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lunedì 6 agosto 2018

Recensione: Luce d'estate ed è subito notte, di Jòn Kalman Stefànsson

| Luce d'estate ed è subito notte, di Jòn Kalman Stefànsson. Iperborea, € 9,90, pp. 276 |

È stata la lettura dell'intenso Isola, la scorsa primavera, ad allargare i miei orizzonti – sapevo quanto fosse interessante il catalogo Iperborea, da quel romanzo in poi, e possedevo qualche informazione in più sulla bellezza di alcuni arcipelaghi dispersi fra le onde del Mare del Nord. Punto la mia bussola ancora lì, dove ho avuto la fortuna di sentirmi già una volta bene. Torno a perdermi in mezzo ai prodigi e ai misteri di quella Finlandia che mi ha sempre ispirato brividi di freddo e grandi avventure, e lo faccio, al solito, leggendo. Questa volta una ristampa dalla copertina di un magnetismo irrinunciabile, a cura del Corriere della sera, che in edicola ha aperto ai collezionisti le porte della narrativa boreale. Ho il piacere di dirvi che sono stato in un anonimo paesello alla fine del mondo. Meno impermeabile al progresso di quanto in verità ammetta, ma comunque perfetto come scenario di una casa di riposo esclusiva per continentali eternamente stressati. Pensate che non ci sono né chiese né cimiteri. Che la morte, al pari di un'ospite sgradita, è stata messa al bando. Anni fa circolava di mano in mano una petizione per accogliere finalmente sacerdoti e becchini, ma i più non l'hanno firmata per una forma di scaramanzia: perché attirarsi la malasorte, croci e lapidi all'orizzonte, se abbastanza in pace da essere longevi per natura? A morire si muore, certo: non si fanno mica miracoli. Ma i dirimpettai andati al Creatore e gli avi incartapecoriti riposano nelle campagne tutto attorno: gli addetti alle pompe funebri, infatti, sono anche un po' contadini, o viceversa.

A volte nei posti più piccoli la vita diventa più grande.

Un magazzino, una cooperativa, una maglieria con appena dieci impiegati: questi i perni della vita di tutti i giorni. Qualora pensaste però che l'anonimato riguardi anche la routine dei cittadini, vi scoprireste colti in contropiede: il destino, e uno scrittore come Jòn Kalman Stefànsson, a volte sanno essere molto fantasiosi. Uno stimato imprenditore locale, tormentato da inspiegabili sogni in latino, ha trasformato la sua casa in uno spettacolare osservatorio e ha scelto di consacrarsi all'astronomia, benché tutti gli diano del pazzo; una postina sfaccendata, con il dente avvelenato per le email e il sopravvalutato diritto sulla privacy, sbircia e manipola la corrispondenza dei compaesani improvvisandosi dea ex machina; un poliziotto frustrato muore perché senza crimini efferati da combattere, e un ottantenne perché portato via dal vento; i campi intanto ospitano a periodi alterni atti di vandalismo gratuito, fantasmi, infuocate relazioni clandestine. Qualcuno ritorna dopo sei anni d'assenza in nome dell'amore, qualcun altro si dà agli elogi della vita da camionista se il mondo ammette spesso furbastre scorciatoie. Un contadino in viaggio a Londra scopre che i musei egizi non sono che polvere, in confronto ai dettami del cuore; un politico scrive invano la propria autobiografia e un modesto attore si reinventa proiezionista, mentre a largo, come fossero sirenette belle e fatali, danno nell'occhio donne straniere con costumi sgambati.

Per quale motivo ho vissuto? Che questi racconti di vita e di morte nel nostro paese e nelle campagne intorno siano una sorta di risposta a quella domanda, e al senso d'incertezza che ne deriva? Parliamo, scriviamo, raccontiamo di piccole e grandi cose per cercare di capire, di arrivare a qualcosa, di afferrare l'essenza che però si allontana sempre più come l'arcobaleno. Nelle storie antiche si dice che l'uomo non possa guardare Dio, equivarrebbe alla morte, e senza dubbio vale lo stesso per quello che cerchiamo – la ricerca stessa è lo scopo, il risultato ce ne priverebbe.

Buffo, malizioso e trasognato, Luce d'estate ed è subito notte è un romanzo per racconti in cui un ironico narratore collettivo immortala quattrocento anime e una manciata dei loro pittoreschi portabandiera, affinché per il bene dei posteri e dei turisti siano preservate le bizzarrie, le peculiarità e la magia natale. I tratti, infatti, sono quelli propri della tradizione del realismo magico; di un lirismo venato di leggerezza che si lascia amare, sì, ma a piccoli bocconi. Pagine incredibili e scorci da incorniciare fanno divorare il romanzo (inoltre è estate: c'è luce fuori, come da titolo, e sono ancora lunghe le giornate d'ozio), e il rischio che venga un po' a noia, che si faccia indigestione di storie come di dolci in mano a un bambino goloso, potrebbe essere elevato. Senza troppa sorpresa, tuttavia, il calore (umano soprattutto) non manca. Di questa vacanza piena di cartoline e souvenir resteranno i ricordi di una colazione con vista sul mare; una raccolta di aneddoti ed esistenze straordinarie a confine ora con i poli artici, ora con l'antologia poetica.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Coldplay – A Sky Full of Stars

10 commenti:

  1. Ho letto con molto piacere la tua recensione (fantastica anche la foto) ma il libro in sé mi convince poco!

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    1. E' da provare, secondo me. Se ti piacerà oppure no, lo capisci a primo sguardo. Anzi, a primo incipit!

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  2. Concordo con Sara. Recensione molto piacevole, ma libro non proprio nelle mie corde. E non me ne dispiaccio, vista la pila di arretrati ;)
    Stefi

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    1. Su carta, non era neanche nelle mie, di corde. In edicola, non ho resistito per la bellezza della copertina. E, per una volta, l'occhio ha avuto la sua parte (e, nel suo piccolo, una sorpresa).

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  3. Mi accodo anch'io ai complimenti per la tua recensione ma, avendo poi subito letto anche quella che hai fatto a "Isola", devo dire che mi ha intrigato di più il secondo. Non conoscevo Iperborea, ma andrò subito a sbirciare il loro catalogo!

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    1. Io la conosco poco e da poco, Elven, ma che catalogo! Mi dirai. Prossimamente, sempre di loro, recensirò Tu l'hai detto, sulla relazione travagliata fra Sylvia Plath e Ted Hughes.

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  4. Mi sembra un po' troppo corale per i miei gusti. Mi sa che potrei rischiare l'indigestione.
    E poi, nonostante l'ambientazione estiva, l'ambientazione finlandese mi sa di poco estiva... :)

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    1. Hai presente l'abuso che faccio dell'aggettivo "fordiano", davanti ai libri alla Nickolas Butler? Bene, questo è uno dei libri per cui andrebbe pazza Lisa. Quale termine coniamo? :)

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  5. Ho letto solo un libro di questa casa editrice,che però mi attira abbastanza da aver voglia di allargare gli orizzonti.
    Di questo libro mi aveva intrigato il titolo, ma non sapevo altro. Finora almeno.
    Non rientrerà probabilmente tra le prossime letture, ma non lo voglio snobbare :-D

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    1. Secondo approccio anche nel mio caso, Angela.
      Ed è stato un bel secondo approccio, una bella immersione.

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