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mercoledì 8 agosto 2018

Recensione: Io so chi sei, di Paola Barbato

| Io so chi sei, di Paola Barbato. Piemme, € 18,50, pp. 515 |

Io so chi sei come Non ti faccio niente. Due frasi all'apparenza rassicuranti che, a ben pensarci, nascondono dietro un sottile tono di minaccia. Due modi di incutere paura. Due romanzi della stessa autrice che, per perizia e introspezione psicologica, sembrano rendere limitante la definizione di thriller. Torna attesissima Paola Barbato, anche se era stata sul mio comodino appena qualche mese fa con Bilico: esordio da rispolverare, da rivalutare, che non convinceva fino in fondo con i suoi equilibri malsicuri e un gusto per l'eccesso stancante sul lungo tratto. Sapienza narrativa a parte – ora, per fortuna, posso dirlo scacciando l'ombra del sospetto –, nient'altro a che vedere con la complessità delle pubblicazioni successive. Fino a questo momento, infatti, il dubbio poteva essere ragionevole: che la struggente avventura degli ex bambini di Vincenzo, l'indimenticabile rapitore che lasciava paperelle di gomma sulle sue false scene del crimine, fosse un caso isolato difficile da ripetere? Non si supera ma non delude, a questo giro, la sceneggiatrice di Dylan Dog e la musa di Matteo Bussola, compagno di vita che proprio alla loro storia d'amore ha dedicato un'ultima fatica uscita per Einaudi: un intrigo asfissiante, nonostante le ariose ambientazioni toscane, sui pregi e i difetti dell'essere costantemente rintracciabili nell'era degli smartphone. È sempre dal ritrovamento di un oggetto che si parte: un cellulare ripescato nella buca della posta dalle mani tremanti di Lena, trentaduenne con le borse sotto gli occhi e il cuore incrinato per sempre. Strano accumulo di contraddizioni, quella figlia della Firenze bene: la mortificazione dei vestiti informi, il garbuglio inestricabile dei dreadlock al posto della messa in piega delle brave cocche di papà e l'indolente Argo, molosso tenuto a stento al guinzaglio, cozzano infatti con il curriculum di un'universitaria brillante che ha deluso tutti, perfino sé stessa, in nome di una relazione che la ha imposto un nuovo look e nuove frequentazioni, che l'ha imbruttita dentro e fuori. Dal cellulare sconosciuto prendono ad arrivare messaggi dal destinatario ignoto: il primo dice Io so chi sei, e non suona una premessa troppo inquietante all'orecchio di qualcuno come la protagonista. Una giovane donna che si è tradita irreversibilmente, che purtroppo chi sia non lo sa più. È cambiata per Saverio, ma Saverio non c'è a darle ordini, coordinate esistenziali o tormenti: l'eterno ribelle che ha in comune con il Bern di Divorare il cielo le piccole smanie rivoltose, il pallino per l'ambientalismo, le frequentazioni animaliste, è caduto nell'Arno da ubriaco e non è più riemerso. Restano una bara vuota, i segni di una trasformazione radicale di cui ormai a Lena sfuggono i perché e, a due anni dalla scomparsa dell'uomo, un anonimo interlocutore che a distanza la aizza, ci gioca, la maltratta come fosse un cane da combattimento. Lui che ha sempre nutrito rispetto per le bestie, mai per le persone, e che le storpiava il nome con una canzone degli Articolo 31. Lui Saverio, redivivo desideroso di testare la cieca fedeltà della sposa? O a tramare nell'ombra è forse qualcuno che l'ha tenuto prigioniero e affamato per tutto il tempo e che adesso pretende la merce di scambio dell'obbedienza di Lena?

Tutti gli amori sono malati.

Gli SMS mirano a farne una persona diversa e spregiudicata – ricatta, droga, avvelena, brucia, ammazza. Vittima, sempre, anche quando è lei l'artefice sotto costrizione. 
Proprio come quando appariva un corpo estraneo nella ampia cerca degli amici di Saverio, ora decimati uno a uno. 
Proprio come quando, a metà romanzo, interviene un personaggio che ruba la scena a chiunque: lo sgrammaticato Francesco, gigante in divisa affatto buono, le raddrizza il tiro, porta a termine quello che Lena si rifiuta di fare, la usa come esca travalicando una giustizia al solito malleabile. Tutto pur di acciuffare il colpevole, e di farne carne da macello: con la protagonista, così, destinata a passare dal mostro all'orco come in una fiaba nera, in nome della riconoscenza di coloro che vengono salvati da terzi. Doppiamente manipolata, contesa da amori vandalici, in un implacabile stillicidio lungo 500 pagine questa protagonista debole, duttile e inetta fino all'ultimo si mostra a sorpresa esattamente uguale a noi. Ci affascina e ci irrita, vero, ma faremmo lo stesso se intrappolati in un simile labirinto di bugie. In una gabbia a cielo aperto con vista sul Lungo Arno.

«Non ho più niente da perdere» aveva risposto Lena, per poi aggiungere: «Sono una brutta persona.»
«Tutti lo siamo, la nostra è una brutta specie.»

Si incontrano comprimari innumerevoli – su tutti, nella corte dei miracoli di Saverio impossibile non ricordare Alex e Lucio, esempio di un amore che a volte salva – che a colpi di personalità fortissime sfuggono al classico ruolo castrante dei personaggi minori. Si sovrappongono e confondono i buoni con i cattivi, in un'ambigua matassa di supposizioni errate e grigi sfumati. Si parla di stalking e allievi che superano i maestri, di gabbie costruite nello zoo della nostra mente vulnerabile. Qualche dubbio soltanto per il finale, molto aperto, quando ci sarebbe stato forse tutto il tempo per tirare meglio le fila: da uno spunto all'apparenza abusato, infatti, è venuto già fuori un thriller scorretto e solidissimo. C'è abbastanza materiale per la trilogia nei piani di Paola, scrittrice con una prosa magnetica e cattive intenzioni? Ma ci si affida a occhi chiusi al suo imperscrutabile volere, perché sì. L'orecchio teso, pronti a scattare il giorno in cui il trillo di una notifica ci informerà che il secondo capitolo è in stampa; che le minacce scambiate per gentilezze no, non si sono esaurite sulla costa massiccia di Io so chi sei. Per ironia della sorte, dunque, in scacco quanto una protagonista con un caricabatterie Samsung per collare a strozzo.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: The Police – Every Breath You Take

14 commenti:

  1. Sembra davvero molto bello, ma devo ammettere che mi attira di più il primo che hai citato, Non ti faccio niente.

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    1. Se non sbaglio, non ami troppo i gialli.
      Non che questo lo sia, non propriamente, ma sì, apprezzeresti di più Non ti faccio niente. Un ibrido che, fra le altre cose, riesce anche a commuovere.

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  2. Io non so chi sei, Paola Barbato, però la recensione di Mr. Ink del tuo libro un pochino mi ha incuriosito. ;)

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  3. Di un bel thriller psicologico non sono mai sazia. Lo cerco :)

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    1. Nel suo genere, questo più che bello è bellissimo. ;)

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  4. Sembra molto interessante, prendo nota perché di questa autrice non ho letto nulla :)

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    1. Non conosco l'autrice, mi fido del tuo parere e prendo nota :)

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    2. @Anna: anche tu, come Katerina, magari parti dal penultimo. Più nelle tue corde, conoscendoti un po'.

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    3. @Aquila Reale: un'appassionata di thriller come te non può ignorare la Barbato ancora a lungo. :)

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  5. IO SO CHI SEI
    Ciao a tutti io l ho appena finito ....un Po di fatica ad ingranare questa inetta a metà libro un Po stufa annoia è molle soccombe semore.....ma poi cambia ritmo con l arrivo di checco e va avanti ad un buon ritmo,₩ più piacevole e difficile da mollare.....il finale ecco non so troppo frettoloso ....mi ha lasciata piena di dubbi e forse non L ho capito...

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  6. Neppure io l ho capito, ma se è ill primo libro di una trilogia....forse dipende da ciò

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