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mercoledì 26 luglio 2017

Recensione: Accabadora, di Michela Murgia

Accabadora, Michela Murgia. Einaudi, € 11, pp. 164 |


Leggere per la prima volta un'autrice e stimarla a prescindere: si può? Esempio inequivocabile di eleganza, umorismo e sagacia, Michela Murgia è una delle persone che mi piacerebbe diventare da grande. Scrittrice che non ha bisogno di presentazioni, su Quante Storie è solita dispensare stroncature secche e consigli spassionati. Si è meritata un posto d'eccezione sulla poltrona di Corrado Augias, nei pomeriggi di Rai Tre, e l'accento e la postura hanno ispirato in fretta un'imitazione divertentissima di Virginia Raffaele – Dante, Collodi e Manzoni, perciò, vengono sconsigliati in sketch lampo tanto quanto l'ultima fatica editoriale di Fabio Volo. Mi mancava un tassello non da poco. Mi mancava scoprire com'è, fuori onda: nel suo. Accabadora, vincitore del premio Campiello e oggetto di un libero adattamento cinematografico, è la storia della seconda vita della piccola Maria.

Ci volle qualche minuto per ricordarsi chi e cosa era, che riemergere da sé stessi è tanto più difficile quanto più si è profondi.

Quarta figlia femmina di una vedova indigente, nella Sardegna del secondo dopoguerra, viene riscattata dalla pietà di Tzia Bonaria. Una sarta vestita sempre a lutto, forse mai stata giovane, che piange il promesso sposo perso in guerra, si prende cura delle bambine abbandonate in un angolo e, nottetempo, indossa il suo scialle nero e bussa a qualche porta. Cosa fa la sua seconda mamma, si domanda la bambina, mentre il paese dorme? Cos'ha visto in lei, tratta in salvo da un avvenire di scarti e occhiate di sufficienza? Una smania birichina, una scintilla: un potenziale da educare con le buone o con le cattive, anche a costo di spezzarle il cuore. A Soreni tutti ricoprono un ruolo. Quello di Bonaria è tabù, eppure appare necessario: l'accabadora è il contrario di una levatrice. C'è chi ti guida verso la vita e c'è chi, come lei, ti conduce a una morte dolce. Alla faccia di chi fa gli scongiuri. Alla faccia di chi nega a un'anima la dignità di andarsene via a modo suo. Come Vanessa Roggeri, amica di lunga data del blog, Michela Murgia rievoca una Sardegna brulla, antichissima, lontana dal tremolare del mare. In contrapposizione: una Torino fredda e schematica, in quel continente lontano un passo di troppo dalle maglie del destino.

Nell'ora della debolezza alcuni preferiscono diventare credenti piuttosto che forti.

Storia breve di arrivi e partenze, di eredità, affascina raccontando l'arte del cucito e dell'assassinio. Essendo passato qualche tempo dalla pubblicazione e avendone letto un po' qui e un po' lì, posso dirmi tante cose ma non sorpreso. Se la storia, di cui perfino la quarta di copertina svela troppo, non è una rivelazione, lo stesso non vale per uno stile bello in maniera clamorosa: semplice e scorrevole, eppure sorretto da una perfezione matematica che fa una conta esatta delle parole, delle sillabe, delle pagine. Lirica ma oculata, brusca neanche per un attimo, l'autrice sa quando mettere e quando togliere; sa quando dire e quando non dire. La suggestione e l'inquietudine di cui il realismo magico è capace, qui, ne escono al loro meglio. Crescere è realizzare che tra giusto e sbagliato c'è un confine invisibile, protetto da una fattura che né la razionalità né la fuga per mare possono sciogliere. Accabadora è la presa di coscienza di Maria, che si fa donna e saggia in duecento pagine da centellinare. Un'educazione morale e sentimentale dal taglio classico, con posti e liturgie d'altri tempi. Amore e morte hanno la stessa radice. Lasciarsi morire, lasciarsi uccidere, a volte è l'atto di fiducia più grande. Un debito da estinguere. O un dono, meglio, al pari di certe prose.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Hozier – Work Song

26 commenti:

  1. Una delle mie prossime letture. Amo la sagacia della Murgia ❤

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    1. La Murgia è tra quelle persone che possono permettersi di dire tutto. Non sbaglia mai i toni.
      E qui, in cui ti racconta la morte e i tabù a mo' di favola nera, accade lo stesso. Fammi sapere!

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  2. Ho letto questo libro qualche anno fa e ne rimani letteralmente affascinata, una storia magica e inquietante dove l'antico e la tradizione emergono con una forza sorprendente. Bellissimo!

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  3. Mi attende già sul Kobo e le tue parole mi spingono ancora di più ad intraprendere la lettura! Devo solo trovare il tempo :D
    Recensione bellissima!

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  4. Leggere per la prima volta un'autrice e stimarla a prescindere: si può? Secondo me si può con quelle come lei! Poi ci aggiungi questo libro e... il quadro è completo. L'ho divorato e adorato per le sue atmosfere, per i suoi personaggi, per uno stile che va al punto ed emoziona.

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    1. Voglio assolutissimamente leggere altro in tempi brevi.

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    2. Avevo preso in biblioteca Chirù, ma era un periodo critico e l'ho restituito prima di aprirlo. Pare fosse richiestissimo. Riproverò anche se, d'estate, mi sa che va meglio la falsa leggerezza dell'esordio, Il mondo deve sapere: avevo adorato il film di Virzì (Tutta la vita davanti). :)

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  5. Letto anni fa, ne conservo un bellissimo ricordo. Atmosfere che avvolgono, una lettura che ti trascina in altri luoghi e altri tempi. Ricordo di essere emersa alla fine con un vago senso di stordimento.

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    1. Ho letto un altro libro e mezzo, nel mentre, ma quel vago stordimento ti giuro che ce l'ho ancora.

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  6. Questo libro è un capolavoro. Bello intenso vero e alle volte spiazzante. Ma ahimè allo stesso modo non ho amato che mi ha annoiato da subito. Mentre non è malvagio, anche se è un piccolo libercolo!

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    1. Mi ha cancellato "Chirù" che mi ha annoiato da subito. Mentre non è malvagio "L'incontro" anche se è un piccolo libercolo!

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    2. Ciao Fabio, e grazie per il tuo commento. Chiurù, effettivamente, lo vedo meno nelle mie corde, ma proverò di certo: come dicevo qualche commento fa, aspetto la biblioteca comunale. Ho presente L'incontro, sì: quelle poche pagine le riuscirò a incastrare con facilità tra una lettura e l'altra.

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  7. Ciao! Questa è una di quelle autrici di cui sento di dover leggere qualcosa, prima o poi. Magari inizierò proprio da questo libro.

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  8. Io ci ho provato a centellinarle, ma è finita malissimo (e, parafrasando te, si può leggere una recensione sapendo che ti piacerà, a prescindere? Eh, sì, quando si passa di qui...)

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    1. Io letto in un pomeriggio, che ne parliamo a fare. Intanto mi godo Genovesi, che è pure un po' mattoncino...

      (Non mi dire 'ste cose!)

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  9. Io la Murgia la stimo proprio a prescindere! Ho questo romanzo sul kobo da un po'. Devo decidermi a leggerlo. La tua recensione è bellissima, ma non è una novità!

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    1. Ti ringrazio, Tessa!
      Leggilo, o gli alberi si vendicano. :-P

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  10. Letto quando fu pubblicato perché scelto da un liceo per l'incontro con l'autore.
    In sintesi,me l'ha prestato un'amica prof.
    Mi è piaciuto anche se mi ha sconvolto e la tua recensione coglie alla perfezione il senso profondo di smarrimento che aleggia in tutto il romanzo.
    Fuori dal coro,la Murgia mi fa un'antipatia feroce,non la sopporto e trovo in lei una supponenza irritante.

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    1. Ti ringrazio!

      A proposito della supponenza della Murgia: all'inizio, sai, lo pensavo anch'io. Mi ero imbattuto più in stroncature che altro e mi sono detto: quale differenza c'è tra lei e quegli Youtuber che massacrano random perché fa risonanza?
      Ma quando parla di romanzi belli, di cose che le sono piaciute, sembra un'altra persona e in cinque minuti te li racconta come nessuno. Mi viene in mente il romanzo di Siti, eppure controversissimo, che spiegò in TV con grande naturalezza. (E' passata anche a lasciarmi un commento su Facebook, e un'autrice molto nota, a distanza di otto anni dalla pubblicazione di Accabadora, non era tenuta.) :)

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  11. Di Accabadora avevo sentito il film, che però non mi sembrava proprio una cosa imperdibile.
    Diciamo che il romanzo pare già più interessante. O forse sei tu che sei riuscito a venderlo bene. ;)
    Sebbene io e il realismo magico non andiamo proprio d'accordo...

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    1. Il film, leggevo su Mymovies, è diretto molto molto bene, ma pare racconti tutta un'altra storia.
      Qui, in realtà, di magico c'è ben poco. Ma la fascinazione, il mistero, perdura davvero.

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