| Bartleby lo scrivano, di Herman Melville. I classici del Corriere della sera, € 7,90 |
Ci
sono storie che leggi in un’ora ma che ti restano addosso per molto
più tempo. Forse per sempre? Personaggi che non invecchiano,
nonostante i loro centosessantasette anni, e che tutt’oggi amano
restare gialli irrisolvibili. Quello, immagino, contribuisce a
trasformarne il fascino in leggenda. Le cose che ci sfuggono,
infatti, tendono a diventare un chiodo fisso. E il mistero di
Bartleby, maestro di garbati rifiuti e di stranezze inspiegate, è
ancora l’ossessione di molti. Da qualche giorno, anche la mia. Ho
letto il mio primo Herman Melville per lo più come riempitivo:
cinquanta pagine appena; facili da incastrare nel corso della
giornata ma difficilissime da recensire. Probabilmente non l’ho capito fino in fondo, per questo alla fine del post non troverete le consuete stelle di valutazione, non me la sono sentita, ma voglio
comunque consigliarlo: perché mi ha fatto innervosire, divertire,
commuovere e innervosire ancora.
Preferirei
di no.
La
storia, breve e irrisolta, è ambientata in un palazzone affacciato
su Wall Street. Il narratore, avvocato piuttosto influente, non è
però lo sciacallo senza scrupoli che ci aspetteremmo da una vicenda
di impiegatucci sottopagati e sommosse singolari: caritatevole e
comprensivo, anzi, ambisce alla beatificazione sopportando di buon
grado i capricci dei suoi dipendenti – soprannominati Tacchino,
Zenzero e Pince-nez – e accettando perfino un quarto collaboratore.
Bartleby è l’ultimo arrivato. Un copista grigiastro, taciturno e
allampanato, che dietro un paravento verde sgobba come un mulo,
sgranocchia biscotti allo zenzero e contempla il muro di mattoni
rossi su cui affaccia l’unica finestra disponibile. Quanto può
essere paziente il datore di lavoro, però, se a un certo punto si
rifiuta di lavorare? All’inizio Bartleby si sottrae alle domande
personali, ma ben presto fa orecchie da mercante anche davanti a
richieste più ingenti. Risoluto ma educato, è l’artefice di una
resistenza passiva che somiglia a una specie di capriccio. Benché
l’avvocato reagisca con magnanimità, rifiutandosi di licenziarlo e
spinto dal desiderio crescente di comprenderlo, il suo dipendente
diventerà una presenza perturbante. I suoi rifiuti influenzeranno
anche il vocabolario degli altri. A Broadway, oltre che delle
elezioni imminenti, si parlerà anche di lui. Un fantasma di cui
chiedono spiegazione anche gli altri inquilini. Un vagabondo
sradicato che occupa l’ufficio, ormai, giorno e notte. Il rifiuto e
lo spirito di abnegazione possono portare un individuo
all’annullamento?
La
pallida forma dello scrivano mi appariva ravvolta in un gelido
sudario, tra indifferenti sguardi di estranei. Quella figura, così
sbiadita nella sua decenza, miserabile nella sua rispettabilità,
così disperata nella sua solitudine. Era Bartleby.
Scritto
con un lessico vagamente burocratico, lo stile del narratore ben
presto si colora e s’accalora. Ed entrano in gioco il disagio,
l’inquietudine, la preoccupazione. Penso a Bartleby, infatti, come
penso allo spettro interpretato da Casey Affleck nello struggente A
Ghost Story. Resterebbe lì, immobile, anche se l’edificio
venisse abbattuto da una palla di demolizione. Da qualche parte,
oggi, è ancora dove tutto ha avuto inizio. A guardare un vicolo
cieco, fantasticando su chissà che cosa. A opporsi a sfregio contro
tutto e contro niente. Senza mezze misure. Irragionevole e
indimenticabile. La letteratura mondiale è costellata di dubbi
amletici. Essere o non essere? Chi aspettava Godot? Infine: cosa
preferirebbe Bartleby?
Io di Melville ho letto solamente un libro.
RispondiEliminaQuello, ovviamente.
Ma questo mi ha sempre tentato, per quel nome proprio così particolare.
Lo cercherò.
E quello com'è, spaventoso come credo? Questo piccolo, scorrevole, un gioiellino da custodire.
EliminaEro ancora un'adolescente radical-chic, ma mi aveva sorpreso per quanto scritto bene e sapesse catturare pure nella descrizione di squartamento di una balena. Insomma, è con lui che ho capito cos'è un classico. La versione graphic novel della Mondadori poi riassume parecchio, ma ha certe tavole che mettono i brividi!
EliminaMi sa che, prima o poi, mi tocca...
EliminaCome ti dicevo, lo corteggio da un pó. E dopo aver smaltito qualche lettura, lo leggerò anch'io ☺️☺️☺️☺️
RispondiEliminaTu sei una divoratrice di libri, questo lo leggi mentre bolle l'acqua della pasta!
EliminaMeraviglioso, indimenticabile e da rileggere. Sì, credo che si dovrebbe fare ogni tanto e lo dovrei fare anch'io.
RispondiEliminap.s. Benedico ancora l'esame di letteratura angloamericana che me lo ha fatto scoprire.
Lo farò sicuramente anche io, sperando di coglierne sempre nuove e continue sfumature.
Eliminauno di quei libri che, per la loro brevità, hanno un che di criptico e proprio per questo conservano un fascino immortale.
RispondiEliminaConfesso che ho amabilmente detestato lo scrivano e la sua fatidica frase, però a volte la prendo in prestito involontariamente e penso a lui... :-D
Povero Bartleby XD
EliminaE se non l'hai capito fino in fondo tu, figuriamoci se mi ci cimento io. :D
RispondiEliminaTu hai capito cosa volesse dire Tarantino nell'ultimo, assurdo film. Forse. Non ti sottovalutare, ahahahahah!
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