mercoledì 24 aprile 2024

Recensione: L'ultimo mago, di Francesca Diotallevi

| L'ultimo mago, di Francesca Diotallevi. Neri Pozza, € 18, pp. 240 |

Tutte le storie d'amore infelici sono storie di fantasmi. Lo sa bene Francesca Diotallevi che, giunta al quinto romanzo, chiama un medium d'eccezione per far dialogare due innamorati separati dalle circostanze: Gustavo Rol. Benché morto trent'anni fa, il sensitivo resta un enigma in una città già piena di enigmi: Torino. Per alcuni santo, per altri ciarlatano, nel suo appartamento al quarto piano di Via Pellico chiamava la crème de la crème – Fellini, Einstein, Kennedy – a testimoniare i suoi prodigi. Sapeva realmente mutare il seme delle carte? Fu interpellato dal Duce in persona per presagire la caduta del Fascismo? Quando dipingeva, a guidargli la mano era il defunto Monet? Coltivò il suo talento, pare, con l'aiuto di uno sconosciuto incontrato a Marsiglia. E per tutta la vita si difese dagli scettici parlando non di fantasmi, ma di spiriti intelligenti; non di sedute spiritiche, ma esperimenti. Affascinata dai personaggi nell'ombra, l'autrice – che proprio qualche anno fa pubblicò una biografia romanzata su Vivian Maier, fotografa lontana dai flash – ci conduce nei luoghi di Rol. Torino, mai stata così bella, fa da sfondo a un noir dell'anima che ho amato figurarmi in bianco e nero. È lì, abbigliato come Bogart, che si muove il vero protagonista del romanzo: l'immaginario Nino Giacosa è un ex prigioniero di guerra assillato dai creditori e ossessionato dalle chimere di Cinecittà.

Ci sono le storie che raccontiamo agli altri, e poi ci sono quelle con cui convinciamo noi stessi. A volte accade che le due versioni coincidano, ma non era quello il caso.

Tra le nebbie del capoluogo piemontese, infatti, cerca una storia da trasformare in una sceneggiatura di successo. Tormentato dai pensieri suicidi sulle rive del Po, non sa che ne vivrà una. È Miriam, vecchia fiamma andata in moglie al migliore amico, a condurlo al cospetto di Rol. Nino, avido, vorrebbe smascherarlo. Cambierà idea davanti a un uomo controverso ma segretamente fragile, logorato dalla solitudine degli incompresi? Con la sua penna notoriamente sopraffina, Diotallevi torna ai contesti storici particolareggiati, ai personaggi realmente esistiti, agli amori interrotti – questa volta il pensiero corre al triangolo di Beppe Fenoglio. Nell'impossibilità di comprendere appieno l'enigma Rol, tuttavia, raggira parzialmente l'ostacolo. Gustavo diventa un deus ex machina; un eccezionale caratterista che ruba la scena a un attore protagonista, per me, non irresistibile come spererebbe. Il magnifico avviene fuori scena. Molto viene rievocato, non mostrato. Indagato senza voyeurismo, Rol viene raccontato attraverso la prospettiva dei suoi fedelissimi. Volutamente, Diotallevi indugia sulla soglia e scrive in punta di penna un romanzo ben attento a non banalizzare il personaggio – la famiglia Rol può tirare un sospiro di sollievo –, ma in cui l'eccessiva accortezza verso la materia trattata mina il gusto per l'intrattenimento. Verisimile ma senza sorprese, l'intreccio è al servizio del magnetismo del personaggio. Nonostante qualche riserva verso l'esile cornice narrativa, L'ultimo mago non è un bluff. Diotallevi architetta un gioco di prestigio sul potere affabulatorio della parola, in cui l'arte della narrazione – come la magia, d'altronde, genera illusioni – pone maghi e scrittori sul medesimo piano. Su Gustavo Rol pende un velo. Disinteressato a squarciarlo, Diotallevi si concentra sulle pieghe più minute, i vedo-non vedo e le ombreggiature, come fece Giuseppe Sanmartino quando scolpì il Cristo velato. Denudare gli idoli: perché mai? L'arida verità: a chi basta?

Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Jimmy Fontana – Il mondo

4 commenti:

  1. Confesso di non sapere nulla di questo sensitivo, immagino sia stato un personaggio controverso ed enigmatico.
    Dev'essere interessante questo romanzo su di lui!
    Un caro saluto Michele :⁠-⁠)

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    1. Ciao Angela! Hai mai letto altro di Francesca. Te li consiglio tutti senza riserve.

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  2. Potrebbe meritare anche solo per l'ambientazione a Torino, città che di solito non mi sembra molto calcolata. Nei romanzi, come in film e serie.

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    1. Verissimo. E che peccato! Si presta un sacco. Ci girano spesso film, ma poi fingono sia altro: in Fast and Furious l'hanno spacciata per Roma!

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