giovedì 17 marzo 2016

Recensione: Vola più in alto, di Diego Pelizza

Titolo: Vola più in alto
Autore: Diego Pelizza
Editore: CLEUP – Narrativa
Numero di pagine: 188
Prezzo: € 14,00
Sinossi: Davide Parisi ha diciannove anni e un fratello minore autistico, Edoardo. La presenza di Edo ha condizionato da sempre la vita di Davide, come un fardello ingombrante e difficile da accettare, provocandogli ansie, insicurezze, sensi di colpa. La famiglia Parisi sta vivendo un periodo difficile: Edo, che per tre anni è stato in un centro per ragazzi autistici, è stato da poco trasferito in una struttura meno attrezzata e ha avuto un evidente peggioramento. Mentre i genitori devono affrontare questa circostanza, la vita di Davide scorre con un perenne senso di insoddisfazione tra le lezioni universitarie, dove è sempre solo, e le serate con gli amici del suo paese, da cui si sente sempre più distante. Solamente durante le sedute con una psicologa Davide ha la possibilità di esprimere tutto il suo malessere, legato agli indelebili ricordi del passato e alle paure per il futuro. Il ritorno in paese di un vecchio amico e l'incontro con una ragazza gli daranno la forza di fare i conti con i suoi problemi e, forse, gli permetteranno di accettare la sua realtà familiare.
                                                  La recensione
Compito impegnativo, recensire un esordiente. E, più per mancanza di tempo che per mancanza di tatto, in un anno di letture sono pochissimi gli autori emergenti che – dalla mia casella di posta elettronica – arrivano, infine, sul blog. Come scelgo, come dico sì oppure no? Come in ogni cosa, hanno la meglio le sensazioni superficiali; l'istinto. Bado alla trama, che deve colpirmi, e alla presentazione dell'autore, che deve chiamarmi per nome, scrivermi di proprio pugno e non rifilarmi, possibilmente, il solito copia-incolla senza personalità. Un blogger, sapete, ci fa caso. Diego Pelizza, mio coetaneo, pubblicato da un piccolo editore veneto, aveva attirato la mia attenzione già qualche estate fa. Fedele lettore non tanto del blog, quanto della pagina Facebook ad esso correlata, mi aveva parlato in privato di una storia a cui dare gli ultimi tocchi. Brevi cenni alla trama – un romanzo di formazione, la problematica convinvenza con un familiare autistico, più di qualche elemento autobiografico – e una domanda: ero interessato a dargli un parere onesto e oggettivo, prima che lo inviasse a un editore? 
Ci eravamo persi nella corrispondenza. Ci eravamo persi. La prima Sessione Estiva in mezzo, le insicurezze mie e sue, e niente. L'ho ritrovato, all'inizio di quest'anno, pubblicato e bene agghindato: la sua storia, nel frattempo, aveva trovato una copertina che attira e un bel titolo, Vola più in alto. Ora, stampato e tutto, era finalmente “cosa mia”. Mi ci sono avvicinato piano e, senza troppa sorpresa, mi sono subito rivisto in Diego e nel suo protagonista, Davide: in comune, l'età, il percorso di studi, gli hobby. Mi ha colpito, il romanzo, perché fatto di piccole cose; perché quotidiano. Sognare ad occhi aperti durante le lezioni di Letteratura Italiana, aspettare sotto la pensilina in plexiglass il bus che non arriva e, sui mezzi pubblici, con le cuffiette nelle orecchie, osservare il fuori e il dentro. I palazzi che si susseguono, di sera, nella provinca padovana; i ciclisti e i pedoni; i passeggeri della corriera, che leggono, parlano al telefono, scendono e chissà dove vanno. Davide, matricola, vive le conseguenze di un'estate fatta di significative scelte – qualche amico si è spostato per l'università, il paese sembra essersi spopolato, lui deve tentare di vincere la propria indole introversa per inserirsi nel nuovo ambiente – e, soprattutto, quelle legate a una famiglia diversa dalle altre, ma non poi tanto. Quel bus, anche se lui è più tipo da bicicletta sotto la pioggia, ha come destinazione una casa modesta, in cui vivono mamma, padre e fratello minore. Una donna forte, un uomo buono e un ragazzo, di quattro anni più piccolo, che è chiuso in un mondo impenetrabile. 
Edo, ormai sulle soglie dell'adolescenza, ha fatto a lungo spola tra un ospedale e l'altro, ha una cicatrice a forma di croce all'altezza del fegato, parla per monosillabi, ha scatti improvvisi: è autistico, e non si sa se così ci sia nato o meno. Com'è crescere all'ombra di un parente che, suo malgrado, ha sempre richiesto un occhio di riguardo? Quanto ha influito quel fratello, arrivato tra mille difficoltà, sul suo essere il Davide che conosciamo? Il protagonista, così, ci racconta di sé e degli altri; di una ragazza che ricambia all'improvviso il suo sorriso, in aula studio, e di un amico tornato all'ovile per il weekend. Si prende, tra queste pagine, lo spazio che in famiglia non ha avuto. Ma, volendo o non, lascia un po' da parte Edo: colui che l'ha reso, nel bene e nel male, quel che è. Quell'Edo bellissimo, curioso, irraggiungibile, che mangia mele in gran quantità e fischietta come un cardellino. Nel romanzo è un pensiero fisso, sì, ma appena una comparsa, e la cosa potrebbe dispiacere. Davide, parafrasando le sue stesse parole, è un fratello solo nei fine settimana, quando l'altro torna a casa da un centro specialistico: nel resto dei giorni, è figlio unico. Avrei gradito, a metà, più cuore e tenerezza. Tra loro, c'è l'afasia di Edo e una patologia dai tratti misteriosi, però il dialogo mi è parso scarso - si prediligono gli stati d'animo, una narrazione intimista - e timidi sono i tentativi di fare breccia nella diversità dell'altro. Da lettore, infatti, avrei apprezzato qualche momento da romanzo, appunto, in più. Questo, anche a discapito della verità di Diego e del suo Davide? Parzialmente ispirato alla situazione familiare del giovane autore, che dedica la sua opera prima a tutti i parenti di persone con disabilità, il romanzo è di facile fruizione, personalissimo, diretto. Curato e privo di sbavature, ha dalla sua un narratore, a tratti, particolarmente in linea con il sottoscritto – simili la sensibilità, le nevrosi, l'occhio malinconico sul mondo – e uno spunto doloroso, ma trattato con delicatezza e tatto estremi. 
Vola più in alto è l'invito di una madre al figlio maggiore, spesso messo da parte a causa di un fratello che richiede grandi cure e costanti attenzioni. Come a dire: sogna in grande, il cielo non è il limite. Vola più in alto, breve, promettente e senza grossi difetti, è la rivincita di Davide, forse, che tra queste pagine trova un briciolo di meritata pace e uno spazio solo e soltanto suo, o quasi. Compito impegnativo, recensire un esordiente. Quanto?
A volte, come oggi, ad esempio, non così tanto.
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: The Pretenders – I'll Stand By You

6 commenti:

  1. Che meraviglia *___*
    Ah, e naturalmente sono lusingata di essere tra quegli esordienti a cui hai dato una possibilità! Porterò sempre nel cuore la tua recensione delle stanze. <3

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    1. Eh, ma tu eri già una "natural born" Neri Pozza.
      D'altri pianeti. :))

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  2. Fantastica la canzone che hai scelto!
    Il libro in sé non mi convince al 100%, a pelle, ma faccio comunque un grosso in bocca al lupo al giovane autore ;)

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    1. Vero, un grande in bocca al lupo a Diego - e un abbraccio a chi ha ispirato Edo!

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  3. Come te scelgo gli autori esordienti/emergenti per istinto e per come si presentano nelle mail che mandano. Poi è tutta questione del fattore C, ma ogni tanto qualcosa di buono esce dalle loro penne. ^^

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    1. Verissimo, ma la selezione è dura. Altro che Hunger Games. :P

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