Qualcuno
ha detto che il primo bacio non si scorda mai. Flora Banks,
diciassette anni, scopre a proprie spese quanto quel qualcuno abbia
ragione. A una festa bacia al chiaro di luna Drake: sono su una
spiaggia della Cornovaglia, hanno bevuto un po' e lui, in partenza
per le isole Svalbard, è il ragazzo di Paige, complice della
protagonista sin dai tempi dell'asilo. Sono cose che no, una migliore amica non dovrebbe fare, eppure è successo: metti l'atmosfera giusta
nel momento sbagliato, una pietra nera come l'onice in dono. Poco
male, perché nella vita di Flora in teoria non ci sarebbe spazio per
i sensi di colpa: quella notte – l'euforia del contatto fisico, il
contro di un tradimento imperdonabile – è destinata a scomparire
senza lasciar traccia. L'adolescente, infatti, non ha la memoria a
breve termine. Un'operazione chirurgica, da bambina, le ha tolto un
tumore al cervello assieme a qualcos'altro: la capacità di
immagazzinare persone, avventimenti e drammi successivi al suo male.
Quando torna in sé, ogni volta da capo, interiormente ha dieci anni
ma esteriormente un corpo già formato, da donna, che cozza contro la
stanza dipinta di rosa, i Lego e le Barbie ancora in esposizione, gli
abiti tutti merletti delle bambine modello. A raccontarle la sua
storia, ogni volta da capo, sono i segni incancellabili
dell'inchiostro: appunti volanti sui taccuni, sui post-it, perfino
sulla pelle di braccia e mani, per non smarrirsi in un mare di
confusione. Succede qualcosa di strano e di miracoloso. Succede, forse, che l'amore è mistero, è magia. Perché Flora Banks, all'indomani
del bacio, continua a non ricordare tante cose importanti – ad
esempio Jacob, fratello maggiore magnifico e sempre fuori scena –
ma Drake e le sue labbra sì.
C'è
stata una festa. Drake parte. Paige è triste. Ho diciassette anni.
Devo essere coraggiosa.
Ci
sono nuove coordinate, così; un prima e un dopo. Ma a contare non è più l'operazione che l'ha resa vittima
dell'amnesia, bensì il coetaneo in volo per il Polo Nord e il
desiderio folle di partire all'avventura sulle sue tracce. Rimasta a
casa da sola, con i genitori a Parigi per le condizioni
improvvisamente critiche di Jacob, la figlia modello sorprende tutti
– sé stessa in primis – e segue alla lettera le sue ultime
annotazioni. Su un post-it ha scritto che non c'è da fidarsi
dell'ipocrisia della famiglia, che con la scusa del troppo
bene la tiene reclusa e all'oscuro; sul palmo della mano, invece, che
adesso dev'essere coraggiosa. Smette di prendere con puntualità le sue
pillole, due al giorno. Prende una pelliccia, prima un treno e poi un aereo, e lascia il
Regno Unito per la Norvegia. Vive, perché prima respirava solamente.
Ho
bisogno di un po' di aiuto per ricordare le cose. Non mi stanno in
testa, ma in compenso ce le ho sulle mani.
L'esordiente
Emily Barr sa scrivere, e scrive un romanzo difficile da incasellare:
un po' limitante la definizione di Young Adult, che purtroppo
scoraggerà i lettori più maturi; ingannevole la promessa
dell'elemento thriller. Come mai mamma e papà, che vorrebbero
proteggerla costi quel che costri, non tornano a casa? Perché Drake,
con cui si è messa a nudo in un'intima corrispondenza via e-mail,
smette d'un tratto di risponderle?
C'è una giovane donna, questo sì. Ci sono un passato avvolto dalla nebbia, qualche colpo di scena qui e lì, e niente di davvero pericoloso in ballo. Paragoni che citano a sproposito John Green, quando si è più dalle parti dello Strano caso del cane ucciso a mezzanotte e di una versione meglio architettata di Noi siamo tutto. Non si tratta, per fortuna, di disvalori. La struttura particolarissima dell'Unico ricordo di Flora Banks avrebbe potuto infatti rendere la lettura dispersiva, frammentaria, ripetitiva: eppure, chissà come, la Barr non ci casca. Tanto è dovuto a una mina vagante per eroina: un'adolescente senza la bussola che in realtà non cerca l'amore, ma l'indipendenza.
C'è una giovane donna, questo sì. Ci sono un passato avvolto dalla nebbia, qualche colpo di scena qui e lì, e niente di davvero pericoloso in ballo. Paragoni che citano a sproposito John Green, quando si è più dalle parti dello Strano caso del cane ucciso a mezzanotte e di una versione meglio architettata di Noi siamo tutto. Non si tratta, per fortuna, di disvalori. La struttura particolarissima dell'Unico ricordo di Flora Banks avrebbe potuto infatti rendere la lettura dispersiva, frammentaria, ripetitiva: eppure, chissà come, la Barr non ci casca. Tanto è dovuto a una mina vagante per eroina: un'adolescente senza la bussola che in realtà non cerca l'amore, ma l'indipendenza.
Il
tempo è una cosa casuale. È la cosa che ci rende vecchi. […] Gli
altri esseri umani, tutti tranne me, hanno la loro vita scandita dal
passare delle ore, dei minuti, dei giorni, dei secondi, ma tutte
queste cose non sono niente. […] Il tempo è la cosa che fa
avvizzire e deteriorare il nostro corpo. Ecco perché tutti ne hanno
paura. Ma questo non mi riguarda: io so che non invecchierò mai.
Ci
vogliono fegato e cuore in parti uguali, un briciolo di sana
avventatezza, per perdersi e ritrovarsi in un luogo (della mente)
dove sconsigliano di andare in inverno, da soli: il principe azzurro
un ideale astratto, orsi polari e foche avvistati all'orizzonte, i
guanti spessi a coprire le mani e dunque i promemoria. Nessuna
distinzione fra giorno e notte. Tutti sono sconosciuti e ogni città
è straniera. Tutti, soprattutto, possono ingannare la narratrice. Le
parole non mentono, gli altri – chi per una ragione e chi per
un'altra, senza distinzione – sì. Leggere di Flora Banks, da
bambina indifesa a donna che sopperisce alla memoria ballerina con
una volontà di ferro, tocca e stupisce come l'imboccare nonostante
tutto, a colpo sicuro, la via di casa. Rinnova il dolore. Rinnova
lo smarrimento. Rinnova l'emozione.
Di chi non c'è più, eppure ti trova lo stesso attraverso le righe di una lettera vecchio stile. Del sole di mezzanotte, spettacolo a cui assistere almeno una volta nella vita.
Di un grande amore che grande amore non è, ma intanto ti spinge a scoprire come gira il mondo.
Di chi non c'è più, eppure ti trova lo stesso attraverso le righe di una lettera vecchio stile. Del sole di mezzanotte, spettacolo a cui assistere almeno una volta nella vita.
Di un grande amore che grande amore non è, ma intanto ti spinge a scoprire come gira il mondo.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Clean Bandit ft. Jess Glynne – Rather Be
Mi sa che lo porterò più su nella scaletta delle letture. ;)
RispondiEliminaUna sorpresa gradevolissima!
Elimina"Vive perchè prima respirava solamente". Con questa frase hai reso Flora Banks così interessante da indurmi a fare la sua conoscenza il più presto possibile. Mi piace chi sfida il destino scelto da altri per creare il proprio futuro tra luci e ombre :)
RispondiEliminaAllora, nonostante qualche promessa non rispettata (colpa dei paragoni, di pubblicità poco calzanti), la conoscenza di Flora non ti lascerà affatto indifferente.
EliminaNon so, recensione accattivante e precisa, come sempre. Ma forse sono troppo "matura" ;) Non mi convince del tutto.
RispondiEliminaLo capisco, Tessa, ma prometto che di moine adolescenziali ce ne sono pochissime. La stessa storia d'amore, per dire, è solo un pretesto per prendere e andare.
EliminaMi sembra interessante e la recensione poi mi piace molto.
RispondiEliminaLea
Ti ringrazio, Lea!
EliminaEcco, ammetto che l'avrei inserito nella categoria YA e per questo non l'avrei preso moltissimo in considerazione...
RispondiEliminaPerò anche a me ultimamente è capitato di leggere YA che non fossero tutti baci e frivolezze e amore tipo Moccia, quindi se neanche questo lo è, lo riconsidero :-D
Ma proprio per nulla, Angela!
EliminaLa definizione di young adult a me non scoraggia. :) Anzi, mi fa venire quasi quasi voglia di leggerlo. Sempre se non ci fanno già prima un film...
RispondiEliminaE tra lo spunto alla Memento e la bellezza della Norvegia, secondo me ci uscirebbe pure un bel film. ;)
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