta sofferenza, quanto autobiografismo, dev'esserci dietro queste pagine. E quanta ricerca, quanta elaborazione. Me ne sono reso conto soltanto con il senno di poi. Ho letto i vaneggiamenti e gli squarci del Viaggio di Caden alla ricerca di un senso, se c'era. Lì per lì mi ha dato il mal di mare: esercizio di stile troppo cervellotico per i miei gusti. Dove inizia la realtà e dove finisce l'incubo? Cosa succede se la depressione è un vortice che ti tira giù, e tu non sai neanche nuotare? 
La schizofrenia, per un quindicenne, è un galeone su un oceano di mostri marini e insidie. Le pagine, che si rivelano essere piene di personaggi allegorici e doppi significati, si dividono tra terapie di gruppo e cospirazioni. Da una casa in cui i parenti sono percepiti alla stregua di alieni, Caden – d'un tratto un pericolo per se stesso e per gli altri – viene trasferito in un reparto psichiatrico. Dagli infermieri ai medici, dai compagni di stanza alle ragazze interrotte, ognuno trova una puntuale corrispondenza nei deliri privati del narratore. I suoi incubi, intanto, si intensificano. Hanno la meglio. La nave veleggia verso l'abisso, popolata da spettri e stranezze – romantiche gomene, cervelli in fuga, saltatori nel vuoto –, e la ciurma minaccia un ammutinamento in piena regola. Il capitano, che ha un nocciolo di pesca al posto dell'occhio, rischia di essere scalzato dal suo pappagallo parlante, passato dal trespolo alle cospirazioni shakespeariane. Personalmente non sono mai stato un amante dei mondi meravigliosi di Lewis Carroll, e qui spuntano le stesse filastrocche in rima baciata, gli stessi oggetti parlanti e, da lettore semplice e pragmatico, non ho avuto voglia di cercare chiavi di lettura sotto coperta né pozioni a poppa. Altrettano poco nelle mie corde, poi, le immagini marinaresche: ponderate e calzanti, in questo caso, ma con sedicenti Capitani Nemo e Moby Dick di cui ho patito la compagnia, ora come in passato. Che ruolo avrà il protagonista in quella desolante deriva? Si salverà dalle stanze con le pareti imbottite e, dunque, dalle angosciose profondità marine? Caden immagina di potere avvertire i pensieri di gente dall'altra parte del mondo. Si preoccupa di provocare terremoti in Cina, e controlla ossessivamente le news del giorno. Sente il suo corpo abbandonarlo, diventare quasi pura energia. Insieme a lui, come per osmosi, il periodare si fa più astratto e discontinuo. Surreale. E la potenza del flusso di coscienza, spesso, mi ha stancato e sopraffatto.
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Green Day – Basket Case

9 commenti:

  1. Hai prensente quando mi hai segnalato questo libro? Bene, ora hai pienamente attirato la mia attenzione. Spero di recuperarlo presto per la trama molto particolare e perché lo hai accostato a Ness che, personalmente, adoro.
    Per le rime baciate, anche per me è no, per mare e navi non so, perché ho letto solo "Il porto proibito" che comprendevano questi elementi e mi è piaciuto molto, ma è una graphic novel e l'approccio è decisamente diverso immagino.
    La Hot Spot ha un ottimo potenziale, mi ricorda un po' la Giunti Y degli inizi, dato che proponeva cose particolari ed interessanti. Spero solo non faccia la stessa fine della Giunti.

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    1. Ah, io adoravo quella collana della Giunti. In libreria ho una pila alta così di quei libricini bellissimi. Ora, purtroppo, scarseggiano. Meno male che ci pensa la Hot Spot!

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    2. Purtroppo si è trasformata in peggio, me la piango ancora. Spero continui su questa linea la Hot Spot.

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    3. Concordo pienamente, non becco un titolo decente loro da secoli.

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  2. Da come lo racconti, sembra un romanzo sia promettente che preoccupante...
    E alla fine non so quale delle due impressioni prevalga. ;)

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    1. So che piace moltissimo, ma a me non ha fatto... impazzire (sì, è il caso di dirlo). Gli riconosco grandi meriti, scrivere un YA diverso è cosa non da tutti, però non ho amato i toni di questo Shusterman. Riproverò con la saga distopica, che pare imperdibile. ;)

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  3. A me invece mi sa che potrebbe piacere.. mi piace perdermi nella mente altrui, mi piace il mondo di Lewis Carroll, mi piacciono le allegorie e la psicologia! Mi sa che lo ordino :)

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  4. Lo sto leggendo e nonostante non ami gli esercizi di stili e nemmeno le storie troppo visionarie, questo romanzo mi stringe il cuore. Forse quando c'è di mezzo la mente umana e tutti suoi labirinti, percepisco le cose diversamente, un po' come quando lessi Le Sorelle Soffici e fu subito amore.

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