10.
The Nightingale
Ha
diviso Venezia in due. E
in due, completamente a tradimento, mi ha spaccato il cuore. Una
storia di stupro e vendetta girata con ritmi da western. Una tragedia
di stranieri in terra straniera, che strazia con la brutalità delle
immagini e commuove con la limpidezza del suo canto di libertà.
9.
Suspiria
È
il primo film che ho visto al cinema quest’anno. È dello stesso
regista che nel 2018 ha guadagnato scettro e corona nel mio listone, con la cronaca di un’indimenticabile estate italiana. Potevo forse
scordarmi di Guadagnino, anche quando si dà ai remake
azzardati; anche quando esagera con troppa carne al fuoco? Il
suo horror grigio e femminista è una danza conturbante. Non sarà
Argento, ma luccica ugualmente.
8.
Eighth Grade – Terza media
Amato
in patria da pubblico e critica, in Italia è però un titolo destinato all’anonimato delle piattaforme streaming.
Commedia adolescenziale da salvare necessariamente dall’oblio della
nostra distribuzione, è una macchina del tempo che funziona lì dove
Lady Bird aveva fallito: ricordarci i segni dell’adolescenza
– e dell’acne –, attraverso lo sguardo di una protagonista da
abbracciare.
7.
Il traditore
Unico
italiano in lista – degni di menzione, però, anche Martin Eden
e Ricordi? –, il film di Bellocchio emoziona per la lucidità
di un regista che non sembra avvertire la stanchezza degli
ottant’anni. Il suo Buscetta è un personaggio dalla levatura
shakespeariana e il mimetismo dell’interprete Pierfrancesco Favino,
sempre empatico ma lontano dal santificare i crimini dell’uomo,
regala all’attore la performance della carriera.
6.
Border – Creature di confine
I
troll raccontati dall’autore di Lasciami entrare sono
antiestetici, sgraziati, promiscui. Nel fitto dei boschi fanno un
sesso strano e si rendono protagonisti di una storia d’amore a
tratti raccapricciante, sospesa a metà strada tra mitologia e cronaca. Ma, a ben vedere, quanta bellezza c’è nella loro
bruttezza?
5.
Ritratto della giovane in fiamme
Il
mito che preferisco, quello di Orfeo e Euridice, rivive
in una relazione su uno sfondo degno di un’utopia
femminista. Lei, pittrice, si scopre attratta dall’altra, modella.
Che deve cercare di dipingere a memoria, limitandosi a osservarla. Ma
chi osserva non viene forse necessariamente osservato a sua volta?
Accordi di sguardi e giochi di ruolo, nel tableau vivant con
la sequenza finale più bella che io ricordi.
4.
La Favorita
Era
il mio favorito alla notte degli Oscar, ma purtroppo è rimasto a
bocca asciutta. Non potevo non ricordarlo qui, questo period drama
caustico e seducente in cui tre grandi attrici fanno a gara di
bravura. E assieme a loro un comparto tecnico – tra regia, montaggio,
scenografia, costumi –, che rivaleggia fino all’ultimo sguardo
con la precisione chirurgica della sceneggiatura.
3.
Dolor y Gloria
La
scorsa primavera ho recuperato tanto, tutto Almodovar. E tanto, tutto
ho trovato anche nella sua ultima fatica: un testamento spirituale,
che trova in Antonio Banderas un eccellente alter-ego e in una storia
fortemente autobiografica l’ispirazione per emozionarci ancora. Se
la settima arte è soprattutto narrazione, allora questo è cinema allo
stato puro.
2.
Storia di un matrimonio
Lo
ammetto, non l’ho guardato con la giusta attenzione. Durante la
visione, infatti, ho pianto fino ad avere la vista appannata. Da
figlio di separati, ho visto moltissimo della mia famiglia
sgangherata. E nelle interpretazioni di Adam Driver e Scarlett
Johansson – come dimenticare le loro liste, come riprendersi dai
loro conflitti? –, le migliori interpretazioni dell’anno.
1.
Parasite
Australia,
Stati Uniti, Italia, Svezia, Francia, Spagna: infine, la Corea. In un
2019 in cui l’universalità del cinema mi ha portato in lungo e in
largo, ho deciso di
fermarmi a Seul per tirare i remi in barca. L’ultimo capolavoro
satirico di Joon-ho, vincitore della Palma d’oro, è una riflessione sociale che
parte come una commedia nera e si trasforma poi in un thriller claustrofobico. Perché non c’è niente di più spaventoso
dell’essere umano, se costretto a mordere per difendersi.