venerdì 3 dicembre 2021

Le serie sulla bocca di tutti: Strappare lungo i bordi | Maid | Scenes from a Marriage | The White Lotus | Only Murders in the Building

Zero, artista aspirante, maestro dell'inazione e degli amori inespressi, è un analfabeta sentimentale con un armadillo per grillo parlante e un biglietto per Brescia. Nel tempo libero si stordisce di seghe, plumcake e autocommiserazione. Dove sta andando accompagnato dagli amici di sempre, Sara e Secco? Per ingannare l'angoscia, durante questo viaggio della vita – e della morte –, darà avvio a un flusso di coscienza brillante, verboso, coloratissimo, capace di raccontare a suon di citazioni nerd il precariato, l'indecisione cronica, l'istruzione scolastica, le relazioni tossiche, gli aneddoti belli e quelli brutti. Già conosciuto attraverso la trasposizione di La profezia dell'armadillo, Zero mi ha fatto prima bene e poi male. Zero non mi piace. Zero mi somiglia così tanto da mettermi in imbarazzo. Alter-ego di un famoso fumettista romano, che questa volta scrive, dirige e doppia per Netflix, è la voce dolente di una generazione vicinissima alla mia tanto nella pazza gioia quanto nella disperazione. Perché essere giovani, oggi, significa sentirsi degli eterni fogli accartocciati. Non abbiamo linee tratteggiate da seguire, né forbici per realizzare un bel lavoro di precisione. Strappiamo alla cazzo di cane, e ci strappiamo. Siamo stracci, coriandoli. Siamo tagli. Nel ricordarcelo, nichilista con ironia, Zerocalcare firma una delle migliori novità dell'anno corrente. (8)

In fuga da una relazione tossica insieme alla figlioletta, Alex sbarca il lunario come domestica. Pulisce le case dei ricchi, e ne carpisce le storie, i segreti, le felicità apparenti. Alex smacchia, sgrassa e lucida in silenzio. Ma a dispetto degli sforzi titanici non riesce a cancellare i dolori della propria famiglia disastrata, composta da una madre bipolare, un padre assente e un partner tenero ma imprevedibile negli sbalzi d'umore. Attraverso i viavai giornalieri della protagonista, questa miniserie – ispirata a una storia vera – racconta con sguardo partecipe i figli di un Dio minore. Quelli dei sussidi statali, delle case-famiglia, del buoni pasti: i novelli miserabili. Prodotta dagli autori di Shameless e Promising Young Woman, Maid descrive in maniera simile il disagio sociale e la solidarietà femminile senza però mai propendere per il grottesco. Realistica, introspettiva, ma all'occorrenza sognante, è un'ordinaria storia d'ispirazione e coraggio sorretta da un cast straordinario. Benché stupisca il Nick Robinson dell'adolescenziale Tuo, Simon, giganteggiano Margaret Qualley e Andie MacDowell. Mamma e figlia anche nella vita reale – la prima una definitiva consacrazione, l'altra un insperato ritorno di fiamma: le rivedremo entrambe ai Golden Globe – minacciano di andare in pezzi in continuazione. Ma, miracolose fino all'ultimo, non si rompono. (7,5)

Oscar Isaac e Jessica Chastain – quanta bellezza, quanta bravura: ne saranno ben felici i nostri ormoni – si amano e si odiano alla follia nella miniserie ispirata a Bergman. Seppure a ruoli inversi rispetto al film originale, discutono di monogamia, sesso e tradimenti nell'arco di cinque puntate. Lui, insegnante di filosofia, è caloroso e accomodante. Lei, manager ambiziosa, appare più disincantata. Nonostante la sceneggiatura e le performance, di altissimo livello, siano state acclamate all'unisono al Festival di Venezia, il piglio freddo e cerebrale del tutto non è riuscito mai a emozionarmi. Anzi: lo script sembra fare il possibile per renderli insopportabili, con Isaac ridotto a uno zerbino e Chastain trasformata in un'aguzzina capricciosa. Alle “scene” di Hagai Levi – sbrodolate sedute psicoanalitiche mascherate da schermaglie coniugali – manca qualsiasi spontaneità. Possibile che fosse più dolorosa una lite di pochi minuti nell'ultimo Baumbach rispetto a questo profluvio di recriminazioni e pavoneggiamenti stellari? Per riprendersi dall'eventuale delusione, consiglio la terza stagione di Master of None altro tributo al maestro svedese – o Chiamami ancora amore, un Kramer VS Kramer all'italiana prodotto dall'insospettabile mamma Rai. (6)

Una famiglia con detestabili figli adolescenti al seguito. Una coppia di neosposi minacciata dalla tristezza di lei, insofferente verso quel marito capriccioso. Un'appariscente donna di mezza età con un'urna da spargere nell'oceano. E un resort esclusivo, nelle sognanti Hawaii, che per qualche tempo ne accoglie le storie, gli strepiti e i disastri tragicomici, mentre il suo impettito direttore rischia di perdere il suo buon nome. Le esistenze dei villeggiantisi intrecceranno con risultati imprevedibili a quelle dei dipendenti. Grottesca, acidissima, scritta in stato di grazia, The White Lotus fa ridere a denti stretti a proposito di white privilege, patriarcato e perbenismo. Come nella migliore tradizione della satira sociale, la sceneggiatura – perfetta nei primi episodi – bacchetta i vizi di questi riccastri vuoti e superficiali. I toni sono corrosivi, la colonna sonora tribale, il cast strabiliante – l'iconica Jennifer Coolidge su tutti, ma occhio anche ai sorprendenti Murray Bartlett e Alexandra Daddario. Peccato per l'epilogo, agrodolce ma senza coraggio: un ritorno alla normalità (con omicidio) che non convince completamente. Bella, ma non quanto si leggeva in giro ai tempi della messa in onda su Sky, resta la versione riuscita della pessima Nine Perfect Strangers ma non il capolavoro annunciato. (7)

Un attore sul viale del tramonto, un regista in bancarotta e una ventiseienne dal passato enigmatico fanno squadra per indagare su un omicidio avvenuto nel loro condominio. Che la morte di un solitario uomo d'affari sia correlata a quella di una giovane di buona famiglia, caduta dall'ultimo piano qualche anno prima? I sospettati, di tutto rispetto, comprendono anche Nathan Lane e la rockstar Sting. Giocando a fare i detective, i tre protagonisti contribuiscono a creare un un podcast dal successo istantaneo e questa deliziosa comedy d'ambientazione newyorese, che nei suoi momenti più felici ricorda proprio il Woody Allen di Misterioso omicidio a Manhattan. Peccato che, nonostante qualche trovata particolarmente brillante – il settimo episodio, un prodigio tecnico girato dal punto di vista di un inquilino non udente – e colpi di scena in quantità, il risultato sia tanto piacevole quanto innocuo. Già confermato per una seconda stagione, Only Murders in the Building resta in ogni caso l'intrattenimento ideale per gli amanti di Agatha Christie e per spettatori arzilli anche se in là con gli anni. I suoi pregi maggiori? Aver riporto sugli schermi Steve Martin e Martin Short, irresistibili mattatori, che ammiccano alle nuove generazioni – da qui il coinvolgimento di Selena Gomez – e brindano alla vita scherzando a lungo con la morte; la sigla animata, tra le più belle dell'anno corrente; il format vincente, purtroppo supportato da un intreccio poliziesco tutt'altro che indimenticabile. (6,5)

14 commenti:

  1. Ho saltato le recensioni di Strappare Lungo i Bordi e Maid che vorrei vederle. Ho trovato Scene da un matrimonio soporifera, davvero un vuoto emotivo che non mi aspettavo. Concordo con te in linea generale su The White Lotus, mentre purtroppo non mi ha convinto Only Murders in The Building. Pur considerandola un intrattenimento (anche se penso tutti ci aspettassimo di più) non mi ha intrattenuto appunto particolarmente. L'intreccio secondo me era troppo blando, poco avvincente

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordiamo anche sull'intreccio blando. Peccato per il format, per me vincente!

      Elimina
  2. Ho amato profondamente Strappare lungo i bordi, mio primo approccio a Zerocalcare e vista. Per me uno dei migliori prodotti Netflix Italia, se non il migliore.

    RispondiElimina
  3. Completamente d'accordo su "Scene da un matrimonio": l'unica emozione che ho provato è stata frustrazione, perché continuavo a pensare alle sberle in faccia che mi sarebbe tanto piaciuto mollare a destra e a manca, un po' a lui e un po' a lei, tanto per non farci mancare niente XD
    "Maid" mi è piaciuta tantissimo *____*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Peccato sì, perché sono decisamente un bel vedere. Ci è voluto impegno per renderli odiosi!

      Elimina
  4. Concordo alla grande su Strappare Lungo I Bordi, una serie che parla proprio di "te" in maniera semplice, leggera, delicata e intensa al tempo stesso. Di Maid ho visto i primi due episodi e devo dire che in questo particolare momento della mia vita mi ha fatto troppo "male" e non riesco a continuarlo, ma quello che ho visto mi è piaciuto veramente molto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti consiglio di andare avanti, magari in un periodo più sereno. Nonostante tutto, infonde grande speranza!

      Elimina
    2. Lo farò sicuramente. Grazie mille per il consiglio :)

      Elimina
  5. Un filotto di ottimi titoli che probabilmente troveranno tutti (o quasi) posto nel listone di fine anno.
    Su Zerocalcare ormai si è detto tutto, ma che bello avere ancora qualcosa di suo da leggere dopo la bellezza della serie.

    Mi spiace non ti abbiano convinto del tutto Le scene di un matrimonio insopportabile ma per me coinvolgente, e il formato visivo di un podcast che ascolterei da subito. Forse, come sai, per me ha fatto la differenza l'aver mal sopportato l'originale ed essere una fan del true crime.

    Infine, che quello fosse Nick Robinson me lo ha detto wikipedia, mica l'avevo riconosciuto!

    RispondiElimina
  6. Qua dentro ci sono alcune delle mie serie preferite di quest'anno. Diciamo tutte, tranne Scene da un matrimonio, una delle cose più fastidiose e irritanti mai viste. Considerando che i protagonisti sono due attori che adoro, c'è da dire che sono stati davvero bravi per rendersi odiosi. XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahahah, ho scritto lo stesso a Sophie poco sopra!

      Elimina