mercoledì 2 agosto 2017

Recensione: Ritrovarsi a Parigi, di Gajto Gazdanov

|Ritrovarsi a Parigi, Gajto Gazdanov. Fazi Editore, € 15, pp. 155 |

Pierre è un uomo mediocre. Realizzarlo l'ha fulminato, anni fa, al cospetto delle meraviglie del Louvre: una perfezione a cui uno come lui, né particolarmente prestante né particolarmente intraprendente, sa di non poter ambire. Omino abitudinario e laborioso, contabile per inerzia, un giorno osa: accetta la proposta di un amico giornalista di seguirlo in campagna. Attorno a Parigi, nuvole temporalesche e le rovine della Seconda guerra mondiale. Questo agosto diverso, questo strappo alla regola che somiglia tanto a un'avventura, lo spinge a intraprendere un piccolo viaggio in treno – tra una fermata e l'altra, pensa a un papà morto di sogni irrealizzabili, a una mamma di cui si è preso cura fino allo stremo, ai pettegolezzi su una zia piena di amanti facoltosi – e a sposare la causa della misteriosissima Marie. Una giovane senza identità e senza memoria, infangata fino alle ossa, che infesta il bosco come uno spiritello: la paragonano a un animale ferito, che morde e si lascia morire in solitudine. Gli alberi si confondono con le nuvole. Il sole riaffiora. Gli animali e gli insetti fanno tremare gli steli d'erba; cantano. La natura è grande, realizza Pierre. E lui?

Io e lei diamo certamente un senso diverso alla parola “miracolo”. Per quanto mi riguarda, non è qualcosa che può prodursi, ma un fenomeno che ci sembra inconcepibile perché ne ignoriamo la natura e le cause. Ma poco importa: qualunque cosa si pensi, è accaduto un miracolo.

Nonostante ci si lasci volentieri ingannare dal fascino fumoso della copertina, Ritrovarsi a Parigi non è una storia d'amore. Va oltre, eppure resta fermo immobile. Lì, tra l'altruismo e l'egocentrismo, tra l'affetto e la bontà. Quel “ritrovarsi”, più che a un rendez-vous in un caffè del centro, allude a una presa di coscienza. Al ritorno alla vita e alla ragione. Gajto Gazdanov, autore novecentesco riscoperto all'indomani della sua scomparsa, ha un cognome difficilissimo, russo, ma è francese d'adozione. La cosa si nota a occhi chiusi. Tra le pagine prevalgono la sua anima parigina, malinconica ma ottimista. Una joie de vivre invidiabile perché mai sfacciata. Succede, infatti, che Pierre porta Marie a casa con sé. Si prende cura di lei, che prima dell'amnesia aveva un altro nome, un altro uomo, un altro stile di vita. Come nella fiaba My Fair Lady, la ripulisce, la veste, le insegna a parlare e a scrivere. La trasforma in una coinquilina a modo, senza stravolgerne assolutamente l'intima natura, e la presenza di lei gli riempie le stanze, i sogni, l'esistenza. I protagonisti non si danno baci; non si prendono per mano, dopo aver rischiato di perdersi. Siamo negli anni Cinquanta. Dio ha dato forfait, il positivismo pure. La morte spirituale schiacciava l'occidente.

Credi che possa durare all'infinito?

Gazdanov racconta, con pochi dialoghi e qualche pagina di grande bellezza, una relazione indefinibile e dai confini vaghi. Cosa sono loro due? Ci si può sentire più pieni rinunciando a qualcosa? Pierre, così, si eleva dalla propria mediocrità per il bene di qualcun altro. Non ho capito, però, quando la narrazione fosse lieve e quando impalpabile. Quando fosse discreta e quando un po' lacunosa. Ma lascia addosso questa sensazione bella, come di pace. Qual è, infatti, la giusta dose di delicatezza? Ritrovarsi a Parigi è etereo, eppure saldamente piantato a terra. Sulle macerie di un conflitto trascorso da poco, e non senza danni. Sulle zolle di un mondo troppo cinico, troppo materialista, che solo la scoperta tardiva della tenerezza può trarre in salvo.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: La Complainte de la Butte – Rufus Wainwright

6 commenti:

  1. Nonostante autori e ambientazioni francesi non mi entusiasmino più di tanto, gli anni '50 e le storie malinconiche ma non proprio d'amore, ultimamente, le trovo abbastanza nelle mie corde.
    Già sul Kindle, in lettura chissà quando, l'intenzione tuttavia c'è.

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    1. Non entusiasmano troppo neanche me (al cinema sì, però), ed ecco spiegate quelle riserve finali...
      Gazdanov è delicatissimo, poetico, ma forse troppo per i miei gusti? Fatto sta che si legge in un pomeriggio e rende più sereni, davvero. (Sul Kindle è perfetto!)

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  2. Vive la France!
    Però questa mi sembra una lettura troppo radical-chic e francese persino per me... :)

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    1. Forse sì, ma quello che mi piace dei francesi è questo.
      Anche quando stanno tirandosela, e qui spesso le citazioni filosofiche e letterarie abbondano, lo fanno con una leggerezza e una classe che non ti fanno pesare.
      Poi che belli questi sentimenti a confine, anche se preferisco altri stili.

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  3. Ciao, ho scoperto il tuo blog grazie al Liebster award e mi piaciuto moltissimo, per cui eccomi qua a commentare :)
    Questo libro mi attrae da un po' e solo per il suo citare Parigi nel titolo (mi lascio comprare con poco, lo so), non ne avevo mai letto la trama ma ammetto che la tua recensione mi ha convinto: mi ispira un romanzo così e in un certo senso ho la sensazione di averne anche un po' bisogno. Presto lo leggerò sicuramente, grazie per la bellissima recensione!

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