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mercoledì 19 gennaio 2022

Recensione: Cara Rose Gold, di Stephanie Wrobel

| Cara Rose Gold, di Stephanie Wrobel. Fazi, € 18, pp. 360 |

Quali sono i confini dell'amore? Quali, ancora, quelli della follia? Patty e Rose, madre e figlia, ne saggiano i limiti – spingendosi fino al punto di non ritorno – nell'esordio narrativo di Stephanie Wrobel. Noir familiare parzialmente ispirato all'omicidio di Dee Dee Blanchard, già raccontato nella serie TV The Act, Cara Rose Gold prende spunto dalla cronaca nera ma immagina un prosieguo diverso: perfino più sadico. Quando la figlia adolescente osa rivoltarsi contro la madre-carceriera, artefice di soprusi e bugie, è soltanto l'inizio di un nuovo incubo. L'autrice, infatti, immagina l'incontro tra le due dopo un lustro di reclusione. Mentre Patty confida nel perdono, Rose medita vendetta trasversale.

Il legame fra una madre e una figlia è sacro. Lei, meglio di chiunque altro, sa che, a prescindere da quando siano orribili, troveremo ancora nel cuore le forze di amarle.

Raccontato a voci alterne, il romanzo è un'esilarante guerra di logoramento che descrive il reintegramento della prima – guardata con legittimo sospetto dall'intero vicinato – e la maturazione della seconda, spesso combattuta tra nostalgia e rancore. Rose Gold è la vera protagonista, disposta a tutto – anche a far leva sul proprio status di vittima – per trovare un posto nel mondo. Cresciuta con la consapevolezza di avere un difetto cromosomico in realtà inesistenze, sempre cagionevole e malnutrita, è diventata una giovane donna con un sorriso guasto di cui si vergogna profondamente, un neonato da accudire e una rabbia repressa che, talora, esplode in sanguinose fantasticherie. Ancora incredula davanti alla violenza psicologica subita dalla madre, si guarda intorno con irrequietezza: su cos'altro le ha mentito Patty? Suo padre è davvero morto per overdose? Quale segreto nasconde la casa dei suoi nonni materni, tornata nuovamente sul mercato immobiliare? È forse possibile fidarsi di un fidanzato virtuale, di un'amica scostante, se perfino i parenti stretti le hanno fatto del male?

Avevamo imparato nel modo più difficile che i genitori non hanno tutte le risposte. Siamo stati noi a volere che le avessero. Abbiamo creduto che le avessero per i primi due decenni delle nostre vite, a seconda del tipo di genitori e alle loro capacità di sapersi parare il culo. Ma, alla fine, scoprire che i nostri genitori erano dei semplici mortali non è stato molto diverso dallo scoprire la verità su Babbo Natale e il Coniglietto pasquale.

A metà tra Che fine ha fatto Baby Jane? e uno qualsiasi dei film con Rosamund Pike, il romanzo – scritto senza il minimo guizzo, ma pervaso da una piacevolissima ironia di fondo – affascina grazie ai suoi personaggi disturbati e al continuo ribaltamento dei ruoli. Prevedibile nell'epilogo ma spassosissimo, Cara Rose Gold gioca sin da subito a carte scoperte e vede le sue protagoniste darsi reciprocamente il tormento dall'inizio alla fine. C'è un po' di romanzo, insomma, in questo disagio. Strano che Hollywood, attratta dagli orrori della sindrome di Munchausen per procura anche nel recente Run, non ne abbia già tratto un horror. Quando la proverbiale forza delle donne viene usata per il peggiore degli scopi, ossia la vendetta, come distinguere la vittima dalla carnefice?

Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: Miley Cyrus - Mother's Daughter

4 commenti:

  1. il fatto che si ispiri (almeno come base di partenza) a una storia vera me lo rende allettante; le storie di famiglie disagiate stuzzicano sempre il mio interesse :-D

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  2. Cara Rose Gold, avevo amato la serie The Act, ma la voglia di tuffarmi di nuovo in questa storia malata, qui a quanto pare ancora più malata, non è molta. XD

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