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venerdì 22 luglio 2022

Recensione: Animale, di Lisa Taddeo

| Animale, di Lisa Taddeo. Mondadori, € 22, pp. 343 |

In tutti gli uomini, sottopelle, si nasconde un potenziale stupratore. Questa idea provocatoria era alla base del film Promising Young Woman: nella commedia nera di Emerald Fennell, la protagonista – fintamente vulnerabile – tendeva agguati a predatori sessuali in giacca e cravatta. Spregiudicato, aggressivo e senza peli sulla lingua, il romanzo di Lisa Taddeo persegue la medesima crociata femminista, ma senza l'arma dell'ironia. Animale è una lettura brutta, sporca e cattiva. Forse troppo? Ambientato in una Los Angeles lontanissima dallo sfavillio dello show business, segue la fuga rocambolesca di Joan. Prigioniera di un passato traumatico, tenta a ogni costo di avvicinare Alice – bella insegnante di yoga di cui brama l'amicizia – ma scappa dalla vendetta di Eleanor, figlia borderline del suo ex amante. Le sue ultime relazioni non sono finite bene. Mentre era a cena con la sua nuova fiamma, soprannominata Big Sky, ha assistito al suicidio di Vic: padre di famiglia sedotto e abbandonato, si è fatto esplodere la testa in un ristorante newyorchese. Qualcuno come Joan conosce il senso di colpa? Calamita per i maschi, repellente per le femmine, conduce uno stile di vita al di sopra delle sue possibilità economiche e fiuta occasioni in ogni dove. Perfino nella sua ultima sistemazione, sul fondo di un canyon polveroso a pochi passi da una vecchia comune per scambisti, troverà amanti e oggetti luccicanti capaci di farle gola.

Se qualcuno mi chiedesse di descrivermi in una sola parola, sceglierei depravata. La depravazione mi è stata utile. A fare cosa, non saprei. Ma sono sopravvissuta al peggio. Sopravvissuta è la seconda parola che sceglierei.

Quando sei diventata così puttana?”, le domanda qualcuno a metà romanzo. “È una lunga storia”, risponde lei. Ed è una lunga storia anche quella che, per scagionarla o forse per renderle finalmente giustizia, firma la brava e divertita Taddeo. Il suo ultimo romanzo, fascinoso e respingente insieme, a tratti pervaso di una bizzarra tenerezza, è una vicenda per stomaci forti in cui le donne sono tutte mantidi religiose e gli uomini tutti approfittatori. Prende avvio come un film erotico degli anni Settanta, ma presto si anima di armonie stridenti e accoglie tematiche provanti: stupro, aborto, omicidio. Ma la violenza del contenuto, oltre che per l'innegabile gusto di provocare, serve soprattutto per giungere gradualmente alla comprensione della doppia natura della protagonista: sempre in compagnia ma sempre sola, inquieta e contraddittoria, usa e viene usata a momenti alterni; è vittima della dipendenza affettiva di un amore non corrisposto ma, allo stesso tempo, tiranneggia su un amante sottostimato.

Solo le persone che vivono la loro vita in modo molto abitudinario, che non hanno mai conosciuto un dolore umiliante, possono amare il sabato e la domenica. A me davano un senso di precaria solitudine. Sembrava sempre che tutti fossero scappati in un posto dove io non ero stata invitata. Piscine azzurre e cocktail su vassoi rotondi. Oppure laghi neri e altalene di pneumatici.

Da bambina leggeva Stephen King in piscina ammiccando come Lolita, amava alla follia la sua passionale famiglia italiana, immaginava con smania i segreti degli adulti. Ha sofferto le pene dell'inferno, è cresciuta nella fretta e nella deviazione. Crede che il delitto sia l'unica soluzione, a volte, e che la follia sia la libera espressione di un dolore più profondo. Animale si legge come un thriller efferato, ma nell'epilogo risuona come un monito per le generazioni future. Laggiù il sudore imperla le fronti, il sole picchia forte, gli indumenti si appiccicano alla pelle. I vesti bianchi, ormai sporchi, sono da tingere di rosso per camuffare il sangue versato. Fuori i coyote asserragliano le abitazioni e ululano quando percepiscono l'arrivo del ciclo mestruale. Braccata, animale tra gli animali, Joan non ha mai paura e gironzola dentro casa con le scarpe alte. Il tonfo dei suoi tacchi – stilettate sul parquet – rivaleggia con gli ululati: simbolo di erotismo senza tempo, eco di solitudine senza requie.

Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Maneskin – I Wanna Be Your Slave

2 commenti:

  1. Se si avvicina anche solo lontanamente ai livelli di Promising Young Woman, è imperdibile!

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