sabato 14 maggio 2016

Recensione: Aspettando Bojangles, di Olivier Bourdeaut

Quella follia la avevo accolta a braccia aperte, poi le avevo richiuse per stringerla forte fino a restarne infuso; ma temevo che una tale dolce follia non fosse eterna. Per lei, la realtà non esisteva.

Titolo: Aspettando Bojangles
Autore: Olivier Bourdeaut
Editore: Neri Pozza
Numero di pagine: 141
Prezzo: € 15,00
Sinossi: Immaginate di essere un bambino e di avere un padre che non chiama mai vostra madre con lo stesso nome. Immaginate poi che a vostra madre quest’abitudine non dispiaccia affatto, poiché tutte le mattine, in cucina, tiene lo sguardo fisso e allegro su vostro padre, col naso dentro la tazza di latte oppure col mento tra le mani, in attesa del verdetto; e poi, felice, si volta verso lo specchio salutando la nuova Renée, o la nuova Joséphine, o la nuova Marylou... Se immaginate tutto questo, potete mettere piede nel fantastico universo familiare descritto dal bambino in queste pagine. Un universo in cui a reggere le sorti di tutto e tutti è Renée, Joséphine, Marylou… la madre. Di lei, suo marito dice che dà del tu alle stelle, ma in realtà dà del voi a tutti, a suo marito, al bambino e alla damigella di Numidia che vive nel loro appartamento, un grosso uccello strambo ed elegante che passeggia oscillando il lungo collo nero, le piume bianche e gli occhi di un rosso violento. Renée, Joséphine, Marylou, o anche, ogni 15 febbraio, Georgette, ama ballare con suo marito sempre e ovunque, di giorno e di notte, da soli e in compagnia degli amici, al suono soprattutto di Mister Bojangles di Nina Simone, una canzone gaia e triste allo stesso tempo. Per il resto del tempo si entusiasma e si estasia per ogni cosa, trovando incredibilmente divertente l’andare avanti del mondo. E non tratta il suo piccolo né da adulto né da bambino, ma come un personaggio da romanzo. Un romanzo che lei ama molto e nel quale s’immerge in ogni momento. Di una sola cosa non vuole sentire parlare: delle tristezze e degli inganni della vita; perciò ripete come un mantra ai suoi: «Quando la realtà è banale e triste, inventatemi una bella storia, voi che sapete mentire così bene». La realtà, però, è a volte molto banale e triste, così scioccamente triste che occorre più di una prodigiosa arte del mentire per continuare a gioire del mondo.

                                            La recensione
Quando la realtà è banale e triste, inventatemi una bella storia, voi che sapete mentire così bene.
Ho mangiato paella a pranzo – ma del tipo surgelato, in busta, senza poesia – e mentre scrivo ascolto il blues di Nina Simone, allegro e struggente proprio come mi assicuravano, giusto per tenerli con me un altro po', un'altra giornata. I protagonisti di un romanzo piccino, dico, e arrivato a sorpresa, che si legge in un attimo ma resta. Eccome, se resta. Al pari di quelle storie, di quelle persone, con cui ridi e scherzi, inconsapevole della commozione a tradimento. Lo dicevano le fascette, me lo assicuravano i colleghi blogger. Onestamente, però, Aspettando Bojangles non me lo aspettavo così. Dell'idea che fosse troppo surreale, poco Neri Pozza, mi ricordava – a un'impressione superficiale, almeno – La schiuma dei giorni, del compianto Boris Vian. Che mi era piaciuto, a modo suo, e ricordo ancora nel dettaglio (come scordarsela, d'altronde, una storia così azzardata?), ma non ero pronto a qualcosa di simile: non in un momento simile. Nella sensibilità di Olivier Bourdeaut, esordiente bravissimo e francesissimo, c'è qualcosa dell'estro di Gondry, eppure abbondano le suggestioni e i colori di un Jeunet: a unire il cinema dell'uno e dell'altro, la costante della deliziosa Audrey Tautou, bravissima e francesissima pure lei. Sono abbastanza duecento pagine per racchiudere una saga familiare in pillole, vera, e adorabile, e disarmante? Bourdeaut, mi pare chiaro, dev'essere magico al pari dei suoi protagonisti. Una famiglia di tre persone, che basta a se stessa così. Con il mondo contro, i pugni chiusi, il proposito di bere per dimenticare. L'amarezza va giù con le bollicine. Loro, intanto, ballano, festeggiano, vivono la vita – e l'amore – come fosse un eterno compleanno. Si danno del "voi" e, quando fioriscono i mandorli, scappano ad abbronzarsi nel loro castello in Spagna. Testimone di una tenerezza rara, paggetto di un matrimonio sui generis e figlio desiderato, il protagonista legge i diari del padre, George, per sapere come ha conosciuto la sua anima gemella. Una donna che dà a tutti del voi – anche alle stelle, anche al figlio – e che ogni giorno chiede di essere chiamata con un nome alternativo. Renée, Marylou, Joséphine, però, sono mille facce della stessa persona. Una visione in abiti da charleston che, a bordo piscina, con le piume nei capelli e un cocktail in mano, dice a George, uomo d'affari, che è tale e quale al soldato prussiano raffigurato sul suo caminetto. Ha immaginato di sposarlo, quel soldato, notte e dì. Così, dopo la festa e una fuga in macchina, conoscenti e poco più, i genitori del narratore si sposano e ballano la Simone sul sagrato. La ballerina sfacciata, però, si accende e si spegne, come una luce ad intermittenza: all'interno, è rotta. 
La mamma, quindi, da regina della casa, diventa regina dei dementi, in un istituto per arginare il danno. La si chiude in soffitta, nelle sue giornate no, per evitare che faccia male a se stessa e ai propri cari. C'è cura per la donna che ha cento nomi, ma un solo cuore malandato? C'è speranza in una fuga impossibile, sulla scia della salvezza? Ci raccontantano l'attesa del signor Bojangles, tanto simile alla chimera di Becket, le pagine di un'autobiografia tragicomica, lasciataci in eredità, e le parole di un diretto testimone: un bambino con una mamma instabile, un padre succube e un uccello esotico per migliore amico. I suoi genitori lo lasciano restare sveglio fino a tardi. Permettano che faccia un tiro con la sigaretta, perché adora fare gli anelli con il fumo e deve esercitarsi, per farne di perfetti. Beve qualche drink di straforo e sa, nelle stanze da letto, cosa fanno gli ospiti con le ospiti. Lo ritirano da scuola; i maestri giudicano e non capiscono. Gli fanno vivere una vacanza che perdura, su di giri. Dandosi alla pazza gioia. Un pessimo modello per qualcuno, ma sono innamorati ribelli che si sono trasformati in genitori – e amici, soprattutto – che fanno invidia. E non per i party che non finiscono, ma perché tra separazioni e lotte per l'affidamento, la lontananza da casa e  altri mali delle famiglie contemporanee, tutti e tre ci insegnano che è possibile e doveroso amarsi come la prima volta. Cercarsi, anche nel momento del bisogno. 
E se il bisogno non passa più? Se il momento si estende per un'intera esistenza? Allora ci si trasferisce lì: chiaro. Si fanno i bagagli e la follia, in coppia, è un fardello tollerabile. Com'è che si dice? Mal comune, mezzo gaudio. Aspettando Bojangles è irresistibile, lunatico, e non c'è trucco e non c'è rimedio. Leggerlo, però, sarà la vostra migliore pazza idea; la cura. 
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Nina Simone – Mr. Bojangles

20 commenti:

  1. Ciao Mik, come sempre splendida recensione.
    Ho finito questo libro in settimana ed io forse non ero pronta sul serio, o forse non sono riuscita ad andare in oltre una storia che poi in realtà non è una storia. :(

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    1. Ma come? Per me è una signora storia, invece!
      E poi, tra tutti i drammi e i romanzoni storici Neri Pozza, per carità, di gran classe, questo mi è sembrato una boccata d'aria fresca. Li ho molto amati, loro. :)

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  2. Già nella mia chilometrica WL. Recensione, inutile dirlo, davvero bella!
    Ciao :)

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  3. Ogni tanto rileggo l'epilogo, con Nina Simone in sottofondo ed è sempre magico. Vedo che alla fine il corriere è passato :)

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    1. E' passato, e ha lasciato anche Vani. :)

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    2. Io la aspetto in settimana, questo ritardo non mi dispiace però ché altrimenti tutti i buoni propositi per la Sessione vanno a farsi benedire; poi, al momento, sono comunque in buona compagnia. :)

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    3. Meglio così! Io, stranamente, non ancora sento la stanchezza della estiva, nonostante ritmi assurdi: con il trasloco, ho dovuto recuperare tanto tanto tempo perso.
      Tra Basile e Alice, però, c'è chi mi trama contro... ;)

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  4. Un'altra bellissima recensione! :) Ricevuto a sorpresa, cosa aspetto a leggerlo? Avevo una mezza idea di portarlo in vacanza, ma non so se riuscirò ad attendere tre settimane :/

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    1. Sarebbe un peccato, però. Si legge in un attimo.
      Ps. Cavolo, tra tre settimane già è giugno! Non ci posso pensare! :/

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    2. Mi sa che lo faccio fuori prima :P Sì, già giugno! Per ora ho messo da parte quattro libri, per una settimana dovrebbero bastare, altrimenti ho sempre l'ereader >.<

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  5. Oh che bello! Qualcuno che ha amato questa storia quanto me. Cominciavo a sentirmi aliena ;)

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    1. E' Daniela, nel commento più giù (o più su?), l'aliena!
      Cattiva Daniela! :-P

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  6. Sono curiosa di leggerlo.
    un saluto da Lea

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  7. Ho amato questo romanzo follemente, è piovuto dal cielo con tutto il suo carisma e mi è entrato dentro, non so se riuscirò a esprimere ciò che ha significato per me a parole, non sono brava come te io ;-)
    Ti leggo mentre ascolto la canzone che hai aggiunto alla fine della recensione...amo Nina Simone e ammetto di aver riavvolto il nastro parecchie volte durante la lettura del libro.
    Grazie per questa recensione, sentita, coinvolgente e intima.

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