domenica 14 maggio 2017

Recensione: Dillo tu a mammà, di Pierpaolo Mandetta

Siamo gente del Sud, facciamo quello che vogliamo quando ci va di farlo. Siamo istintivi, di cuore e di carne. Pure se ti sei trasferito a Milano resti un ragazzo di qua.

Titolo: Dillo tu a mammà
Autore: Pierpaolo Mandetta
Editore: Rizzoli
Numero di pagine: 322
Prezzo: € 18,00
Sinossi: L’amore è sempre una faccenda di famiglia. Samuele ne è convinto, mentre guarda fuori dal finestrino sul treno che da Milano lo trascina verso sud. Dopo essere fuggito per anni, è finalmente pronto a rivelare ai suoi genitori di essere omosessuale. Con lui c’è Claudia, la sua migliore amica, incallita single taglia 38 e unica donna di cui si fida. Appena arrivano a Trentinara, un grazioso borgo del Cilento, ad accoglierli ci sono i parenti al completo. E la sera, alla festa del paese, il papà ha un annuncio da fare: suo figlio e la fidanzata Claudia si sposeranno a breve. È un vero e proprio shock per Samuele: lui vuole sposare Gilberto, il compagno rimasto a Milano, proprio lo stesso uomo che lo aveva convinto a riavvicinarsi ai suoi. Ma nelle case del Sud è quasi una tradizione che sogni e desideri vengano condivisi in “famiglia”: non solo con mamma e papà, ma anche con quella vecchia zia che si incontra una volta all’anno e persino con la vicina di casa. E così Samuele, per poter essere padrone della propria vita, dovrà fare i conti con un passato che vuole lasciarsi alle spalle; stavolta, però, non è disposto a scendere a compromessi. E adesso chi glielo dice a mammà?
                                      La recensione
Ho scoperto la simpatia di Pierpaolo Mandetta qualche mese fa, complici i Mi piace ben distribuiti di qualche amico di Facebook. Un salernitano a Milano, lui, capace di parlare di se se stesso e degli altri con un'ironia che non si insegna. Dopo l'esperienza dell'autopubblicazione, Dillo tu a mammà è il suo esordio ufficiale per Rizzoli. Una tovaglia a quadretti bianchi e rossi, i cornicelli portafortuna traditi per le coccinelle, una storia di origini e ripensamenti che deve aver tanto di autobiografico. Il protagonista, Samuele, ha ventinove anni. Non si fa vedere in Cilento da un po'. Ha colto la prima occasione buona per scappare in Lombardia e lassù, indisturbato, si è costruito una gioventù e una professione. Dopo un'adolescenza vissuta di nascosto per non creare scandali, all'ombra della Madonnina ha conosciuto Gilberto e ci è andato a vivere insieme. Si vogliono sposare presto, complice l'avvento delle Unioni civili, ma Samuele – insicuro e ipocondriaco, eppure profondamente bisognoso di affetto – non scalpita all'idea di fare il grande passo. Ha la scusa di una famiglia lontana che ancora non sa di lui. Di loro. 
Tornare all'ovile nel mese di agosto per fare outing e distribuire le partecipazioni. Portarsi appresso la migliore amica (Claudia, sarcastica e aspirante vegana) come supporto morale e, per un imbarazzante malinteso, presentarla all'intero paese come fidanzata. Immaginavo una commedia all'italiana di equivoci e bugie. Risate leggerissime per giorni in cui traduco latino e mi dispero. Dillo tu a mammà, invece, si è rivelato qualcosa di più. Spassoso senza sforzi, profondo a sorpresa. Il ritratto di un Sud caloroso e contraddittorio, amato e odiato insieme, che un Luca Bianchini a caso – sabaudo in vacanza a Polignano, con cliché a fin di bene e un dialetto appena abbozzato – non aveva saputo rendere. La bugia di Samuele e Claudia dura poco. Si fa presto a dichiararsi in un moto di stizza, ma ci si ritrova con una famiglia meno scioccata del previsto: una sorella maggiore che ha appeso la felicità al chiodo, due genitori rozzi ma volenterosi, una galleria infinita di parenti pronti a regalare abiti di organza e domande indiscrete. Cos'altro resta da confessare, a quel punto? 
Perché indugiare a tavola più del previsto? In quel di Trentinara c'è troppo da fare per curarsi delle rivelazioni del figliol prodigo: cimentarsi con il rito della salsa, spennare le galline, assistere le partorienti in camera da letto, darsi ai preparativi per le sagre in paese. Samuele avrà sottovalutato il buon cuore dei suoi compaesani ed esagerato un po', facendo del suo segreto un dramma inutile? Vuole dire sì a Gilberto per routine o per piacere? E da quale angolo del passato sarà sbucato mai Peppe, guappo 'e cartone che è stato il suo primo filarino? Dillo tu a mammà, autentico e ben scritto, sa di estate, ragù e case affollate. Si mangia, si beve, si fa l'amore. Si frigge tutto, pure la cicoria, e per dirsi scusa con galanteria ci si regala mazzi di fiori di cactus (e di zucca: in pastella, si sa, sono la fine del mondo). La malinconia è un'ospite inattesa, e provoca patemi d'animo in un finale che addensa le nuvole sopra Milano e pecca forse di qualche lungaggine di troppo. Tra le pagine si parla di gender, pregiudizi e della solitudine dei fuori sede. Si ride spesso, e ci si riconosce nelle descrizioni dei borghi dei nostri nonni e nei difetti di Samuele. Il protagonista – uno di quelli che predicano bene e razzolano male, abile nel dispensare consigli agli altri ma incapace di prendere decisioni senza spaccare in quattro il capello – ha dubbi sull'amore, conti in sospeso con il passato, sassolini nella scarpa che potrebbero generare catastrofi. Un topo di campagna condannato a sentirsi fuori posto sin dalle lezioni di educazione fisica al liceo. Terrone affezionato ai carboidrati fritti al Nord, traditore milanese al Sud. Ma cambiare, ci assicura Mandetta, per fortuna non è tradirsi.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Niccolò Fabi – Lontano da me


12 commenti:

  1. Lo ammetto: leggendo le tue parole, arrivata alla fine mi aspettavo mezza stellina in più!

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    1. Mezza stellina in più avrei voluto mettergliela fino alla fine, ma come ti dicevo (e lo dicevo anche a Pierparolo) sono un lettore che ricorda più i finali del resto e questo qui, tra una Milano claustrofobica e una scelta amorosa che condivido sì e no, mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca. Ma mi è piaciuto lo stesso, giuro! Sono terrone anch'io, ma più tirchio di un genovese. :-P

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    2. Se zia Cherubina ci invita a pranzo poi, be', lì è un altro paio di maniche... :)

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  2. Bella recensione! Sarà una delle mie prossime letture e son curiosa di capire cosa non ti ha convinto del finale.

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    1. Ti ringrazio, Stefania!
      Ti dirò meglio quando lo finisci. :)

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  3. Sono combattuta... A me Bianchini era piaciuto e ti confesso che prima che tu lo nominassi questa storia mi ricordava proprio un po'la storia di Orlando, che non era scappato al nord ma a Bari. Che dire, magari me lo terrò come Jolly per quei momenti in cui avrò voglia di uno svago! ;)

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    1. Ricordando meglio la trasposizione cinematografica del romanzo in sé, posso dirti che per me Orlando (con una bravissima Eva Riccobono al seguito) era uno dei personaggi meglio riusciti. Ho pensato anch'io subito a Bianchini leggendo la trama, ma vedrai che Mandetta sa meglio quello che dice. A sorpresa, lo dicevo alla Libridinosa tra una pagina e l'altra, è anche un romanzo molto più introspettivo e serio del previsto. Mettilo sul Kindle, ti piace!

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  4. Una storia che mi sembra un po' in stile Mine vaganti, o comunque in stile Ozpetek.
    Chissà, magari potrebbe diventare il suo prossimo film...

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    1. Ah, com'è bello Mine Vaganti.
      Protagonista gay e scrittore, il Sud... Direi che il paragone ci sta. Un film, magari non di Ferzan che ultimamente si è dato al cinema impegnato (che guarda solo lui, credo), ci starebbe bene. :)

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  5. non so se questo libro faccia per me... ma mai dire mai

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