Cristin
Milioti, book blogger sorpresa da una gravidanza indesiderata, scopre
nel portiere del suo condominio un angelo custode. Dev Patel,
ideatore di un sito d’incontri, vive il paradosso di essere
sfortunato in amore: intervistato da Catherine Keener, altra esperta
di occasioni perse, guarderà con occhi diversi alla sua ex. Anne
Hathaway, con un sorriso a mille watt e un’esistenza sbucata da un
musical, custodisce un segreto che nei giorni storti le impedisce di
scendere dal letto: il bipolarismo. Tina Fey e consorte, al centro di
una crisi matrimoniale, si affidano a una terapista e all’hobby del
tennis: il rimedio per quest’amore stanco appare tuttavia già brevettato altrove.
Reduci da un appuntamento culminato all’ospedale, Sofia Boutella e
John Gallagher non hanno niente in comune: a sorpresa sono la mia coppia preferita, sbucata
da una commedia indie che al cinema avrei amato alla follia.
L’insopportabile Julia Garner frequenta un uomo di trent’anni più
grande: lei ci vede il padre mai avuto e lui, impossibile da
biasimare, una fiamma. Andrew Scott si affida ai capricci
di Olivia Cooke, incinta di sei mesi, pur di diventare
padre: il tema è scontato, ma ci piacciono le famiglie
arcobaleno, i protagonisti principali e il cameo divertito di
Sheeran. Jane Alexander, settant’anni e non sentirli, è una vedova
che non ha mai smesso di correre: necessario
innamorarsi ancora, nonostante la salute precaria possa rendere breve
la relazione con un coetaneo. Otto episodi, otto storie a sé: cos’hanno
in comune? Il tema – l’amore, ovviamente – e
il fatto che siano vere fino all’ultimo sospiro. La serie Amazon prende
ispirazione da una rubrica del Times e dalle idee del regista John Carney: cantore per eccellenza di sentimenti sospesi, cast raccolti,
città magnifiche. Già confermato per una seconda stagione, Modern
Love è un intrattenimento a prova di cuori di pietra. Alto il
rischio di sciogliersi come un ghiacciolo – non altrettanto l’indice glicemico –, mai quello di averne abbastanza.
Costituito da piccoli miracoli di scrittura e leggerezza,
semplicemente delizioso, potrebbe diventare il rimedio contro il
rigore dei mesi che verranno. Confortevole quanto una coperta sulle
ginocchia, a metà tra i puzzle sentimentali
di Curtis e i ritratti jazz di Allen, è un riconciliante feel-good
movie a puntate. Sceneggiato con equilibrio, grazie a una
delicatezza che si trasforma raramente in melassa – vedasi
l’epilogo: unica concessione alla furbizia per cercare nessi e lacrime –, sa condensare storie e personaggi memorabili in trenta
minuti. Coinvolge grandi attori, come si diceva sopra, ma
sanno comunque tutti farsi discreti pur di far risaltare
l’importanza delle storie che interpretano. E la bellezza di New
York, magica sotto la pioggia. Rimessi al mondo, a fine visione
avremo voglia di gentilezza, biglietti aerei dell’ultimo minuto e
altri miracoli. (8)
Una
ragazza viene stuprata nella notte. L’aggressore irrompe
in casa sua: la immobilizza, la fotografa mentre ne
abusa. Dopodiché si dilegua, minacciando la vittima di morte in caso denunci. Ma la ragazza non ha paura, e immediatamente avverte le
forze dell’ordine.
Peccato che gli interrogatori insistenti, le visite umilianti, le
pressioni psicologiche di investigatori e conoscenti la portino
infine ad ammettere resa: a volte, se poco conferme al profilo della
vittima perfetta, una ragazza abusata fa prima a dichiararsi una
bugiarda che a battagliare. Sembra follia, ma è una
storia vera. L’aggressore è un maniaco seriale. Metodico,
inafferrabile, sfuggente, seleziona donne di età e paesi diversi.
Unire i puntini all’inizio non è facile, neanche per due
agguerrite agenti a capo di una task force interamente al femminile:
agli antipodi per metodi e stile di vita – una devota madre di
famiglia, l’altra segugio dal sarcasmo affilatissimo –,
riusciranno a conciliare i loro caratteri opposti in nome della
giustizia? Partita sotto i migliori auspici, la discussa miniserie
Netflix perde in fretta di vista l’importanza della reale vicenda
di cronaca nera – un eclatante caso di falsa testimonianza, che
nasconde in realtà le fragilità e le fobie di una giovane
superstite – per diventare lo spin-off non dichiarato di True Detective. Questa revisione in chiave femminile e femminista del
serie crime prende in prestito dal mondo di Pizzolatto qualche
lungaggine nella gestione dei tempi, la presunta natura antologica,
due caratteri non troppo inconciliabili. Toni Collette
e Merritt Wever si confermano straordinarie padrone di casa, e
Kaitlyn Dever è una rivelazione alle prese con le
contraddizioni di un personaggio per molti difficile da comprendere:
una ventenne che non vorrebbe essere d’esempio, ma soltanto avere
il diritto di ricominciare. Possibile con un risarcimento
danni che ammonta a soli cinquecento dollari? Lontano
dall’asciuttezza di When They See Us, esempio da manuale di
intensità e concitazione, Unbelievable segue stilemi
smaccatamente televisivi che ricordano per foggia e approccio le
inchieste di Law & Order. Fanno la differenza l’alchimia
tra le protagoniste e uno spunto così nero da sembrare proprio
incredibile. Lo stesso, stando al mio parere controcorrente, non può
dirsi del resto. (6,5)
Sono
uno spettatore incostante. Ci sono cose che mi piacciono e cose che
non mi piacciono. Sostanzialmente, perciò, non sono un fan sfegatato
di niente o nessuno. Nel caso di Breaking Bad – per me una
delle più belle serie di sempre, senza farne misteri – è stato
sì amore grande, ma non sono mai arrivato a farne un oggetto di culto. Nell’armadio mi tengo cara una maglietta a tema,
infatti, ma controllando dappertutto – sul fondo, dietro i
giubbotti invernali, sotto i maglioni – non ho serbato alcuna curiosità sul destino dei personaggi principali. Perfetta così, la
quinta stagione non doveva agli spettatori affezionati nessuna
spiegazione di sorta. Sapendo di un prosieguo lungo due ore, arrivato
ad anni di distanza dall’ultimo ciak, ho storto il naso. Giunto su
Netflix in gran segretezza, preceduto da voci di corridoio e
supposizioni fantasiose, El Camino è proprio quello che
sembra: una chiosa prolissa e inutile, poco
necessaria e altrettanto poco credibile. Nel frattempo, infatti,
Aaron Paul è diventato adulto e Jesse Plemons è ingrassato, mentre
gli sceneggiatori non hanno trovato il miracoloso pretesto per
includere personaggi amatissimi – Walt e Mike, per citarne un paio,
insieme ai membri della famiglia White – senza ricorrere ai
classici flashback dalla lacrima facile. Cosa è stato di Jesse dopo
la sua fuga? Come ha trascorso i giorni della sua prigionia, prima di
salire su un’auto col motore a tavoletta e perdersi nella lunga notte dei
titoli di coda? Serviva venircelo a dire? Nel film seguiamo i suoi tentativi reiterati per
raggiungere l’Alaska. Non c’è interesse a costruire qualcosa di
nuovo. Neanche i membri del cast, a parte un Paul con la carriera un
po’ in caduta libera, sembrano crederci fino in fondo. Aggiungete
la modestia dei film destinati allo streaming e qualche ricordo
nostalgico; sottraete la dimensione corale, qui sacrificata per un
one man show all’insegna degli andirivieni frustranti. Francamente, ci
si annoia. Per fortuna l’evitabile El Camino nulla toglie e
nulla aggiunge, sbadigli a parte, al mito dei cristalli blu. (5)
Non ne conosco ne visto nessuno di questi, ma de El camino ho leggiucchiato qualcosa ma non penso rientrino nei miei gusti 🤗
RispondiEliminaTi consiglio la prima, un gioiello.
EliminaNon intraprendere El Camino, invece, senza aver prima visto Breaking Bad.
Unbelievable non mi è dispiaciuto, di Modern Love invece mi mancano due episodi e mi pare un piccolo gioiellino!
RispondiEliminaNon è dispiaciuto neanche a me ma dato il tema, dato il cast, volevo una serie memorabile. Non il brodo inutilmente allungato.
EliminaFortuna che abbiamo il romanticismo di Modern Love a metterci d'accordo. Quanto amore, quanta New York! Come ci siamo detti, si avrebbe bisogno di un episodio così al giorno per sentirsi meglio :)
RispondiEliminaUnbelievable mi è invece piaciuto tanto. Lo accomuno a When They see us, trovando la stessa intensità, anche nelle indagini delle due detective. Non so se giocarmi la questione del genere, ma forse perché donna la vicenda l'ho sentita di più.
Solitamente non mi sbraccio nemmeno io, ma forte della maratona, a BB sono tornata a volere un gran bene! Questo episodio non necessario, imperfetto, non è da incorniciare, ma me lo sono goduta lo stesso.
A me, invece, sai che ha proprio infastidito l'ottica femminile e femminista di Unbelievable? Gli uomini tutti incapaci e cretini, le donne tutte epatiche e battagliere. Uff, ma basta questi luoghi comuni.
EliminaDi Modern Love ho visto il primo episodio, e non è che mi abbia fatto innamorare particolarmente... proverò a continuare per mettere alla prova il mio cuore di pietra. :)
RispondiEliminaUnbelievable parte in maniera piuttosto intrigante, poi anche per me si perde per strada e diventa un crime abbastanza tradizionale. Magari avesse ricordato anche a me True Detective...
El Camino inutile, però a me è piaciuto. Forse proprio grazie alla sua inutilità. :)
Continua Modern Love! Va a gusto personale, va a puntate. :)
EliminaUff non ne conosco neanche una ma Unbelievable mi ispira veramente molto :-)
RispondiEliminaFa al caso tuo!
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