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venerdì 28 luglio 2017

Celebrating King | Le paure con (e dopo) IT


Buongiorno, amici. Come state? Oggi post diverso dal solito – una tappa di un blog tour, anche se ai blog tour sapete che poco sto appresso. L'eccezione: Stephen King. L'autore che mi ha iniziato alla lettura, una dozzina di anni fa, torna in libreria con la preziosa ristampa di IT. Sono passati trent'anni dalla sua pubblicazione e a ottobre, dopo la mediocre miniserie diventata in fretta cult, è atteso in sala il primo capitolo della duologia di Andrés Muschietti. La rilettura s'ha da fare: è nell'aria da un po'. Oggi, dopo ClarissaElisa Luigi, è il mio turno di parlarvi di Pennywise. Si parla di paura, in particolare, e della paura dopo IT. Sulla scia del pagliaccio assassino, ombra minacciosa sullo sfondo del più straordinario dei coming of age, chi ha provato a farci saltare dalla poltrona? Chi ha reso inquietanti i bambini, le donne velate, i programmi per l'infanzia e la sindrome da abbandono? Vi accompagno perciò in una veloce carrellata, tra must, prodotti di un piccolo schermo mai così grande, giovani leve e film festivalieri. Vi do, in questa estate noiosissima, qualche scusa buona per non uscire di casa e, magari, darsi ai recuperi. Galleggiate con me?

Instant cult.
Gli anni '80 e '90. I più rimpianti e vagheggiati. Tra le altre cose, la miniera d'oro del cinema horror. Il Michael Myers di John Carpenter, una maschera inespressiva e il coltello affilatissimo, colpiva già un decennio prima: un'infanzia in cui si nascondono le prime turbe, l'ossessione di una sorella da braccare, una natura a metà tra l'umano e il bestiale. L'incubo, semmai è finito, arriva fino ai giorni nostri – Rob Zombie, qualche anno fa, ne ha dato una rilettura personale e scabrosa, in due capitoli non troppo apprezzati. Un'altra icona a cavallo degli anni e delle generazioni, un altro mostro destinato a spauracchi e remake: Robert Englund è Freddy Krueger. Giardiniere dal maglione a righe, arso vivo dalla vendetta di un gruppo di genitori addolorati. Ha ironia da vendere, artigli aguzzi, colpisce negli incubi: perdere il sonno è la via. Non ci si sposta dal ricordo dell'indimenticato Wes Craven, spaventoso con ironia. E la saga di Scream, che ha ispirato una felicissima reunion e una blanda serie targata MTV, ora celebrata e ora parodiata, sta a Hallowen – e, in generale, alle visioni a tema – come il panettone a Natale.


Dall'oriente con terrore.
Qualche fantasma viene da lontano. Ha gli occhi a mandorla, parla giapponese. Vedasi la presenza che infesta The Ring, classico orientale che ha ceduto – e non a torto – alla tentazione della lingua inglese. Raccontata nei romanzi di Koji Suzuki, Samara è un mistero nascosto dietro una cortina di capelli nerissimi: bambina infelice, tacciata di crudeltà, è stata destinata alla peggiore delle morti. Sigillata in un pozzo, al centro di un bosco. La sua vendetta viaggia sulle VHS e attraversa i vecchi tubi catodici. Chiunque abbia una televisione, nei primi anni Duemila, trema. 


La paura a puntate.
Incontrarla, la paura, facendo zapping. Da bambino erano gli appuntamenti fissi con Piccoli brividi, da grande le maratone di American Horror Story, l'attesa del nuovo Stranger Things, l'occhio curioso verso il sottovalutato Channel Zero. La serie antologica di Ryan Murphy, quest'anno, compie sette anni: quale sarà il tema, ci si domanda, se abbiamo avuto le ville infestate, i manicomi confinanti con l'Area 51, le streghe di New Orleans, il freak show, gli hotel assiepati di vampiri glamour, il mistero della colonia scomparsa di Roanoke? Eleven, erede segreta delle migliori bambine prodigio di King, fuggirà dal Sottosopra e si scontrerà con qualcosa di peggiore del passato Demogorgone? Infine, tornate sui vostri passi e concedete una possibilità alla prima stagione di Channel Zero: una serie, per quanto imperfetta, capace di una profonda suggestione. Si attinge ai creepypasta, i penny dreadful nell'era del digitale. Uno scrittore torna a casa, e qui fa i conti con la morte del fratello gemello, omicidi che riprendono da dove si erano interrotti e, soprattutto, un misterioso programma per bambini (fanno paura i pagliacci, ma non sottovalutate le marionette) che è l'ultima cosa che incrocerai, se un mostro fatto di denti umani bussa alla porta.


A casa di James Wan.
James Wan è la promessa indiscussa di un genere che non osa più. Giovanissimo, ha una mano riconoscibile – i film diretti da lui si indovinano a mille miglia: quanta cura, quanta eleganza nel rimaneggiare i cliché – e un intero mondo cinematografico in costruzione. I suoi film, le sue creature, si parlano tra loro. In The Conjuring, i coniugi Warren (cacciatori di misteri tra l'altro realmente esistiti) si imbattono prima in Annabelle, inquietante bambola di ceramica, poi nell'orrida suora di cui al momento poco si sa. Prequel e spin-off sono alle porte. Si chiama Lipstick Face, invece, il diavolo che tortura il bambino di Insidious, rimasto intrappolato in un viaggio astrale. Maestro dei sobbalzi, delle entrate in scena a sorpresa, si nasconde dietro una porta rossa, anticipato dall'inquietante Tiptoe Through The Tulips – canzone degli anni '20 con un motivetto innocuo e, tra le righe, cenni ributtanti agli abusi infantili.


Tra le righe, e negli armadi, del cinema indie.
Le sorprese più grandi, i messaggi più profondi, vengono dal circuito indipendente. Dove i mostri nell'armadio sono metafora di qualcos'altro, di mali autentici. Dove, in un insolito clima festivaliero, l'horror si scopre impegnato. E' il caso di The Babadook e Under the Shadow, in cui i mostri sono metafore da interpretare. Il primo, film d'esordio dell'australiana Jennifer Kent, salta fuori da un libro per bambini balbettando ossessivamente null'altro che il suo nome. Ha un cappello a cilindro, le mani lunghissime, una bocca grande per inghiottirti meglio. Terrificante, e protagonista forse del film di genere più bello degli ultimi anni, bracca una vedova e il suo unico figlio. Ricorda loro l'assenza della figura maschile, il peso del dolore: se non condiviso, se non nutrito, si mangia te. E quello che ti rende buono. Viene dall'Iran, invece, una storia di bombardamenti e case mal sicure. Un'altra mamma, un altro figlio: un'altra presenza che non è quello che sembra. I fantasmi non indossano più lenzuola con i buchi per occhi, ma il burqa. E fanno un ritratto originale e doloroso, per quanto non sempre fruibile, dell'essere donne – e ribelli – nella Tehran sotto assedio.

18 commenti:

  1. Scream e The ring sono intramontabili e spettacolari.
    Sai chi aggiungerei all'elenco? Il mitico e paurosissimo Freddy Krueger! Mi faceva una paura del diavolo ma, al contempo, lo adoravo! :)

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    1. Doverosa, infatti, la citazione en passant, ma il primo film dovrebbe essere dell'84. Insomma, senza nulla togliere, c'era un po' prima di IT. ;)

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    2. Hai ragione, non ho controllato le date... so solo che io li ho visti più o meno nello stesso periodo. Ero solo una bambina ed hanno accompagnato le mie notti per molto tempo ahahahahah

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    3. Sì, anch'io ho fatto la maratona in differita! :-D

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  2. Il romanzo è pieno di riferimenti al cinema horror-fantascientifico anni '50, chissà se Muschietti sarà riuscito a riportare qualche spauracchio anni '80 nella sua rilettura di IT.
    Leggendo questa carrellata di "mostri" mi vien da dire che si è persa la nostalgia e la purezza dei tempi in cui Richie veniva terrorizzato dal Lupo Mannaro!

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    1. I riferimenti li coglierò meglio presto, con la rilettura, però ricordo un bellissimo capitolo di Danse Macabre in cui, appunto, King parlava delle sue prime volte al cinema, con quella fantascienza che purtroppo si è persa. :)

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  3. Ottima preparazione per la mia imminente settimana horror, ne ho da recuperare, ma ho promesso all'amico che come me era terrorizzato da It da piccolo, di andare al cinema assieme a settembre: il cuore reggerà?
    King, dopo le sue Stagioni diverse che mi hanno fatto innamorare del suo stile, devo scoprirlo di più.

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    1. Ho alte aspettative per questa trasposizione: speriamo bene, e speriamo che il cuore regga, sì!
      Ah, Stagioni Diverse... King non è solo spauracchi, per fortuna. Ti piacerebbe molto anche Joyland, con quel mix perfetto di mistero e nostalgia.

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  4. Riprenderò in mano IT a giorni, a vent'anni più o meno dalla sua prima lettura (Ossignur...) vediamo se on la maturità riuscirà a terrorizzarmi di meno, dal trailer pare che Muschietti, non tra i miei preferiti, almeno sulle atmosfere abbia lavorato bene. The Babadook da madre mi ha annichilita dal terrore, meno Under the Shadow. Kruger e Scream sono cult
    senza tempo, ancora oggi mi divertono un sacco.

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    1. Ah, anche a me non ha fatto impazzire Under the Shadow (infatti non ne ho scritto sul blog, non sapendo bene da dove prenderlo), però l'inquietudine non mancava.

      Io confido in Muschietti. Mi era piaciuto pure La madre, tra l'altro.

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  5. diciamo che sono sul pezzo con tutto, ho pure inziato a leggere IT! mi manca solo Channel zero e anche se il tizio ricoperto di denti mi fa senso e ribrezzo potrei anche buttarmici! (ho letto il tuo parere nell'altro post)

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    1. Channel Zero, purtroppo, si perde un po' sul finale.
      Protagonista poco carismatico, produttore modesto. Ma dietro ha una bella mitologia e sì, quel mostro fa proprio impressione. A proposito di denti: ricordo anche la "fata dentina" di Al calar delle tenebre, che ai tempi mi faceva un grande effetto...

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  6. Tutti visti.
    Io mi metto tra gli scettici per ciò che riguarda questa riduzione cinematografica, ma dubito possa essere peggio del Film Tv, che comunque nella sua bruttezza resta un cult della mia infanzia.
    Conservo la mia vetusta edizione di IT di fine anni '90 e dubito ne comprerò mai un'altra anche perché ne sono affezionatissimo visto che la comprai durante il CAR al militare e mi seguì per tutto il mio percorso vestito di verde. :-)

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    1. A me, invece, pare promettere bene, al contrario della Torre Nera (che continuo a non capire quali libri copra e quali no, se sia un sequel o cos'altro). Le atmosfere ci sono e le critiche, legate a un IT troppo mostruoso, spaventoso sin dall'inizio, secondo me non reggono: soprattutto perché, in caso, avrebbe lo stesso difetto di Shining (odiato da King, tra l'altro), con Nicholson che sembra un folle ben prima dell'arrivo all'hotel. Tasto dolente per i fan...

      Io, invece, ho un aneddoto legato alla versione precedente. Comprai il DVD una dozzina di anni fa. E ricordo la delusione, dopo la prima parte, perché non andava oltre. Come andava a finire? L'ho riportato al centro commerciale. E niente, il resto della mini-serie era sull'altro lato del disco: non dovevo fare nient'altro che girarlo. Figuraccia storica! :)

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  7. Una rassegna da paura! ;)

    Mi manca da vedere giusto Channel Zero, che però mi ispira ben poco.

    In attesa del film non sarebbe male pure per me recuperare It, il romanzo... però forse sì, sarebbe male nel senso che potrei star male. A me i clown mettono addosso una notevole inquietudine, quindi forse è meglio se giro al largo. :)

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    1. Eh, i clown sò brutti, sì...
      Channel Zero ha uno spunto tutt'altro che malvagio, e le apparizioni dei mostri mettono una certa ansia. Peccato per quella faccia di suola dell'attore protagonista... Vediamo la seconda stagione, so che è pensata come serie antologica, quindi ce lo togliamo dalle scatole. ;)

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  8. Da fan dell'horror ovviamente li ho visti tutti, anche se mi manca Under the Shadow e soprattutto Channel Zero, di cui aspetto la versione "italiana"...in ogni caso dopo It sono stati davvero pochi i film che mi hanno davvero spaventato ;)

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    1. Io sono figlio di papà amante del genere, quindi ho visto i "peggio film" quando non avevo l'età. Raramente gli horror fanno il loro effetto, su di me. Confidiamo in Muschietti! ;)

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