martedì 21 luglio 2020

Recensione: Olive, ancora lei, di Elizabeth Strout

| Olive, ancora lei, di Elizabeth Strout. Einaudi, € 19,50, pp. 263 |

Mia carissima Olive,
ti scrivo. Ancora. È passato appena qualche mese dalla nostra reciproca conoscenza, ma mi è parso in ogni caso troppo. Il desiderio di leggerti si è ripresentato alla fine della quarantena. In conferenza stampa, Giuseppe Conte citava gli affetti stabili e il pensiero era corso subito a te: con la riapertura dovevo tornare d’un fiato a Crosby, Maine, ma mi frenava la codardia. Sapevo che non ci sarebbe stato un terzo incontro da organizzare e, tra me e me, temevo anche i contro del secondo: alcune storie sono così perfette da non avere bisogno di un prosieguo. E la tua? A distanza di dieci anni dal primo romanzo, Elizabeth Strout è tornata a importunarti. Sbuffando, le hai aperto la porta. E la Strout, con due occhi così, ti ha trovato uguale ma diversa. Lei che racconta così bene lo stagnamento della provincia, infatti, è stata presa in contropiede dalla tua inestinguibile voglia di reinventarti.

Gesù, Olive, certo che se una donna proprio difficile. Tu sei impossibile, maledizione, e io, cazzo, mi sono proprio innamorato. Quindi, se non ti spiace, Olive, forse potresti essere un po’ meno Olive con me, anche se questo comporta esserlo un po’ di più con gli altri. Perché io ti amo, e non abbiamo tantissimo tempo.
Hai ottant’anni e rotti, questa volta, ma rifuggi l’immobilismo. E allora impari a usare il cellulare, ti iscrivi su Facebook, guidi una Subaru fiammante, ti tagli i capelli corti, vai in crociera a Oslo, conosci meglio i tuoi nipoti, ti trasferisci altrove. Volti pagina e, contro tutti i pronostici, ricominci da zero accanto a un uomo diverso: dopo la morte del dolcissimo Henry, hai scelto di condividere ciò che resta della vita con Jack – l’accademico in pensione dalle simpatie repubblicane è l’unica canaglia a tenerti testa in un microcosmo che ti stima e ti teme. La terza età può riservare una seconda prima volta? Tu e Jack battibeccate spesso, fate lunghi viaggi in macchina sui luoghi della vostra infanzia, dormite abbracciati. Quando sarai troppo appesantita per chinarti a tagliare le unghie, ad esempio, lui ti invoglierà a fare una pedicure: dall’estetista ti sentirai vezzeggiata come una regina.  Ma quello menzionato poco fa è soltanto uno dei tredici racconti che parlano di voi: al solito, in una meravigliosa narrazione corale condividi la scena con gli altri abitanti di Crosby.
Olive, non offenderti se dico che questa volta non ho sentito altrettanto forte la tua mancanza quand’eri comprimaria anziché protagonista. Anzi, talmente è preziosa la scrittura della Strout, all’inizio sono stato pronto a giurarlo: questo romanzo era perfino più bello del precedente; era un miracolo! Tra i miei racconti preferiti ci sono stati Pulizie – la perdita dell’innocenza di una studentessa –, D’aiuto – un’indagine sulle sciagure della famiglia Doyle –, Luce – il dialogo con una malata –, Gli ultimi giorni della Guerra Civile – una tragicommedia alleniana su un’amante del sadomaso –, e lì tu eri soltanto una figura marginale.

Perché in febbraio le giornate cominciavano davvero ad allungarsi e, a ben guardare, uno poteva accorgersene. E vedeva come, verso sera, il mondo sembrasse spaccarsi come un melograno e luce residua filtrare tra i rami nudi, come una promessa. C’era una promessa, dentro quella luce, ed era una cosa fantastica. Sdraiata sul letto, [...] riusciva a vederlo anche adesso, l’oro dell’ultima luce che squarciava il mondo.
La verità è che quando ci sei, purtroppo, il tempo riprende a scorrere. Ogni salto tra un capitolo e l’altro è un colpo al cuore. Nonostante la lentezza dei gesti, così minimi da sembrare ininfluenti, ogni aggiunta genera rivoluzioni. E così ho visto il cambiamento tutt’intorno e il tuo incurvarti: nella città limitrofa si stanzierà una comunità somala; gli americani eleggeranno Trump; perderai peso – ma non smalto –, ti appoggerai a un bastone per camminare, e finché potrai eviterai i pannoloni. 
Incantato dalla brillantezza della prima parte, nella seconda ho dovuto affrontare uno stile più malinconico e un tema spaventoso, la solitudine. Invecchi, ti scopri frangibile, ma non ti imbarazza parlare né del decadimento né della morte: sdrammatizzi a modo tuo e a tratti pensi a Henry, che non ha potuto godere delle tue timide aperture alla gentilezza. Fuori intanto rumoreggiano i pettegoli, le rievocazioni della guerra civile con le donne in crinolina e gli uomini in kilt, le tradizioni sedimentate e i pregiudizi inscalfibili, gli autunni dai rossi abbacinanti: un mondo diverso insomma, tragico ma esilarante, a cavallo tra i boschi e l’oceano. È meglio adattarsi, oppure mitizzare il passato?

Le cose cambiano, compresi i ricordi.
Mia carissima Olive,
tu conosci la risposta meglio di me. Cocciuta e parsimoniosa, rifiuteresti un posto in prima classe, ma mai un altro giro su questo folle carrozzone che consideriamo casa. Sono tornato a scriverti per questo. Per ringraziarti, perché grazie a te ho ripreso a scrivere lettere. E per chiederti di consolarmi. Dimmi, per favore, che l’ultima pagina non implica per forza una fine. Ma sento perfino da qui le tue proteste colorite – «cribbio» e «boia» – per questi miei piagnistei, per la mia vaga pietà, e forse è proprio per questo, mentre mi congedo, che nel profondo mi manchi già. Olive, ancora tu.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Johnny Cash – Hurt

10 commenti:

  1. Ho amato Olive e per i tuoi stessi motivi finora non ho voluto leggere questo libro, ma tu mi hai convinto. Grazie per questa tua appassionata recensione

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    1. Grazie a te. La narrativa, senza Olive, sarà più triste.

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  2. ah ma a quanto pare non posso continuare a snobbarla questa Olive! *_*

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  3. Bellissima, davvero commovente questa tua lettera e la tua scrittura è fantastica, permettimi.
    Avevo portato a casa dalla biblioteca il suo primo libro tempo fa, ma era un periodo stressante e feci scadere il prestito così lo riconsegnai. Mi pare un'ottima occasione per andarmelo a riprendere!

    P.S. ieri ti ho scritto un commento al post di "Tommaso e l'algebra del destino", ma non è stato pubblicato. È finito nello spam? Ci sono problemi nel mettere commenti su vecchi post? Fammi sapere.
    CIAO!

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    1. Ti consiglio vivamente di leggere entrambi. Il primo non si batte però.

      PS. Passate due settimane dal post, i commenti finiscono in una casella di commenti, appunto, da approvare. In questo modo evito come posso lo spam selvaggio! Corro a leggere e pubblicare il tuo, grazie ❤️

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  4. Mannaggia, m'è venuta voglia anche a me di averla tra gli affetti stabili. ;)

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