lunedì 19 giugno 2023

Recensione: Resta con me, sorella, di Emanuela Canepa

| Resta con me, sorella, di Emanuela Canepa. Einaudi, € 19, pp. 408 |

In maniera superba ha raccontato gli ambigui giochi di potere tra un avvocato e una sottoposta. È tornata, poi, con una storia per me meno incisiva, sui non detti tra donne. Questa volta, più elegante e matura, si cimenta con il romanzo storico – genere di cui non sono un fan – senza snaturarsi. Femminile, femminista, Resta con me, sorella è una storia di autoaffermazione e riscatto ambientata nel Veneto del primo dopoguerra. Emanuela Canepa porta fin laggiù la sua scrittura scabra, chirurgica, e un'altra primadonna controcorrente. Anita ha lo stesso nome della sposa di Garibaldi e un destino all'apparenza segnato. Sacrificatasi per il bene della famiglia, sconta nove mesi di prigionia per una colpa non sua. Nessuno indaga più approfonditamente, nessuno si oppone: essere donna, insegnano, è sacrificio. Abituata a stare ai margini sin dalla morte del padre, la protagonista trova considerazione e amicizie nel carcere della Giudecca. Il romanzo è diviso in due parti. Nella prima, oscura e claustrofobica, le prigioniere si confondono con le carceriere: dietro le sbarre hanno divise simili e lo stesso destino. È la luce plumbea del carcere, però, a regalare le pagine più ispirate all'autrice – ho pensato a Margaret Atwood – e un riflettore ad Anita. Abile con i numeri, diventa presto la responsabile dei rendiconti e attira l'attenzione di Noemi: prigioniera sui generis, enigmatica e imperiosa, che domina stoffe ed esseri umani con sorprendente flessibilità.

Capita che il tessuto voglia mettersi contro di te, che l'ago rifiuti di forare la stoffa. Ma poi, a forza di spingere da una parte all'altra, si trova il ritmo e la pezza diventa come una cosa tua, viva e docile, che ti appartiene e ti ubbidisce.

Nemiche-amiche come nella saga di Ferrante, si fanno una promessa: aspettarsi per aprire insieme un atelier. Le cose, tanto a livello narrativo quanto a livello tematico, cambiano nella seconda metà. Quando si passa dal silenzio delle celle al chiacchiericcio della città, dalle feritoie della Giudecca allo stordimento sensoriale di Venezia, qualcosa si perde: la forza d'animo della protagonista, ad esempio, che fra uomini e riunioni familiari rischia di smarrirsi nei labirinti sommersi della laguna. Bisogna essere cauti coi sogni e con l'amore. A un inizio tesissimo segue uno svolgimento più dilatato nei tempi, in cui pesano l'assenza di Noemi e qualche chiacchiera salottiera di troppo. Se la storia delle due minaccia di subire una battuta d'arresto, a irrompere e affascinare è la Storia con la lettera maiuscola: presso i Berlendis, la famiglia dove Anita finirà per lavorare come domestica, si nominano con entusiasmo le provocazione dei futuristi, gli scandali di Sibilla Aleramo, l'arrivo del Milite Ignoto, le contraddizioni di una Venezia da traghettare verso il futuro. Quali erano le possibilità di riscatto al tempo delle nostre bisnonne? Tra le difficoltà grandi e piccole del quotidiano, nel bel mezzo dell'aridità del mondo, i sogni riuscivano forse a superare i confini della notte?

La conoscenza ti renderà libera, Anita. Non farti sopraffare dal mondo. Io so che puoi moltissimo.

A momenti alterni, l'autrice ci spinge ad appoggiare e biasimare le sue protagoniste. Perfino gli obiettivi della scostante Noemi si fanno confusi nel finale: la carcerata ottiene sempre quello che vuole, ma cos'è che vuole? Canepa non romanticizza il passato. E non scrive – non può – un lieto fine netto per Anita, Noemi, Clelia, Luisa e le altre. Regala loro, tuttavia, una bellissima ora d'aria, profumata di arance e pensieri vaghissimi di vendette trasversali, in cui la libertà è uno stato mentale. Dalla Giudecca si sente il mare che gorgoglia.

Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Elisa – Una poesia anche per te

4 commenti:

  1. Le donne imprigionate da una società patriarcale hanno pagato un alto prezzo sull'altare della superiorità maschile. Difendere se stesse, ribellarsi, realizzare i propri desideri restano, nel romanzo, un sogno. L'eleganza della tua scrittura attribuisce ancora più carisma a questa storia proponendo riflessioni e prospettive diverse. Un caro saluto :)

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    1. Ciao Aquila! Grazie per il tuo commento, sempre illuminante.

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  2. Sembra una versione poco geniale de L'amica geniale, o sbaglio? :)

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    1. In parte, sì. Ma la prima metà merita tantissimo.

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