
|
Il weekend, di Peter Cameron. Adelphi, € 18, pp. 177 |
Fine luglio, anni Novanta. Se bianchi, ricchi e privilegiati a New York, può apparire legittima la tentazione di ritirarsi dal mondo per un po'. Magari di trasferirsi in campagna? Lyle, un attempato critico d'arte, prende il treno per raggiungere John e Marian: legati da un'amicizia decennale, hanno in comune anche un lutto da elaborare. Tony, compagno del protagonista e fratellastro di John, è infatti morto di Aids l'anno prima. Un fine settimana di ricordi condivisi all'ombra dei gelsi e di nuotate al fiume è stravolto, però, da due ospiti dell'ultimo momento. Il primo, Robert, è l'ultima frequentazione di Lyle: meno inconsolabile del previsto, infatti, il vedovo si accompagna con un bel pittore con la metà dei suoi anni. La seconda, Laura Ponti, è un'italiana in vacanza: ai ferri corti con la figlia attrice, accetta volentieri l'invito a cena dei vicini di casa. Siamo nel più classico dei romanzi di Peter Cameron. E, con il senno di poi, nel più sottovalutato.
Ci sono cose che si perdono e non tornano indietro; non si possono riavere mai più, se non nella copia carbone della memoria. Ci sono cose a cui sembra impossibile rassegnarsi, ma a cui rassegnarsi è inevitabile. Lo scorrere dei giorni leviga il dolore, ma non lo consuma: quello che il tempo si porta via è andato, e poi si resta con un qualcosa di freddo e duro, un souvenir che non si perde mai.
Sono tutti cinici, colti, snob. Parlano troppo, e a sproposito, alimentando aperte ostilità a dispetto del perbenismo diffuso. Per tutto il tempo serpeggia un disagio strisciante. Per fortuna, Cameron si riconferma l'artefice dei dialoghi più belli del mondo. Le lunghe contestazioni dell'esistenza dell'anima gemella, le frecciate al vetriolo contro la vacuità della narrativa contemporanea e le massime vibranti di spocchia — gli immobili sarebbero preferibili agli innamorati — suoneranno acide e assolutamente deliziose alle orecchie di coloro che hanno amato le vite segrete di Perfetti sconosciuti. All'apparenza meno caustico del film del nostro Paolo Genovese, Il weekend è una commedia umana densa di tensioni latenti, dove la vicinanza forzata cambierà per sempre dinamiche e relazioni. Possono due soli giorni essere percepiti come un secolo? Mentre la padrona di casa cerca di scongiurare i silenzi imbarazzanti con considerazioni a sproposito, mentre gli uomini si rifugiano in nuovi hobby per superare il lutto, gli ospiti faranno notare il disgustoso perbenismo dei protagonisti e, forse, troveranno una soluzione ai loro errori di percorso. Secondo Cameron, la vita è una vacanza. Ma chi, nel bel mezzo della villeggiatura, esaurito il divertimento di iniziale, non ha mai sperato di poter tornare immediatamente a casa?
Il mio consiglio musicale: Sufjan Stevens – Forth of July