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lunedì 28 ottobre 2019

I ♥ Telefilm: Modern Love | Unbelievable | El Camino

Cristin Milioti, book blogger sorpresa da una gravidanza indesiderata, scopre nel portiere del suo condominio un angelo custode. Dev Patel, ideatore di un sito d’incontri, vive il paradosso di essere sfortunato in amore: intervistato da Catherine Keener, altra esperta di occasioni perse, guarderà con occhi diversi alla sua ex. Anne Hathaway, con un sorriso a mille watt e un’esistenza sbucata da un musical, custodisce un segreto che nei giorni storti le impedisce di scendere dal letto: il bipolarismo. Tina Fey e consorte, al centro di una crisi matrimoniale, si affidano a una terapista e all’hobby del tennis: il rimedio per quest’amore stanco appare tuttavia già brevettato altrove. Reduci da un appuntamento culminato all’ospedale, Sofia Boutella e John Gallagher non hanno niente in comune: a sorpresa sono la mia coppia preferita, sbucata da una commedia indie che al cinema avrei amato alla follia. L’insopportabile Julia Garner frequenta un uomo di trent’anni più grande: lei ci vede il padre mai avuto e lui, impossibile da biasimare, una fiamma. Andrew Scott si affida ai capricci di Olivia Cooke, incinta di sei mesi, pur di diventare padre: il tema è scontato, ma ci piacciono le famiglie arcobaleno, i protagonisti principali e il cameo divertito di Sheeran. Jane Alexander, settant’anni e non sentirli, è una vedova che non ha mai smesso di correre: necessario innamorarsi ancora, nonostante la salute precaria possa rendere breve la relazione con un coetaneo. Otto episodi, otto storie a sé: cos’hanno in comune? Il tema – l’amore, ovviamente – e il fatto che siano vere fino all’ultimo sospiro. La serie Amazon prende ispirazione da una rubrica del Times e dalle idee del regista John Carney: cantore per eccellenza di sentimenti sospesi, cast raccolti, città magnifiche. Già confermato per una seconda stagione, Modern Love è un intrattenimento a prova di cuori di pietra. Alto il rischio di sciogliersi come un ghiacciolo – non altrettanto l’indice glicemico –, mai quello di averne abbastanza. Costituito da piccoli miracoli di scrittura e leggerezza, semplicemente delizioso, potrebbe diventare il rimedio contro il rigore dei mesi che verranno. Confortevole quanto una coperta sulle ginocchia, a metà tra i puzzle sentimentali di Curtis e i ritratti jazz di Allen, è un riconciliante feel-good movie a puntate. Sceneggiato con equilibrio, grazie a una delicatezza che si trasforma raramente in melassa – vedasi l’epilogo: unica concessione alla furbizia per cercare nessi e lacrime –, sa condensare storie e personaggi memorabili in trenta minuti.  Coinvolge grandi attori, come si diceva sopra, ma sanno comunque tutti farsi discreti pur di far risaltare l’importanza delle storie che interpretano. E la bellezza di New York, magica sotto la pioggia. Rimessi al mondo, a fine visione avremo voglia di gentilezza, biglietti aerei dell’ultimo minuto e altri miracoli. (8)

Una ragazza viene stuprata nella notte. L’aggressore irrompe in casa sua: la immobilizza, la fotografa mentre ne abusa. Dopodiché si dilegua, minacciando la vittima di morte in caso denunci. Ma la ragazza non ha paura, e immediatamente avverte le forze dell’ordine. Peccato che gli interrogatori insistenti, le visite umilianti, le pressioni psicologiche di investigatori e conoscenti la portino infine ad ammettere resa: a volte, se poco conferme al profilo della vittima perfetta, una ragazza abusata fa prima a dichiararsi una bugiarda che a battagliare. Sembra follia, ma è una storia vera. L’aggressore è un maniaco seriale. Metodico, inafferrabile, sfuggente, seleziona donne di età e paesi diversi. Unire i puntini all’inizio non è facile, neanche per due agguerrite agenti a capo di una task force interamente al femminile: agli antipodi per metodi e stile di vita – una devota madre di famiglia, l’altra segugio dal sarcasmo affilatissimo –, riusciranno a conciliare i loro caratteri opposti in nome della giustizia? Partita sotto i migliori auspici, la discussa miniserie Netflix perde in fretta di vista l’importanza della reale vicenda di cronaca nera – un eclatante caso di falsa testimonianza, che nasconde in realtà le fragilità e le fobie di una giovane superstite – per diventare lo spin-off non dichiarato di True Detective. Questa revisione in chiave femminile e femminista del serie crime prende in prestito dal mondo di Pizzolatto qualche lungaggine nella gestione dei tempi, la presunta natura antologica, due caratteri non troppo inconciliabili. Toni Collette e Merritt Wever si confermano straordinarie padrone di casa, e Kaitlyn Dever è una rivelazione alle prese con le contraddizioni di un personaggio per molti difficile da comprendere: una ventenne che non vorrebbe essere d’esempio, ma soltanto avere il diritto di ricominciare. Possibile con un risarcimento danni che ammonta a soli cinquecento dollari? Lontano dall’asciuttezza di When They See Us, esempio da manuale di intensità e concitazione, Unbelievable segue stilemi smaccatamente televisivi che ricordano per foggia e approccio le inchieste di Law & Order. Fanno la differenza l’alchimia tra le protagoniste e uno spunto così nero da sembrare proprio incredibile. Lo stesso, stando al mio parere controcorrente, non può dirsi del resto. (6,5)

Sono uno spettatore incostante. Ci sono cose che mi piacciono e cose che non mi piacciono. Sostanzialmente, perciò, non sono un fan sfegatato di niente o nessuno. Nel caso di Breaking Bad – per me una delle più belle serie di sempre, senza farne misteri – è stato sì amore grande, ma non sono mai arrivato a farne un oggetto di culto. Nell’armadio mi tengo cara una maglietta a tema, infatti, ma controllando dappertutto – sul fondo, dietro i giubbotti invernali, sotto i maglioni – non ho serbato alcuna curiosità sul destino dei personaggi principali. Perfetta così, la quinta stagione non doveva agli spettatori affezionati nessuna spiegazione di sorta. Sapendo di un prosieguo lungo due ore, arrivato ad anni di distanza dall’ultimo ciak, ho storto il naso. Giunto su Netflix in gran segretezza, preceduto da voci di corridoio e supposizioni fantasiose, El Camino è proprio quello che sembra: una chiosa prolissa e inutile, poco necessaria e altrettanto poco credibile. Nel frattempo, infatti, Aaron Paul è diventato adulto e Jesse Plemons è ingrassato, mentre gli sceneggiatori non hanno trovato il miracoloso pretesto per includere personaggi amatissimi – Walt e Mike, per citarne un paio, insieme ai membri della famiglia White – senza ricorrere ai classici flashback dalla lacrima facile. Cosa è stato di Jesse dopo la sua fuga? Come ha trascorso i giorni della sua prigionia, prima di salire su un’auto col motore a tavoletta e perdersi nella lunga notte dei titoli di coda? Serviva venircelo a dire? Nel film seguiamo i suoi tentativi reiterati per raggiungere l’Alaska. Non c’è interesse a costruire qualcosa di nuovo. Neanche i membri del cast, a parte un Paul con la carriera un po’ in caduta libera, sembrano crederci fino in fondo. Aggiungete la modestia dei film destinati allo streaming e qualche ricordo nostalgico; sottraete la dimensione corale, qui sacrificata per un one man show all’insegna degli andirivieni frustranti. Francamente, ci si annoia. Per fortuna l’evitabile El Camino nulla toglie e nulla aggiunge, sbadigli a parte, al mito dei cristalli blu. (5)

10 commenti:

  1. Non ne conosco ne visto nessuno di questi, ma de El camino ho leggiucchiato qualcosa ma non penso rientrino nei miei gusti 🤗

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    1. Ti consiglio la prima, un gioiello.

      Non intraprendere El Camino, invece, senza aver prima visto Breaking Bad.

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  2. Unbelievable non mi è dispiaciuto, di Modern Love invece mi mancano due episodi e mi pare un piccolo gioiellino!

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    1. Non è dispiaciuto neanche a me ma dato il tema, dato il cast, volevo una serie memorabile. Non il brodo inutilmente allungato.

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  3. Fortuna che abbiamo il romanticismo di Modern Love a metterci d'accordo. Quanto amore, quanta New York! Come ci siamo detti, si avrebbe bisogno di un episodio così al giorno per sentirsi meglio :)

    Unbelievable mi è invece piaciuto tanto. Lo accomuno a When They see us, trovando la stessa intensità, anche nelle indagini delle due detective. Non so se giocarmi la questione del genere, ma forse perché donna la vicenda l'ho sentita di più.

    Solitamente non mi sbraccio nemmeno io, ma forte della maratona, a BB sono tornata a volere un gran bene! Questo episodio non necessario, imperfetto, non è da incorniciare, ma me lo sono goduta lo stesso.

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    1. A me, invece, sai che ha proprio infastidito l'ottica femminile e femminista di Unbelievable? Gli uomini tutti incapaci e cretini, le donne tutte epatiche e battagliere. Uff, ma basta questi luoghi comuni.

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  4. Di Modern Love ho visto il primo episodio, e non è che mi abbia fatto innamorare particolarmente... proverò a continuare per mettere alla prova il mio cuore di pietra. :)

    Unbelievable parte in maniera piuttosto intrigante, poi anche per me si perde per strada e diventa un crime abbastanza tradizionale. Magari avesse ricordato anche a me True Detective...

    El Camino inutile, però a me è piaciuto. Forse proprio grazie alla sua inutilità. :)

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    1. Continua Modern Love! Va a gusto personale, va a puntate. :)

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  5. Uff non ne conosco neanche una ma Unbelievable mi ispira veramente molto :-)

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