Buongiorno,
amici! Questa settimana, sono più puntuale di un orologio svizzero.
Vi sto proponendo QUASI un post nuovo al giorno. Record? Record. Oggi
sono felice di parlarvi, con la rubrica Mr Ciak, di alcuni film
imperdibili. I primi due mi hanno semplicemente demolito: recuperate
il primo, andate al cinema per guardare il secondo - il vincitore
morale, a mio dire, dell'Oscar per il Miglior Film Straniero. Il
terzo, anche se evitabile, merita soprattutto per la protagonista:
chi, come me, è cresciuto con High School Musical e non se ne vergogna, troverà una
Vanessa Hudgens potenziata, maturata, cambiata. Ultimo, Mine
Vaganti, commedia italiana di qualche anno fa firmata dal
bravissimo Ferzan Ozpetek. Alla fine del post, inoltre, in breve,
vi parlo di alcune pellicole viste di recente. Alcune nei cinema al momento,
alcune ancora inedite. Purtroppo, niente di rilevante. Tra i cinque,
mi ha divertito il criticato Pompei. Vampire Academy: segni
particolari, orrido! Io vi lascio, per il momento, e vi auguro buona
visione. Credetemi sulla parola e recuperate i primi quattro film.
Boy A non si scorda più. Buona domenica, M.
In
una Inghilterra periferica, di magazzini, mattoni a vista, rotaie e
nuvole nere vive Jack: il cappuccio
grigio ben calato sul capo, la schiena ricurva, gli occhi schivi. E'
uno che vive a testa bassa, lui. Lavora come un mulo, si spacca le
ossa, vive nella mansarda di una premurosa padrona di casa, eppure
l'anonimato lo conforta. Non può permettersi anonimato, non può
permettersi libertà: quell'anonimato e quella vita monotona sono la
sua libertà.
Timidissimo e impacciato, lo seguiamo in una routine priva del per
sempre: si fa degli amici, balla come un pazzo in discoteca,
s'innamora, costruisce un rapporto paterno con un uomo che – da
lontano – lo tiene d'occhio. Uno zio, un padre, un tutore? Jack non
è soltanto un insicuro cronico. Si guarda intorno continuamente, non
compare nelle foto di gruppo con gli amici, dice bugie, si nasconde.
Jack non è neanche il suo vero nome. Ho letto la trama di questo
film, nei giorni scorsi, e ho deciso che era l'ora di recuperarlo. Mi
sono seduto in poltrona, telecomando alla mano. Wikipedia mi diceva
che era una storia vera e che, inizialmente pensato per la tivù
inglese, Boy A aveva
esordito a sorpresa, nel 2007, al Toronto Film Festival.
L'enciclopedia online che sa tutto di tutti mi raccontava la storia
di un piccolo miracolo: una distribuzione in Gran Bretagna e negli
USA, riscontri positivissimi, premi grossi. Lì c'è tutto quello che
volete sapere. Io sono giusto una cosa: che è doveroso recuperare
questo gioiellino. So che Boy A è
una struggente parabola sulle seconde possibilità che ci vengono
concesse, una storia che fa pensare e che tanta gente – il piu
possibile - dovrebbe vedere. Questo ragazzo senza nome e senza pace,
con la timidezza del Charlie di Noi siamo infinito
e i segreti oscuri di ...E ora parliamo di Kevin, t'insegna
– in un'ora e mezza – a farsi volere profondamente bene, e ti
spappola irrimediabilmente il cuore. L'esordio di John Crowley alla
regia ha lo stampo dei migliori film indipendenti. Minuscolo, povero,
rannicchiato su sé stesso, ma con uno sguardo pieno di cose. Pure di
lacrime, tra le altre. Lo sguardo acuto, originale e inedito di chi
le cose le guarda in disparte, dalla prospettiva del perdente,
attraverso una cortina di ciglia che schermano la malizia dei
bambini, l'ottusità degli adulti, le strade senza uscita di un mondo
che ha troppi abitanti e pochi, inutili nascondigli. Assisti,
ammutolito e toccato a tutto ciò, e anneghi nei tuoi perché. Perché
certa gente è condannata dal peso di stelle avverse, perché vediamo
il bene e mai il male, perché chi nasce triste non può morire
felice. Perché storie nate nella violenza devono chiudersi nella
violenza. Protagonista magnifico e sconvolgente, un giovane Andrew
Garfield – e non pensate a Spider-Man,
ma pensate al ragazzo con un piede nella fossa che, nel finale Never
let me go, si concedeva un grido
talmente disperato da lacerare le corde vocali, scassare i timpani.
Quell'Andrew Garfield che con questa prova si era portato a casa il
Bafta come migliore attore, quando nessuno lo conosceva. Ecco,
Garfield in Boy A –
da protagonista assoluto – ha un'intensità ancora maggiore.
Infantile, ingenuo, misteriso, mi ha messo a
soqquadro il cervello, ha staccato qualche spina e, sui miei
occhiali, è comparso un bel Game Over.
A fine film, avevo perso. Ero perso. Il suo personaggio, che ha preso
vita da un romanzo di Jonathan Trigell che è ovviamente finito in
lista, merita perdono sin dal suo ingresso in scena. Si è macchiato
di una colpa orribile, da bambino, e ha passato l'adolescenza in
carcere. Quando esce, con un nuovo nome e un futuro tutto da
scrivere, ha la speranza dei bimbi che gli arde dentro. In una delle
poetiche e semplici sequenze iniziali, guarda – dal finestrino –
quel mondo che gli è stato nascosto lontano dagli occhi per metà
della sua vita e si emoziona. Io mi sono emozionato con lui e, come
un genitore, l'avrei tenuto per mano, mentre si districava tra le
risse, le droghe e gli amori di una splendida adolescenza tardiva.
Come puoi abbandonare quel bambino cresciuto – che non pensa di
meritarsi un Ti amo, che sbaglia e si corregge, che cade e si rialza
– in una giungla di rancore? Siamo deboli, siamo senza pietà e
strappiamo la sua mano dalla nostra. Vaga, salta sui treni, si
rifugia sul molo di Blackpool, lui. E' quando i giornalisti diventano
mostri e i presunti mostri diventano cani randagi da scacciare che
capisci quant'è bello e triste questo scricciolo di film qui. Le due
cose fanno a pugni e si abbracciano, proprio. Grato nel profondo che
mi abbia tolto qualcosa come qualche giorno di vita. Nel momento
stesso in cui la rabbia e l'emozione si sono esaurite, però, ho
iniziato a consigliarlo a gran voce. Guardatelo presto. (9)
L'Oscar
l'abbiamo vinto noi. La vera, inconfondibile, inarrivabile Grande
Bellezza, però, proveniva
dal vicino Belgio. Arrivava a cavallo di un pentagramma, su una
canzone romantica. L'avevano detto in tanti, e in tanti avevano
ragione. Quella famosa canzone parla della splendida storia d'amore
tra un cowboy dalla voce d'angelo e una bionda principessa con il
corpo interamente tatuato e l'indole distruttiva e malinconica delle
rock star. Si conoscono dietro un microfono, mentre cantano. Si danno
un bacio dietro un cappello da sceriffo. Si sposano in un bar, con un
finto prete che imita Elvis e con un tavolo da biliardo verde come
altare. Improvvisamente, si trovano in tre. La loro è una bambina
perfetta, ma non così tanto. Si ammala, il suo sangue diventa
bianco, e loro si spezzano, insieme al cerchio che avevano costruito
con cura, fedeltà, passione. Alabama
Monroe è un dramma in
musica che arriva nel profondo di te, cantando. Suggestivo,
trascinante, struggente. Nobili briganti, cuori zingari. Tutti
possono farsi case. C'è tanta carne al fuoco, ma la pellicola –
colma di brividi e di canzoni - sa generosamente far tesoro di ogni
tassello. Dio è ovunque, anche se non sembra. La vita è ovunque,
anche se la tragedia la offusca. Ci sono bambine che si trasformano
in uccelli, uccelli che si trasformano in stelle, passeri che
scambiano il vetro di una finestra per il cielo... e si schiantano.
Voci cristalline, interpreti magistrali, un furioso e liberissimo
montaggio alla 21
Grammi che ci mostra i
protagonisti in ordine sparso – felici, tristi, giovani, vecchi,
innamorati, feriti a morte, insieme, separati, con la speranza e
senza. Johan Heldenbergh e Veerle Beatens sono la metà di un tutto:
Alabama e Monroe. Alabama Monroe. Lui sembra un po' Josh Brolin, lei
è sensuale ninfa e sensibile mamma. Due attori fantastici, che ci
regalano una prova d'intensità mai vista. Non li conoscevo e,
guardandoli, come mi era successo con La
vita di Adele, ho pensato
che quei due sconosciuti avessero sempre vissuto in quel film. Lì, nell'intercapedine oscuro tra due anime appassionate. Fanno a gara di sensi di colpa, si fanno scudo coi rimpianti, fanno
l'amore e la doccia insieme, nudi. Io so che il biglietto del cinema,
in questi giorni, viene tre euro appena. E so che questo è film che
dovete necessariamente andare a vedere. Alabama Monroe: “il mio
canto libero, sei tu.” Una
ballad rara che fa ballare i piedi e sanguinare copiosamente i cuori,
che ci parla della naturalezza con cui anche chi ha un animo ribelle,
gitano, inadatto può costruirsi una famiglia. E un amore - tenero e violento - con cui
marchiarsi la carne per l'eternità. Le opere da ricordare. La sequenza finale merita di entrare negli annales. (8,5)
Gimme
Shelter: Dammi rifugio. Una semplice richiesta d'aiuto. Ho
aperto la porta a questo film nel pomeriggio del primo maggio, io. Ho
lasciato che entrasse, si ambientasse, si facesse conoscere. Io non
amo avere ospiti, io non ho particolare empatia verso le persone che
mi circondano, ma per Apple Bailey ho fatto un'eccezione, per una
volta. Mi sono avvicinato al suo dramma sin dal trailer. Quello di
una sedicenne realmente esistente che si allontana da una mamma
violenta, da una vita di povertà e sregolatezza, in cerca di un
posto nel mondo. Per lei, e per un bambino che deve ancora nascere.
L'idea dell'aborto non le passa neanche per la mente: è egoista, ma
sa che con quella nuova vita accanto non sarà mai più sola. Attende
un miracolo nei nove mesi di una nuova nascita. Mi aspettavo un film
indipendente, spoglio, sporco, ma Gimme Shelter è qualcosa di
diverso, con pregi e difetti annessi. E' a stelle e strisce:
americano nel dna. Si parla di speranza, redenzione, riscatto, fede e
seconde possibilità, ma con toni che fanno, talora, breccia. A un
inizio promettente, però, segue una seconda parte in cui la morale
cristiana si fa ingombrante, didascalica e un po' buonista. Da
sermone. Il cammino di questa ragazza perduta fa tappa per La
ricerca della felicità e The Blind Side, infatti, e
la porta in una casa di ragazze madri – quelle di Girl
Interrupted, ma meno “fuori”, e con il pancione di Teen
Mom -, che vanno in chiesa ogni domenica e vivono di poco.
Speranza, soprattutto. Una svolta poco in linea con il resto, quasi
inverisimile, ma eppure coerente. Il web racconta che questa è una storia
vera e che le cose, per la reale Apple, sono andate così davvero.
Buon per lei. Il perché del film sta proprio nella protagonista: un
maschiaccio coi capelli corti, i piercing ovunque, cicatrici sul
viso, un tatuaggio sul collo, vestiti larghi e neri. Ha gli occhi di
un cane abbandonato che ringhia, ma cerca affetto: uno di quelli che,
al primo rimprovero per averla fatta sul tappeto del salotto,
inferociti, scappano via, nel traffico notturno. La sporcizia la
avvolge come un esoscheletro: è esterna. Ha uno sguardo pulito e un
animo malinconico. Il suo ostile mascherone è apparenza. Si capisce
quando cerca di rubare una coperta a un barbone, quando si rifugia in
un'auto lasciata aperta e lascia che le sue lacrime siano tutt'uno
con la pioggia. E c'è Lana Del Rey che canta. Rivelazione del film,
una Vanessa Hudgens rancorosa, brutta e sofferente, al centro di
un'impressionante metamorfosi. Da applausi. Ha una grezza
passionalità che le sfocia da dentro. Vederla imbruttita è strano;
vederla perfettamente in parte lo è meno. Dice tutto anche senza
parlare. Comunica con quel volto arrossato da marionetta rotta, come
fanno poche. La star di High School Musical è cresciuta e, da
qualche anno, sta scegliendo ruoli interessanti. Già nel
trascurabile Il cacciatore di donne era sorprendente: aveva
una maturità che la faceva duettare con attori di spicco senza
abbassare lo sguardo. Qui, accanto a un discreto Brendan Fresar (che
piacere rivederlo), c'è una Rosario Dawson a mille: denti e anima
marci, lunghi pianti, scatti d'ira isterici. Gimme Shelter è
comunque da vedere, anche soltanto per l'intensità della prima parte
e per assistere al piccolo trionfo personale di un'attrice piena di
potenzialità. (6,5)
Un
omaggio alla vecchia commedia all'italiana. Un film impeccabile e
pienamente convincente, sotto tutti i fronti. Una commistione
personalissima di comicità e dramma, con una colonna sonora da
balera che culla e il sole di una Puglia ignorante, sincera e
splendida che ipnotizza. I film di Ozpetek dialogano continuamente.
Chiacchierano di pettegolezzi e rivelazioni, di verità e bugie. Si
scambiano ricordi e confidenze. Mine Vaganti ha verve, toni
brillanti, figure sguaiate e caricaturali. Temi, toni e colori che
celebrano Il Vizietto. Ma il regista ha interessi, passioni,
esigenze che vanno ben oltre il semplice omaggio. Mine Vaganti è
pieno di cose che piacciono ad Ozpetek. E' il film più suo.
Agrodolce. I film di Ozpetek parlano sempre d'amore: di amori perduti
e d'amori impossibili. Quelli che non si scordano, quelli di una vita
intera. Come La finestra di fronte, il film parte da
lontano. Con l'immagine incredibilmente suggestiva di una muta
Carolina Crescentini che, in abito da sposa, fugge tra i gialli e i
verdi, tra i sorrisi e i singhiozzi. Dove scappa? Via dal dovere,
verso il proibito. Davanti a una scelta. Il Massimo Poggio della
Finestra di fronte – sempre muto, sempre in fuga – faceva
dolci: aveva le mani sporche di farina, lavorava in una bottega che
odorava di pasta e pane. Ancora una volta, i dolci. Ancora la pasta.
La famiglia del personaggio di Riccardo Scamarcio ha una fabbrica di
pasta: è l'Italia. Riunioni intorno a un tavolo, brindisi a
sorpresa, sapori e dissapori. La mina esplode lì, in una domenica
che è sacra. Mine Vaganti è una barzelletta che si scopre
realistica. Ridi, ti stupisci dell'apparente paradossalità di alcune
situazioni, ma non smetti di pensare. Ha risvolti di una bellezza che
non ti aspetti. Di quella bellezza che è bella perché si annida
nelle piccole cose. Negli atti di fraternità, negli abbracci
nascosti, tra le righe delle lettere. Le lettere. I film del regista
sono pieni di lettere meravigliose. Come gli scrittori più bravi,
lui ha uno stile che riconosci a colpo d'occhio. Una scrittura
esemplare, nell'ambito di un cinema che è narrativa. I dialoghi sono
infiniti, le voci fuori campo sono onnipresenti, la colonna sonora va
da Mina all'estremo oriente. I personaggi sono anime in cerca di
felicità. Vedete qualche altro film del regista, scopriteli tutti
collegati tra loro. C'è qualcosa di spettrale, qualcosa di magico.
Anche gli attori si ripetono: squadra vincente non si cambia. Nicole
Grimaudo fa bene e male al cuore, Ilaria Occhini è monumentale,
Alessandro Preziosi è meno detestabile del solito. Riccardo
Scamarcio è un grande narratore e un attore italiano convincente
come pochi. Sì, lui, che si è fatto criticare per anni e anni per
il suo Tre metri sopra il cielo. Che era bravo l'ho capito da
un po', ma recuperare questo Mine Vaganti me l'ha confermato
in pieno. Recuperatelo anche voi. E' esilarante. E' autentico. E'
italianissimo. Lo finisci di vedere e ti trovi al cospetto di una di
quelle rarissime volte in cui affermi: Eccola, ho trovato la
commedia perfetta. (8)
- Ma
quant'è brutto. Uno dei film più atroci, strani e inutili di
sempre. Cani di attori, battute patetiche, regia da sit-com. Alla
macchina da presa, eppure, c'è il Mark Waters del cult Mean
Girls. Perché, Mark? Perché.
Sembra il pilot di un telefilm a basso costo che non vorrai seguire
più. Vorrebbe farsi il simpatico, essere il Diario
di una nerd superstar dei
vampiri. In realtà, può ambire giusto a Pretty Little
Liars. Ma è peggio, con i suoi
effetti speciali fatti con Paint, gli orridi flashback, la
protagonista bella, ma insipida. Che roba. I distributori italiani
non sono poi così scemi... L'accademia delle cagate. (0/5)
- Ma
sapete che a me è piaciuto, Pompei? E' il genere di film messo a
punto per il 3D, e per essere massacato dalla critica. Divertente,
fatto bene, lineare, storicamente attendibile quanto la Melevisione.
Un protagonista che ha più addominali che espressioni; una Emily
Browning bellissima; la tragica storia di un amore ostacolato che ha
il suo solito fascino. Combattimenti che catturano, intreccio
elementare, finale carico carico, colonna sonora riciclata qui e là.
Un romantico, affascinante e spettacolare fritto bisto all'ombra del
Vesuvio: il figlio bastardo, ma caruccio, di Titanic
e Il Gladiatore. Paul
W.S Anderson - dopo I tre moschettieri steampunk
e Resident Evil vari -
ritorna, e ci piace così. Svelto, leggero e un po' tamarro.
(3/5)
- Pallido
e opaco thriller giudiziario, ispirato a un controverso caso di
cronaca nera.
Un
caso nebuloso e irrisolto che fa di Devil's Knot un film
nebuloso e irrisolto.
Ben
fatto, ma frammentario, documentaristico, impersonale. Non osa
percorrere né la strada della violenza, né quella della commozione.
Assente la mano solitamente riconoscibile di quell'adorabile
“malatone” che è Egoyan, la Whiterspoon e Firth sottotono. Lui
spento, lei destinata a rari momenti di esplosione. Trascurabile. Leggete del misterioso omicidio di questi
bambini su Wikipedia: non vi dirà niente di più, niente di meno.
(2/5)
- Commedia
lieve, garbata, realistica su un'insegnante che legge troppi libri e
fa troppi sogni. Non pienamente riuscita, ma equilibrata e
divertente. Una storia nella storia, una sceneggiatura nella
sceneggiatura. Brava, come al solito, la Moore. Una zitella "inside"
con in testa le voci normative della Austen e di Jane Eyre. Originale
l'idea della fastidiosa voce over, simpatici i comprimari.
Indipendente, carino, innocuo. (2,5/5)
-That
awkward Moment: that awkward
movie. New Girl diventa
film, ma senza una Girl. Una commedia scialba, inutile, noiosetta e
banale che non ha nemmeno il coraggio di essere volgare, per
strappare qualche risata. Le cose più simpatiche le mostra già il
trailer: tipo overdose di Viagra, sesso, gente che fa la pipì a
cavallo del water. Poteva essere carino, invece no. Mentre la Hudgens
svela la sua bravura in Gimme Shelter,
qui il collega Efron mostra addominali e spicchi di chiappe. A
ognuno il suo. (1,5/5)
Non ti perdono per il voto all'Accademia, ahahahah!:D Pompei non mi ha convinta proprio come ti dicevo...@.@ Mi ispira molto Alabama Monroe, mi piace anche la locandina!^^ Anche Boy A non deve essere male. L'italiano...vabbè!:D Gli altri penso non siano il mio genere. Ah, ho visto Trascendence...una roba oscena e pensare che adoro Depp!:(
RispondiEliminaGuarda assolutamente i primi due.
EliminaL'accademia è di uno squallore senza fine, quindi non me ne pento <3
boy a persino meglio di alabama monroe?
RispondiEliminain attesa di vederlo, non ci credo :)
vampire academy non è certo eccezionale, però l'ho trovato una cazzatina abbastanza simpatica. gimme shelter invece, nonostante una grande vanessa hudgens, ha una schifezza di parte finale che lo rende insalvabile.
Alabama Monroe è sicuramente fatto mille volte meglio, ma Boy A l'ho sentito più vicino, per un motivo o per un altro. Per fortuna, non li ho visti di seguito, altrimenti non sarei più tra voi. Due "wrecking balls", altro che Miley Cyrus :P
EliminaBho, sarà che Vampire Academy l'ho visto pensando di trovarmi a guardare un urban fantasy scialbo e dimenticabile, ma mi sono trovato alle prese con una cosa impensata. Era una parodia? Non sapevo come prenderlo.
Il libro di Trigell è indimenticabile.. Letto almeno 5 volte :')
RispondiEliminaSerenaaaa, non mi dire così :'(
EliminaL'ho caricato sul Kobo, ma risparmio per il cartaceo. Mi distruggerà. Già sono preparato, almeno.
I pianti che non ti dico!!! Meraviglioso! Il cartaceo è un must! :))
EliminaGià avevo iniziato l'ebook, ma mi sono fermato. Metto da parte i soldi e compro il cartaceo, per forza. Il film l'hai visto?
EliminaÈ nel carrello di Amazon.. Spero sia questione di giorni, anche se con i soldi spesi a Torino forse devo resistere un po' :D
EliminaDai, fai bene :)
EliminaOk, messi in attesa di guardare quando ho tempo (cosa che potrebbe accadere o quest'estate o addirittura dopo la laurea a novembre) Boy A e Alabama Monroe e, anche se non ti è piaciuto, Vampire Academy. Purtroppo sono curiosa e non posso rinunciarci.
RispondiEliminaDai, che il tempo lo trovi: sono anche brevi. Più o meno.
EliminaVA guardalo, così lo schifiamo tutti insieme :P
Infatti U_U Mark... perché? D: va beh, stendiamo un velo pietoso!
RispondiEliminaMi hai fatto venire ancora più voglia di guardare/leggere Boy A *^* poi Andrew Garfield in Non lasciarmi è stato semplicemente fantastico T__T immagino qui non sarà da meno!
Ancora meglio :)
EliminaDopo aver letto su facebook il tuo consiglio di guardare Boy A, sono andata a scovarlo su internet per la curiosità. Mi ha lasciato emozioni contrastanti e a distanza di giorni non so ancora formulare un'opinione chiara. Ma mi ha lasciato qualcosa, é uno di quei film che non dimentichi
RispondiEliminaEh </3
EliminaVisto solo Mine vaganti tempo fa, non lo ricordo benissimo :D degli altri vorrei vedere Devil's Knot e anche Alabama Monroe...
RispondiEliminaE Boy A, Nico. Boy A.
EliminaAlla fine, si parla di un bruttissimo crimine, anche se dall'ottica di chi l'ha commesso. Non è un thriller, ma una spruzzata di crime, nel dramma, c'è :)
Boy A ce l'ho in radar da anni, ma tra che so già che mi lascerà discretamente scombussolata, tra che letteralmente nessuno è interessato a guardarlo con me... è diventato uno di quei film che rimando sempre (non aiuta che sia ispirato a un fatto vero). Gli altri non li conosco, ma mi ispirano. Tranne Pompei, che ho già visto e mi sono divertita (molto meno peggio di quello che dicono, ma decisamente non da cinema) e Vampire Academy che un po' mi intriga, ma per i motivi sbagliati :P
RispondiEliminaKate, meglio soli che male accompagnati. Guardalo da sola, eh. Io, in realtà, l'ho guardato con mio fratello: piaciuto molto anche a lui, anche se non è il suo genere. Guardalo, guardalo. Ahahahaha, a me Pompei è piaciuto: l'ho trovato proprio carino. Il trash di Anderson dà dipendenza :P
EliminaNon smetterò mai di ringraziarti per avermi fatto scoprire Boy A, un gioiellino tremendamente bello!
RispondiEliminaAlabama Monroe lo segue a ruota in quanto a lacrime e malessere esistenziale, e diciamo che pure con Mine Vaganti, per quanto più leggero, mi aveva fatto aprire i rubinetti!
Masochisti inside!
Meno male che non hanno inserito, nell'intreccio, anche qualche vecchietto. Altrimenti ero morto, ahahahah :-)
EliminaTanti film, tanti davvero e una proposta che colgo volentieri: Boy A. Lo vedrò.
RispondiEliminaPer il resto, come non amare Ozpetek!
Ozpetek l'ho scoperto di recente, parlando con una mia compagna di corso. I suoi film sono scritti veramente bene. Più che cinema, fa narrativa. So che ha scritto anche un romanzo: lo leggerei molto volentieri. Questo Mine Vaganti, secondo me, rimane il più bello, anche se ho trovato emozionantissimo anche La finestra di fronte. Non male nemmeno Allacciate le cinture :)
EliminaBoy A è stato doppiato in italiano?se la risposta è negativa, ci sono almeno i sottotitoli in lingua italiana?
RispondiEliminaE' stato doppiato, strano ma vero ;))
EliminaThe English teacher l'ho visto al cinema in quel di torino, hai ragione carino ma mi aspettavo molto di più! Vampire academy ancora devo affrontarlo, tutte queste critiche negative mi spaventano alquanto!
RispondiEliminaUn po' scialbo The English Teacher, vero!
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