Rimasto
senza successori, Feud raccontava un testa a testa fra dive.
Cosa si nascondeva sul set di Che fine ha fatto Baby Jane?
Passato stranamente sotto silenzio, è arrivato infine quest'altro
biopic a puntate su un'altra coppia del cinema. Il tema: non il noir
bensì il musical, non l'acrimonia bensì l'amore. Quello che dura
fino all'ultimo respiro. Quello che sopravvive a un divorzio,
infiniti tradimenti, stelle eclissate. Dietro l'apprezzamento
parziale della miniserie Fox – realizzata magnificamente,
coinvolgente non sempre –, c'è il mio grado di impreparazione. Di
Bob Fosse, regista e coreografo osannato dagli Oscar a Cannes, non ho
visto niente, ma l'estate mi rende ben propenso ai recuperi da
rigattiere. Quali erano i retroscena dei suoi capolavori? Non
conoscendoli, mi sono appassionato in minima parte ai travagli
produttivi e ai cambi di rotta, ridestandomi grazie all'energia degli
inserti danzerecci e alla bravura di interpreti in stato di grazia.
Lui, un camaleontico Sam Rockwell, ha problemi con il sesso, con il
fumo, con un cuore malandato. Vittima di amanti a fiotti e del gene
del tradimento, vive la celebrità come dono e dannazione. Ne va
della sua salute, fisica e mentale. Ne va della relazione con una
Michelle Williams da Emmy, terza moglie che tale non rimase. Paziente
e affranta, la donna scende a compromessi e tenta spesso di
allontanarsi dall'ombra del collaboratore. Ma come rinunciare al
desiderio di portare in scena Chicago? Fra liti e
riappacificazioni, Bob e Gwen scoppiano come coppia ma
professionalmente resistono a dispetto dell'età, dei nuovi partner,
dei dissapori. Se la stima è una forma d'amore, non smetteranno
allora di amarsi fino alla morte di lui: stroncato a sessant'anni da
un infarto. Ricostruzione degna di meraviglia delle scene cult e
dello spirito di quei decenni ruggenti, Fosse/Verdon ha
fatto la gioia di costumisti e direttori dei casting, che questa
volta hanno inseguito con la lente d'ingrandimento somiglianze
fisiche ed eccellenze. I personaggi, genitori distratti e incostanti,
sono profondamente onesti ma difficili da difendere; nelle otto
puntate complessive, se ne individua al solito qualcuna di troppo, ma
da metà in poi l'alta classe è garantita. Bisognerebbe avere una
conoscenza preliminare del cinema di Fosse, però, e resistere ai
ritmi lenti degli inizi. Pazientare tanto per la genialità del
montaggio quanto per i guizzi della messa in scena – siparietti in
bianco e nero da stand up comedy,
tentati suicidi come in Rocketman
–, o per godere della prova di una Williams nel miglior ruolo della sua carriera. Le vite del duo, canterebbe Liza, sono state un cabaret.
Malinconiche e sopra le righe, non potevano essere raccontate
altrimenti. Il resto, difetti compresi, è jazz. (7)
Ho
aspettato il suo ritorno per anni. Erano bastati sei episodi
per trasformarla, ai tempi, in un metro di paragone. E per dirmi
innamorato di Phoebe Waller-Bridge, talento comico che infrangeva
cuori con una scrittura di cui tutti, presto, si sarebbero accorti.
Anche sceneggiatrice di Killing Eve,
chiamata in soccorso fra una cosa e l'altra sul set del James Bond di
prossima uscita, Phoebe approda su Amazon con il suo personaggio
portafortuna e ha venti minuti alla volta per congedarsi. Come
eguagliare la bellezza della cena dell'episodio introduttivo, in cui
si consumano il dramma di un aborto spontaneo e i convenevoli per un
matrimonio da organizzare? Come trovare un'altra spalla che somigli
al fascinoso Andrew Scott? Mentre il padre convola a nozze con Olivia
Colman e sua sorella ha una crisi di nervi per un brutto
taglio di capelli, nelle giornate della protagonista si avvicendano
ospiti d'eccezione – Fiona Shaw, Kristin Scott Thomas – e un
misto di emozioni contraddittorie, se i bilanci riportano in mente
una mamma e una migliore amica finite al cimitero. Tutto è
disastroso. Tutto è oro. Perfino la sua cotta, quindi, non potrà
che essere assurda: in crisi d'astinenza, la donna finisce nel
confessionale di Scott. Un sacerdote adorabile e sboccato, che legge gli attimi di isolamento nei quali la protagonista si
estrania, guarda lo spettatore, fa smorfie in camera. La eccita il
brivido del proibito, o forse quello sconosciuto del conforto?
Bisessuale e blasfema, la figlia illegittima di Gervais si
chiude in preghiera. Non ci sarà lieto fine, non calerà una
morale dall'alto. Ma il discorso sulla crudeltà dell'amore o uno
struggente monologo in lacrime risulteranno abbastanza miracolosi da
farci credere nel Padreterno e nel fatto che una trentatreenne
londinese sia la regina attuale della risata amara. Sotto la pensilina degli
autobus, con altre delusioni aggiunte alla collezione precedente,
Phoebe Waller-Bridge scuote la testa. Ci dice di non seguirla. Deve
andare per la propria strada. Purtroppo non porta a una terza
stagione – Fleabag
sceglie di fermarsi qui, di leccarsi le ferite in privato – ma
magari somiglierà, finalmente, alla felicità. (8)
Partito come classica spy story, Killing Eve si
era tradito in fretta. Per fortuna, aggiungerei. Nella partita a
guardia e ladri fra Sandra Oh e Jodie Comer, la prima sbirra e
l'altra sicario senza scrupoli, non c'era niente di annunciato in
partenza. E, soprattutto, niente di serioso. Ci si accoltella,
infatti, si commettono nefandezze e torti impensabili, ma mantenendo
sempre il sangue freddo. Nemiche a amiche, amanti forse un giorno non
lontano, le due donne agli estremi della barricata si sono studiate a
lungo e cercate dappertutto. Quando si sono trovate, durante lo
scorso finale di stagione, hanno affilato i coltelli. Sono finite a
letto, in un abbraccio insanguinato. Ma come reagire se la tua
ossessione amorosa risponde alle tue attenzioni accoltellandoti a
Parigi? La vendetta, piatto da servire freddo, placa i bollenti
spiriti grazie alla distrazione di un terzo incomodo: un nemico
comune da sconfiggere, spiazzando tutti e collaborando. A mali
estremi rispondono estremi rimedi. Un po' Hannibal e Clarice, un po'
Bonnie e Clyde, la coppia meglio assortita del piccolo schermo punta
all'Italia. Roma, quest'anno, ospita la villeggiatura di Aaron Peel:
sociopatico ferrato in traffici di dati privati, che tanto i Dodici
quanto l'MI6 vorrebbero fermare. Disposti a venirsi incontro
sottobanco, i buoni e i cattivi sguinzagliano le sexy Oh e Comer –
quest'ultima, a giusta ragione, ruba Bafta e attenzioni a colpi di
carisma. L'attrazione fra loro è fisica, cerebrale, o entrambe le
cose? In un violento ed esilarante soggiorno italiano, con tanto di
vezzosa colonna sonora nostrana e stilosi cambi d'abito,
Killing Eve si conferma un
piacere perverso. La serie da vedere. Esagera, ma con la solita intelligenza dietro cui si
scorge lo zampino di Phoebe Waller-Bridge. Ti rende
dipendente, ancor più che in passato, grazie a una Villanelle che spadroneggia incontrastata. Troppo sognare che queste due brutte
ceffe scappino e delinquano fino a noi, cuore a cuore? (7,5)
Quanto, quanto devo recuperare Killing Eve!
RispondiEliminaAssolutamente.
EliminaE, conosciuta la penna della Waller-Bridge, ti prego, passa a Fleabag.
Killing Eve un po' in flessione rispetto la prima stagione, comincia ad essere ripetitiva. Fleabag è tra le mie preferite degli utlimi tempi: dialoghi e personaggi memorabili!
RispondiEliminaA me, invece, ha presto più questa seconda stagione. Sarà che la prima era un po' più seria, più spionistica.
EliminaHo iniziato da poco a conoscere Fosse e la Verdon ma già mi pento di non averlo fatto dopo aver visto Cabaret o All that Jazz... in ogni caso, promette bene.
RispondiEliminaAmore profondo per Fleabag (e Andrew Scott) e la patinata Killing Eve, che gira un po' a vuoto nella seconda parte ma lo fa sempre con classe.
Purtroppo sono stato troppo pigro per recuperare i film di Fosse nel mentre. Se puoi, almeno tu, rimedia in tempo.
EliminaUh, mi hai appena fatto ricordare che ho ancora la seconda stagione di "Fleabag" da vedere! Felicissima me! Mi sa che stasera la comincio! *___*
RispondiEliminaBeata te che non l'hai ancora vista!
EliminaFosse/Verdon per me inguardabile, un po' come Feud. Complimenti per la resistenza a vedere delle roba così noiose. ;)
RispondiEliminaFleabag geniale. Da una parte è un peccato che non abbia un'altra stagione, dall'altra è meglio così. Meglio chiudere all'apice. Solo gli inglesi possono pensare a una mossa del genere. Gli americani avrebbero tirato avanti per (almeno) altre 5 o 6 stagioni...
Killing Eve 2 velocissima e freschissima, pure questa consumata forse persino troppo in fretta.
Jodie Comer sexy sì, Sandra Oh anche no. Non capisco come in questa serie tutti e tutte siano pazze di lei. °___°
Killing Eve era tra le serie che aspettavo di rivedere con più impazienza e non sono rimasta delusa. speriamo che anche la terza stagione si confermi all'altezza.
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