giovedì 25 febbraio 2016

Mr. Ciak: Deadpool, Freeheld, Pride and Prejudice and Zombies, La Quinta Onda

Non sono un fan del cinecomic: anzi, nei riguardi del genere mi fingo snob e indifferente. Non sono amico, nella vita di tutti i giorni, di chi gioca a fare lo spiritoso a tutti i costi: detesto in automatico chi tutti trovano simpatico e, nei film, faccio il tifo per i musoni. Almeno hanno una personalità e un vestiario total black, che non guasta. Cosa ci faccio, dunque, un giovedì sera, al primo spettacolo di questo Deadpool, che forse era vietato ai minori e forse no, forse era un fumettone come tanti e forse no, che forse avrebbe potuto sorprendermi e forse no? L'impressione, a pelle, che il mercenario chiacchierone – lo stesso che, pare, non si sappia bene di quale sponda sia; quello che non vuole unirsi all'allegra brigata degli X-Men e che, rompendo la quarta parete, chiacchiera spesso con i suoi spettatori – fosse più come Kick Ass, outsider indipendente e sarcastico, che un personaggio di Stan Lee, inconsueto giusto all'apparenza. Partono i titoli di coda, che hanno sì del geniale, e pian piano conosciamo il pimpante Wade, la sua sexy ragazza e la malattia che l'ha reso un supereroe. Ma guai a chiamarlo così. Perché Deadpool è "antieroe" che si definisce, semmai, e perché tra i suoi compiti – oltre quello di recuperare l'amata rapita e di combattere il crimine organizzato – c'è quello di trovare il folle scienziato dall'accento british e costringerlo a dargli una faccia nuova. Non ha una nobile missione, interessi politici in ballo, una dolce zia da proteggere: con la bellissima Vanessa c'è stato il sesso, tanto e fantasioso, ma solo dopo l'amore vero. Invasioni di spot televisivi, articoli e clip, ci promettevano a questo punto grasse risate, il politicamente scorretto, la Marvel che non ti aspettavi. Il cinecomic finto-alternativo di Tim Miller, invece, riesce a stento a far sorridere: americanissimo, intraducibile, becero. Ci si limita a: oh, ecco le chiappe di Ryan Reynolds: quanto osa. O ancora: oh, ha fatto un'allusione e un'altra ancora: ammazza, com'è trasgressivo. Dalla sua, la sbarazzina colonna sonora anni '80, i comprimari buffi – il tassista dal cuore spezzato, l'amico barista, la coinquilina cieca – e la furbizia degli affabulatori. Sottraetegli, però, le freddure e i fardelli del pessimo doppiaggio italiano – il cattivo chi è, Joe Bastianich in persona? Di un personaggio eccessivo, sboccato e irresistibile su carta, resta allora una dimenticabile oretta e mezza, in cui perlopiù se la cantano e se la suonano: eppure, altrove, mi fanno ridere il nonsense, le citazioni, il triviale. Qui, invece, le brutture e le parolacce lasciano il tempo che trovano, il divieto ai minori non ha motivo d'essere e tutto l'ambaradan pubblicitario, che ci prometteva il sesso e il sangue, si è rivelato il più ingannevole specchietto per le allodole. Quando il trailer, dunque, ha più idee del film in sé. (5)

Nessuno sa come viveva la detective Laurel  prima della malattia. Un tumore ai polmoni, fulminante. L'abbandono di quel lavoro che la appassionava e l'emergere di una persona accanto a lei che né i colleghi, né i concittadini conoscevano bene. Stacy non è semplicemente la sua coinquilina: si sono conosciute un anno prima, hanno messo su una modesta casetta, hanno comprato un cane. Si sono volute bene e adesso, nel momento più buio, continuano a volersene. Ma ecco, con l'emergere di quella doppia verità – il cancro, l'omosessualità -, i retroscena di un ambiente sessista e le falle del sistema giudiziario americano. Un tema quantomai attuale, questo, in giorni di chiacchiere vuote e pubbliche manifestazioni di ignoranza. Il Family Day contro le Unioni Civili, le scritte sul Pirellone che si oppongono alla nuova normalità. E io che mi auguravo che al Circo Massimo aprissero le gabbie, oppure che con una sommossa, con un tranello, si proiettassero in mezzo alle false famiglie felici le sequenze clou del recente Freeheld. Un film sulla fragilità del corpo, l'indissolubilità del pregiudizio, la purezza del sentimento. Anche se il tema – importantissimo – è più grande, questa volta, di un cinema impegnato ma standard. Unioni Civili? Si è favorevoli, inutile dirlo, perché di mezzo c'è l'amore. Magari, Ennis e Jack non facevano quella finaccia lì. Magari, Adele e Emma non si lasciavano così, su due piedi. Ma alcuni l'amore non lo capiscono, e può starci, ma in ballo non c'è solo il matrimonio, il passeggiare alla luce del sole, le adozioni di cui i più parlano e sparlano. In Freeheld, infatti, ci sono anche le scartoffie, i cavilli tecnici, una legge da aggiornare. Per ricevere la pensione di lei, quando Laurel – dopo ventitrè anni di servizio – morirà. Per non dovere abbandonare una casa costruita insieme, come se la giovane Stacy fosse un'estranea qualsiasi. Per poterne farle visita all'ospedale e dire sì, sono una sua familiare: a tutti gli effetti. Tratto da un'intensa e illuminante storia vera, Freeheld scende in piazza e si batte per l'uguaglianza – nei diritti come nei doveri, nell'amore. Visione che mi ha commosso ma che non ricorderò a lungo. Imprescindibile, ma non per uno spumeggiante Carrell, né per uno Shannon ineditamente magnanimo. Non per una Julianne Moore di grande sensibilità e bravura, né per la partner Ellen Page che, dopo l'outing di qualche anno fa, è vittima del cliché. Ma imprescindibile, appunto, a testimonianza che l'amore, anche se a volte deve un po' imbrogliare, smuovere le acque, vince su tutto e tutti. E che l'unica vergogna, ora e per sempre, sarà ostacolarlo. (6,5)

E' cosa universamente nota che i personaggi e, di conseguenza, i romanzi di Jane Austen, a lungo, almeno, non mi abbiano ispirato ammirazione e simpatia. Anzi. Colpa di una conoscenza preliminare iniziata con Emma, leziosa e attaccabrighe, e di storie d'amore e etichetta più indirizzate a un pubblico femminile. Penso, infatti, che i romanzi non abbiano un sesso, e per capire che c'era altro, al di là dei sospiri e dei matrimoni combinati, mi è servito l'esame di Letteratura Inglese, due Sessioni Estive fa. Me ne sono fatto un'idea meno superficiale e la cara Jane l'ho capita, sì, ma ci siamo limitati a incrociarci sul grande o sul piccolo schermo, all'occorrenza. Prendere il suo Orgoglio e pregiudizio e stravolgerlo completamente, operazione blasfema per i più, a me non sembrava dunque cosa chissà quanto azzardata. E se le belle e affiatate sorelle Bennet, un giorno, incontrassero gli zombie? L'idea è passata prima in testa allo scrittore Seth-Smith Grahame, in libreria, e poi in sala. Pride and Prejudice and Zombies, parodia horror dalla gestazione assai travagliata e destinata, negli anni, a una serie sfortunata di rimandi – all'inizio, infatti, Hollywood voleva la Portman nel cast e O'Russell alla regia -, può, pur facendo il verso a un capolavoro intramontabile, lasciarsi guardare con piacere, attenzione e credibilità? Il film di Burr Steers, a sorpresa, è semiserio e curato nei dettagli – truppo e parrucco, dico, ghigni mostruosi e effetti splatter compresi -, con un'impensata accuratezza filologica, soprattutto nella prima ora. La Elizabeth dell'incantevole e fiera Lily James conosce l'etichetta, le arti marziali, il ballo di coppia. E' bene educata, in età da marito, abbastanza istruita per rispondere a tono al Darcy del poco carismatico Sam Riley e per respingere schiere di redivivi. Ma una fanciulla, in sé, quante risorse può avere, di grazia? Può essere elegante e battagliera, preziosa e selvaggia insieme? Le battute sono spesso identiche – si parla di sentimenti, uguaglianza tra sessi, virus mortali – e, alla dichiarazione d'amore più celebre della letteratura, seguono attizzatoi puntati, un corpo a corpo tra lui e lei. Per una volta, dalla mia, avrei gradito più genuina stupidità: Pride and Prejudice and Zombies non vuole far ridere, si dilunga anche un po' e, con il pilota automatico delle più classiche produzioni britanniche, ha poche botte di fantasia – oltretutto, assicurate dalla presenza di un esilarante e esagerato Matt Smith. Per me, che non amo la versione originale, la fin toppa attinenza al testo ha rovinato la pazza idea che c'era alla base. (Quasi) la solita trasposizione, ma dalla chiave di lettura parzialmente inedita. Poteva essere meglio o peggio, be', dipende dai punti di vista, ma questi inglesi – nel cast, gli immancabili Dance, Booth, Houston e Lena Headey – sono fin troppo a modo, glamour, per darsi al trash che cercavo io. (6)

Il mondo che tutti noi conosciamo cambia nel momento in cui un'astronave di altri pianeti oscura i cieli degli Stati Uniti. Se ne sta lì, ferma, e gli alieni non si mischiano agli uomini. Verranno forse in pace? L'invasione, lenta e graduale, è iniziata nel momento in cui i dispositivi elettronici ci hanno abbandonato: si vive al buio, all'indomani della prima onda. Poi i fiumi e i mari si ribellano, rompendo gli argini ed erodendo le coste, e infine i volatili diffondono una pestilenza che stermina la maggioranza degli adulti. L'ultima ondata arriva e trova Cassie, sedici anni, sola e armata fino ai denti. In una mano il fugile, nell'altra un orso di peluche. Due genitori sepolti, un fratello minore da ritrovare, imparare a sparare a bruciapelo: gli invasori, gli altri, sono uguali a noi. Da una parte, la sua ricerca e l'incontro con un misterioso e premuroso coetaneo che vive nei boschi. Dall'altra, la vita del piccolo Sammy in un campo militare. Se gli adulti non ce l'hanno fatta, i bambini devono infatti imparare in fretta l'arte della guerra. Con lui c'è Zombie, un adolescente ferito che nell'invasione ha perso la famiglia e l'identità, e un cattivo tenente che non guarda in faccia a nessuno. I ragazzini uccidono e vengono uccisi, l'innocenza si perde premendo il grilletto e gli extraterrestri, silenziosi e discreti usurpatori, ci ricordano le nostre, di invasioni massive, quando cercavamo terre promesse, posti al sole e nuovi continenti. Sembrerebbe, su carta, l'erede lampo di Hunger Games: una protagonista tenace, la violenza che non fa eccezioni, una trilogia in corso di pubblicazione. Sembrerebbe, con a bordo una giovane attrice che è un cavallo di razza, che lo sci-fi del bravissimo Rick Yancey, al cinema, abbia trovato la sua dimensione ideale. Con il condizionale però. Perché La quinta onda, trasposizione frettolosa e tiratissima di un romanzo che qualche anno fa mi aveva molto sorpreso, racconta una storia che è la stessa del libro che l'ha ispirato, ma che non è la stessa. Banalizzata e ridotta ai minimi termini, diventa un intrattenimento modesto ed essenziale, che lascia a casa i tratti distintivi dei mondi avventuosi di Yancey – l'ironia, la crudeltà, tre punti di vista sapientemente resi – e poco stupisce, con un lato visivo curato a sufficienza e una sceneggiatura ridotta all'osso: un taglio netto ai dialoghi e alla caratterizzazione dei protagonisti, le navicelle di un District 9 e gli amori impossibili post Twilight. Né brutto né bello, rimarrà quasi sicuramente figlio unico e finirà diritto nel mio personale dimenticatoio: un limbo di film visti e scordati senza remore, di occasioni perse in partenza. Quando la logica del guadagno facile vince sul bisogno di una trasposizione, e ci perdono la potenza, la tensione e un po' anche il cinema. (5,5)

28 commenti:

  1. Non ne ho visto manco uno...allora Deadpool è un grande boh, visto che non conoscevo il personaggio, mi sa che aspetto sky; Freeheld lo vedrò proprio per quel suo essere imprescindibile e per Julianne Moore che vale sempre un film, PPZ beh, questo lo guarderò per farmi due sane risate, la Quinta Onda credo leggerò soltanto il libro che a me le saghe Young adult mi divertono un sacco...almeno fino a quando non vengono portate sullo schermo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo so bene, quindi ti consiglio assolutamente il primo volume della saga. Ben gestito, e scritto meglio ancora. Soprattutto, leggi Chaos, di Patrick Ness. Un libro per ragazzi - e non solo - mai letto prima.

      Elimina
  2. ho in programma deadpool per oggi... secondo me rischia pure di piacermi xD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Rischia di piacere a tutti.
      Ma io amo dissentire, tanto quanto odio questi eroi spiritosoni. :-D

      Elimina
  3. Su "La quinta onda" sei stato fin troppo buono, per me è una vera schifezza "Young-Adulta" ;-) PPZ mi ha annoiato parecchio, anche se la messa in scena è ottima, mi è sembrato uno spreco di bravi attori. Deadpool invece per questa volta non siamo d'accordo, specialmente paragonato a "Kick-Ass" che a mio avviso era simpatico, ma davvero una cosa da poco, specialmente paragonato al fumetto originale, ben più riuscito. Ovviamente parlo del primo Kick-Ass, il secondo è inguardabile proprio come il fumetto originale, in ogni caso mi fa sempre piacere leggere pareri sifferenti al mio, mi da il "Controcampo" ;-) Cheers!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Purtroppo, Cassidy, di fumetti ne so meno che di cinecomic, quindi non posso darmi ai paragoni. Però Kick Ass, con l'eroe sfigatello e i tocchi pulp, mi aveva conquistato. Questo, con la comicità dei film di Rogen-Franco e uno svolgimento (super) canonico, non mi ha strappato neanche mezza risata. Okay, non mi piace il genere. Ma anche papà e fratello, fan accantissimi, non ne sono stati soddisfatti. Si aspetta, qui, Lo chiamavano Jeeg Robot, su. ;)

      Elimina
  4. Voglio vedere Freeheld: assolutamente. E ora anche di più.
    Per quanto riguarda OPZ, è cosa nota ed universalmente riconosciuta che un'appassionata di Jane Auten non possa perderselo perchè non mi stancherò mai e poi mai di quella storia. La possono allungare, diluire, stravolgere, attualizzare, ma per me è sempre bella. Ed è così da quando ero giovane, quindi lo è anche ora e lo sarà, a maggior ragione, più avanti.
    Sugli altri due passo o sorvolo o lascio il posto ad altri.
    un saluto da Lea

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, ma tu sei una fan di zia Jane che fa eccezione, allora.
      Sai che in università, se dico che a me non piace particolarmente e che le trasposizioni più varie delle sue opere, al contrario, mi arrivano di più, mi si mangiano? Con le mie colleghe, insomma, faresti meno danni insultando le loro mamme che toccando loro Orgoglio e Pregiudzio. Freeheld da vedere, anche se noi non ne abbiamo bisogno, fortunatamente. Potrebbe essere un toccasana per i più ciechi tra noi però. :)

      Elimina
    2. Le appassionate della Austen sono pericolose. Loda i libri, cita il colonnello Brandon (per discostarti dal cliche di Darcy) e vai sul sicuro.
      :-)
      ciaoo
      p.s temo che i più ciechi tra di noi non andrebbero mai a vedere un film come Freeheld

      Elimina
    3. Spero lo proiettino a tradimento, mentre sono convinti di andare a vedere l'ultimo Checco Zalone.
      Sulle appassionate della Austen, ti dirò, mi diverto un mondo a farle arrabbiare. ;)

      Elimina
  5. questo giro ti è andato male :-), interessante la disamina su deadpool...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In realtà, è stato un post random - di filmacci e filmetti -, giusto per rompere il silenzio. ;)

      Elimina
  6. Non ne ho visto nessuno, però tutti e quattro sono interessanti per vari motivi ;)

    RispondiElimina
  7. Uh mi hai stroncato uno dei pochi film supereroistici per il quale nutrivo una buona aspettativa. Chissà...
    Di imperdibile semprerebbe non esserci niente, bisogna fare selezione ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io ripongo, invece, tutte le mie speranze su Lo chiamavano Jeeg Robot. Italia, non deludermi. ;)

      Elimina
  8. A parte Freeheld che non mi ha entusiasmato -non tanto per il tema, ma per la costruzione del film, con dialoghi banalissimi-, il resto lo passo tutto... Ormai sono dentro il livello Oscar, almeno fino a lunedì!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io, finalmente libero dalla Invernale, mi metto in pari tra oggi e il 28. Promesso!

      Elimina
  9. Ciao :)
    Guarda, Deadpool non mi ispira molto. Temo ci sia poco, oltre la volgarità...
    PPZ l'ho visto e non mi è piaciuto molto. Come dici tu, le battute sono sempre le stesse. Ho avuto poi l'impressione che fosse quasi frettoloso. Ma con "versione originale" intendi il film Orgoglio e Pregiudizio, o il libro di Seth-Smith? Perché mi dispiace, ma se si tratta del film, non posso trovarmi d'accordo con te; sono un'inguaribile romantica e quel film l'ho adorato :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Proprio Orgoglio e Pregiudizio, cara Mari.
      Non l'ho mai tollerato granché. ;)

      Elimina
    2. Oddio, mi sa che mi sono spiegata male. Intendevo il film di Wright :) Comunque il libro della Austen è sempre quattromila volte meglio ;)

      Elimina
    3. A me, ecco, la trasposizione di Wright piace. Ho la colonna sonora di Marianelli sull'mp3, per dirti, e la fotografia mozza il fiato. E' la storia a lasciarmi indifferente. Ma, ripeto, colpa dei romanzi (sbagliati) che ho letto della Austen: Emma quanto l'ho odiata, uff.

      Elimina
  10. Finalmente qualcuno che parla male di Deadpool!
    Spero di stare dalla tua parte, anche se, chissà, potrebbe sorprendermi...

    Anche io ho apprezzato Freeheld più per il tema che per i suoi meriti (non molti a dirla tutta) cinematografici.

    Su Jane Austen la penso come te, quindi questa sua versione zombie potrebbe lasciare pure me freddino...

    La quinta onda alla fine mi sa che lo vedrò, anche perché queste robe young adult non me le perdo mai, però le aspettative sono sempre più basse.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Penso proprio di no, non ti sorprenderà! Anche per partito preso, oh. ;) In La Quinta Onda, non sottovalutare il fattore Moretz. Da un po', anche maggiorenne. ;)

      Elimina
  11. Sto convincendo qualsiasi persona a portarmi a vedere Deadpool, ma si rifiutano tutti. Non che mi faccia impazzire, ma non posso non vedere un film della Marvel in streaming. Invece ho visto soltanto l'inizio di Pride, Prejudice and Zombies, ma dopo una decina di minuti l'ho archiviato. Forse perché sono troppo legata alla versione con la Knightley, e poi 'sta cosa degli zombie non è che ancora mi va tanto giù. Credo che prima proverò a leggere il romanzo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Penso che non ti andrà giù anche nel romanzo. ;)
      Ecco, il film con la Knightley, sarà perché c'era alla regia un grandioso Wright, mi era piaciuto.

      Elimina
  12. Su Deadpool siamo praticamente d'accordo e Kick Ass era decisamente molto più sarcastico e ironico (oltre a essere diretto benissimo). Peccato perché il personaggio Marvel se sfruttato a dovere potrebbe far seri danni, ma di quelli belli e godibili ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io ricordo un videogioco su Deadpool - mi pare sia per la Playstation 3, ma assisto alle partite di papà e fratello, quindi parlo per esperienza indiretta -, e lì era folle, ambiguo e crudissimo. Qui, oltre ai rari ammicchamenti al pubblico, c'è pochissimo. E sarò il solo al mondo, scommetto, a preferire Reynolds con il drammatico, da Buried al recente Woman in Gold. :)

      Elimina