giovedì 13 giugno 2024

Recensione: Triste tigre, di Neige Sinno

| Triste tigre, di Neige Sinno. Neri Pozza, € 18, pp. 240 |

C'era una volta una bambina con il nome di una principessa delle fiabe. Prima di quattro figli, Neige vive un'infanzia avventurosa in una famiglia di alpinisti un po' hippy. La sua innocenza finisce a sette anni: il nuovo marito della madre, un giovane uomo vigoroso e imprevedibile, comincia ad abusare ripetutamente di lei. Neige lo denuncerà soltanto negli anni dell'università: troppo grande la paura che una parola senza ritorno, “stupro”, possa sconvolgere l'idillio. Costretta al silenzio, allevata nella menzogna, rifiuta la psicoterapia e la saggistica: si rifugia in un'appassionata vita interiore; nei mondi della narrativa. Triste tigre, autobiografia di un abuso, è la storia di una bambina che non c'è più. Agghiacciante ma illuminato da una scrittura di radiosa bellezza, vario e metaletterario, il testo vincitore del Premio Strega Europeo affronta un argomento scabroso da innumerevoli prospettive. Abilissima nel dire l'indicibile, l'autrice rinuncia a qualsivoglia pietismo e indaga con audacia, ferocia e lirismo l'intimità improvvisa fra padri e figli, vittime e carnefici; le zone di grigio in cui si impantanano i pensieri intrusivi, la malagiustizia, l'ironia del destino.

Ho una vita interiore. Una grande, un'infinita vita segreta e interiore e totalmente mia. Ricordo me da piccola, mentre mi dico che, con quello che vivevo, avrei potuto essere rinchiusa dentro una cassa per anni e riuscire comunque a vivere all'interno dei miei pensieri. Io posso vivere qualsiasi cosa e riuscire comunque a prendere un momento per me, a portarmi a passeggio nel mio mondo, quello di dentro.

È più facile ammettere di essere state vittime di un tiranno o di un patetico uomo medio? Ha senso parlare di consenso o piacere, quando a essere oggetto di attenzioni è un bambino? È possibile mettersi nei panni del nostro aguzzino? Sinno, contraria alle narrazioni che umanizzano gli stupratori e rendono astratti i dolori delle vittime, si muove tra attrazione e repulsione in un regno di tenebre: legge avidamente Nabokov; ama uomini di trent'anni più grandi e il sesso orale; accarezza sua figlia e pensa, per una frazione di secondo, a quanto sarebbe semplice lasciare scivolare poco più giù la mano. Tigre e agnello, citando Blake, condividono il medesimo creatore. Chi, potendo scegliere, non si preferirebbe predatore? Neige Sinno è una scrittrice di razza: non una vittima che scrive libri. Offesa dai personaggi letterari sublimati dal sacrificio, rivendica in queste pagine la sua unicità: il diritto di essere vittima. L'autofiction, così, diventa una scelta etica ed estetica che potrebbe spiazzare lettori abituati a narrazioni, e dolori, più lineari. Equilibrista sull'abisso, Sinno veste una camicia di ortica e, a dispetto delle vertigini, non cade mai. Non per questo, però, è incolume. La letteratura non ti salva dal passato: nulla lo fa. Ma può rievocare, oltre al buio viscoso di uno scantinato, la libertà della pioggia in estate. È allora, in un tempo sorprendente perché ciclico, che la nostra piccola principessa può inseguire lucertole e bagnarsi, libera, sotto un acquazzone che lavi via l'afa. E il sangue.

Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Tracy Chapman - Behind the Wall

14 commenti:

  1. Splendida recensione per un romanzo che affronta un tema duro che si nasconde dietro la maschera indossata da persone ingannevolmente perbene. Un caro saluto :)

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    1. Ti ringrazio! Sempre difficile scrivere di temi così spinosi. E definire bello un libro su un argomento così brutto.

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  2. Sto vedendo questo libro un po' ovunque, mi sa che cederò alla tentazione ^_^

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    1. Armati di sangue freddo, mi raccomando. Può risultare molto disturbante.

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  3. Sembra parecchio potente.
    Anche se magari non proprio adatto per una lettura spensierata sotto l'ombrellone :)

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    1. Con l'estate, qui, solo mattoni. Il tempo è dalla mia!

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  4. che bello ogni volta visitare questo blog e trovare le tue recensioni... Anch'io ho letto "Triste tigre" qualche settimana fa e condivido quello che dici: è un libro che affronta in modo piuttosto originale il tema che tratta. Ho apprezzato parecchio la sua forma ibrida di romanzo/saggio, ricco di riflessioni sulla scrittura, oltre che sugli eventi che sono accaduto alla protagonista. In più, mi ha toccato nel profondo, trasmettendomi forti emozioni, non solo di empatia, ma anche qualcosa di più, un trasporto maggiore, che mi ha portato a riflettere per giorni, anche a lettura conclusa.

    Una buona serata e grazie per le tue parole,
    Matteo

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    1. Ciao Matteo, e ben trovato. Sempre bello leggerti, anche perché sei sempre sul pezzo!
      Ti ringrazio e sono felice che concordiamo. Ammetto di essere un lettore difficilmente impressionabile. Nonostante il tema, dunque, non l'ho mai trovato illeggibile, ma Sinno va oltre. Non vuole sconvolgere e basta. Vuole aprirci gli occhi, e la testa. E le mille citazioni di questo romanzo, le sue mille prospettive, sono una ricchezza costante.

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  5. Ho appena terminato la lettura anch'io, un libro che ho preso in mano diverse volte in situazioni diverse prima di decidermi all'acquisto. Libro particolare perché oltre una narrazione personale spesso l'autrice si sfila citando, paragonando, facendo esempi tutto a metà tra un percorso personale e un discorso intellettuale. Cerca di prendere le distanze, ti scandalizza con un linguaggio crudo, ti lascia senzafiato.
    Libro da metabolizzare, alcuni punti mi hanno commossa, alcuni riferimenti a film o libri sono stati una scoperta. È stata coraggiosa, una storia simile ti annienta, lei ha risalito la corrente contromano, ha ribaltato la prospettiva, ha tessuto la sua camicia di ortica gettandola sul mostro ma è rimasta su di lei un'ala di cigno.

    Molto bello il tuo commento qua sopra.

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    1. Ciao Lory! La tua chiusa, col ricordo dell'ala del cigno, è un tocco da maestra.

      PS. Se hai modo, va' a vedere L'arte della gioia: sontuoso.

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    2. Purtroppo non ho apprezzato il libro e il film mi dicono si discosta parecchio anche in meglio diciamo, ma a questo punto è tutto un'altra cosa, non mi sono sentita di correre.
      Grazie comunque per la dritta 😉😊

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    3. Sto leggendo il libro e, a onor del vero, non è vero che ci si discosta. È la trasposizione più o meno fedele della prima parte: 150 pagine di 500. Ci sono leggere modifiche, un approfondimento maggiore dei secondari e toni indovinatissimi. Se cambi idea, non te ne pentirai. Può anche considerarsi conclusivo.

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  6. Grazie Michele, io aspetto il tuo parere sul libro, letto parecchi anni fa su consiglio di mia sorella che lo adorava. Per dire come le sensibilità sono diverse a me non fece impazzire per niente.

    Ultima lettura che mi ha soddisfatto è 'Quasi niente sbagliato ' di Greta Pavan, credo che lo apprezzeresti.
    Una lettura che mi ha lasciato 🤔 è 'Lemon' di Keon Yeo-sun, se mai lo leggerai, me lo spiegherai perché mi ha lasciato l'amaro in bocca per non averlo....capito 🤭

    Ciao Michele spero che il tuo anno scolastico sia stato alla tua altezza, un abbraccione!

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    1. Ciao Lory, non entusiasmante, ma è passato in un baleno. A settembre, però, si riparte con una nuova avventura. Un po' mi dispiace, un po' sono contento. Sentivo comunque il bisogno di un cambiamento. Ho tentato il trasferimento a Torino (finora ho lavorato a Orbassano, viaggiando ogni mattina) e, a sorpresa, me l'hanno concesso. Sperimenterò il brivido di andare a scuola a piedi! Un abbraccio, M.

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