mercoledì 17 aprile 2019

Recensione: Breve storia amorosa dei vasi comunicanti, di Davide Mosca

| Breve storia amorosa dei vasi comunicanti, Davide Mosca. Einaudi, € 17, pp. 200 |

Un detto dice che sarebbe meglio non giudicare un libro dalla copertina. Dal momento che la saggezza popolare non ha mai menzionato i titoli – la scusa giusta per lasciarsi tentare a scatola chiusa dall'acquisto di un romanzo? –, mi sono innamorato inavvertitamente di quello di Davide Mosca. Dietro l'ultima fatica dell'autore genovese, noto soprattutto per i numerosi thriller storici pubblicati qualche anno fa con Newton Compton, c'è un concetto bellissimo e un cambio di genere, di editore, che incuriosivano. In un'intervista ho letto della lunga gestazione del romanzo, un libricino sì di duecento pagine scarse ma dalle tematiche delicate, e del modo inconsueto per proporlo agli editori: Mosca e il suo agente letterario hanno voluto inviarlo in forma anonima, così che si scegliesse di puntare sulla forza della storia e non sul nome di un autore già affermato presso il grande pubblico. C'erano premesse vincenti quanto basta. C'era, come dicevo, uno spunto toccante: lui in sovrappeso, lei anoressica, s'innamorano a modo loro e sfidano la bilancia, scoprendo sin dall'incipit di essersi magicamente compensati dopo un anno di frequentazione.

Le favole non esistono. A meno che tu non ci creda.
Ce n'è una su un uomo di ventiquattro anni, che ha trascorso l'ultimo rincantucciato in casa, a ingozzarsi e a covare un romanzo che non avrebbe mai visto la luce. [...] Lei lavora nel ristorante di famiglia e nel tempo libero frequenta l'ultimo anno di liceo. Cominciano a parlare. Continuano a parlare. Parlano, discutono e s'amano per sei mesi, o almeno ci provano. […] Che sia l'inizio o la fine non importa a nessuno dei due. Nemmeno io crederei a questa storia, se non fossi quell'uomo.

Peccato che Breve storia amorosa dei vasi comunicanti, non ne faccio misteri, mi abbia deluso presto sia dal punto di vista stilistico, sia per lo sviluppo di una storia d'amore a ben vedere basica e poco coinvolgente. Di quelle di cui, nota l'idea di base, conosci automaticamente anche il resto. Come nelle migliori commedie indipendenti, Remo e Margherita s'incontrano e scontrano per caso. Si piacciono senza dichiararselo. Qualche volta si baciano, ma non si considerano né amici né amanti, ma tutto insieme. Lui, che a ventiquattro anni ha già sforato il quintale, ha bruciato in fretta le tappe fondamentali: ha esordito in libreria da enfant prodige, è andato a convivere con Sara all'università e ha sperimentato la depressione in un infelice anno sabbatico che gli ha fatto perdere il lavoro, l'ispirazione e la fidanzata storica. Ha guadagnato soltanto chili aggiunti. Un corpo irriconoscibile, nascosto nelle tute larghe o nell'isolamento, che gli ha creato imbarazzo su un aereo di linea per Madrid e durante il sesso. Remo ha vissuto intensamente, al punto da risultare adulto: anzi, vecchio. Da ex cicciottello mi sono riconosciuto nella sua vergogna – ammetto fuori dai denti di avere tutt'ora paura di tornare a indossare i miei vecchi vestiti –, ma ho venticinque anni e non conosco miei coetanei che parlino come lui. La voce narrante ama le frasi a effetto e le sentenze da libro stampato. Irritante perché poco credibile, non trova pace fra le pretese autoriali di Mosca e passaggi particolarmente stucchevoli – una frase, ad esempio, ci rivela come la salita altro non sia che una discesa guardata dal punto di vista sbagliato –, che non giovano a uno sviluppo già di per sé troppo aneddotico e ondivago. Lei, che italianizza per volere imperscrutabile il nome della protagonista femminile di Lupin, è una maga nel conteggio delle calorie e nel salto del ciclo mestruale: figlia di un ristoratore con il problema dell'alcol, frequenta il bar Atene – sbucato, per stile e arredi, da un capolavoro di Federico Fellini – ma ordina soltanto caffè amaro e acqua frizzante.

Fu quella sera che conobbi Margherita. 
Non chiedete mai di lei. Finireste per innamorarvi.

Si conosco lì, circondati dalle amiche di lei e dai vecchi compagni di scuola di lui, e ogni occasione è buona per prendersi una pausa dallo studio matto e disperato: le ragazze, diciottenni, preparano la maturità e proseguiranno gli studi a Genova. Anche Margherita, inutile dirlo, parla per citazioni sconosciute e sofismi. Il romanzo adotta toni da manuale di autoaiuto e costringe il protagonista a scampagnate dell'ultima ora, a gite fuori porto, lungo un appennino ligure verso cui Margherita punta con la curiosità di una bambina iperattiva: alla voglia di viaggiare, si affiancherà anche quella di mangiare?

Ciascuno racconta la propria guerra, ma ciascuno è la propria guerra. Di quel particolare genere che non si può vincere.

Dopo Tutto chiuso tranne il cielo, Breve storia amorosa dei vasi comunicanti è un'altra lettura a proposito del fare pace con il cibo e con sé stessi. Di fame di altro, nonché di una ritrovata leggerezza. Dopo Due fiocchi di neve uguali, è un altro romanzo sulla falsa riga del primo Paolo Giordano: come la Calosso, altra delusione incrociata quest'anno, si poggia a personaggi distanti dalla mia sensibilità e a capitoli sconnessi. Il principio dei vasi comunicanti predica l'equilibrio perfetto. Assicura che due contenitori collegati tra loro bilanceranno la quantità del loro contenuto. A Capodanno Remo peserà di meno, così, e Margherita di più. C'è qualcosa di più romantico? Davide Mosca, per me, non individua i personaggi giuste e le giuste proporzioni. L'equilibrio, promesso ma infine mancato, rende il suo cambio di rotta un'occasione parzialmente sprecata. C'è qualcosa di più frustrante?
Il mio voto: ★★
Il mio consiglio musicale: Motta - Quello che siamo diventati 


9 commenti:

  1. Peccato, sia la trama che la storia delle pubblicazione sembrano interessanti... ma credo che aspetterò un bel po' prima di decidere se dargli o meno una possibilità a prescindere dai giudizi negativi ^^;;;

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    1. Sono contento, perché non sconsiglio mai niente categoricamente!

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  2. Anche io spesso mi lascio condizionare dalla bella copertina. Peccato che questo si sia rivelata una delusione :(

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    1. Non posso dire il contrario purtroppo. Deludentissimo.

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  3. La trama mi avrebbe pure attirato - questi due soggetti entrambi con problematiche legate al cibo, al corpo.... - ma se non è scritto e sviluppato "a dovere"..., passo :/
    Ciao ;-))

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  4. Mi hai salvata in calcio d'angolo perché avevo tutta l'intenzione di acquistarlo (era già nel carrello per intenderci). Al massimo lo prendo in prestito in biblioteca, forse...

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    1. Risparmia l'acquisto, Anna.
      Mi dispiace da morire sconsigliare cose ma, conoscendoti, scommetto che ti lascerebbe fredda.

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  5. Parliamone... voglio quei calzini dove li hai trovati? Ahahah Peccato per il libro la trama sembrava carina :-(

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