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Epiche, amiche e innamorate, di Chiara Bernocchi. Bookabook, €
11, pp. 130 |
Il
mio amore per il mito è nato ufficialmente dieci anni fa, il giorno in cui ho varcato il portone del Liceo Classico per la prima volta, ma in realtà non è del tutto esatto: l'ho nutrito, infatti, sin dall'infanzia. La videocassetta consumata di Hercules e le repliche dello sceneggiato dell'Odissea su Italia Uno hanno avuto un ruolo
decisivo nella scelta di quel percorso umanistico – una scuola
difficilissima, mi si diceva, e una carriera in forse all'università – che, a oggi, non ho ancora concluso. Ci ho ripensato in questo periodo per una congiunzione astrale di esami da
dare a breve (Letteratura greca), ricorrenze
malinconiche (il decennale dell'iscrizione al quarto ginnasio) e
buone letture (altra chicca firmata Bookabook, altro esordio
ragguardevole): alla fatica mista a soddisfazione delle versioni da tradurre, all'attaccamento crescente a un dizionario ormai
rovinatissimo, ai
segreti millenari di una lingua aspra ma incredibilmente romantica.
Una delle poche, come ci ricordava la prof, ad avere il duale: il numero degli amanti. Mi sono
approcciato con il vento a favore, dunque, al
romanzo epistolare di Chiara Bernocchi: una serie di lettere
firmate dalle eroine del mito, donne a volte inermi e altre
battagliere per colpa dei dardi di Cupido, che si raccontano in prima persona.
L'amore
non è né una favola né una tragedia: è quel che sta nel mezzo.
Qualcosa
di simile, forse ricorderete, l'aveva fatta anche Ovidio nelle Eroidi: prestare
la voce alle fanciulle abbandonate, alle spose incattivite, in
epistole indirizzate agli uomini colpevoli del loro disfacimento
emotivo. La Bernocchi percorre una strada alternativa: una
reinterpretazione al tempo della solidarietà femminile, del
movimento #metoo, che rimoderna senza stravolgere.
Eccezionalmente le eroine più famose figurano qui come
mittente e destinatario: si confidano con altre compagne di sventura,
si svelano pian piano, si raccontano fra loro. Non sono nascoste nell'ombra,
non sono figure passive e, soprattutto, non sono affatto sprovvedute. Didone
scrive ad Arianna: quanta infondatezza c'è nella
favola dell'anima gemella e quanto giova all'autostima la
solitudine? Psiche ha fatto a occhi chiusi di Amore la luce dei suoi occhi, al punto da accettare la
condizione di prigioniera e la lontananza dalle sorelle; sull'isola
della ninfa Calipso, al contrario, è eternamente giorno, ma questo
non basta a trattenere Ulisse, in procinto di salpare alla volta
dell'indimenticata Itaca. Da un lato e l'altro della barricata, forse
preso vedove, le meravigliose Andromaca e Penelope condividono
preoccupazioni per i rivali Ettore e Odisseo: che le amano, ma meno
del loro onore da difendere; non a sufficienza per
rinunciare ai loro folli voli. Dafne fugge Apollo, Eco insegue
Narciso. Medea e Deianira, assassine a malincuore, si scambiano i
retroscena dei rispettivi piani di vendetta e contro i compagni che hanno
voltato loro le spalle sguainano coltelli affilati.
Non
provo solo dolore e incredibilmente non sono sopraffatta dalla
rabbia. Nostalgia credo che si possa definire quello che provo. Un
tenero ricordo di quello che è stato e che non sarà più, misto a
un po' di dispiacere per quello che avrei voluto che fosse ma che non
sarà. Si può essere ugualmente nostalgici del passato e del futuro?
Nonostante
l'ordine della raccolta mi abbia provocato un po' di disappunto –
troppo spazio alla vicenda già nota della maga della Colchide a
dispetto dei personaggi minori, troppa tragedia in una chiusa per cui
al posto dell'editor avrei scelto un messaggio migliore –,
le narratrici che si avvicendano si confermano grandi padrone di
casa. L'affascinante gineceo di Chiara Bernocchi è animato dai
sussurri di queste principesse ribelli e da una scrittura di nettare e ambrosia.
Coltissima, bene attenta agli epiteti, ai patronimici e ai toponimi,
l'autrice emoziona
gli appassionati con una godibile ricercatezza: per via degli stimoli
sopravvissuti perfino al tramonto dell'adolescenza, grazie una narrativa rétro il
cui sogno è omaggiare rinnovando. La Grecia non è grande abbastanza
per tenere separate in compartimenti stagni le amanti sedotte e
abbandonate, le Immortali dal cuore spezzato, le speranze mal
riposte. Le amiche del mito si invitano perciò alle reciproche
nozze, ai banchetti luculliani, sulle scene del delitto, e invitano noi all'orgoglio e alla resilienza.
Didone scende
dal piedistallo, Arianna spezza il suo filo rosso, Psiche accende la
luce, Calipso predispone venti benevoli, Penelope offre riparo alla mamma del piccolo
Astianatte. Qualcuna si trasforma in una pianta di alloro per sfuggire
a un paio di mani lunghe, qualcun'altra vola su un carro trainato dai serpenti verso un'espiazione impossibile.
Donne per cui le guerre
scoppiano e donne per cui le guerre dovrebbero finire. Donne per cui
gli aedi e i rapsodi dovrebbero rispolverare le cetre e l'endecasillabo, cantare ancora.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Mia Martini – Piccolo uomo
sembra carino, non lo conoscevo in effetti.
RispondiEliminaDalla firmata del contratto in poi ammetto di aver studiato un po' il catalogo Bookabook, tanto per orientarmi, e sto scoprendo belle cose!
EliminaNon lo conoscevo ma sembra molto, molto carino :)
RispondiEliminaA te piacerebbe senz'altro!
EliminaSono sempre ben disposta verso le storie al femminile, e questa rivisitazione dei personaggi mitologici la trovo affascinante :))
RispondiEliminaCome ti ho scritto, mi sembra una lettura adattissima a Chicchi di pensieri, sì!
EliminaSi, infatti, terrò conto del tuo validissimo consiglio! ;-)
EliminaBuona lettura!
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