sabato 30 novembre 2013

Recensione: Le stanze buie, di Francesca Diotallevi

Ciao a tutti, amici, e buon sabato. Come state? A volte ritornano, e a volte ritorno. Dopo quasi una settimana dall'ultima recensione, rieccomi qui, a parlarvi di un romanzo che – senza riserve – consiglio a tutti quanti. Nei miei giorni d'assenza, infatti, sono stato in meravigliosa compagnia: quest'esordio è prodigioso davvero. Altro che Masterpiece... Grazie ancora, quindi, alla gentilissima Francesca per avermi fatto il dono di inviarmelo. Io, d'altra parte, ho donato al suo romanzo una delle mie canzoni preferite. Augurandovi buona lettura, vi abbraccio, dandovi appuntamento a breve: ho già tre film di cui parlarvi! Un abbraccio, M.
Allora non sapevo che l'amore è così. Non ti lascia scelta.

Titolo: Le stanze buie
Autrice: Francesca Diotallevi
Editore: Mursia
Numero di pagine: 390
Prezzo: € 22,00
Sinossi: Torino 1864. Un impeccabile maggiordomo di città viene catapultato nelle Langhe: per volere testamentario di un lontano zio, suo protettore, dovrà occuparsi della servitù nella villa dei conti Flores. Il protagonista si scontra così con il mondo provinciale, completamente diverso da quello dorato e sfavillante dell'alta società torinese, e con le abitudini dei nuovi padroni e dei loro dipendenti. Nella casa ci sono un conte burbero, una donna eccentrica e anti-conformista, ma anche sola e infelice, un cameriere dalla doppia faccia e una vecchia che sa molte cose, ma soprattutto c'è una stanza chiusa da anni nella quale non si può assolutamente entrare. A partire da questo e da altri misteri il maggiordomo si troverà, suo malgrado, a scavare nel passato della famiglia per scoprire segreti inconfessati celati da molto tempo e destinati a cambiare per sempre la sua vita.
                                                    La recensione
La mente, ora l'ho capito, è destinata a dimenticare. A lasciare andare. Non il cuore. Ciò che esso ricorda, non può essere cancellato. E, come un grande illuso, esso rifiuta l'abitudine, l'assuefazione alla mancanza di ciò che non può smettere di desiderare.” Io non credo ai fantasmi. Io non ho paura dell'oscurità. O così, almeno, mi piace pensare. Le stanze buie di Francesca Diotallevi, tuttavia, mi intimorivano, e tanto. Quando sentii parlare per la prima volta del romanzo, ero in una stanza invasa dalla luce di un sole che ancora sapeva scaldare e far sudare; in una stanza tutt'altro che tetra come quelle svelate enigmaticamente dal titolo, ma, d'un tratto, altrettanto angusta. L'estate, andando via, mi stava salutando e io, pronto per la partenza, stavo salutando, come se fosse stata l'ultima volta, la mia casa, invasa da scatoloni e scatoloni che, in quei giorni sempre più brevi, ci rubavano spazio, aria, fatiche preziose. All'ombra di quell'ultimo sole, come nell'indimenticabile canzone di un poeta di nome De André, dormivano ancora uffici stampa, case editrici, librerie, blogger pigri e nostaligici come me. Poi, il trillo familiare e inaspettato di una nuova email. La mia casella di posta, assonnata e stanca per via di quei mesi di assoluto e dolce far niente, poltriva, indolente e scarsamente utilizzata, come tutto il resto. Aveva dimenticato di essere lì per un motivo valido. Ad aspettarmi, la richiesta di un'esordiente. Una di quelle cose da maneggiare con delicatezza e cura estrema, su cui – come con uno di quei miei ingombranti e pesanti scatoloni – qualcuno avrebbe dovuto scrivere, in bella vista e in grande, anche per i miopi come il sottoscritto, Fragile. Ho capito immediatamente che il romanzo di quella giovane donna che si rivolgeva a me personalmente, chiamandomi per nome, con semplicità e franchezza, non era uno di quegli esordi malsicuri ed esili che, nell'ultimo periodo, mi ero ritrovato a valutare, con una diplomazia e un'insicurezza che non fanno parte del mio tipico agire.
Per varcare quelle Stanze buie non avrei dovuto aver paura di calcare il passo: i pavimenti di marmo, solidi come pietra e lucidi come argenteria lustrata da mani esperte, non sarebbero crollati sotto il peso delle gravose aspettative che incidevano sulla consueta leggerezza del mio corpo. Sapevo che Le stanze buie sarebbe stato un ottimo romanzo su tutti i fronti, lo sentivo dentro di me, in profondità, eppure non ero pronto ad iniziarlo. Non sapevo se mai ne sarei stato all'altezza, se mai avrei potuto apprezzarlo pienamente, se mai avrei avuto il coraggio di intraprendere una lettura di tale portata - apparentemente pesante, apparentemente impegnativa, apparentemente pretenziosa. Troppi apparentemente. Ma le apparenze, come dicono i proverbi dei vecchi saggi, ingannano, sempre. Semmai avrete la fortuna di avere questo romanzo tra le mani, non fate il mio stesso errore. Non aspettate segni che il cielo non manderà. Gettatevici a capofitto. Così, senza pensare alla bellezza e allo stupore che vi avvolgeranno in seguito, collocandovi delicatamente al centro di uno sterminato labirinto innevato di cui non vorreste, quasi quasi, trovare via d'uscita; salvezza... libertà. La classe è una cosa che si acquisisce con l'età: così ho imparato leggendo. Una cosa da signore, e da signore ricche. Francesca Diotallevi, eppure, non ancora trentenne e con quest'unica pubblicazione all'attivo, inaspettatamente, ha classe: è palese, innegabile, naturale, contagiosa. Ha classe da vendere. Mette i brividi, scalda l'anima. Regala sensazioni opposte, regala tutto. Il fuoco e la neve. Il buio e la luce. L'odio e l'amore vero. Generosamente e completamente, Francesca regala sé stessa. Il suo romanzo ha il suono di una storia rievocata durante una sera d'inverno, tra teiere che fumano e ceppi di legno che alimentano scintille tremolanti e tizzoni ardenti. Ha l'autentica bellezza di un racconto antichissimo e sottratto, in religioso silenzio e con religioso rispetto, alla polvere di un tempo ormai passato. Ha le fattezze di un manoscritto d'altri tempi, vergato con piuma e inchiostro su un prezioso scrittoio d'epoca. Semplicemente, non sembra un esordio. Non ne ha i limiti, le pecche, i refusi, le perdonabili e tipiche ingenuità. Semplicemente, ha voce sua
Una voce matura e ferma che può costruire grandi cose, grandi immagini, grandi case. L'autrice accoglie e abbandona il suo lettore con quel bilanciamento sublime di forze ed equilibri opposti che riempiono degli stessi brividi che dà la febbra alta: quella che fa scoppiare i termometri e tremare come foglie tra le lenzuola. Ci accoglie all'arrivo in stazione del protagonista. Un cappotto troppo pesante per proteggersi dalle temperature troppo pungenti, una valigia vuota, un testamento in tasca, insieme a una lettera di referenze e a un biglietto di solo andata. Sbuffi di fumo caldo e di vapore ovunque. Ci espone senza preavviso, poi, al gelo, in una tempesta di neve e fulmini in cui, tra i fiocchi che cadono e si perdono nel bianco, la mano del destino compone il volto evanescente di una donna vestita di lacrime, ricordi e seta candida. Riesce ad erigere luoghi che sanno magicamente parlare e una casa spaventosa e stranamente bellissima che scricchiola, dalla soffitta alle fondamenta, per gli spettri di un vecchio amore mai dimenticato. In queste stanze in cui l'ingresso della luce è severamente proibito e in cui ogni cosa ha rigorosamente il suo posto, rivive la storia infelice di un Alfredo con una fanciulla bella e fatale quanto la Violetta della Traviata di Verdi e aleggiano, come granelli di polvere, echi di voci appartenute ad altri autori e ad altri capolavori che, anche nella classica notte fredda e tempestosa delle ghost story, sconfiggerebbero la paura del buio al servizio della meraviglia. Chissà se il protagonista, Vittorio, con i suoi guanti pulitissimi, i suoi vestiti senza mai una piega e il suo volto senza mai un'espressione di gioia o tristezza, riuscirebbe a scorgere, nel riflesso degli specchi o dal buco della serratura di una porta sprangata, gli ospiti illustri che, in segreto, popolano i corridoi di villa Flores e questo romanzo che parla di lui e non solo. Protagonista grande ed umano, senza saperlo, condivide la scena con personaggi letterari e cinematografici che l'autrice, con grande professionalità e rispetto, omaggia apertamente, facendo confluire nel complicato Vittorio la pacata professionalità dell'Anthony Hopkins di Quel che resta del giorno, i misteri di Albert Nobbs, l'oscura e fitta poesia di Il fantasma dell'opera e Giro di vite, la passione logorante di Moulin Rouge. Nelle stesse stanze, lo spirito costante delle sorelle Bronte; soprattutto quello di Charlotte e del suo Jane Eyre, l'opera a cui lo scritto della bravissima Francesca somiglia di più, sia per spessore che per l'originale maestria con cui riesce ad abbracciare pienamente generi letterari lontani, ma perfettamente conciliabili. 
Che il romanzo fosse bello, infatti, non avevo impiegato molto tempo per capirlo, ma è stata la parte centrale – così inaspettata, così romantica – a strapparmi dalle labbra, più e più volte, un ammirato ed estasiato wow. Si va a formare, pagina dopo pagina, confidenza dopo confidenza, un rapporto sobrio e delicato che saprebbe fare innamorare anche il lettore più cinico: sarà che, in tutta onestà, Le stanze buie, tra le altre cose, trova anche lo spazio e il tempo per intrattenere con una delle storie d'amore più belle che quest'anno abbia saputo, personalmente, regalarmi. Mi ha emozionato, tantissimo, e, questa volta in un'inedita chiave maschile, ha invertito con grande eleganza i ruoli della timida Jane e del distaccato Signor Rochester, spostando una dichiarazione d'amore altrettanto deliziosa e convincente da un verde giardino inglese a un cortile della provincia piemontese invaso da una tempesta di neve senza fine apparente. Valida controparte femminile, sebbene circondata da uno stuolo di servitori che costituiscono squadre di incredibili comprimari, è Lucilla Flores, moglie di un marito che non ama e madre di una figlia che, forse, ama troppo. Sola, con le ali spezzate, è una colomba in gabbia. Non ha via d'uscita. Ma ha capelli sempre spettinati che le sfuggono dalla crocchia, il collo di un cigno di porcellana, un profumo sempre diverso e sempre ipnotico e un laboratorio magico pieno di fiale e beccucci in cui, in una gabbia polverosa, custodisce un uccellino ferito, la sua perduta libertà e le grandi speranze per la sua piccola Nora, una bambina problematica che non parla con amici immaginari, ma con fantasmi in cerca di pace. Il romanzo ha una struttura al limite della perfezione: simmetrica, elegante, corposa. Ricorda Kate Morton e Sarah Waters per la tessitura di una superba e riuscita cornice storica, Zafòn e Diane Setterfield per quegli intrecci di storie che non confondono mai, ma sanno incantare. Francesca Diotallevi, insomma, richiama per lo stile e il gusto inusuale alcuni degli autori di narrativa, contemporanei e non, che il mondo è stato così magnanimo da farci conoscere. E' italiana. E' al suo esordio, anche se risulta difficile crederlo. E, strano ma vero, di suo pugno, ha scritto a me per avere un'opinione su un romanzo che è praticamente un gioiellino senza difetto alcuno. Non posso che ringraziare con il cuore in mano: una meraviglia del genere non te la propongo esattamente ogni giorno. Le stanze buie è il romanzo di cui tutti dovrebbero necessariamente parlare. Il prezzo è oggettivamente eccessivo e l'edizione, poco più che discreta, non lo giustifica affatto, vero; ma, se vi volete bene un po', regalatevelo.
Il mio voto: ★★★★★
Il mio consiglio musicale: Birdy – Skinny Love

27 commenti:

  1. Mmm, sembra interessante. Lo aggiungo alla luuuuunghissima lista dei desideri u.u Mi pare me ne avessi parlato tempo fa, ma non sapevo ancora il tuo pensiero :) La canzone che hai scelto è stupenda *_*

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    1. Sì, te ne avevo parlato quando l'autrice me l'aveva proposto, ma è rimasto sullo scaffale troppo a lungo. Imperdonabile. Sì, "Skinny Love" la adoro :3

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  2. Ignoravo l'esistenza di questo romanzo e la tua recensione mi ha fatto venire una gran voglia di leggerlo. Le emozioni sono la prima cosa che ricerco in un libro e questo sembra regalarne tante. Lo voglio!

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  3. Ma io lo volevo già leggere quando Nina Pennacchi ne aveva parlato sul blog, e adesso ti ci metti pure tu. Non vale!!!

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    1. Sì, Silvia, sono troppi troppi, purtroppo. E' l'unica nota negativa che riesco a trovare!

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  4. Oddio ma come fai a convincermi ogni volta? D:
    Sei pericoloso y___y devo smettere di leggere le tue review se no la mia povera wishlist finirà col non avere mai pace! Dal "non mi convince il genere che tratta il romanzo" sono passata a "devo leggerlo" D:
    P.S. la canzone la adoro e il tuo averla abbinata a questo libro mi ha solo messo ancora più curiosità a riguardo!

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    1. Sì, Deni, devi leggerlo. Basta. Il punto è che comprende ogni genere: c'è di tutto e di più. La storia, il mistero, il dramma, i colpi di scena, la passione. Più completo non si può :) Anch'io adoro Skinny Love - e, ultimamente, mi sono fissato con Wings e con la cover che l'adorabile Birdy ha fatto di A-Team - quindi immaginerai che non "l'ho data via" tanto facilmente :)

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    2. L'autrice mi ha messo in coda per la catena di lettura e dunque è solo questione di tempo *A* non vedo l'ora!

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  5. Io ce l'ho....è lì sul comodino da qualche tempo in attesa di me. Ho letto le prime pagine (giusto la prima e la seconda) e ho pesato che quel libro avesse bisogno della mia piena attenzione e quindi l'ho lasciato indietro in attesa di essere pronta. Ma ora, dopo aver letto la tua stupenda recensione non vedo l'ora di leggerlo. Quindi, stasera mi chiuderò nel mio rifugio e leggerò Le stanze buie.

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    1. Ottima scelta, Rosy. Bellissimo davvero.

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    2. Torno dopo aver letto le stanze buie: è stata un'esperienza incredibile e ora sono senza parole: non so come farò a scriverne la recensione. Stupendo!

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  6. Bellissima recensione come sempre, mi incuriosisce il fatto che sia una ghost story, mi fa pensare un pò a Amber House che mi aspetta ancora per essere letto ...dopo mesi ho finalmente concluso la seconda stagione di AHS, avevi proprio ragione, un finale coi contro fiocchi, proprio stamatt però leggevo che la nostra adorata Lange lascerà dopo la quarta stagione per riposarsi, peccato, è la migliore...complimenti per la bellissima veste grafica natalizia del blog. PS: Hai sentito della morte di Paul Walker? Mi ha lasciata shockata, non è il massimo alzarsi di domenica, trovare il nubifragio e leggere l'sms di una tua amica che ti dice che Paul Walker è morto in un incidente stradale. Destino di me**a, Fast and Furious che brucia in una Poushe diventata scatoletta. Era un bravo attore e una bellissima persona e ci ha lasciati a soli 40anni.

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    1. Dimenticavo, voglio anch'io Raven boys, ho letto l'intera trilogia dei lupi di Mercy Falls e l'ho trovata meravigliosa. La Stif è una poetessa. Volevo ordinarlo questa settimana ma ho finito le finanze nei regali di Natale...ok, credo di averti stupidito abbastanza, ma sei mancato una settimana e quindi ho dovuto farti il riassunto delle puntate precedenti. Vabbè adesso sto delirando proprio. Un abbraccio caloroso visto che si gela. XOXO

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    2. Oh, ciao, Dean! Ma io amo i tuoi riassunti delle "puntate precedenti". Allora, sì, effettivamente è vero: Le stanze buie, più o meno, potrebbe appartenere allo stesso genere di Amber House. Elementi comuni ci sono, ma quello non l'ho letto. Me lo regalerò, prima o poi, visto che nessuno mi pensa :/ Bellissima quella stagione di AHS, la terza - ahimé - sta perdendo un po' i colpi. Ho letto della Lange e non posso non concordare con la sua decisione: mi dispiace tanto, ma, continuando, finirebbe per appiccicarsi un'etichetta adosso, come succede a tanti attori di serial. Visto che lei è così brava, sarebbe un peccato. Ho letto, purtroppo, anche di Paul Walker: mi dispiace tantissimo. Giovane, bello, bravo, ma se era Destino era Destino. Sono sicuro, però, che diventerà una leggenda, nel suo ambito cinematografico. Non ero un suo fan, ma umananamente mi ha colto impreparato la notizia...

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    3. Oh no, AHS perde colpi?! Spero si riprenda allora per il finale di stagione. Cmq penso che tu abbia ragione per quanto riguarda la Lange, dopo un pò vengono etichettati, come a volerli sminuire, eppure penso che saprà ancora stupirci, entrando in qualche ruolo improbabile...Per quanto riguarda i libri anch'io penso che dovrò regalarmeli da sola, magari con i soldi che mi regaleranno a Natale farò un mega ordine online...ps: che stai facendo di bello? Io mi sto rivedendo la sesta stagione di supernatural, per rinfrescarmi un pò la memoria, perchè sia quella che la settima l'ho vista con i sottotitoli e quindi ripasso in attesa dell'ottava in italiano...tu l'hai vista? io ho preferito aspettare proprio xkè odio i subs, non riesco a seguire tutto...già mi basta Jensen come distrazione...LOL

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    4. Supernatural mi ha stancato alla penultima stagione, ma dovrei riprendere. Magari una pausa mi/ci ha fatto bene. Io seguo sempre le solite serie e ho scoperto che le sit-com mi piacciono parecchio: The Crazy Ones, Ben & Kate, Brooklyn Nine Nine, Mom... Mi diverto e passa un po' di tempo. Ne parlerò in un post, magari ;)

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    5. Si, alle volte ci vuole una pausa, io me l'ero presa da vampire diaries, ma vista come poi è finita la quarta stagione adesso ho voglia di vedere cosa si inventeranno...cmq le sitcom sono un bel passatempo, anche se non ho molto tempo per vederle...

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  7. Bellissima la canzone, la adorooooo *__*
    Stupenda anche la grafica!!
    5 stelline?? anche io non conoscevo questo libro, non sapevo della sua esistenza, però leggendo la trama mi ha incuriosito un sacco e la tua recensione mi ha dato il colpo di grazia!! Bellissimo, un libro da leggere assolutamente!!!

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  8. Io ho già il libro da un pò, non sono ancora riuscita a leggerlo, come te aspettavo il momento giusto.. ma come resistere dopo aver letto le tue parole???!

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    1. Grazie, Sara. Direi che il momento giusto è arrivato, allora! :))

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  9. Wow che recensione *-* Mi hai fatto venir voglia di leggere questo libro.

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  10. Come dicevo, ho già questo libro in WL, ma la tua recensione mi ha emozionato davvero tanto: se avessi il libro, lo leggerei all'istante.
    Il fatto che sappia emozionare in modo così totale e che sia un esordio è davvero molto più che promettente! *.*

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  11. Sono venuta a cercare questa recensione perchè ho finito il libro ieri e sono estasiata. Con le tue parole mi hai fatto vivere di nuovo la storia, che già mi manca da morire.
    Mi manca Vittorio e la sua crescita interiore.
    Mi manca Nora, con le sue allegre risate, le coroncine di fiori e le ali da fata.
    Ma soprattutto, mi manca Lucilla.. la sua forza, la sua determinazione il suo essere donna e madre.. che personaggio meraviglioso!
    Grande esordio, ringrazierò Bianca in eterno per avermelo regalato!

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  12. Lo devo leggere. L'ho ordinato, ma quasi mi pare di non poter aspettare. Ovviamente dovrò aspettare. Che brividi quando un libro che sembra molto speciale sta per entrare nella nostra vita.
    Ciao da Lea

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