|Ci vediamo un giorno di questi, di Federica Bosco. Garzanti, €
16,90, pp. 310 |
A
volte, basta tanto così a far scattare la scintilla. Uno scambio di
merende a rincreazione, ad esempio: vorresti questi biscotti biologici in cambio di un morso del tuo panino al prosciutto? La
riservata Ludovica non sa dire di no alla sfacciata esuberanza di
Caterina, l'unica bambina a scuola che sembra accorgersi di lei. Al
suono della campanella sono già migliori amiche. Lo saranno per
tutta la vita che resta, nella buona e nella cattiva sorte.
A
volte, basta tanto così per scoprirsi soddisfatti, dopo letture
intense, impegnative o semplicemente deludenti: la freschezza di
quella Federica Bosco, ad esempio, che prima o poi mi toccava proprio
conoscere. Volevo la leggerezza e, senza troppa sorpresa, ho
trovato qualcos'altro: qualcosa di più. Lo scrivevano in rete gli
affezionati di un'autrice con la quale, tra cinema e televisione,
saghe per ragazzi e chick lit, è impossibile stare al passo.
Quest'anno mi ha aspettato in fondo al molo della copertina. Con
qualche nuvola all'orizzonte, il mare come una tavola e una storia adulta, su una forma d'amore che non aveva ancora
raccontato. Perché l'amicizia tra Cate e Ludo, sì, sempre
amore è. E, come ogni amore che si rispetti, ha i suoi alti e bassi,
le sue gelosie, i suoi conflitti di interessi.
L'amore
di chi ti sta accanto non ti guida mai nella direzione sbagliata.
La
prima, mamma single che non ha mai dato spiegazioni sull'identità
del padre di suo figlio, salta nel vuoto per atterrare agilmente in piedi: ha sprezzo del
pericolo e un'attività – un centro olistico nel cuore di Genova –
che, alla faccia degli scettici, non conosce crisi. La seconda tira
invece a campare come se non avesse più scelta: un lavoro in banca
noiosissimo, la relazione abitudinaria con il possessivo Paolo, i pochi bagagli a mano di chi ha paura di costruirsi un futuro
e quindi vive giorno per giorno, un passo dopo l'altro. Quanto ha
sacrificato per seguire Cate sulle montagne russe, e quanto dovrà
sacrificare ancora? Quanto pesa il dubbio che la loro invidiata
affinità elettiva l'abbia fatta vivere nell'ombra, appesa alle
scelte volubili dell'altra? Ci si ritrova a tavola però, in cene
popolose e colorate a festa come in un film di Ozpetek, e tutto
passa. Forse, anche la tempesta che tra le pagine minaccia di
separarle. A quarant'anni, la protagonista dovrà contare sul suo
solo senso dell'orientamento: imparare a nuotare dove non si tocca, e
a portare in salvo anche una Caterina che d'un tratto non sembra più
così inarrestabile. Si passa attraverso le gravidanze, i matrimoni,
la malattia e la violenza domestica, i biglietti aerei in missione
dall'altra parte del mondo. Si pensa finalmente a sé stessi, anche
se un deus ex machina – un'amica che è un architetto di felicità
e buone intenzioni – pianifica disastrosi incontri su Tinder,
lasciti scaramantici e case per cagnetti disabili.
Perché
il cuore è sempre un ingenuo idiota, che crede che gli altri ti
ameranno sempre anche se non ti hanno mai amato, che gli altri
soffrano per te anche se non hanno mai sofferto, e soprattutto che
chi ti ha fatto male non si rifarà mai e poi mai una vita, ma
continuerà a scontare un'eterna fila di delusioni a catena come
fossero una maledizione, finendo per rimpiangerti.
Ma
questo non succede mai. Vanno tutti avanti proprio come vai avanti
tu.
La
Bosco ha una parola buona per tutti, infischiandosene del rischio di
risultare banale. Frizzante e propositiva, non si piange addosso. Coi
suoi alti e bassi, i suoi grandi momenti di sincerità e qualche
esagerazione di troppo, ma un bene – il calore in pancia, in petto
– che per fortuna ha la meglio sui difetti sparsi. Ci vediamo un giorno di
questi è una commedia degli
equivoci (e quanti ce ne riserva, quella bastarda impenitente della
vita) che fa bene anche facendo male. Un album di ricordi lungo,
vario, pieno zeppo, che non sbiadisce in fretta. Si riconoscono a
colpo d'occhio i soggetti principali, infatti, e saranno sempre i soliti due. La mora
e la rossa, quella istintiva e quella flemmativa: amiche, sorelle,
contro l'inerzia e i rovesci di fortuna. Mi hanno ricordato Toni
Collette e Drew Barrymore nel buffo e struggente Miss You Already, che sbronze e
terrorizzate cantavano abbracciate i R.E.M. Capisci subito perché si
vogliono tanto bene. Alla fine gliene ho voluto anch'io, in un anno
in cui sto imparando ad aprirmi, a fidarmi. In cui, da solitario
cronico, sto capendo che non poteva mancarmi quello che non avevo mai
conosciuto. Ora mi manca.
Federica,
ci rivediamo un giorno di questi: presto. Ora potresti
mancarmi anche tu.
Il
mio voto: ★★★½
Il
mio consiglio musicale: Levante – Abbi cura di te
Diciamo che cercando leggerezza non sei caduto proprio bene! ;)
RispondiEliminaAnche per me è stato primo approccio con questa autrice che mi ha stupito! Anche io conto di rivederla... presto!
E comunque mi piace il tuo "sto imparando ad aprirmi, a fidarmi." :*
In realtà, pesante non l'ho trovato nonostante tutto. Pregio o difetto?
EliminaE sì, piace anche a me. :)
Non pesante ma di certo non il più scanzonato tra i suoi! ;)
EliminaL'equilibrio che ci piace, insomma!
EliminaAutori cari, prendete nota.
EliminaUna delle frasi che usavo da adolescente quando mi incazzavo con qualcuno. ahahah
RispondiEliminaSolo per questo titolo meriterebbe di essere recuperato. :-)
Ahahahah, una variante di "Ci vediamo fuori", in effetti.
EliminaCiao! Bene sono felice che tu abbia conosciuto Federica, la mia cara, tanto amata Federica, che ammiro per il suo saper scrivere di tutto, invidio per la sua capacità di adattamento, idolatro per il suo saper mettersi nei l’anni dei lettori a cui sono rivolti i suoi romanzi. Questo per me è il suo Top di gamma, anche se, paragonare storie così diverse in realtà risulta complesso, ma “ci rivediamo un giorno di questi” mi ha regalato emozioni contrapposte tra loro e ne è venuta fuori una cosa bellissima. A presto, un abbraccio
RispondiEliminaCiao Baba! Come ho scritto, sarò felice di indagare. Di scoprire un'altra Federica. La vedo una che cambia, che si adatta, che cresce, e la cosa mi affascina.
EliminaVisti gli scogli incontrati ultimamente, dico basta a classici e mattoni e voglio leggerezza. Di quella seria, però.
RispondiEliminaSegno qua, segno di là, intanto mi concedo alla Gamberale annuale (L'amore quando c'era) e mi sento già meglio.
Oh, carinissimo L'amore quando c'era.
EliminaAnch'io vado di Gamberale, con la ristampa della Zona cieca, che ricordo che avevi già letto.
La bosco è una di quelle autrici italiane che mi manca. Urge colmare la lacuna, magari con questo.
RispondiEliminaLa inserisco nella wishlist... del 2018...! O.o
Dai, secondo me un posticino prima lo trovi. ;)
Eliminaspero in un regalo natalizio, ho tutti i suoi libri ma devo recuperarne la lettura di alcuni..mi piace molto come autrice e come persona. :)
RispondiEliminaNon ti deluderà, allora!
EliminaFin dalla prima parte del post mi era venuto in mente Miss You Already, e infatti... :)
RispondiEliminaLeggerezza con qualcosa in più?
Se quel qualcosa in più non è il buonismo, mi sa che potrei anche recuperarlo...
Ogni tanto, dato il tema, quello rischia di far capolino. Manca il politicamente scorretto di Miss You Already.
EliminaPerò funziona, nella sua prevedibilità, senza risultare inutilmente pietoso.