mercoledì 10 marzo 2021

Recensione: Casa è dove fa male, di Massimo Cuomo

| Casa è dove fa male, di Massimo Cuomo. E/O, € 16,50, pp. 188 |

Da grandi aspettative derivano grandi responsabilità. È questo che ho pensato leggendo l'ultimo romanzo di Massimo Cuomo, assente in libreria dalla pubblicazione di Bellissimo: una fiaba caraibica bellissima come da titolo, finita tra le migliori letture della sua annata. Quattro anni dopo l'autore veneto è tornato con una storia profondamente diversa. Un cambio di genere, di tono, che mi ha disorientato per buona parte della lettura. Tanto il romanzo precedente era poetico e delicato, quanto questo – intitolato come la canzone di apertura di un film di Xavier Dolan – è un'ecatombe infernale di rara crudezza. Ambientato in un condominio di una Mestre collocata in un passato indefinito, Casa è dove fa male segue piano per piano le vicissitudini tragicomiche degli inquilini. Una giungla umana animata dalla disperazione più profonda che si crogiola nei miracoli e nell'autolesionismo, nella perversione e nei vizi, nel sangue mestruale e nell'adipe. A raccontarci i protagonisti, eccezionalmente, è il condominio stesso. Un narratore onnisciente originalissimo, dalla voce chirurgica eppure implacabile, che senza scomporsi scava nei corpi ansanti e nel calcestruzzo. Con una tecnica che ricorda le carrellate cinematografiche, Massimo Cuomo si muove sinuoso tra gli appartamenti. Il soffitto di un personaggio è il pavimento dell'altro collocato, invece, al piano di sopra. I paragrafi sono parte di un montaggio invisibile, giocato su raccordi di movimento raffinatissimi.

L'unica maniera per essere felici non è avere coraggio: è avere pazienza.

Ben pensato e diviso in quadri altamente scenografici, Casa è dove fa male mi ha affascinato più per la messa in scena che per il contenuto. Costituito da piccole storie cattive, non riesce mai a diventare un grande romanzo. I coniugi Busetto, pensionati, passano la giornata a invidiare le vite degli altri: mentre Paolino è incantato dalle bugie delle televendite, la moglie Lia scandaglia i vicini dallo spioncino. L'adolescente Anselmo Chinellato, gravemente in sovrappeso, sperimenta una fame atroce quando i genitori mettono catene al frigorifero affinché non mangi più fuori pasto. Schirru, uomo manesco e pelosissimo, cerca la fedeltà del suo cane per riprendersi dall'abbandono della moglie. Gianna Ruzzene, annoiata da un marito troppo perfettino, sforna sformati fumanti e sogna un rapporto sadomaso. Metodici e parsimoniosi, i Prambolini risparmiano fino all'inedia: perfino il sesso, fatto ogni sera, è soltanto un mezzo per scaldarsi. Tommaso Sbrogio, medico di base con l'hobby del nudismo, è diviso tra la trasgressiva Monia e la fragile Teresa, che ha sacrificato la propria gioventù appresso alla madre malata. Nelle fondamenta dell'edificio, intanto, i topi proliferano in un'orda mostruosa.

Un pugno è come una vibrazione sismica e come tutti i gesti potenti e sinceri si propaga sul pianerottolo, allagando gli spazi della famiglia Ruzzene. E nei minuti successivi ogni componente del nucleo familiare, in modi diversi, riceve e scarica quella violenza in reazioni che nessuno sa spiegarsi, se non con la necessità di doverlo fare e basta, per il fatto – che gli uomini hanno dimenticato – di appartenere al medesimo caos, di essere tutti nella stessa confezione di latte nel frigorifero dell'Universo.

Caratterizzato da una continua voglia di sconvolgere, il romanzo ci riesce senz'altro tra cannibalismo, feticismi sessuali, tantissimi colpi bassi e sporadici momenti di tenerezza. Ma purtroppo il mio straniamento è rimasto fino all'ultimo, e così ho fatto sinceramente fatica a riconoscere la penna che avevo tanto amato in passato. Con questa lettura ho avuto un rapporto altalenante. Allo smarrimento iniziale, dopo essermi acclimatato, è subentrata l'insofferenza. Mi sono fatto io un'idea sbagliata e limitante del mondo interiore di Massimo Cuomo? Se in copertina ci fosse stato un altro nome al posto del suo, avrei forse letto il romanzo con uno spirito diverso? Nel dubbio, posso rispondere soltanto alla seconda domanda: da amante della cosiddetta letteratura cannibale – per me, oggi, un genere un po' fuori tempo massimo –, avrei comunque storto il naso davanti alla mancanza di ironia di Casa è dove fa male. Questo condominio confina infatti con quello di Niccolò Ammaniti in Fango e con gli ascensori in panne del Blackout di Gianluca Morozzi: racconti grotteschi pregni di umorismo caustico, capaci di comunicare leggerezza anche nella gratuità della mattanza. Quando il troppo storpia, insomma, meglio far presto a togliere le tende. In questa casa, benché guidati da un anfitrione diverso, vi sembrerà di esserci già stati.

Il mio voto: ★★½
Il mio consiglio musicale: Camille – Home is Where it Hurts

16 commenti:

  1. Ciao, mi senti poco ma ti leggo sempre. Ho appena terminato "Cinzia" di Leo Ortolani e "Imparare a cadere" graphic novel di Mikael Ross, divertente il primo consigliato da te, interessante il secondo che ti consiglio, prendilo in biblioteca come ho fatto io, perché si leggono in un'ora e costano un botto.
    Ho ordinato il primo libro della Lattanzi e poi leggerò il secondo che hai recensito tu. Come vedi mi tengo informata.
    E tu, che racconti?

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    1. Ciao Lory! Di Cinzia mi ero proprio innamorato, un personaggio di un candore senza pari. Segno subito l'altro, ma purtroppo in biblioteca da me poca roba. Poi siamo in rossa da un mese, credo anche che sia chiusa purtroppo.
      Grazie per gli aggiornamenti!
      Io niente di che, niente di nuovo, ma ci ha pensato Sanremo a farmi compagnia la settimana scorsa. Questa rocca reinventarsi, tenersi impegnati con altro, in attesa di cose belle. Uno ci spera sempre. 🤞🏻

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  2. PS: vedo ora che la Lattanzi di libri ne ha già scritti diversi, ho ordinato in biblioteca "Una storia nera" poi passerò al tuo.

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    1. Fammi sapere, quello pure mi ispira un sacco. Ricordo che se ne parlò moltissimo!

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  3. Come sempre una recensione bellissima, ma come è ovvio ipotizzare il libro non mi attira per niente.

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    1. Mi dispiace sempre sconsigliare qualcosa, ma se interessati al genere consiglio di partire dagli autori più a fuoco.
      Con tutta la simpatia possibile verso Massimo.

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  4. Come al solito la recensione è ottima, ma ammetto che il libro non mi ispira per niente.

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  5. mi sa che se mi verrà voglia di avvicinarmi a questo autore, partirò dall'altro libro, che ti era piaciuto :-D

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    1. Sì, l'altro bellissimo.
      Questo non che sia brutto, ma non è quello che cercavo probabilmente.

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  6. Grazie Michele per questa recensione. Ogni spunto critico è per me fondamentale e il tuo, te lo confesso, lo aspettavo. Per come avevi amato "Bellissimo" e perchè è tuo il merito del titolo di questo romanzo: la traduzione dell'omonima canzone di Camille, che mi hai fatto conoscere postandola in calce alla preziosa recensione che avevi scritto su "Bellissimo".

    Sì, avrei dovuto avvisarti: non scrivo mai la stessa storia, ma tento sempre di scrivere storie che da qualche parte mettano radici, che stimolino una riflessione, che spostino qualcosa, anche a costo di disturbare. Ovviamente, perché questo accada, ho bisogno della totale disponibilità del lettore e so che non posso pretenderla in assoluto e so che questo mi espone a dei rischi. Ma in fondo che senso ha la letteratura, l'arte, la vita, senza il coraggio di rischiare?

    Sull'ironia: è sempre stata nella mia scrittura (la ritroverai forte, per esempio, in Piccola Osteria senza Parole) e temevo di averla smarrita. Ma qui c'è, è un'ironia nera, ma c'è. E d'altra parte la voce narrante non è la mia: è quella di un condominio che si confessa per liberarsi dai propri peccati; era così che me li ha raccontati nella testa e così li ho riportati sulla carta.

    Grazie ancora per leggermi. Magari fra qualche anno, quando il #ragazzochelegge sarà diventato un #uomochelegge scoprirai in questa storia quello che oggi non hai trovato. Io, in ogni caso, sarò lì ad aspettarti.

    Massimo

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    1. Grazie a te per la tua umanità, Massimo! È un piacere leggerti anche qui. Alla prossima lettura.
      Un abbraccio grande.

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  7. Si parla di letteratura cannibale?
    Eccomi!

    Eh, ormai questo è un genere troppo fuori moda. Mi sa che è ora che io cambi il mio "nome d'arte". XD

    Questo libro comunque lo potrei apprezzare e potrebbe anche farmi sentire a casa. Una casa molto cannibale, of course.

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  8. Devo confessarti che questo romanzo attira la mia attenzione. Le storie nere che celano sentimenti e paure, un disagio verso il reale, le diverse perversioni degli animi umani, sono un puzzle di momenti in cui è possibile entrare nella vita degli altri.L'imperfezione dell'esistenza umana ha un suo fascino e mi piacerebbe leggere questo libro. Prendo nota :)

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    1. Io te lo consiglio vivamente, soprattutto se non conosci Massimo e non ti aspetti l'incanto del romanzo precedente. Questa volta è stato un errore mio, non ero psicologicamente pronto. Ma non è un romanzo che sconsiglio, anzi!

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