mercoledì 2 settembre 2015

Recensione: I miei piccoli dispiaceri, di Miriam Toews

Lei voleva morire e io volevo che vivesse, eravamo due nemiche che si amavano.

Titolo: I miei piccoli dispiaceri
Autrice: Miriam Toews
Editore: Marcos y Marcos
Numero di pagine: 363
Prezzo: € 18,00
Sinossi: Elf è sempre stata la più bella. Ha stile, idee geniali, ti fa morir dal ridere; le capitali del mondo la ricoprono allegramente di dollari per farle suonare il pianoforte e gli uomini si innamorano perdutamente di lei. Yoli è la sorella squinternata. Ha messo al mondo figli con padri diversi, ha un amante avvocato, se si rompe la macchina fa sesso con il meccanico, ha il conto sempre in rosso e una carriera mancata. E cos'è adesso questa storia che Elf vuole morire? Proprio in questo momento, poi, a due settimane da un'importantissima tournée. "Elfie, ma ti rendi conto di quanto mi mancheresti?" Quali sono le cose giuste da dire per salvare una vita? Yoli la prende in giro, la consola, la sgrida, aggredisce lo psichiatra dell'ospedale, cammina lungo il fiume tumultuoso del disgelo, non sa più che pesci pigliare. Cospira con la madre, con zia Tina, con il tenero marito scienziato di Elf, con Claudio, il suo agente italiano, e tra cene alcoliche, sms di figli ed ex mariti, sorrisi e ultime frontiere del pianto, lottano tutti per convincere Elf a restare. E in questo lungo duello di parole, carezze, umorismo nero si celebra la grazia e l'energia che occorrono per accettare il dono fragile della vita.
                                                La recensione
Allora Elf mi dice che dentro di sè ha un pianoforte di vetro. Ed è terrorizzata all'idea che possa rompersi. Non può permettersi che si rompa. Mi dice che è schiacciato sotto la parte destra del suo stomaco, che a tratti sente gli spigoli duri premerle contro la pelle, che teme possa trafiggerla, e di morire dissanguata. Ma più di tutto la terrorizza l'idea che si possa rompere dentro di lei.
Scoprire con insolito ritardo un romanzo già arrivato in libreria. Volerlo tanto, dopo non averlo notato all'inizio. Strano, con quella copertina con gli uccelli esotici appostati su un pentagramma come sui fili telefonici; con un editore alle spalle di cui raramente perdo le pubblicazioni e il piacere di sfogliarne la brossura inimitabile; con un'autrice che conoscevo per sentito dire – protagonista di un lungometraggio applaudito a Cannes, scrittrice di romanzi accolti all'unisono con lo stesso calore – qui alle prese con gli scherzi della memoria e la rievocazione di una perdita autentica. Una sorella morta suicida. C'è chi compone elogi funebri e brevi epitaffi, per commemorare il defunto. C'è chi si affida agli analisti per superare la tristezza e il senso di vuoto bestiale. Ma se sei uno scrittore bravo, coraggioso, senza regole, se sei come Miriam Toews, i tuoi morti hanno diritto a una seconda vita – e a una seconda morte? - in un romanzo un po' (tanto) autobiografico. Miriam diventa Yoli, autrice di mezza età dalla vita sentimentale disastrosa. Due figli adolescenti avuti da uomini diversi, amanti occasionali in notti senza un seguito, amici accasati che ragionano per citazioni colte stappando bottiglie di vino a profusione, una famiglia di sole donne nonostante una società di stampo patriarcale, da quando il padre si buttò sotto un treno in transito. E poi c'è Elf, un'altra Marjorie. Bellissima, talentuosa, ricca, amata. Il marito dei sogni e un lavoro da pianista per cui arrivano sempre ingaggi, bounquet raffinati, collaboratori preziosi. Elf – la sorella maggiore che già da bambina faceva la rivoluzione – che ha questa strana fissa di farla finita. Vuole morire, e ci ha provato e riprovato. Ma quando hai familiari che ti danno mille attenzioni, una sorella super protettiva, infermiere un po' mamme nei paraggi, di uccidersi – dal lasciarsi morire di fame al taglio classico delle vene – non se ne parla. 
Ma quando hai quello che ha Elf, poi, perché desiderare la morte? I miei piccoli dispiaceri è una storia parzialmente vera di grandi, immensi dolori. Sull'amore più profondo, il senso segreto della vita, un male difficile da mettere a fuoco. Purtroppo si legge con attenzione altalenante: amare in una prima parte deliziosamente tragicomica, tollerare appena in una seconda metà superflua. Il romanzo ha un'ironia dissacrante che non ci si aspetta e pensieri fiume. Nella corrente, si perdono virgolette e voci, all'insegna di un utilizzo continuo del discorso diretto libero. Rendendo la lettura straordinariamente intensa ma poco agevole. Capitoli lunghi e un'assenza di dialoghi che pesa, elementi base di uno stile particolarissimo che o si ama o si odia. Inoltre, nonostante tra le pagine abbia trovato la descrizione forse più veritiera e dura del dolore, un dolore intimo esternato nell'immediatezza di uno sfogo scritto, qualcosa si perde a causa di personaggi sui generis e situazioni a me poco familiari. L'infanzia delle due sorelle, così come quella dell'autrice, trascorsa infatti nelle cerchie di una comunità mennonita in Canada. Un'esistenza girovaga nei primi anni di vita, tra le imposizioni maschiliste di un gruppo culturale normativo e gli stimoli di genitori pazienti e sempre con il naso in un libro. 
Lo stile nuovo distrarrà pure, ma I miei piccoli dispiaceri al solo pensiero mi commuove. E, nel mezzo, ha scene da leggere e rileggere, sui personaggi stretti attorno al capezzale della musicista con un pianoforte di vetro nel petto, l'estenunante lotta contro i medici, la guerra civile contro sé stessi. Il pensiero vago di regalarle un viaggio in Svizzera e l'eutanasia: una morte dolce. Soluzione estrema a cui si è favorevoli, solitamente, quando c'è di mezzo una malattia incurabile. E se la malattia incurabile c'è, ma è invisibile e radicata, non diagnosticabile, che ne è dell'opinione pubblica e degli interrogativi etici? Magari con qualche pagina in meno però. Magari con qualche poesia in meno. Il primo romanzo della Toews che leggo fa parte di quei titoli che consiglierò volentieri, ma che purtroppo non mi sono piaciuti quanto mi sarei aspettato. Come Piccola Dea, qualche mese fa, con le sue donne irrisolte e i pensieri densi. Yoli e Elf sono vere, in carne e ossa, ma chissà perché spesso le ho immaginate a cartoni. Più che alla Custode di mia sorella, strano io e un po' strano questo libro, ho pensato a Frozen. Ad Anna che, con qualche aiutante coraggioso, tentava di portare indietro Elsa dal suo regno di ghiaccio perenne. Gelido e impraticabile come i confini del mal di vivere. Lì si cantava Let it go. Coniughiamolo, trasformiamolo. 
Lasciati andare, e soprattutto lasciala andare. 
Un saluto a chi è andato via. E un abbraccio forte forte a chi è rimasto.
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Birdy – People Help The People

10 commenti:

  1. Questo libro lo desidero da mesi, trovo la copertina un vero capolavoro di grazia; allo stesso tempo, proprio per lo stile dell'autrice (ne ho letto un estratto), lo temo; tu me lo confermi, non è una lettura immediata. Per ora mi tengo il desiderio.

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  2. A volte lo stile ti frena, come quello di Ho Paura Torero, particolarissimo, pieno di discorsi diretti che si susseguono senza punteggiatura, ma dopo lo scoglio iniziale il tuffo è dei più piacevoli. Il ricordo che ho di quel libro è stupendo quindi leggerò di sicuro anche questo. Insomma, ho amato La Schiuma dei Giorni, quindi a volte non sono così canonica come sembra xD

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    1. Ah, ma allora i discorsi diretti senza punteggiatura la Marcos y Marcos li sceglie appositamente? Avevo iniziato Se ti abbraccio non aver paura, e anche era scritto così. ;)

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    1. Lettura che consiglio, Ilenia, nonostante qualche (personale) riserva.

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  4. Non so bene perché ma non mi convince, la grafica della copertina invece è favolosa! :)

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  5. Lo voglio.
    Avevo adocchiato la copertina in libreria e il titolo mi attraeva, ma alla fine ero passata a guardare altro.
    Mi sa che sarà uno dei prossimi che recupero!

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    1. Sono certo che potresti apprezzare più di me.
      Passerò a leggerti.

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