Visualizzazione post con etichetta Interviste. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Interviste. Mostra tutti i post

lunedì 3 luglio 2017

Premio Bancarella 2017: La parola ai librai

Ciao, amici! Manca pochissimo, ormai, alla proclamazione del vincitore del premio Bancarella. Il viaggio a Pontremoli, però, nonostante la gentilezza degli organizzatori, è un sogno irrealizzabile nel clou di questa famigerata sessione estiva. Ci si accontenta di seguirne gli sviluppi a distanza, perciò, dopo aver recensito alcuni dei titoli in lizza, parlato delle origini dell'iniziativa, condiviso chiacchierate e ipotesi. Oggi, dopo La Libridinosa e Due lettrici quasi perfette, ho il piacere di ospitare anch'io una delle libraie coinvolte. Avevo un'ampia lista di nomi tra cui scegliere, ma poca mobilità. L'occhio mi è caduto allora sulla cartolibreria gestita da Ilaria Barbati, inaugurata dal nonno ottant'anni fa al centro di Lanciano, una cittadina in provincia di Chieti – qualcuno saprà che studio lì, quindi il campanilismo pure ha fatto la sua. Si parla del destino delle librerie indipendenti, delle abitudini dei clienti e di piccole strategie di vendita, ci si sbilancia sul papabile vincitore. E si ringrazia – non so se ci saranno altri post a tema – Ilaria, la pazienza di Amanda Colombo e le colleghe di Bancarellablogger, gruppo Facebook super segreto.

1. Benvenuta, Ilaria. Cominciamo. I lettori che frequentano la sua libreria arrivano con delle idee ben precise su cosa acquistare o tendono a farsi consigliare?
La maggior parte dei clienti, "facilitati" da previe ricerche su internet, spesso si reca in libreria con idee ben chiare e precise! Il consiglio, quando sono predisposti ad accettarlo e sono aperti a eventuali opzioni alternative o integrative alla loro scelta, lo accettano e lo seguono con risultati positivi.
2. Con quale criterio scegliete i libri da esporre in vetrina?
Il criterio utilizzato nella scelta dei libri da esporre spesso si basa sul voler mettere in evidenza le novità, i premi letterari e i libri che riteniamo siano di maggior interesse per un pubblico interessato a letture serie; poi curiamo anche la parte dedicata ai bambini, mettendo in risalto libri e giochi attinenti sia alla stagione, sia alla rilevanza didattico-educativa.
3. Come combattete la crisi delle vendite, la concorrenza delle grandi catene e dei siti di vendita on-line?
La crisi delle vendite, finché come maggior concorrente esisterà internet, non potrà essere debellata! Nel nostro piccolo, oltre alle promo legate alla stagione e suggerite dalle varie case editrici, cerchiamo di coinvolgere la clientela nella frequentazione della libreria con buoni sconto e presentazioni di libri sottoforma di reading e/o spettacoli.
4. Cosa spinge un lettore a scegliere, oggi, una libreria indipendente?
Il motivo che porta un lettore a scegliere una libreria indipendente (purtroppo sempre meno rispetto agli acquirenti dei centri commerciali e di internet) è dato innanzitutto dalla possibilità di avere un contatto diretto con l'esercente, il che gratifica non solo da un punto di vista relazionale ma anche di consulenza e di guida, poi importante anche l'accoglienza, con la predisposizione di sale lettura, che possano mettere a proprio agio il lettore e effettuare i propri acquisti in relax.
5. Cosa pensa dei blog letterari?
I blog letterari li seguo poco, in quanto preferisco lo scambio di opinioni vis-à-vis, però non nego che siano uno spunto importante per analizzare le diverse tendenze e le diverse opinioni.
6. Ci consigli un libro.
Il mio genere è il poliziesco (Manzini, Carofiglio, ma anche Malvaldi; un "sui generis", quindi un titolo qualsiasi di uno tra questi autori è sempre ben consigliato!), ma ultimamente ho molto apprezzato Grossman, Che tu sia per me il coltello.
7. A proposito del Bancarella: su quale dei romanzi della sestina punterebbe?
Tra i titoli proposti, preferisco il libro di Alessandro Barbaglia, La locanda dell'ultima solitudine, dove le attese di Viola e Libero si riflettono su quelle che ognuno di noi coltiva.Un gioco di metafore che accompagna il lettore verso un'analisi del vissuto quotidiano.

martedì 9 dicembre 2014

Comunque sono andato alla presentazione di Donato Carrisi.

No, non ho un titolo più brillante. Mi dispiace.
Avevo messo, prima, data, due punti e “incontro con Donato Carrisi” tra virgolette, ma faceva troppo temino. Già così sembra il resoconto della gita al caseificio in quarta elementare, ma potevo forse non parlarvene? 
1. Da me non viene mai nessuno; 2. Sono passato da "da me non viene mai nessuno" a "mamma, da me è venuto un autore tradotto in non so quanti paesi"; 3. L'ho recensito qui, qui e qui e sapete che lo adoro. Da oggi di più.

Correva il mese di ottobre. Tempo di belle uscite e di belle notizie. Dopo la parentesi estiva, dopo le ferie e il mare, era tempo di tornare a lavoro. Io in realtà non avevo mai smesso di scrivere. Ma scrivere non è un lavoro e quando non scrivo aspetto. Impazientemente, aspetto. Posta, email, annunci importanti. Aspettavo l'ultimo libro di Donato Carrisi, e poi il momento era arrivato; poi l'avevo letto. In due giorni frenetici, in cui non c'ero stato per nessuno: neanche per il mondo. Lo avevo concluso in tarda serata e, in cucina, con la lavastoviglie che gorgliova, avevo iniziato a scrivere da zero una recensione che avesse un senso. Io ci tengo sempre – ai sensi, dico, a alle recensioni fatte col cuore e il cervello connessi – ma questa volta un po' di più. Donato Carrisi mi aveva scritto, l'anno precedente, e speravo lo facesse ancora. Così scrivevo che era quasi notte; così pensavo a un post che dicesse tutto, però senza svelare niente. 
Finisco, vado a dormire. Il mattino successivo rileggo, invio il pezzo alla Longanesi e il buon Tommaso, che quando escono Carrisi e la Gazzola tormento puntualmente, mi ringrazia (lui che è uno dei pochi addetti stampa a leggere sul serio ciò che i blogger scrivono) e mi anticipa una cosa bellissima. L'autore verrà dalle mie parti a presentare Il cacciatore del buio. Correva il mese di ottobre, allora, e all'incontro mancavano due mesi. Scrivevo la data e l'ora sui post it, tra le bozze del cellulare, sul calendario: aspettavo. Ma questa volta qualcosa di più grande. Quando per strada hanno iniziato a fare capolino le luci e i Babbi Natale armati di trombetta, mi sono accorto che c'eravamo quasi. Il sei dicembre era alle porte. Quel weekend non sarei tornato a casa. Ho passato la festa dell'Immacolata in solitario, ma con una pila di libri autografati sul comodino, ché sono meglio delle lasagne di mamma e del presepe coi parenti. Quelli ci sono ogni anno, e da vent'anni. Quando mi ricapitava Donato Carrisi? 


Salto indietro. Zoom su di me. 
Causa università, vivo a Chieti da un anno e mezzo – Chieti è provincia, anche se nessuno lo sa, quindi non vi posso dire in provincia di dov'è: Chieti Chieti, insomma – ma non la conosco. O meglio, non c'è niente da conoscere. C'è un paese da raggiungere sul cucuzzolo di una montagna con il filobus, l'università, quattro case tutt'intorno e il Megalò, l'unico pregio di una città in cui piove sempre e a dirotto. Una Londra sfigata. L'incontro non era al Megalò, ma al Centro Commerciale D'Abruzzo. Qui non ho una macchina, rubarne una per l'occasione mi sembrava troppo, quindi c'era una cosa sola da fare: studiarsi gli orari dei mezzi pubblici, anche se era sabato e nei giorni festivi è un macello più del solito. Il giorno prima, venerdì, il mio febbricitante fratello minore – che accusa per la febbre la circolare strapiena e la gente malata di ebola, dice, che tossiva; non le sigarette fumate in pigiama sul balcone, ad orari assurdi – decide di venire a trovarmi. Mi avventuro verso questa misteriosa meta con lui, dunque, anche se io non so bene dove andare e anche se lui non è troppo convinto. Non è un lettore: libri uguale noia. La circolare ci ferma nel bel mezzo della zona industriale. Dieci minuti a piedi, il rischio costante di essere stirati dalle macchine, il centro commerciale all'orizzonte come un miraggio. Fratello va in giro a fare compere, io aspetto in libreria. Sfoglio qualcosa nell'attesa, ma non compro niente: nello zaino ho La donna dei fiori di carta, L'ipotesi del male, Il cacciatore del buio. Gli altri due non entravano in valigia e avevo un po' di vergogna a portare le mie copie, ormai rovinate per il troppo uso. Aspetto, sfoglio altri libri, mi rigiro i pollici e Donato Carrisi non arriva. Giusto farsi aspettare, ma non troppo. In quel momento mi dicono che sto aspettando a vuoto, perché l'incontro non è lì. Sono un dannato genio incompreso. Hanno messo una specie di tendone all'esterno, tra nastri colorati e nodi di luci natalizie che sembrano parte di una scena del crimine nel bianco covo di Babbo Natale e della Befana. Arrivo io e tutte le sedie sono piene. Cavolo.
Arrivo, dico Cavolo!, e non ci faccio caso: accanto a me c'è Donato. Lo capisco quando mi viene incontro gente armata di penne e assetata di autografi. So cosa state pensando: nessuno, in realtà, mi aveva scambiato per Johnny Depp, tipo, e non c'erano lettori di Diario di una dipendenza che volevano pugnalare a colpi di biro quel rompipalle che intasa le loro home ogni giorno con post di indicibile inutilità come questo qui. Quella piccola folla era per lo scrittore che avevo riconosciuto dopo. Non so come lo immaginavo: uguale e diverso. Noto che è alto come me, centimetro più, centimetro meno, e la cosa me lo rende ancora più simpatico. Ha la barba lunga, camicia bianca, pochette nel taschino. 
Lui sorride, firma copie a volo e mentre i lettori starnazzano io vado e rubo il posto a chi si è alzato. Ma sì. E mi piazzo in primissima fila, proprio davanti a lui. Mentre mi siedo, sento una ragazza che gli chiede di dedicare il libro a Lisa. Come Lisa dagli occhi blu, dice, anche se lei poi non ha gli occhi blu. Be', risponde Donato, è un po' come se mi avessero chiamato Donato dai capelli biondi! Mi raggiunge mio fratello, con una busta di Piazza Italia in mano e la faccia sofferente di chi pensa “ma che palle, quando finisce 'sta cosa?” - lui è il fratello bello, come noterete dalla foto; io sono quello che cerca di compensare leggendo. Gli comunico con gli occhi “ma stai zitto” e quando Donato Carrisi comincia a parlare vedo che Diego posa la busta a terra e si rilassa. Sulla sedia rubata a “chi è andato a Roma e ha perso la poltrona” si sta più comodi e quando Donato parla non c'è noia. E' da sabato, adesso, che Diego dice di voler leggere qualcosa di Carrisi. C'è chi scrive, come diceva il personaggio di Scamarcio nello splendido Mine Vaganti, perché non sa parlare. Capisco dopo un attimo che Donato Carrisi non è parte della categoria di autori taciturni e timidi: ho davanti una delle persone più carismatiche e affascinanti che abbia mai incontrato. Ci racconta, si racconta; ci diverte e ci intrattiene. Ci dice di non chiedergli se è parente di Albano e, soprattutto, di non metterlo alla prova con l'arduo ritornello di Nel sole. Parla dei casi di cronaca nera e interroga il pubblico: ricordiamo tutti i nomi dei colpevoli, nota, ma non quelli delle vittime. Perché? Ci dice di quando una bellissima sconosciuta in treno gli ispirò La donna dei fiori di carta e una lettera d'amore scarabocchiata sul bordo del Corriere della Sera; di quando abbandonò tutto e si rifugiò in un trullo (ma guai a definire i suoi polizieschi “thruller”!) per scrivere Il suggeritore; del pregiudizio nutrito dagli italiani verso gli autori italiani; della passeggiata col Penitenziere che ha ispirato il misterioso Marcus del Tribunale delle anime. Ci incanta. Il microfono gira tra il pubblico, ma mi conoscete, non sono il tipo da microfoni e domande. L'incontro è durato un'ora che però è sembrata troppo poca. Capisco cosa diceva Bergson quando parlava di tempo soggettivo e oggettivo; di tempo che vola. Ci si alza tutti, perché è il momento degli autografi. Tutti hanno portato un solo libro (principianti!) e io mi metto alla fine della coda umana, trovando come complice una ragazza della mia età che i libri invece li ha portati tutti e cinque. Mi avvicino e non sono agitato o intimidito. Non è da me neanche la calma, ma Donato Carrisi sa scrivere e sa come non mettere a disagio chi ha davanti. E' amichevole, simpaticissimo, gentile; ti stringe forte la mano, ti mette il braccio sulle spalle per fare una foto. Non pensavo l'avrei fatto, e invece sì. Mentre firma le mie copie gliela butto lì. Sono sicuro non se ne ricorderà, ma ci eravamo sentiti per una o due recensioni qualche tempo fa. Scrivo su Diario di una dipendenza. Gli do un po' del tu e un po' del lei, nel dubbio.
Alza lo sguardo dalla carta e mi guarda. Noto come un lampo di riconoscimento e mi dice che certo, se ne ricorda. Non so se è vero o no, ma io sono contento. Ringrazio. Per l'autografo; la forse bugia che però mi ha fatto tornare a casa più soddisfatto ancora; la foto che abbiamo dovuto rifare due volte, perché c'era una signora incapace nel pubblico che, al posto di scattare, si era messa di impegno e aveva spento il cellulare. Motivo valido per un omicidio, dico, e lui ridacchia. Dico grazie ancora, perché io faccio sempre a gara di grazie, in caso non fossero sufficienti. Lui ringrazia me; mi chiama per nome. 

sabato 21 settembre 2013

Blogtour: Forte come l'onda è il mio amore, di Francesco Zingoni. Terza Tappa.

Quasi un anno fa leggevo Forte come l'onda è il mio amore, un romanzo che sarebbe finito ai primissimi posti delle migliori letture del 2012, accanto agli ultimi capolavori di J.K Rowling e Stephen King. Quasi un anno fa, della storia e del suo fantastico autore, scrivevo questo: “Zingoni mi ha portato alla deriva, lontanissimo dal mondo e dalla riva. Tra un kolossal hollywoodiano, una melodia new wave, un concerto suonato negli anni ruggenti di Woodstock e un visionario film di Terrence Malick, l'opera prima di Francesco Zingoni è un esordio che gareggia per la perfezione.” Quasi un anno fa recensivo questo romanzo, pubblicato dalla Fazi Editore dopo una piccola Odissea, e, di lì a poco, avrei visto amici e colleghi blogger scrivere pensieri perfettamente in linea con i miei, con parole diverse, ma con lo stesso, identico entusiasmo. 
Come potevo dire di no, quando Monica e Alessia mi hanno proposto di ospitare la terza tappa del blogtour ad esso dedicato? Volevo parlarne ancora e volevo che un fortunato  avesse la possibilità di vincere un copia di questo gioiello di libro – pieno di poesia, intrecci sontuosi, colpi di scena spiazzanti, acque gelide e correnti tiepide. Pieno d'amore. Giovedì, su Books Land (qui), Monica ha ospitato la prima parte dell'intervista; ieri, su Il profumo dei libri (qui), Alessia ha intrattenuto i suoi lettori con un'altra serie di domande e risposte, a cui il gentile e disponibile Francesco ha risposta nella maniera originale e completa che gli è sempre propria. Oggi, invece, a me tocca ospitare la terza tappa del tour: l'ultima prima del giveaway finale, che ospiteremo tutti e tre sui nostri blog domani, 22 Settembre. L'autore, questa volta, ci parla della colonna sonora del suo romanzo d'esordio. Quindi – è il caso di dirlo – buona lettura e buon ascolto. Anzi, buon viaggio. La parola al nostro Francesco...
Innanzitutto, grazie per l'idea della playlist! Mi ha dato il coraggio, dopo un anno, di riaprire il mio romanzo. Poi la musica è il mio argomento di conversazione preferito, potrei andare avanti per ore. Quindi, per non dilungarmi troppo, ho deciso che sarà una playlist un po' particolare: ho scelto solo due canzoni. Delle altre, mi limito a dire che sono tutte legate a un genere particolare: la strana legge emotiva che ci fa amare per sempre la musica dell'adolescenza, mi ha fatto riempire questo libro di grunge. Erano i primi anni '90, e noi (Demian e io) eravamo appunto due (stupidi) adolescenti. 

  - 1 - "Cogli una canzone, e canta una gialla nettarina Fai un bagno, io berrò l'acqua che lascerai". La prima canzone che ho scelto è il cuore stesso del libro. Restando sull'adolescenza, il suo ritornello rappresenta l'anello che tiene saldamente unita quell'età caotica con la mia vita da adulto. C'è un verso bellissimo in quel ritornello. Qualcosa che può sembrare solo una sciocca promessa d'amore tra due ragazzini. E invece, vent'anni dopo, quel verso resta ancora la verità più grande della mia vita.
"Se tu dovessi morire prima di me chiedi se puoi portare un amico." La canzone è "Still Remains", e loro sono gli Stone Temple Pilots.

   
- 2 - La seconda canzone l'ho scelta perché vorrei raccontare dell'uomo che la cantava. La sua storia è poco nota, nonostante la fama raggiunta dal suo gruppo: gli Alice in Chains, una delle icone del grunge. Il suo suicidio non ha avuto lo stesso clamore di quello di Kurt Cobain. A differenza di Kurt Cobain, il suo fu un lento suicidio d'amore. Lui si chiama Layne Staley. Ha un voce unica e una sensibilità che sfiora il patologico. E quando il successo lo travolge, la sua indole autodistruttiva prende il sopravvento. Ma non è un atteggiamento costruito, non lo fa per lo spettacolo. Tra le tante donne che attraversano la sua vita ce n'è una speciale, che forse può salvarlo. Si chiama Demri Lara Parrot. L'unica che Layne ama davvero. Ma il loro sogno dura poco. Il 29 ottobre 1996, a ventisette anni, Demri muore per un'endocardite batterica. Layne non regge più. Lascia la sua carriera all'apice del successo, azzera le uscite in pubblico. Si rinchiude nel suo appartamento di Seattle, dove vegeta per quasi sei anni, incapace di reagire al dolore, estraniato da tutti e tutto. Il 19 aprile 2002 viene trovato senza vita, il corpo tumefatto. E' morto due settimane prima, un'overdose di speedball. La canzone è "Nutshell", degli Alice in Chains. Una nota sul video: è incompleto. Ho scelto proprio questo, tra i tanti disponibili su YouTube, perchè a un certo punto compare una foto di Layne e Demri che si baciano. La trovo commovente.


- 3 - Ok, ho barato. In realtà nella playlist ci ho messo tre brani. Solo che il terzo non è una canzone, ma un poesia. Ogni volta che ammiro un paesaggio particolarmente suggestivo e selvaggio, chissà perchè, questa poesia irrimediabilmente mi risuona in testa. Ma lascio dire ogni cosa ai suoi meravigliosi versi. Fotografata direttamente dal mio libro (sperando che Dylan Thomas non si rivolti nella tomba), questa è "Distesi sulla sabbia".
PS. Ringraziando ancora Francesco e tutti coloro che prenderanno parte a questa preziosa iniziativa, vi lascio un bannerino che ho creato per il Blogtour: se volete, siete liberissimi di esporlo sui vostri blog o sulle vostre piattaforme. Un abbraccio a tutti, e a domani, M.

giovedì 27 settembre 2012

Book Blogger Hunt: intervista a Morna, curatrice di Forgotten Pages!

Ciao a tutti! I più attenti avranno notato una spumeggiante iniziativa che sta spopolando nel mondo dei blogger letterari. Capitanata da Juliette di Sweety Readers e da Denise di Reading is believing, è una caccia al tesoro che vede coinvolti un'infinita di blogger. Ovviamente, anche grazie alle ideatrici che mi hanno gentilmente coinvolto, non me la sono lasciata sfuggire! Per scoprirne di più, continuate a leggere..
Dopo il salto, il regolamento e la mia intervista alla simpaticissima Morna, padrona di casa del blog Forgotten Pages!
In palio ci sono oltre 40 premi, tra libri, e-books e gadgets letterari, per un unico fortunato vincitore! La Book Blogger Hunt inizia oggi lunedì 24 settembre e terminerà il 30 dello stesso mese, anche se le partecipazioni ai Giveaways saranno aperte fino al 4 ottobre! Il 5 ottobre annunceremo i vincitori!
Ecco le regole per partecipare:
-Quest'oggi Juliette e Denise danno il via a una catena di interviste tra Bloggers che partiranno dai loro Blogs e creeranno due percorsi differenti. 
- Voi lettori potrete scegliere quale dei due seguire, infatti entrambi porteranno allo stesso Mega-Giveaway. Cambieranno solo i Blogs che ne faranno parte.
- Ogni giorno sei Bloggers - tre per il percorso di Juliette e tre per quello di Denise -, pubblicheranno delle interviste e nasconderanno nel proprio post il loro numero preferito.
- Voi lettori dovrete semplicemente annotare tutti i numeri, e una volta terminata la catena di interviste dovrete sommarli ottenendo cosi il codice necessario per partecipare al Mega-Giveaway!
- Il form dei Giveaway - che troverete nell'ultimo Blog di ciascuna catena - è pieno di punti extra, quindi le possibilità di vincere per ognuno di voi sono davvero altissime!
- In ogni Blog troverete un'intervista diversa con divertenti domande e curiosità sui blogger che seguite! Sarà davvero impossibile annoiarsi!
- Ricordate di commentare almeno un post per ogni percorso, per confermare l'effettiva partecipazione all'iniziativa!
- Per non creare confusione Juliette ha creato una pagina in cui potete trovare tutti i Blogs di ogni percorso (qui), quindi una volta terminata la catena di interviste, ricordate di controllare se avete visitato tutti i Blogs.


lunedì 23 luglio 2012

Io sono Heathcliff: Matt per README & REPLY

Cari lettori, dopo l'assegnazione di una copia del romanzo La Profezia del Lupo, quest'oggi un'intervista un po' speciale che mi è stata fatta dalla simpatica autrice Desy Giuffrè.. o meglio, da uno dei personaggi del suo recente romanzo d'esordio: Io sono Heathcliff (La recensione qui) – consigliato fortemente per una lettura romantica e piacevole in questa lunga e calda estate, che, finalmente,ci sta dando un po' di tregua.
L'intervista è parte della rubrica settimanale “Readme & Reply”, ideata da Desy sul bellissimo blog Holly Girls, e, ogni lunedì, viene ospitata da un blogger nel suo piccolo angolino cybernetico. Questa settimana, con mio grande piacere, è giunto il mio turno! Ad intervistarmi, è Matt, anima fragile e inquieta e migliore amico di Damian, protagonista maschile del romanzo. Buona lettura e buon divertimento!
 
- Un allegro saluto a tutti i lettori di Mr. Ink : Diario di una dipendenza! Sono già elettrizzato all’idea di prendere parte a questa divertente iniziativa e, se proprio devo essere sincero, mi ritengo davvero fortunato ad avere l’opportunità d’intervistare Mik, ragazzo in gamba e pieno di risorse, visto il grande impegno che riversa qui, nel suo angolo di letture e condivisioni.
Un saluto a te! Il piacere è solo mio. Questa è la mia primissima intervista e, certamente, negli anni sarà anche quella più originale e curiosa che mi proporranno. E' strano trovarti, Matteo, non solo tra le pagine di Io sono Heatchliff, ma anche nel mio salotto virtuale!

- In questa terza puntata  di “Readme and reply!” -la prima intervista da personaggio a blogger che vede come centro della nostra chiacchierata letteraria con Mik, il romanzo Io sono Heathcliff, sequel paranormal romance tratto dal classico Cime Tempestose, uscito lo scorso Marzo per Fazi Editore- cercheremo di approfondire alcuni aspetti del mio personaggio -Matteo- un po’ lasciati al caso, un po’alla fantasia del lettore e, perché no…al destino di un ruolo apparentemente insignificante, al quale è invece affidato un compito di rilievo nel quadro tematico giovanile della storia a cui ha preso parte…Matteo è il migliore amico di Damian. A dire il vero, sono il suo unico amico. Sebbene, al contrario di lui, provenga da una famiglia agiata e rubi senza un perché evidente. Su cosa pensi sia quindi basato il nostro legame?
Sul fatto che vi siete riconosciuti come anime affini. Entrambi in fuga da legami familiari troppo soffocanti e da aspettative troppo elevate. Siete in cerca della vostra libertà e della vostra autonomia. Damian cerca di fuggire dal suo mondo, mentre tu, invece, sperando di trovare te stesso – un po' per ribellione, un po' per incoscienza giovanile - vuoi entrare a farne parte.

- Sapresti descrivermi in tre aggettivi?
Ribelle, alla perenne ricerca di risposte, fuori dagli schemi.

- Uno come me potrebbe avere tutto dalla vita. Eppure, invece di trovarmi un altro diversivo, preferisco andare in giro a scippare la gente. Nel mio specifico caso, sapresti trovare una spiegazione al comportamento che assumo in Io sono Heathcliff?
In te regna talmente tanto caos, talmente tanta confusione, che ti porta ad agire quasi come se, mettendo a soqquadro il mondo, potessi adattarlo al tuo complesso animo. Ti senti disorganico alla prigione dorata che i tuoi genitori hanno eretto attorno a te, quindi, tu che hai tutto, esplori il lato oscuro della medaglia, per vedere se negli occhi di coloro che non hanno nulla – denaro, scrupoli, legge.. - sia possibile leggere parte dello stesso tormento. Ti metti alla prova con gesti estremi e prove pericolose per vedere se il tuo cuore pulsa ancora, o se, invece, è stato anestetizzato dal gelo che regna in una famiglia in cui l'apparenza è tutto. 
 
- La mia amicizia con Damian ha in qualche modo influito nelle sue decisioni?
Voi vi siete trovati pur non volendolo e la vostra amicizia, sincera e disinteressata, come ogni amicizia che si rispetti, ha cambiato entrambi, rendendovi esattamente le persone che hanno agito tra le pagine di Io sono Heathcliff. Senza, forse, tutto sarebbe stato diverso e vi sareste trovati protagonisti, vostro malgrado, di un'avventura del tutto diversa, in cui voi due non vi siete mai conosciuti e in cui le vostre scelte non sono influenzate dallo stretto legame con l'altro.

- Più in generale, sapresti trovare un motivo di fondo all’esistenza della criminalità giovanile? Cosa può spingere un ragazzo a diventare schiavo della strada, piuttosto che ad impegnarsi nel realizzare i propri sogni?
Una rabbia viscerale verso tutto e tutti, l'insoddisfazione di non apprezzare il volto che vediamo riflesso nello specchio e che stentiamo a riconoscere come nostro, il bisogno di lasciare un segno in un mondo che corre troppo veloce e la voglia di portare un po' del marcio che si ha dentro all'esterno, contagiando inevitabilmente il mondo.
Le cause, per me, non sono la fame e la disperazione. La malavita, paradossalmente, è un qualcosa di molto raffinato, che ha leggi tutte sue e che, prese le debite distanze, potrebbe essere paragonata alla struttura piramidale di una sorta di monarchia. Chi ha fame, chi non ha nulla di cui sopravvivere, non si legherebbe di certo a simili istituzioni.

- Sono più i giovani disagiati o i “figli di papà” che decidono di darsi al brivido della malavita? 
Penso di aver già risposto sopra. I figli di papà.
Gli altri hanno bisogni più importanti e istinti sì più brutali, ma anche nati da significativi disagi di fondo.

- Ad un certo punto della storia, sembro uscire di scena per poi ricomparire. Avresti preferito che non abbandonassi mai lo scorrere della trama, o pensi che lo spazio occupato dal mio personaggio sia adeguato al ruolo che riveste all’interno del romanzo?
Penso che, come nel caso dell'affascinante Laura, il tuo personaggio avrebbe potuto assumere un ruolo più rilevante e, in tal caso, la tua momentanea sparizione dalle vicende sarebbe potuta apparire un tantino improvvisa. Invece, la tua ricomparsa nel capitolo finale, non crea sconcerto nel lettore, in quanto è perfettamente adeguata allo snodo della storia e alla rilevanza del tuo ruolo nel resto del romanzo.

- Il finale che mi riguarda: te lo aspettavi o si è rivelato una sorpresa?
Il “tuo” finale è in perfetta armonia con l'atmosfera da fiaba che, tra le righe, sembra pervadere tutto il romanzo e abbracciare perfino le situazioni più nere in un'aura luminosa e dolcemente surreale. Me lo aspettavo, ma non mi è affatto dispiaciuto. Tutt'altro.
La realtà filtrata dalla delicata prosa di Desy appare migliore e si è portati naturalmente a sperare per un lieto fine d'effetto e sempre gradito!

- Al posto di Damian, saresti stato felice di avermi come amico? 
Sei un amico leale. Uno spirito inquieto, ma dall'anima e dal cuore grande.
Io, pur essendo apparentemente una persona fragile, ho le idee chiare su cosa vorrei fare della mia vita, quindi la potenziale amicizia tra noi potrebbe scrollarmi di dosso un po' della mia serietà e della mia prevedibilità e arricchire te di valori nettamente più positivi di quelli che la strada ti ha insegnato. Potremmo cambiarci in meglio! 
  
- Grazie mille per aver risposto alle mie domande, Mik! Sei stato gentilissimo, ti porgo ancora i miei complimenti per Mr. Ink: Diario di una dipendenza, e mando un caloroso saluto a tutti i lettori. See you soon! 
Grazie a te! Mi sono davvero, davvero divertito! :-)

martedì 24 aprile 2012

Muses, di Francesco Falconi: Anteprima e Intervista all'autore!

Il prossimo 15 Maggio, dopo il sorprendente Multiversum, la Chrysalide - nuova, innovativa collana della Mondadori - torna nelle nostre librerie con un avvincente fantasy italiano, che mescola con maestria unica inusuali elementi mitologici e serrate atmosfere da thriller. Ambientato tra Roma e Londra, Muses è dotato di un fascino misterioso ed arcano, capace di offuscare ferocemente la luce delle prossime novità internazionali: Dreamless e Il dono delle furie. Fortemente incuriosito dalla particolarità della trama e della forza dei temi affrontati, approfittando della disponibilità dell'autore, ho intervistato per voi Francesco Falconi. Vi ricordo che, a breve, in tutte le librerie, edito dalla Piemme, ci sarà il nuovo fantasy dell'autore, scritto a quattro mani con Luca Azzolini. Si tratta di “La regina dei senzastelle”, atteso sequel della serie Evelyn Starr. 

Titolo: Muses
Autore: Francesco Falconi
Editore: Mondadori
Numero di pagine: 320
Prezzo: € 17,00
Data di pubblicazione: 15 Maggio 2012
Sinossi: Quando scappa da Roma  diretta a Londra, coperta di tatuaggi e piercing, Alice sente che la sua vita potrebbe cambiare per sempre. Ha appena scoperto di essere stata adottata, ma per lei questa  notizia è quasi un sollievo. Cresciuta con un padre violento e una madre incapace di esprimere il proprio affetto, ora Alice deve scoprire le sue radici e l’eredità che le ha lasciato la sua vera famiglia.
Decisa, risoluta, ribelle, è una violinista esperta ed è dotata di una voce straordinaria. Ed è proprio questa voce a guidarla verso la verità: le antiche nove Muse, le dee ispiratrici degli esseri umani, non si sono mai estinte.
Camminano ancora tra noi. I loro poteri si sono evoluti. E Alice è una di loro.
La più potente. La più indifesa. La più desiderata da chi vorrebbe sfruttarne gli sconfinati poteri per guidare gli uomini, forzarli se necessario, fino alle conseguenze più estreme.
Ma un dono così può scatenare l’inferno.
E sta per accadere.

1) Ciao Francesco! Benvenuto su “Mr. Ink – Diario di una dipendenza”. E' un grande piacere averti qui con noi. Presentati brevemente ai nostri lettori. Chi è Francesco Falconi? Ciao! Un saluto a tutti i lettori! Dunque, sono un appassionato di lettura e genere fantastico, scrivo da circa 6 anni, con un totale di 13 pargoli. L’ultimo s’intitola “Muses” , edito da Mondadori. Ho anche un sito, www.francescofalconi.it, dove potrete trovare i miei contatti facebook e twitter.

2) Una domanda che, per rompere il ghiaccio, rivolgo spesso ai miei “ospiti”: cosa rappresenta, per te, scrivere e quando hai capito che sarebbe diventato il tuo futuro. Guarda, ti copio-incollo una frase che lasciai per un’intervista a Panorama, e che ancora mi rispecchia:
«La scrittura non è un mestiere. Non è un hobby. Né una passione. È un’esigenza di cui non si può far a meno. Perché senza ti senti soffocare. E sai che è l’unico modo per liberare quella bestia che ti strangola. Se provi questo, allora vuol dire che hai una bella storia da raccontare.» La scrittura il mio futuro? Domanda tosta, perché non sono solito fare programmi a lungo termine. Senza dubbio è il mio presente, ed è quello che conta.


3) Consigliaci un autore, un libro o un film che hanno rivoluzionato il tuo mondo, rendendoti quello che sei adesso. Rivoluzionato è un aggettivo pericoloso, perché ci sono tanti libri e film che mi sono piaciuti. Il Labirinto del Fauno, per esempio, è un film che mi ha davvero meravigliato e che riguardo sempre con piacere. Idem per i libri: adoro Gaiman e Stroud, per esempio. Ma ultimamente anche Nicholls, Franzen e McCarthy. Devo sicuramente molto a Michael Ende: è stato lui a ispirarmi Estasia e il desiderio di scrivere una storia che fosse tutta mia.

4) L'attesa per Muses, il tuo nuovo romanzo, è alle stelle! Per ora, i dettagli sulla trama sono pochi e nebulosi. Questa cappa di mistero che lo avvolge non fa altro che renderlo ancora più affascinante. Che cosa dovrebbero aspettarsi tutti quei lettori che hanno intenzione, il 15 Maggio, di fiondarsi in libreria per acquistarlo? Tu come definiresti questa tua  nuova “creatura”? Sai, avere delle forti aspettative verso un romanzo è spesso un’arma a doppio taglio, per cui ci vado molto cauto. Muses è un libro che per me significa tutto, è la svolta nella mia produzione letteraria. Una storia difficile, cruda e davvero sentita. La protagonista Alice, così tormentata per il suo vissuto, è stata la prima ispirazione, proprio come l’arte e più in particolare la musica. Muses nasce proprio dalle domande: cosa accadrebbe se oggigiorno le Muse fossero ancora tra noi? Come riuscirebbero a ispirare gli uomini? Se questo dono fosse portato all’eccesso, cosa succederebbe?

5) Nonostante la tua giovane età, sei già autore di numerosi romanzi, che vanno dai libri per ragazzi, alle biografie e, ancora, all'urban fantasy e al fantasy classico. Cosa lega tra loro titoli apparentemente tanto diversi e, soprattutto, quando è nata l'idea di attingere – con Muses – alla mitologia greca, tornata nuovamente in auge grazie a romanzi come Starcrossed e Il dono delle furie? Il legame tra tutte queste opere sono semplicemente io come autore. Il mio percorso, la mia vita che pian piano è cambiata. Ogni romanzo rispecchia un momento della mia vita: gioia, desiderio di divertimento, depressione, spesso con cambi e salti nel vuoto. I lettori più affezionati lo sanno, anche perché non amo ripetermi. In realtà quando ho iniziato a scrivere Muses, 4 anni fa, non esisteva nessun libro sulla mitologia greca. Perdonami, non conosco né ho letto Starcrossed…La scintilla del romanzo è stata proprio la motivazione che ho spiegato nella domanda precedente. Non aspettatevi però “troppa” mitologia. A me piace reinventare situazioni e idee.

6) In molti dei tuoi precedenti romanzi, ti sei divertito a dare sfogo alla tua trascinante fantasia, creando mondi immaginari e terre misteriose. Perché hai deciso di ambientare Muses nella meravigliosa e caotica Londra? Ambiento i miei romanzi in città che conosco bene. Muses,  infatti, inizia nel cuore di Roma, per poi proseguire a Londra. Adoro queste due capitali, così misteriose e dense di storia e leggende.

7) Come ho recentemente chiesto al tuo collega Leonardo Patrignani, se il tuo ultimo romanzo diventasse un film, quali attori sceglieresti per dare vita  ai tuoi personaggi e a quale regista affideresti la regia della pellicola? In tutta onestà è una domanda che non mi sono posto… anche perché, per adesso, non voglio forzare l’immaginazione dei lettori. Il bello della lettura, a differenza di un film, è proprio la sua incompletezza: necessita della fantasia del lettore. Perché rovinare questa magia?

8) Per tutti quelli che da un po' seguono con ammirazione e attenzione il tuo lavoro, è palese un'altra tua grande passione: la musica. Quali artisti, con i loro album, hanno accompagnato la stesura di Muses e quale sarebbe la colonna sonora ideale per il romanzo? Muse, Skunk Ananise, Lady Gaga, Emilie Autumn, Madonna. E li troverete nel romanzo.
9) Svelaci il tuo segreto! Dove trovi il tempo e le idee per scrivere tanti romanzi? Cosa ti è di ispirazione? Nessun segreto. La scrittura mi completa, per cui non faccio fatica a scrivere anche di notte. Il mondo che mi circonda è la fonte di ispirazione.

10) Parlando di miti, ti va di sfatarne uno con me? Dimostraci che la competizione tra gli autori italiani non è più tanto marcata quanto un tempo! Conoscendo un po' i tuoi interessi e il sostegno reciproco tra te e molti tuoi colleghi, suggeriscici qualcuno dei libri che – in quest'ultimo periodo – hanno fatto capolino sugli scaffali della tua libreria. Senza dubbio Multiversum di Leonardo Patrignani, che ho letto con molto piacere perché sono appassionato anche di fantascienza e universi paralleli. E sono in attesa dell’ultimo libro de La Ragazza Drago di Licia Troisi :)

Dal 30 Aprile in tutte le librerie!
11) Grazie per essere stato qui con noi! Io e i lettori del blog ti facciamo un immenso in bocca al lupo per questa tua nuova, importante avventura. Se ti va, lasciaci con un regalo: una frase di Muses. Spero, alla prossima. Un saluto! «Sono sola, in questa stanza. Un confessionale freddo, asettico e privo di colori, che mi obbliga a rispondere a molte domande. Chi sono, adesso? Un granello di polline trasportato dal vento nel deserto, alla ricerca di un’oasi dove posarsi. Un’oasi che credevo di aver trovato, senza accorgermi che tutto attorno a me stava già appassendo. Mi sono abituata a odiare il mio corpo. A polverizzare la mia mente. A stuprare la mia volontà. Adesso ho paura. Perché l’istinto di sopravvivenza si è trasformato in una coscienza che non posso più ignorare. Voglio vivere, voglio salvarmi. Voglio sognare un’Alice migliore, che sovrasti ogni mia altra identità. Una voce che prima di scomparire nel silenzio ha il coraggio di farsi sentire.»

martedì 28 febbraio 2012

Benjamin, un thriller di Federico Axat. Quattro chiacchiere con l'autore!

Esce oggi – martedì, 28 Gennaio – il romanzo d'esordio dello scrittore argentino Federico Axat. Si tratta di Benjamin, un thriller cupo e claustrofobico, carico di mistero e segreti. In molti l'hanno paragonato a The Orphanage, altri al bellissimo The Others. Curioso di saperne di più, ho intervistato per voi il gentile autore, che, direttamente dall'Argentina, si è messo in gioco, rispondendo alle mie domande in un ottimo italiano. Vi lascio con la scheda del romanzo e con la nuova intervista internazionale… la seconda, per Mr. Ink!

La paura diventa terrore quando entra nella tua casa...

Titolo: Benjamin
Autore: Federico Axat
Editore: Sperling & Kupfer
Numero di pagine: 436
Prezzo: € 18,90
Sinossi: Benjamin ha nove anni, una famiglia complicata e tanta voglia di scappare. Quando la madre lo costringe per l'ennesima volta ad andare a casa del vicino, del quale Ben ha una paura tremenda, il bambino decide di ribellarsi. Nascondendosi. Ora sarà sua madre a vivere nel terrore. Mentre lui si rifugia nella soffitta di casa, luogo proibito e abbandonato da anni, i suoi iniziano una disperata ricerca nei boschi di Carnival Falls. Quando i giorni passano e di Ben non si trova traccia, la polizia lo dichiara ufficialmente scomparso. E la famiglia si arrende presto all'inevitabile conclusione: il piccolo è morto. Invece lui è lì, incombe sulle loro teste, li spia attraverso le fessure del pavimento di legno, li vede passare dalla disperazione alla rassegnazione, ascolta i loro discorsi. Così scopre molti segreti, e sono segreti terribili, che riguardano il presente ma soprattutto il passato. Irresistibile, si insinua nella sua testa il desiderio di vendicarsi, e la casa si riempie di tracce misteriose che generano il panico e accendono i sospetti. Chi perseguita la famiglia Green? Chi lascia minacciosi biglietti per casa? Le risposte saranno sconvolgenti. 

 
Quattro chiacchiere con l'autore 

1) Ciao Federico! Grazie per aver accettato il mio invito. Presentati ai lettori italiani, se ti va.
L'autore
Grazie Michele, è un piacere per me farmi conoscere dai lettori italiani. Il mio nome è Federico Axat, sono argentino e scrivo thriller. Mi piacciono i colpi di scena e i finali sorprendenti. Benjamin è il mio primo romanzo pubblicato.Voglio cogliere questa occasione per invitare i tuoi followers a cercarmi sulla mia pagina facebook. Sarebbe bellissimo conoscere i loro pareri.

2) Film e libro preferito?
Questa è facile! Film: Ritorno al futuro. Libro: Pet Sematary

3) Come e quando è nata l'idea per scrivere Benjamin?
Nel 2003 lavorai come ingegnere in Guatemala. Volevo scrivere una storia su un bambino che si nasconde nell'attico della casa. Quando ho iniziato a scrivere mi sono reso conto che l'idea era abbastanza interessante per sviluppare un romanzo. Fino a quel momento avevo scritto soltanto racconti; scrivere un romanzo è stato una grande sfida per me.

4) Io sono un grande appassionato di cinema e, vedendo il booktrailer del tuo libro, molte atmosfere mi hanno riportato alla mente diversi film horror. A tratti sembra ricordare Stephen King, ma molti elementi mi hanno portato alla mente i film “The Orphanage – El Orfanato” e “La cara Oculta”. Che rapporto hai con il cinema e chi sono gli autori che ti hanno più influenzato?
Anche a me piace molto il cinema. Alcuni lettori mi hanno detto che Benjamin ricorda The Orphanage, ma io dico che è solo per l'idea iniziale. Penso che la mia più grande influenza cinematografica sia M. Night Shyamalan, il regista di The sixth sense e Signs. Mi piace l'atmosfera che crea nei suoi film, e la combinazione di suspense e terrore. Non voglio dire che di assomigliare a lui perché sarebbe pretenzioso da parte mia, ma penso che il suo sia un buon esempio da seguire.
Tra le mie influenze letterarie c' è Stephen King, ma penso che quasi tutti i libri che ho letto abbiano contribuito al momento della scrittura.

5) Immagino che scrivere un libro non sia cosa facile e che, ancora più difficile, sia tracciare la psiche dei personaggi. Il protagonista del tuo thriller è Benjamin, un bambino di nove anni. Com'è stato creare il suo personaggio? Per la sua caratterizzazione ti sono serviti studi o ricerche precise?
La cover originale
Ho fatto qualche ricerca minore per questo romanzo, ma nessuna sul personaggio di Benjamin. Mi piace affrontare i personaggi con normalità. Ognuno di noi ha avuto nove anni. Tutti (o molti) siamo stati arrabbiati con i nostri genitori per causa di una ingiustizia (dal nostro punto di vista) e abbiamo fantasticato sullo scappare di casa. E 'quasi sempre un momento di rabbia passeggero. Ma cosa succederebbe se lo facessimo per davvero? Benjamin non ha intenzione di andarsene per sempre; naturalmente, ama suo padre e sua sorella, ed nel fondo anche sua madre, sebbene la sua relazione con lei sia complicata. Vuole solo nascondersi un po ' per dare a loro una lezione. Ma nascosto in soffitta, attraverso le fessure del tetto, Benjamin li osserva attentamente e scopre segreti terribili sulla propria famiglia. Questo cambia tutto e decide di rimanere nascosto.

6) “Benjamin” verrà pubblicato a breve in Italia. Cosa devono aspettarsi i lettori dalla lettura del tuo romanzo ?
Un romanzo divertente, con tante sorprese !

7) Registi come Guillermo del Toro hanno affermato che è la paura dell'ignoto a terrorizzarci maggiormente. Tu hai deciso di ambientare il tuo romanzo in un luogo accogliente e  familiare: la casa del giovane protagonista. Cosa ti ha spinto a fare questa scelta ? Cos'è, per te, la paura?
Non è stata una scelta. La storia è nata in casa del bambino. Mi piace pensare che gli autori non abbiamo molta scelta quando ci raccontano le loro storie ; sono i personaggi a scriverla per te... ma questo , probabilmente, è un modo romantico di vedere la letteratura.Per me la paura ha molti volti. Essere solo è uno dei più orribili. In questo romanzo la solitudine gioca un ruolo fondamentale.

8) Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Il mio secondo romanzo si chiama “La palude delle farfalle” e sarà pubblicato in Spagna nel 2013. Ho completato altri romanzi, e per fortuna continuo a scrivere.

Grazie di essere stato con noi! Sei stato molto gentile. Ti auguro il successo che meriti… a presto!
Grazie a te!!!

lunedì 27 febbraio 2012

Multiversum , di Leonardo Patrignani : intervista all'autore !

Fra un mese esatto – il 27 Marzo 2012 – la Mondadori rilascerà un avvincente urban fantasy tutto italiano ! Si tratta di Multiversum, un romanzo che mescola brillantemente – in un mix unico e sorprendente - azione, amore e fantasia. Curioso di saperne di più, ho intervistato l'autore, che ringrazio per la sua cordialità e per le sue risposte ampie e sincere. Vi lascio con la scheda del romanzo e con l'intervista a Leonardo Patrignani: non perdetela!

Alex vive a Milano. Jenny vive a Melbourne. Hanno sedici anni. Un filo sottile unisce da sempre le loro vite: un dialogo telepatico che permette loro di scambiarsi poche parole e che si verifica senza preavviso, in uno stato di incoscienza. Durante uno di questi attacchi i due ragazzi riescono a darsi un appuntamento. Alex scappa di casa, arriva a Melbourne, sul molo di Altona Beach, il luogo stabilito. Ma Jenny non c'è. I due ragazzi non riescono a trovarsi perché vivono in dimensioni parallele. Nella dimensione in cui vive Jenny, Alex è un altro ragazzo. Nella dimensione in cui vive Alex, Jenny è morta all'età di sei anni. Il Multiverso minaccia di implodere, scomparire. Ma Jenny e Alex devono incontrarsi, attraversare il labirinto delle infinite possibilità. Solo il loro amore può cambiare un destino che si è già avverato.





A TU PER TU CON LEONARDO
1) Ciao Leonardo! Grazie mille per avere accettato il mio invito. Leggendo la tua biografia, ho visto che, nonostante la tua giovane età, hai grande esperienza in molti ambiti. Presentati tu stesso ai lettori.

Ciao Michele! Ti ringrazio per l’ospitalità. Mi chiamo Leonardo Patrignani e la mia vita è sempre stata un vero e proprio Multiverso. A 18 anni ho fondato una band heavy metal e nel giro di due anni ho firmato il mio primo contratto discografico. Ci chiamavamo Beholder, ero autore e cantante del gruppo. Abbiamo pubblicato 3 dischi e suonato su palchi prestigiosi, poi nel 2004 è arrivato lo split. Successivamente ho studiato recitazione per perfezionare quella che era un’altra mia grande passione: il doppiaggio. Sono diventato speaker e doppiatore, e ho avuto la fortuna di prestare la voce per programmi, spot ma soprattutto videgiochi celebri come Call of Duty e Assassin’s Creed. Da anni inoltre conduco e commento gli eventi offline di FIFA, il videogioco di EA Sports, grazie alla collaborazione con il brand Videogames Party che gli amanti delle fiere di comics&games sicuramente conosceranno (non manchiamo un appuntamento!). In tutto questo panorama di attività, non ho mai smesso di scrivere. Da quella storiella sugli exogini (qualcuno se li ricorda?) che mia mamma mi convinse a buttar giù quando avevo solo 6 anni e che conservo tutt’ora in un raccoglitore di preziosi ricordi.

2) Se, fra qualche anno, gli insegnanti chiedessero alla tua bambina il lavoro del suo papà, cosa risponderebbe? Musicista, doppiatore, voce e volto dei tornei di EA Sports o scrittore? Qual è, fra questi ruoli, apparentemente tanto diversi, quello che più ti rappresenta ?
Non c’è un lavoro che mi rappresenta di più. Non c’è una professione, c’è un approccio generale che si riassume in una sola parola: creare. La mia testa è bombardata di continuo da idee e spunti, e se non potessi tradurli su un foglio bianco o su un pentagramma credo che rischierei di implodere.

3) Cosa significa, per te, scrivere? La scrittura è l’incantevole condanna a dar voce a tutti i sogni e le fantasie, la sublime maledizione che ti fa vedere continuamente scenari, personaggi, che ti fa sentire voci… e che ti spinge a mettere insieme le tessere del mosaico, senza che tu abbia un’alternativa. E’ quella melodia straordinaria che ti viene in mente quando stai guidando, e che ti fa correre a casa a trasformarla in una canzone. 

4) Sul finire degli anni novanta, hai pubblicato il tuo primo romanzo.  Labirinto – questo è il titolo - è descritto, sul tuo sito, come un thriller di chiara matrice kinghiana. Quanto ti hanno influenzato i romanzi del “maestro” nella stesura dei tuoi libri ?
Definirei Labirinto non un esordio (fu una piccola stampa fatta più che altro per gli amici e non finì mai nei negozi) ma un primo esperimento di narrazione completa, o perlomeno il primo riuscito. Ero ancora uno studente universitario quando l’ho scritto. Sono sempre stato un amante di King, la mia adolescenza è stata segnata dai dischi dei Queen e dai romanzi del Maestro. Mi ha dunque contagiato, e come potrebbe essere altrimenti? Labirinto risentiva molto di alcune atmosfere cupe e claustrofobiche di matrice kighiana, dunque l’approccio era quello di un thriller psicologico a tutti gli effetti. Ma il mio vero esordio professionale nel mondo editoriale è senza dubbio Multiversum. Diciamo che Labirinto era un promettente “provino”.

5) Multiversum, il tuo nuovo romanzo, è presentato dai maggiori siti come una storia d'amore travolgente e dai toni surreali. Un avvincente urban fantasy a cavallo tra due città lontane e fra due realtà parallele. Com'è nata l'idea che sta alla base del libro?
Nel 2008 ho perso mio papà, nel giro di due settimane. Considerato che ho sempre vissuto con lui (i miei genitori si sono separati quando avevo sette anni e io ero affidato a mio padre), mi si è sgretolato un intero mondo. Il mondo delle mie sicurezze, il mondo dei pilastri su cui si basava la mia intera vita. Multiversum è nato da questa domanda: esiste una realtà parallela in cui le cose sono andate diversamente? In cui lui c’è ancora? Il resto sono stati spunti narrativi, nati non appena ho buttato giù le prime idee su fogli sparsi che sono stati spesso accartocciati e “tirati a canestro” nella mia stanza. Devo confessare che non avevo idea che venisse fuori un romanzo urban fantasy, visto che ero più orientato verso il thriller, da sempre. Evidentemente si è scritto da solo, i personaggi hanno deciso per conto loro e mi hanno guidato in un mondo nuovo.

6) I protagonisti del romanzo sono due sedicenni: Alex e Jenny. Approfittando della tua disponibilità , ti rivolgo una domanda che mi sorge spontanea ogni qualvolta leggo le trame degli urban fantasy più recenti. Come mai la scelta di far ruotare attorno al mondo adolescenziale questo preciso genere letterario?
Ci credi se ti rispondo che non è stata affatto una scelta premeditata? Non conoscevo neanche più di tanto il genere in cui mi stavo avventurando, e solo in seguito ho notato che la maggior parte di questi romanzi hanno protagonisti adolescenti. Nel mio caso dunque, posso risponderti semplicemente che considero quell’età un momento magico di transizione tra l’infanzia e l’età adulta, in cui ci si emoziona ancora senza la disillusione di un trentenne, e si percorre il sentiero della vita con la sicurezza di un adulto e la fragilità di chi ha ancora molti punti di domanda sparsi nell’animo.

7) Non risulta più difficile descrivere l'umore altalenante di un adolescente, anziché il carattere  monolitico di un adulto?
Ti dirò, conosco tanti ragazzi che già a sedici anni dimostrano un carattere ben delineato e un umore “stabile”, e una valanga di adulti lunatici! Peraltro non mi sono avventurato in una storia di depressione o di disagio giovanile, ma in un viaggio stimolante che sradica Alex e Jenny dalla loro situazione apparentemente normale, per portarli altrove. Inoltre penso che un adulto-adulto (di quelli che non tendono all’infinito, come dico io), trovandosi nella situazione di partenza di Multiversum, con tutta probabilità avrebbe pensato: “ho bisogno di un valido psicanalista”.

8) Di urban fantasy, negli ultimi tempi , ne sono stati pubblicati diversi. Qual è la caratteristica peculiare che, per te, potrebbe rendere Multiversum una piacevole novità ?
A osservare con attenzione gli scaffali delle librerie nella “zona” di cui stiamo parlando, risponderei che Alex e Jenny non hanno niente a che fare con elfi, draghi, vampiri e streghe! Credo che i lettori abbiano il desiderio di entrare in un mondo nuovo, di farsi delle domande sulla percezione della realtà in cui vivono, sulla possibilità che esistano altre versioni della nostra vita… mi piace pensare che la storia di Alex e Jenny possa essere la storia di qualsiasi ragazzo o ragazza di questo pianeta. E se la teoria del Multiverso è vera come credo fermamente (luminari della scienza sembrano avvalorare questa tesi), la storia che sto narrando potrebbe sconfinare dal fantastico e sfociare nel reale!

9) Consigliaci la colonna sonora ideale per il tuo romanzo!
Grazie della domanda, hai agganciato il mio alter ego musicista! Credo che un romanzo come Multiversum, trasposto al cinema, avrebbe bisogno di un compositore che sappia seguire le sensazioni e le suggestioni tipiche di un sogno, dando un’enfasi particolare al viaggio sia fisico che mentale di Alex e Jenny. Chi meglio di Hans Zimmer dunque? Ha dimostrato di saper raccontare con la sua vena compositiva sia l’avventura (Pirati dei Caraibi) che il sogno (Inception).

10) Se Multiversum diventasse un film, a quale regista ne affideresti la regia e quali attori potrebbero dare il volto ai tuoi personaggi?
Riprendo dalla precedente risposta e ti dico: Christopher Nolan. Una sua recente intervista mi ha fatto capire che la sua visione della realtà è molto simile alla mia. La maniera in cui ha raccontato una situazione apparentemente complessa come quella del sogno-nel-sogno di Inception rappresenta esattamente l’approccio che vorrei da un regista alle prese con la sceneggiatura di Multiversum. Sugli attori, beh… Jenny mi piacerebbe che venisse interpretata da Abigail Breslin (l’ho adorata in Little miss Sunshine e ora ha esattamente l’età della mia protagonista ed è un’attrice straordinaria), mentre per Alex farei volentieri un provino a Josh Hutcherson, protagonista di Un ponte per Terabithia. Solo che dovrebbe farsi biondo col taglio di Leonardo di Caprio ai tempi di Titanic!

11) Raccontaci com'è cominciata la collaborazione con la Mondadori. Cosa hai provato sapendo che il tuo secondo romanzo sarebbe stato pubblicato da una casa editrice tanto celebre?
Un’emozione pari a quella che ho provato quando ho ricevuto la proposta di contratto per il mio primo disco da Enrico Paoli di Dragonheart Records, nel 1999. In quel momento capisci che tutti i tuoi sforzi sono stati premiati, e per uno come me che lavora con un approccio sempre serio e metodico è una grande soddisfazione. Sono arrivato a Mondadori dopo aver ricevuto un’altra proposta editoriale (non citerò la casa editrice per correttezza), e dopo aver chiesto all’agente letterario Piergiorgio Nicolazzini se potevo affidarmi a lui per la gestione dei contratti e dei rapporti lavorativi. Sono sempre stato abituato a gestire le situazioni con molta professionalità e ritengo la figura dell’agente preziosissima. In questo caso poi, la grande sensibilità di Piergiorgio nei confronti delle tematiche fantasy/fantascientifiche (è un vero e proprio luminare!) e il suo apprezzamento nei confronti della mia opera sono state preziose alleate di Multiversum. E’ stato lui a gestire dunque la trattativa, e quando Francesco Gungui (che poi è diventato il mio editor) ha ricevuto il manoscritto in redazione a Segrate e ha contattato l’agente per discutere l’offerta da parte di Mondadori, Piergiorgio mi ha avvisato con una naturalezza straordinaria e ha cambiato la mia vita professionale di scrittore.

12) Alcune delle cose che maggiormente mi colpiscono di un romanzo sono la copertina e la “tag-line” che segue il titolo. Nel caso di Multiversum, mi sembra inutile spendere parole sul meraviglioso lavoro dell'illustratore Roberto Oletto, a cui vanno i miei più vivi complimenti. Vorrei, però, dar voce  ancora una volta alla mia curiosità di lettore. La scelta della copertina e la veste grafica ricade anche sull'autore o è esclusivamente lo staff dei grafici a prendere  tale decisione?
E’ un lavoro di squadra. L’art director di Mondadori è colui che gestisce l’intero processo, ma è una persona aperta a consigli e ascolta spunti provenienti sia da me che dall’editor (Gungui). Quando ha scovato l’illustrazione di Roberto Oleotto (complimenti in coro a lui, davvero una sorpresa!), ha chiesto il mio parere e quello dell’editor. Non potevamo che essere entusiasti per la scelta. Da lì alla cover finale, si è trattato giusto di adattare l’immagine e modificare alcuni piccoli elementi per renderli più vicini all’idea di fondo del romanzo. Ma era un lavoro che sembrava fatto apposta per Multiversum! Come se, in una realtà parallela, Roberto fosse un mio intimo amico!

13) Un consiglio a tutti i sognatori che, un giorno, sperano di veder pubblicato il loro lavoro?
Come ho sempre detto anche in ambito musicale, il consiglio è il seguente: lavorare con grandissima serietà. Lavorare tanto. Mettersi continuamente in discussione e trattare con grande rispetto la “professione”. Conosco decine di persone che hanno un’idea per un brano musicale, la buttano giù con un arrangiamento scolastico, prevedibile, la registrano (male) e la mandano ai discografici. E’ la maniera migliore per dar vita quello che io definisco “il lancio del disco”. Ma non il lancio nel mercato. Il lancio dalla finestra. La maniera migliore per bruciarsi. Mi diceva il mio discografico, Enrico Paoli: “quando mi arriva un demo registrato male, dura venti secondi nel mio stereo, poi vola nel cestino”. Questo ci fa capire che la registrazione, l’arrangiamento, le prove, e allo stesso modo dunque l’editing, la rilettura, la revisione continua della propria opera, sono passaggi fondamentali per arrivare a un prodotto che possa interessare una grande casa editrice. Non basta una bella idea (che rimane comunque la base vitale da cui partire). Consiglio anche di far leggere da amici “spietati” il vostro lavoro e di raccogliere ogni singolo parere, dando un’importanza estrema a quello che è il giudizio di chi poi dovrà tirar fuori diversi bigliettoni per portarsi a casa il vostro romanzo: il pubblico. Selezionate per bene il vostro focus group, però. Non c’è peggior nemico di una recensione positiva fatta solo per farvi contenti!

14) Quali sono i tuoi prossimi progetti lavorativi ?
Al momento, dato che Multiversum è stato pensato come trilogia, sono impegnato nella stesura del secondo capitolo della saga. Per il resto continuo a doppiare, e gli amanti dei videogiochi potranno incontrarmi alle prossime fiere di comics&games. Infine, e lo dico con orgoglio, sono alle prese con il lavoro più bello che un uomo possa fare: crescere la propria figlia.

15) Leonardo, è stato un grande piacere averti avuto con noi. Ti auguro il successo che meriti e spero di leggere al più presto il tuo romanzo: lo attendo con ansia. In bocca al lupo per tutto!
Crepi il lupo, grazie a te per questa intervista, un saluto ai tuoi lettori e buon viaggio a tutti nelle infinite realtà parallele della nostra esistenza!