Cosa
accadrebbe se l’America rurale dei romanzi di Kent Haruf
incontrasse i temi della fantascienza? Tales from the Loop,
serie antologica distribuita su Amazon Prime Video, sembra nascere da
una contaminazione simile. Il risultato è un esperimento poetico e
incantevole, che non regala né incastri né spiegazioni istantanee,
ma immagini di una bellezza tanto straordinaria da commuovere. Gli
otto episodi sono dei mediometraggi pressoché autoconclusivi che
ruotano attorno alle vicende della famiglia di Jonathan Pryce e
Rebecca Hall: suocero e nuora sono ai vertici di una
misteriosa azienda che gioca con scienza e magia nel sottosuolo di
un’imprecisata cittadina. A occhio e croce siamo negli anni
Ottanta, ma non aspettatevi colori e canzoni a tema: la fotografia
avvolge con le sue sfumature tenui, infatti, e la colonna sonora è
un brivido continuo garantito dal talento di Glass. Sui poster, inoltre, s’intravedono dei bambini che corrono e
a torto si potrebbe pensare a una riproposizione di Stranger
Things: niente di più sbagliato. I racconti che compongono la
serie vivono di suggestioni e piccole idee, di pelle d’oca. Molto
tristi, a ben vedere, mettono però l’anima in pace come soltanto
alcuni autori sanno fare. Sullo sfondo di un Paese bellissimo e
malinconico, in cui perfino la fantascienza non fa inutili
schiamazzi, giacciono abbandonati vecchi robot e carcasse di
marchingegni. Con ritmi lenti e immersivi veniamo a
conoscenza di una bambina la cui casa è stata risucchiata dal cielo;
dell’amicizia tra due ragazzi al centro di un classico scambio di
corpi; di un primo amore così spasimato da fermare il tempo; di un
nonno alle prese con la malattia, di un padre con le sue ossessioni,
di un custode con un triangolo omosessuale; infine di un’isola
deserta che ospita un mostro e di una riconciliazione che supera i
fiumi del tempo. Mancano le corrispondenze e gli incastri, le vicende
restano piuttosto slegate, ma il dettaglio non impedisce di
apprezzarne la bellezza complessiva. Lo spettatore è chiamato ad
astrarre, a contemplare. A immergersi e basta, senza chiedersi mai se
toccherà il fondo; se arriverà a riva. Tales from the Loop,
amata più del previsto, è il non-luogo dove arrivano la
fantascienza e i mezzi televisivi. Dove arriva la nostra emozione, e
per restarci. (7,5)
Stephen
King non è nuovo alle pessime trasposizioni. Le eccezioni, anzi, si
contano sulle dita di una mano. Come da tradizione, The Outsider
era già stato opzionato per una miniserie a scatola chiusa: per
fortuna, arrivato in libreria, il contenuto era di quelli belli. Al
tempo della lettura, infatti, questo mi era parso un grande ritorno.
Un mix tra noir e horror, sorretto da un cast di personaggi
memorabili. Come poteva la HBO, sinonimo di qualità, fare male? I
pareri degli altri spettatori vi racconteranno un’altra versione
della storia: le otto puntate, con lo zampino di Jason Bateman, sono
state accolte con il favore di pubblico e critica. Persone, nella
maggioranza dei casi, che conoscono poco lo stile del Re e che sono
passate alla trasposizione senza prima approfondire la lettura. Io,
da fan della prima ora, ne sono uscito deluso e tremendamente
annoiato. Ho spalmato la serie in oltre un mese di visione. Sebbene
fedele nei fatti – la trama e lo svolgimento sono identici: dopo il
sanguinoso omicidio di un bambino, la polizia fa i conti con l’enigma
di un colpevole sin troppo facile da incastrare –, The Ousider
è la versione ingrigita, rallentata e appiattita della storia
originale. Mancano le citazioni interne, il famoso gusto pulp
dell’autore, l’ironia bramata perfino nelle situazioni più
cruente. I personaggi, serissimi, sono condannati a un anonimato che
li rende irriconoscibili. Non ho voglia di riportarvi nemmeno i nomi
dei membri del cast, a tal punto mi hanno lasciato indifferente, ma è
emblematico il caso di Holly: già presente nella trilogia di Mr.
Mercedes, su carta era la risposta femminile a Sheldon Cooper.
Distaccata, goffa e geniale, nella serie è tutt’altro: una
consulente pensierosa e immusonita, interpretata dalla comunque brava
Cynthia Erivo, diversissima dalla controparte cartacea non soltanto
per il dettaglio trascurabile del colore della pelle. Lentissima, la
serie fa svogliatamente il verso ai toni di True Detective. E
la deriva paranormale, quando infine si palesa, finisce per apparire
soltanto più stonata. Stravolto spesso in fase di sceneggiatura,
Stephen King sembrerebbe essere stato più fortunato in quest’occasione.
Meno maltrattato che in altre produzioni, tuttavia, raramente è
stato così frainteso. (4,5)
Sto vedendo The outsider, sono al quinto episodio e sì altre serie mi catturano di più e mi fanno andare molto più spedita nella visione (recentemente mi è capitato di divorare in uno due giorni Homecoming, The Morning Show e Fleabag), però non lo trovo così disastroso (anche perché forse non ho letto il romanzo di King ancora), nel senso che mi sembra un bel crime classico (senza particolari guizzi questo sì), ma che si fa guardare comunque perché fatto e recitato bene (io Bob Mendelsohn lo citerei sempre e comunque a prescindere, è nata un'ammirazione nei suoi confronti da quando vidi Bloodline, dove ovviamente eccelle rispetto a The Outsider). E il personaggio della Erivo, seppur depotenziata rispetto al materiale di partenza come scrivi tu (mi fido non avendo letto nulla che la vede protagonista), comunque riesce a spiccare nel contesto e dà quel po' di interesse in più.. Ecco alla fine un 6 stiracchiato per questi motivi gliel'avrei dato (ma io non l'ho ancora finito, magari va a finire tutto in vacca e ancora non lo so) :)
RispondiEliminaIo purtroppo non conosco il protagonista, probabilmente l'ho visto solo in Una accanto a Rooney Mara, ma qui non mi ha impressionato in positivo. Costretto a interpretare un personaggio sonnacchioso e accigliato, senza grandi slanci. Il libro è molto meglio, e non perché le trasposizioni sono sempre peggiore: vedasi gli ottimi Normal People e Little Fires Everywhere.
EliminaConcordo The Outsider è piattissimo e ripetitivo, in più il livello degli attori non è un granché!
RispondiEliminaL'intero cast recita svogliatamente. Con una sceneggiatura così incolore, non mi sento di criticarli.
EliminaMa povero Stephen, anche se non è colpa sua, comunque devo prima vedere per credere ;)
RispondiEliminaPovero sì...
EliminaAnche se, stando ai suoi tweet, sembra amare tutte le schifezze ispirate ai suoi mondi.
Tranne il più grande capolavoro di tutti :)
EliminaChe purtroppo, lo so bene avendolo letto in tenera età, con il romanzo non ha nulla a che fare :(
EliminaDevo dire che The outsider mi incuriosisce sebbene non ho ancora letto il romanzo... Non so se leggere prima il romanzo, e poi vedere la serie TV ☺️☺️☺️
RispondiEliminaSe vedi prima la serie TV, soporifera com'è, ti passerà qualsiasi desiderio di recuperare il libro XD
EliminaTales From The Loop l'ho amata, nonostante una certa lentezza, e poi esteticamente è uno spettacolo.
RispondiEliminaThe Outsider l'ho evitata perché prima vorrei riuscire a mettere le mani sul romanzo.
Ecco, sì, è lenta ma è una lentezza che si addice al tipo di narrazione. Aiuta a immedesimarsi in quelle atmosfere splendide.
EliminaIn The Outsider, invece, i ritmi mortali ammazzano completamente l'indagine.
Alla fine ho iniziato anche Tales from the loop. Ho visto solo il primo episodio. Le musiche, la fotografia e le atmosfere sono fantastiche. Però per il momento mi sembra fin troppo ispirato ad altri prodotti tipo Dark. Continuerò a guardarlo per vedere se riesco a togliermi questa sensazione di dosso.
RispondiEliminaPresto ti accorgerai che è tutt'altro. Dark è complicatissimo, questo ne infischia di intrighi, colpi di scena, paradossi. È poesia visiva pura.
EliminaInfatti sono arrivata al quarto episodio e devo dire che mi ha conquistato totalmente. Il quarto episodio, tra l'altro, fino ad ora è il mio preferito (davvero mi sono emozionata tantissimo col rapporto nipote-nonno e col modo con cui è stato raccontato). E sì, le immagini e le musiche sono amalgamati in modo tale da trasmettere momenti di poesia inauditi. Quindi da parte mia promossissimo.
EliminaSono davvero contento. È una serie a cui ho voluto un gran bene!
EliminaHo visto il primo episodio di The Outsider, non mi era dispiaciuto ma neanche mi ha spinta a vedere i seguiti. Peccato che la maledizione dei pessimi adattamenti a puntante dei lavori di King si sia ripetuta... anche se immagino non sia niente rispetto ai Langolieri o come si chiamava.
RispondiEliminaTales from the loop, invece, mi attira nonostante tu abbia fatto il nome di Haruf (credo di essere l'unica al mondo che ha letto un suo libro e ha detto "nope, mai più" XD)
Allora potrebbe non piacerti Tales from the loop. Perché mi ricorda quelle atmosfere, quella delicatezza. È lontana anni luce dalla fantascienza hollywoodiana.
EliminaChe due marroni The Outsider. Mollata dopo 3 puntate. C'è troppa roba bella/interessante da vedere, non posso perdere tempo con 'sto mollume.
RispondiEliminaLo ammetto: scaricata in italiano e finita mentre facevo tutt'altro in giro per casa.
EliminaIo sono arrivata al quinto episodio e devo ammettere che faccio molta fatica ad avere voglia di continuare a guardarlo. Però sicuramente lo concluderò, anche per dipanare il mistero di fondo (visto che non conosco il romanzo e la storia e quindi sono all'oscuro sui risvolti e sulle rivelazioni).
EliminaNel mio caso, tra ultimo e penultimo episodio sono passati venti giorni. Pensa la voglia!
EliminaPer un po' avevo dato delle chance a The Putsider, ma confermi che ho fatto bene a depennarlo.
RispondiEliminaLe storie del Loop sono davvero bellissime, lo sci-fi pieno di umanità che piace a me.
The Outsider piace, soprattutto a chi non ha letto il romanzo, ma francamente mi sfugge il perché. Che barba, che noia.
EliminaDue serie di cui ho visto solo il primo episodio, ma che poi non ho più continuato. E The Outsider non mi era nemmeno dispiaciuta, anche se forse non abbastanza per continuarla...
RispondiEliminaTales from the Loop devo ancora riprendermi dalla lentezza della prima puntata. :)