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giovedì 9 febbraio 2017

Mr. Ciak: Split, A spasso con Bob, Allied, Other People, L'estate addosso

Sono passati quasi vent'anni dai trionfi del Sesto Senso. Cos'è stato di Shyamalan, per alcuni prodigio e per altri meteora? Dalla mia, lo scorso anno, avevo già apprezzato il più che dignitoso The Visit. Troppo sottovalutato quello, mi trovo ad ammettere, e troppo sopravvalutato questo. Split si dilunga, ti sconcentrata con il cambio degli scenari e, fino alla fine, annoiato, aspetti di trovare il bandolo della matassa. Parti con le ipotesi più difficili e astruse, allora, perché il regista ha un debole per i finali spiazzanti e in rete accennavano a un gran colpo di scena, ma la piattezza dell'intreccio ti delude. Il twist, infatti, non riguarda gli esiti di Split né giustifica gli inefficaci salti qui e lì: è un cameo, non vi anticipo di chi, che ho trovato trashissimo. Per me, quindi, neanche questa volta è fumata bianca. Grigiastra, tutt'al più, come lo sono questi lungometraggi né brutti né belli, né intelligenti né ovvi. Sul successo futuro di Anya Taylor-Joy, vista nel ben più rimarchevole The Witch, metterei la mano sul fuoco: è una giovane Mia Wasikowska, per intensità, ma sta meglio della collega con le canottiere attillate. James McAvoy gigioneggia a ruota libera, non raggiungendo mai i livelli della camaleontica Tatiana Maslany: la colpa, di un doppiaggio che appiattisce e di una recitazione che tende involontariamente alla clownerie. Il suo villain, unico e memorabile su carta, risulta più buffo che inquietante. E delle innumerevoli personalità annunciate sul poster ne conosciamo appena un paio. Poteva essere grande come dicono, Split. Non sorprende mai, invece: è un thriller classico, con prigionieri e aguzzini. Quello che ti aspetti e, in fondo, non volevi rivedere. (5,5)

La storia del musicista di strada e del gatto che gli ha salvato la vita. L'hanno mostrata i video su YouTube, ci hanno scritto sopra una serie di libri. L'amicizia tra i due ha ispirato una fiaba inglese che può sembrare buonista, dall'esterno, ma che a fine visione mi è parsa necessaria. Perché anch'io ho un trovatello che ci ha fatto il piacere di restare. Perché, di mio, ho la tendenza a lasciarmi ispirare e commuovere da queste storie che parlano della bellezza delle seconde possibilità. La vicenda di James è quella di tanti ragazzi ai margini delle nostre città: giovani che le cattive compagnie logorano. Con una famiglia che gli ha voltato le spalle e la strada come casa, è un tossicodipendente che suona nelle piazze per sbarcare il lunario. L'angelo custode ha le fattezze di un gatto rosso che si impossessa del suo appartamento provvisorio e gli cambia l'esistenza da così a così. Se c'è un musetto simpatico nei paraggi, infatti, siamo tutti disposti a concedere un'occhiata a chi sa prendersene cura. James ha il frigo vuoto, ma cede le sue scatolette di tonno all'ospite e, con lui accanto, lotta contro le crisi di astinenza. Volendo bene a un'altra anima, impara a rispettare anche se stesso. Parla uno che gattaro lo è da premesse, ma che dai film con gli amici animali non si fa incantare: sull'ultimo, l'indifendibile Una vita da gatto, ho glissato. A spasso con Bob ha un piglio indie, un'ottima colonna sonora, un'innamorata dai capelli rosa e tanta voglia di cambiarti, se non la vita, almeno una domenica triste. Luke Treadaway è perfetto nella sua fragilità, con l'aggiunta di un notevolissimo talento musicale; il gatto Bob, protagonista della sua stessa autobiografia, è un'adorabile star del cinema che non ha mai bisogno dell'aiuto della computer grafica. Esordiente a quattro zampe, ma anche regista segreto di un film che ha il suo nome e il potere di farti avere fiducia nel mondo. Diciamolo, conoscendo la volubilità dei nostri animali: chi crede alla storia che fossero gli addetti ai lavori a dirigere lui, anziché il contrario? (7)

Max e Marianne si incontrano nella Casablanca dei primi anni '40. La loro missione: assassinare l'ambasciatore tedesco. Alleati, si scoprono vicinissimi anche a sipario calato. A separarli, il dubbio: Marianne è dalla parte del nemico? Metterla alla prova, fingere e, in caso di alto tradimento, giustiziarla con le proprie mani. Scrive Knight, dirige Zemeckis e l'imbolsito Brad Pitt, con una Cotillard più bella che mai, recita e fa parlare gli amanti del gossip. Dietro il melodramma bellico che avrebbe fatto cessare il chiacchierato idillio tra lui e Angelina, però, l'ombra del nemico e quella di una critica poco convinta. Su Allied hanno sparato a zero. Pitt, già cacciatore di nazisti per Tarantino, è pigro e tirato; la trama è didascalica; l'epilogo, nonostante un'indubbia tensione emotiva, ti lascia senza ricordi duraturi. Allied fa il verso a film immortali – Casablanca, L'ombra del dubbio – e, pur nel suo citazionismo, nel suo rimanere fedele e classico, non è all'eternità che punta. Volontariamente, ho intuito. Un Zemeckis coreografico e languido si diverte molto, e il suo ultimo film, da vedere con i giusti occhi, è così preso dai rimandi da affascinare senza aggiungere niente al tema. E mi diverto, io, se in presenza di cose belle. Che i bei film non vivano solo di quelle, poi, siam d'accordo. Coinvolgente, antirealistico, sospirato, Allied è una spy-story matrimoniale con le stesse fattezze della Cotillard: elegante e charmant, anche se più impegnata su altri fronti. Un omaggio a un'epoca d'oro che rivive nelle scenografie impeccabili, nelle scene roboanti e sospirate – l'amore nel bel mezzo di una tempesta di sabbia, il travaglio sotto i bombardamenti, la tragedia conclusiva – e nei doppi giochi di femme fatale parigine, che fanno la gioia e i dolori di spettatori e sarti. (6,5)

Le altre persone. Quelle che David, parte di una coppia aperta, potrebbe frequentare se solo volesse. Quelle lontane, sconosciute, a cui di solito capitano le disgrazie. Purtroppo è arrivato il turno del protagonista per l'infelicità: gli tocca convivere con una disastrosa situazione sentimentale e con la madre morente, nella provinciale Sacramento. Commediografo in cerca di fama e fortuna, David ha ventinove anni e tanta pena nel cuore; due sorelle minori; un padre premuroso, che tuttavia si ostina a negare la sua sessualità; una genitrice moderna e generosa, dalla risata sempre pronta, che suo malgrado sta soccombendo al male peggiore. Other People, che nel 2016 ha aperto il Sundance, racconta il ritorno del protagonista all'ovile: un soggiorno lungo un anno, tra spettacoli di cabaret tristanzuoli e bocconi amari. Jesse Plemons, frustrato e nevrotico, visto più in tivù che al cinema, è bravissimo; un'orgogliosa e stravolta Molly Shannon, storica comica del Saturday Night Live, strazia quasi nel suo primo ruolo drammatico. Con la malattia lasciata ai margini e l'umorismo aspro del cinema indie, nella commedia d'esordio di Chris Kelly si sorride spesso e amaramente. Conto alla rovescia inesorabile e più doloroso del previsto, Other People è un Please Like Me vestito a lutto, che scorre leggerissimo ma non senza pensieri ingombranti. Soprattutto, che certifica i classici pregiudizi dell'Academy: cieca davanti alla grande intensità dei protagonisti di piccoli film come questo. (7)

Marco vola negli Stati Uniti con i tremila euro dell'assicurazione. Sua compagna di viaggio, la saccente Maria. Dovranno dividere lo stesso letto e convivere con un'affiatata coppia omosessuale. Ma Matt e Paul vincono lo scetticismo della provinciale figlia di papà. Le farà cambiare idea anche Marco, innamorato non corrisposto? Posso spezzare una lancia in favore dell'Estate addosso, sì? Negativamente prevenuto, gli rimproveravo la regia di un Muccino che ormai non ha più l'età; personaggi privilegiati, che vivono un dispendioso viaggio della maturità; tutto il male che a Venezia gli avevano detto. Chiariamolo subito: ha uno spunto impercettibile, una banale voce narrante, una parentesi gay che sembra uscita da una sceneggiata e una Matilda Lutz che ha un visino troppo grazioso, un inglese troppo perfetto, per augurare il peggio al suo irritante personaggio. Però mi ha ricordato un Come te nessuno mai on the road, Brando Pacitto lo si invidia un po' per i giri in ottima compagnia e un po' per lo splendido panorama, l'epilogo amarissimo è triste come un'estate che finisce. Dopo una lunga serie di melodrammi incolore, Muccino mi ha sorpreso con una commedia corale leggera, giovane, in armonia. Dove ci sono pronunce fluide, albe, amori impossibili, un Jovanotti che si sente meno di quanto pensassi e, il giorno dopo, un risveglio disincantato. Quello che resta in America resta in America. Un Bertolucci avrà raccontato poligoni simili, giungendo spesso alle stesse riflessioni. Ma in Io ballo da sola o in The Dreamers c'erano più autorialità, più spessore, più carne tenera pizzicata. Soprattutto, un nome che pesa nei titoli di coda. Se non ci fosse stato quello di Muccino, in una versione di L'estate addosso eppure tale e quale a questa, non avremmo respirato più volentieri e senza pregiudizio questa stessa libertà? (6,5)

21 commenti:

  1. Split come sai mi ha convinto, soprattutto nell'intreccio meno nel finale; al contrario di allied che mi è piaciuto nel suo epilogo :p

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    1. A me di Allied è piaciuta molto la prima ora - lenta, a detta di tutti, ma la più coerente col melodramma che Allied in fondo vuole essere -, meno i voli notturni di Brad Pitt che mi sono parsi un po' assurdi. Tra la Cotillard, le ambientazioni e i vestiti, c'è parecchio di bello da cui farsi distrarre, però. ;)

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  2. Ho visto allied e non min è dispiaciuto anche se mi aspettavo qualcosa in più... Sono invece curiosa di vedere a street cat named bob!

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    1. Comprendo, Lisa. Nel mio caso, le tante critiche mi avevano fatto partire (negativamente) prevenuto. E invece, sarà che dirige un signor regista, brutto come scrivono proprio non l'ho trovato. Anzi, ho preferito questo Zemeckis a quello del funambolo dello scorso anno, forse. :)

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  3. Appena finisce sta menata degli Oscar recupero Bob, che come sai io ho i tempi più che ristretti e magari riuscissi a vedere tutto.
    Split mi ha fatto fare pace con Shyamalan quindi ha tutto il mio amore!

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    1. Io fino al 27 - ho un esame da preparare in venti giorni, sperando di riuscirci - vivrò di commenti scribacchiati nelle settimane scorse. Pure con gli Oscar... Non so se andro avanti, sigh!

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  4. Split, visto da poco, mi ha convinto e quasi conquistato nella prima parte per poi deludermi tremendamente nella seconda con in finale che... Vogliamo chiamarlo finale o ossessione per la 'continuity'?!
    Concordo pienamente per quanto riguarda Allied: elegante, pieno di riferimenti ma niente di più, nonostante la Marion che é sempre e comunque incredibilmente affascinante! Gli altri mi mancano ma mi ispirano abbastanza. Penso che li recupererò:)

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    1. La Cotillard, per me, è veramente tra le donne più belle del mondo del cinema. Gran classe e quarantuno anni che non vengono nascosti. Ma le francesi sanno invecchiare: vedi una Huppert! Split, secondo me, nella prima parte sonda il terreno. Come a dire: non sai cosa ti aspetta. E poi, boh, non succede niente...

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  5. Split lo voglio vedere ma solo in v.o. che vado matta per la voce di McAvoy e in più personalità, immagino sia imperdibile.
    Su Allied, non si può che essere d'accordo, mentre segno Other People per il periodo di leggerezza post Oscar e ti dico che no, L'estate addosso anche così ma senza Muccino, non mi avrebbe convinto. Troppe cose non vanno, dai dialoghi prevedibili a una trama fin troppo sognante. Insomma, mi ha irritato parecchio, anche nel suo cercare di essere almeno un po' più di spessore con la tematica gay.
    Tanti cuori infine per Bob, un gatto rosso così spero torni presto nella mia vita :)

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    1. Be', ma tu sei poco fan di questi prodotti teen. Ma c'è gente che non guarda altro e questo, solo perché è di Muccino, lo evita. Un po' di coerenza, parlando di loro: c'è di peggio, molto. Poi ho tirato in ballo Io ballo da sola, perdona la ripetizione, che per me è una soap opera non detta. Bertolocci o non Bertolucci.
      Split spero di rivederlo anch'io in lingua, ma la trametta resta purtroppo quel che è. :)

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  6. Ho visto solo A spasso con Bob: l'ho trovato davvero adorabile, e mi ha fatto scoprire Luke Treadaway. Tra l'altro sapere che il gatto è vivo e vegeto è un sollievo immane: i film con gli animali li odio perchè la maggior parte delle volte finiscono con la morte del cane e del gatto, e lo detesto.

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    1. Io confondevo Treadaway con il Dottor Frankenstein di Penny Dreadful. E poco mi sono sbagliato. Non sono la stessa persona, ma fratelli (identici, secondo me).
      Oh, che me ne parli a fare. Tra Hachicko e Io e Marley, fiumi di lacrime.

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  7. A me personalmente è piaciuto molto Split, penso sia stato il primo film che ho visto in cui il protagonista, nonché rapitore, soffre del disturbo di personalità multipla, una caratteristica che lo differenzia dai soliti aguzzini che si vedono nei thriller.
    A me è piaciuta molto l'interpretazione di James McAvoy, anche se concordo con te sul fatto che vengono mostrate solo alcune delle 23 personalità di Kevin. La trama mi ha ricordato un po' quella di Una stanza piena di gente di Daniel Keyes, che leggerò presto!

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    1. Anch'io vorrei leggerlo, Silvia!
      Sul tema, anche se era un thriller ibrido, avevo preferito Shelter - Identità paranormali. Questo l'ho trovato piattissimo, nonostante le lodi sperticate lette (o, forse, proprio per quelle).

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  8. hai stroncato split!
    Grande interesse per Allied anche se ormai ho capito che non è il grande Zemeckis

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    1. Split una palla, onestamente, e McAvoy troppo caricaturale. Non ci ho creduto, ecco. Allied stilisticamente è sontuoso, ma solita canzone: non dispiace, però. Ma la Cotillard quando mai dispiace, poi??

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  9. Sul futuro di Anya Taylor-Joy scommetto anch'io, ma il film con James McAvoy orphanblackizzato devo ancora vederlo... La tua rece però non è molto incoraggiante.

    A Bob voglio bene, per essere riuscito a rendere migliore una giornata per me difficile, e poi perché è un film niente male.

    Un pochino ho voluto bene pure a L'estate addosso, che temevo avrei odiato e invece, pur con i suoi difetti da te evidenziati, non è malaccio come tutti dicevano.
    Matilda Lutz poi potrebbe essere una Carey Mulligan italiana, in grado di rendere sopportabili anche personaggi non troppo simpa.

    Allied insomma... film con una certa eleganza, ma io l'ho trovato ben poco coinvolgente.

    Other People lo voglio vedere, ma per ora mi sa che è un'esclusiva Netflix.
    #usciteloinrete

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    1. Split, secondo me, non ti entusiasmerà. Ti ricordi i votoni che aveva, la scorsa estate, quel Man in the dark? Ecco, ma questo è diretto peggio ma compensa con McAvoy.

      Sulla Lutz: siamo sicuri sicuri che non sia lei, perfettina e tutto, a non rendere odiosi i personaggi?

      Other People sì, l'ho visto nel mese prova con Neflix (che non ho rinnovato). Meritevolissimo, davvero: la Shannon avrebbe potuto tranquillamente scalzare una delle non protagoniste. Oltretutto c'è anche l'assirdo amico gay, mi pare, di Search Party, gay anche qui. Nella vita, immagino, ma Plemons per nulla: si sposa la Dunst! :)

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  10. Tolto "Other people" li ho visti tutti... "split" è quello che mi è piaciuto di più, ed avevo deciso di non vederlo, pensa!

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  11. Other people ancora mi manca e L'estate addosso mi spaventa, mentre per il resto concordo abbastanza, anche se Allied per me, perizia a parte, non dice proprio nulla.

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  12. Su Split ci siamo già ampiamente confrontati, gli altri mi mancano, il mio commento è per farti i complimenti per l'header che vedo solo ora!:)

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