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venerdì 12 marzo 2021

Sentimenti in giallo: The Flight Attendant | Losing Alice | Soulmates

Se non avessi già visto The Flight Attendant, la presenza di Kaley Cuoco agli scorsi Golden Globe mi avrebbe fatto storcere il naso. Mal sopportata in The Big Bang Theory, nella serie thriller è stata promossa da spalla comica a protagonista assoluta. A sorpresa, mi ha fatto ricredere rivelandosi una mattatrice straordinaria. Sexy, querula e disperata, in grado di passare dal registro comico a quello drammatico con un battito di ciglia, è Cassie: una hostess con la testa tra le nuvole. Inaffidabile, goffa e promiscua, ama la bella vita e gli uomini belli. Tipica alcolista che fa fatica ad ammetterlo, si nasconde dietro il cliché della femminista libertina. Ma intanto è perseguitata da demoni personali, vuoti di memoria, dipendenze. Caratterizzata con brio e intelligenza, tanto nei rapporti amorosi quanto in quelli familiari, la protagonista è una mina vagante in fuga da una scena del crimine: chi ha ucciso il suo ultimo amante, un sempre affascinante Michiel Huisman? Per paura di essere incriminata, Cassie vola tra New York, Roma e Bangkok. Quando smetterà di fuggire – rinunciando anche al vizio dell'alcol –, per affrontare finalmente la realtà? Grazie a una messa in scena stilosa e a una performance che non passa inosservata, The Flight Attendant intriga per i colpi di scena a raffica e per i deliri di Cassie, che in fantasticherie a occhi aperti immagina perfino di parlare con l'uomo assassinato. I ritmi restano altissimi, per fortuna, anche quando risvolti un po' improbabili e le somiglianze eccessive con Killing Eve rischieranno di far calare l'attenzione. Intrigo internazionale dalle ambientazioni cosmopolite, ha una bionda alla Hitchcock per fiore all'occhiello e i pregi che mancavano alla sopravvalutata The Undoing. Troppo autoironica per prendersi sul serio, la serie è un guilty pleasure che tratta i suoi spettatori con i guanti bianchi. La gentilezza, d'altronde, è compito delle brave hostess. Kaley Cuoco lavora, e cospira, per il nostro comfort. Buon viaggio. (7,5) 

Mentre tutti parlano e sparlano di Dietro i suoi occhi, ultimo successo Netflix fatto di atmosfere bollenti e intrecci torbidi, la sorpresa in materia di thriller erotici arriva da Israele. Distribuita da Apple, Losing Alice è una miniserie che affascinerà gli amanti del cinema di De Palma, Verhoeven, Lyne e Polanski. Nonostante il suo garbuglio di sotterfugi e sensualità tipicamente anni Novanta, non risulta mai fuori tempo. Il merito spetta alle protagoniste femminili, belle in maniera ipnotica, e a una riflessione metacinematografica che mi ha fatto tornare in mente le inversioni di ruolo di Sils Maria. Qual è il confine tra verità e finzione? Ogni sceneggiatura, perfino la più maledetta, contiene un briciolo di autobiografismo? Un film, soprattutto, appartiene più al suo autore o al suo regista? Cineasta in maternità, Alice è la moglie frustrata di un attore corteggiatissimo che suo malgrado la mette spesso in ombra. In cerca di un nuovo progetto, in treno si imbatte in Sophie: sceneggiatrice giovane e sfrontata – una sorta di Lolita – che le propone di trasporre un'irresistibile vicenda di tradimenti e relazioni sadomasochistiche. Il film, Camera 209, entra presto in produzione. Ma Alice si troverà a gestire il marito dongiovanni e Sophie, entrambi protagonisti, sullo stesso set. Come restare professionali se la ragazza prodigio sembra flirtare con tutti, moglie e marito compresi? Come conservare la sanità mentale se, a un certo punto, il passato misterioso di Sophie diventerà un'ossessione? Elegante, stratificato e perverso, Losing Alice è il giallo di un transfert inafferrabile e lussurioso. Ben recitata e costruita come un gioco perpetuo di simmetrie e anticipazioni, la serie in otto puntate ha un erotismo spiccato che non scade mai nel volgare e un difetto non da poco: episodi di troppo. Non esente da lungaggini superflue, la sceneggiatura si sfilaccia e si appesantisce in vista del gran finale: per fortuna c'è un epilogo abbastanza soddisfacente, per quanto rapido, a sciogliere i nodi in sospeso. Se amate il cinema, il thriller e le location insolite, fate come Alice: perdeteci la testa. (7)

A dispetto dei pareri poco entusiastici disseminati in rete, mi ci sono imbarcato in una serata di insofferenza diffusa. Avevo proprio bisogno di una serie così. Antologica, sei episodi slegati, un'impronta che ricorda il Black Mirror più sentimentale. Ambientata in un futuro non troppo lontano, Soulmates – distribuita in Italia da Amazon Prime Video e già rinnovata per una seconda stagione – è una app avveniristica per farti incontrare la tua anima gemella. Cosa succederebbe se intanto fossi già sposato, ma con la persona sbagliata? E se la tua dolce metà, con l'inganno, cercasse soltanto vendetta? E se fosse un'altra donna e ti tentasse, dunque, con la proposta indecente di un triangolo sexy? E se le preferissi un colpo di fulmine dell'ultimo minuto? E se, purtroppo, fosse già morta? E se, ancora, si rivelasse essere un efferato serial killer? Il cast, fatto di nomi non troppo altisonanti, include tra gli altri: gli onnipresenti Sarah Snook e Kingsley Ben-Adir, la sempre discinta Laia Costa, l'idolo di Stranger Things Charlie Heaton e Bill Skarsgard, divertente e divertito in un ruolo a tinte arcobaleno che poco ha a che spartire con l'incubo di Pennywise. Costituita da sei episodi di quaranta minuti, Soulmates racconta tre storie d'amore a cavallo tra commedia, dramma e mystery. Alcuni sono attualissimi – primo e ultimo –, alcuni involontariamente brutti – terzo e quinto –, altri sufficienti a malapena – secondo e quinto. Tutt'altro che imperdibile, interessa comunque per la visione agrodolce delle relazioni sentimentali e per una fantascienza minimalista, che sa restare sullo sfondo con discrezione. Insomma: per una serie così, gradevole ma in definitiva dimenticabile, non serviva mica un algoritmo avveniristico. (6,5)

4 commenti:

  1. Anche io non ho mai sopportato The Big Bang Theory. Kaley Cuoco però la amavo ai tempi di un'altra sitcom ben più divertente, 8 semplice regole. In ogni caso qui è stata una sorpresa anche per me, con un ruolo serio ma non troppo che per lei è perfetto.

    Losing Alice sono d'accordo che ha qualche episodio di troppo. Se fosse durata la metà sarebbe stata enorme, così è comunque parecchio valida.

    Soulmates tutto sommato l'ho trovata guardabile anche io, anche se l'unico episodio che mi ha convinto davvero è stato l'ultimo. La mia pazienza alla fine è stata ripagata. :)

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    1. Tre serie belle, ma non bellissime insomma. Nel prossimo post ne affilerò di migliori!

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  2. Mi ero persa questo post e mi ero persa pure Losing Alice, nel far accumulare gli episodi rischiavo di dimenticarla del tutto.
    In questi tempi di magra è il momento di rispolverarla, peggio di The Undoing non può andare ;)

    Kaley Cuoco è stata un'hostess perfetta per il guilty pleasure perfetto, leggero ma non troppo, pop e patinato. Ne avevo un gran bisogno!

    SoulMates non sempre fa centro, è vero, però gli episodi migliori ripagano e soprattutto può avere così tante derive che la seconda stagione la guarderò di sicuro.

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    1. Per me Losing Alice di gran lunga superiore a The Undoing: peccato per due, tre episodi di troppo (non pochi)!

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