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lunedì 5 agosto 2019

Recensione: Favola di New York, di Victor LaValle

Favola di New York, di Victor LaValle. Fazi, € 20, pp. 510 |

C’erano una volta, in una metropoli non troppo lontana, i membri della famiglia Kagwa. Una casa in graduale espansione  - con una coppia di piacenti trentenni alle prese con le gioie e i dolori della convivenza coniugale – in un quartiere della Grande Mela consacrato puramente allo splendore decadente dei negozi d’antiquariato o alla polvere luccicante dei rigattieri. Apollo ed Emma, anime gemelle dagli hobby e dalle tragedie coincidenti, si sono incontrati al bancone della biblioteca pubblica: galeotti, al solito, i libri. 
Lui, chiamato così da due genitori che hanno visto Rocky al primo appuntamento, è un antiquario dallo spirito avventuroso: dotato di un eccezionale fiuto per gli affari, salva i libri dal macero trovando nelle cantine altrui almanacchi di insospettabili satanisti e copie autografate del capolavoro di Harper Lee. 
Lei, unica superstite insieme alla sorella al rogo della famiglia, è una libraia con l’animo hippy: partita per il Brasile all’inizio del romanzo, torna da Apollo con un po’ di esperienza in più – c’è un suo nudo, pensate, esposto in un museo di Amsterdam – e con un cordino rosso legato al dito. Quando si spezzerà, dice, si realizzeranno tre dei suoi maggiori desideri. Ha un marito splendido. Sulla linea A della metropolitana, durante un blackout, partorisce il primogenito: Brian. Cos’altro potrebbe volere per essere completa? La felicità è una cosa misteriosa. L’infelicità, peggio. La famiglia degna di una fiaba moderna, allora, si ritrova al centro di un incubo da cronaca nera quando una serie di messaggi anonimi, i seni doloranti e le notti bianche spingono la fragile neomamma sull’orlo della follia. Tutto dovrebbe finire così, nel sangue. E invece, magicamente, comincia.

Le fiabe non sono pensate per i bambini. In origine si trattava di storie che i contadini raccontavano attorno al fuoco la sera, dopo una giornata di duro lavoro. Erano adulti che si rivolgevano ad altri adulti. Le fiabe sono diventate storie per bambini soltanto nel Settecento, quando un nuovo ceto sociale molto particolare ha cominciato a diffondersi in Europa. […] Le regole di comportamento dovevano cambiare, sia per gli adulti sia per i bambini, perciò anche le fiabe cambiarono. Dovevano avere una morale, qualcosa che spiegasse le nuove regole ai più piccoli. Fu quello il momento in cui le fiabe divennero una grande stronzata. Una fiaba stupida ha una morale semplicistica, una bella fiaba dice semplicemente la verità.

Li chiamano genitori elicottero. Quelli che sorvegliano i bambini come sentinelle iperprotettive – si spera a fin di bene –  e li aiutano un passo alla volta nelle difficoltà della crescita. La strega di Raperonzolo, tanto legata alla ragazza da isolarla in una torre irraggiungibile, era una di loro. Come proteggere, infatti, un figlio impreparato alle brutture dell’esterno? Se lo domanda anche Apollo: papà moderno con un profilo Facebook pieno di scatti di Brian, che inconsapevolmente, in rete, semina briciole di pane a favore del lupo cattivo. All’indomani di una tragedia scioccante, in liberta vigilata, gira per una New York inedita con un bagaglio pesante: un piccone, una lapide, un cambio di vestiti, un libro per l’infanzia ereditato dal genitore prima che desse forfait. Cerca Emma, mosso da sentimenti che oscillano dall’ira alla tenerezza. Visita gruppi per l’elaborazione del lutto. Pagaia lungo le nove isole che galleggiano nell’East River, scoprendone una popolata soltanto da fanciulli e mamme armate fino i denti. Si perde e si ritrova in una foresta nascosta in pieno Queens, sotto gli occhi di tutti, dove c’è una caverna da sorvegliare dal tramonto all’alba. Tutto pur di non affrontare quell’appartamento sfitto in cui adesso risulta difficile entrare; tutto per non varcare la porta della stanzetta di Brian, chiusa dai nastri rossi della polizia. Se un genitore dichiara resa – ha fallito, non è stato l’angelo custode del suo bambino come si era prefissato – meglio soccombere ai morsi del dolore e o credere nell’impossibile; nei mostri?

Sopravvivere all’infanzia è un miracolo.

Immaginifico, struggente e splatter, Favola di New York – adattamento dall’inglese The Changeling, che sin dal titolo preferisce dichiarare il suo debito verso le creature del folklore europeo – resterà la lettura più sorprendente in cui vi imbatterete quest’anno. Le angosce di Rosemary’s Baby incontrano le inquietanti tecnologie di Black Mirror, all’ombra dei miti dolci e tenebrosi dello svedese Border. Sullo sfondo, un ventunesimo secolo che si fa fatica a riconoscere raccontato con questi stessi toni sospesi; l’America odierna – quella degli afroamericani nell’occhio del ciclone, dei pirati informatici e della presidenza Trump, del melting pot ormai a rischio – trasformata con fantasia invidiabile in una labirintica terra selvaggia. I luoghi, eppure, sono reali: li ho cercati con Street View nel mentre, per il piacere di smarrirmi a distanza. Oggi i cavalieri senza macchina né paura sono i librai e i creatori di start-up, la principessa da salvare una mamma accusata dell’assassinio più terribile; la magia nera, invece, è l’arte oscura di un odierno leone da tastiera con un computer irrintracciabile dietro cui farsi scudo. Sono più profonde le caverne dell’ignoto, infatti, o i meandri del deep web? 
Fra troll di ieri e troll di oggi, i protagonisti brandiranno iPad, non spade; schermi luminosi grazie a un’apposita funzione, non torce infuocate. Aperti fino all’ultimo all’impossibile, gli ultimi romantici di LaValle garantiscono un viaggio senza precedenti un una metropoli che talora sembra un mare aperto, e in un cuore dove si protrae ininterrottamente un’inimmaginabile burrasca. Favola di New York sfocia presto nell’assurdo, perfino nell’horror nudo e crudo, ma basta affidarsi alla sensibilità dell’autore per innamorarsene perdutamente. Questa è la storia di tante storie. Generazioni di immigrati che hanno attraversato l’Atlantico su una bagnarola pericolante, con il timore verso i pericoli del Nuovo Mondo e bestie secolari per angeli custodi; afroamericani reduci dalla galera che, dando nell’occhio, si aggirano in quartieri residenziali con il rischio che un poliziotto dal grilletto facile li ammazzi a sangue freddo; padri a ogni costo, che farebbero di tutto per il bene dei figli – anche uccidere, anche ucciderli.

«E vissero per sempre felici e contenti», sussurrò Apollo.
Emma appoggio la testa alla sua spalla. «E vissero felici, almeno per oggi».
«È abbastanza?», chiese Apollo.
«È tutto, amore mio».

Meglio di un romanzo realistico, a sorpresa, a raccontarci il razzismo al tempo dei repubblicani, il lutto al tempo di Facebook, le mele avvelenate e i fusi letali sparsi in certi angoli della rete, è questa fantasmagoria dalle fitte coloriture politiche la cui morale, in definitiva, è una riflessione importantissima sulla ricchezza dell’integrazione. Chiudendo i porti, erigendo muri su muri, come potremmo spulciare nell’apparato leggendario di paesi lontani – in questo caso, la Norvegia – e fare nostri i loro sogni e i loro incubi, le loro storie? Quanto saremmo aridi senza? E vissero per sempre felici e contenti, d’un tratto, appare una formula necessaria: non più lo stratagemma di qualche genitore troppo pigro o troppo codardo per proseguire ulteriormente con la lettura della buonanotte. 
Oltre l’ultima riga delle favole, ci sono gli infanticidi e gli altri orrori secondo LaValle. Ma anche gli amori rafforzati da una distanza forzata, le mamme che nel momento del bisogno sollevano tanto le automobili quanto i coltellacci insanguinati, le attese insieme sotto le pensiline in plexiglass. Al lieto fine – questa volta, quanto mai sperato – si arriva forse con i mezzi pubblici. E il cordino rosso legato prima al dito di Emma, poi a quello di Apollo, può essere fatto cadere a chiusura del percorso. Nella recensione manterrò segreti i loro desideri ma il mio, quello di leggere almeno un romanzo straordinario, è stato esaudito: grazie a Favola di New York, rinuncio a cuor leggero agli altri due.
Il mio voto: ★★★★★
Il mio consiglio musicale: M83 – Midnight City

24 commenti:

  1. Chiesto in due librerie diverse e non trovato!

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  2. Sono contenta ti è piaciuto così tanto. Ho amato anche io questa storia, e per le atmosfere oniriche e surreali ha richiamato alla mia mente uno dei miei romanzi preferiti di Murakami 😊😊 davvero una bellissima storia!

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    1. Parli di Kafka sulla spiaggia?
      Mi attira moltissimo.

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  3. Questo mi interessa davvero tanto, e ora con la tua recensione mi toccherà mettermi a cercarlo sul serio all'usato :)

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  4. Mi lascio contagiare dal tuo entusiasmante parere *_*
    Voglio leggerlo ^_^

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  5. Me lo segno, ma solo nel caso uscisse in formato economico.
    Anche se, se mi citi Murakami non so quanto potrà piacermi, visto che a me Norwegian Wood non mi è piaciuto moltissimo.

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    1. Non l'ho citato io, che di Murakami ho appena letto senza entusiasmo proprio Norwegian, però alcuni paragonano gli autori.
      Ma penso soltanto per le sfumature surreali.

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  6. Mi fa piacere leggere che questo romanzo ha conquistato anche te. La Fazi sa come coccolare i suoi lettori :)

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    1. E come sono belli i romanzi in uscita a settembre. :)

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  7. Potrei forse ignorare le tue cinque stelle? Soprattutto dopo averne sentito parlare molto bene anche da La Spacciatrice di Libri, devo trovare del tempo extra e leggerlo quanto prima ;)
    Stefi

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    1. Nonostante le cinquecento pagine, giuro che si divora. Bellissimo, magico.

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  8. Ne avevo a disposizione un'anteprima di 150 pagine(per noi librai), ma ho rinunciato perché piena di lbri full-size da leggere, ho detto metti che mi appassiona dopo mi tocca comprarlo XD(calcolando vedi sopra che ne ho almeno 30 intonsi già a casa)...dici che ho fatto male?Mannaggia!

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    1. Almeno dall'anteprima, dovevi farti tentare.
      Non saresti più tornata indietro. ❤️

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    1. Una lettura da fare, perché fuori porto ma non troppo. E poi quanto sono affascinanti i libri che parlano di libri?

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  10. Come spesso accade, titolo che non conoscevo. Trama interessante e bella recensione come sempre ;)

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    1. Un'amante delle serie TV come te non potrà non amarlo, riconoscendo mille riferimenti diversi. :)

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  11. Se a NY è difficile tornare, lo posso fare con questo romanzo che sembra perfetto per me e per quelle parentesi di leggerezza e romanticismo che cerco. Grazie ;)

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    1. Lo ameresti moltissimo.
      Suggestivo, sentimentale, e con tinte horror da brividi.

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  12. caro Mik appena messo nel carrelo! Impossibile resistergli ♥

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  13. L'ho letto recentemente e presto ci sarà la mia recensione sul blog di Baba. E' davvero molto ben scritto e senz'altro pieno zeppo di spunti di riflessione; nell'insieme l'ho trovato un gran libro, però alcune cose mi hanno fatto storcere il naso. Ho trovato troppo netto lo stacco fra la prima parte, "razionale" e realistica, e la seconda, magica e fantastica. Al di là delle simbologie e dei temi di attualità di cui hai parlato benissimo nella tua recensione, i personaggi non sono all'altezza secondo me. Apollo accetta la svolta "fantastica" quasi senza porsi domande, e di come Emma abbia capito la verità su Brian neanche una parola (a meno che si voglia accettare la semplicistica spiegazione che cuore di mamma non sbaglia mai). So che i punti di forza del romanzo sono quelli che hai così bene raccontato, ma secondo me è mancato qualcosa di importante per raggiungere la perfezione.

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