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mercoledì 25 gennaio 2017

Recensione: Il cuoco, di Harry Kressing

Titolo: Il cuoco
Autore: Harry Kressing
Editore: E/O – Gli intramontabili
Numero di pagine: 254
Prezzo: € 16,00
Sinossi: Dalla notte in cui Conrad arriva a Cobb, niente sarà più lo stesso per gli abitanti della tranquilla cittadina ai piedi del misterioso castello di Prominence. Altissimo, cadaverico, tutto vestito di nero, di lui non si sa quasi nulla. Appena qualche accenno a un passato aristocratico cancellato da un tracollo economico, notizie di amici fra i maggiori notabili della lontana città, e infine la sua professione: cuoco. Appena arrivato prende subito servizio presso la ricca famiglia degli Hill, una delle più antiche del posto, portando con se le ricette migliori (e i coltelli più affilati) per conquistare la loro fiducia. Ma da dove viene? Qual è il suo piano? E perché non si separa mai dal suo coltello preferito? I suoi piatti soddisfano i gusti più esigenti, su questo niente da dire, ma c'è qualcosa di sinistro in lui, di sulfureo. Le sue pietanze non sono solo buone, sono irresistibili. Anzi, di più: sembrano in grado di piegare la volontà anche dei meno golosi. In breve l'intera cittadina verrà soggiogata dalle sue diaboliche arti culinarie, a partire dalle famiglie più importanti, gli Hill e i Vale, dalle cui sorti dipende il destino del maniero di Prominence e dell'intera vallata... Sta per succedere qualcosa nella cittadina di Cobb, qualcosa che i suoi abitanti ricorderanno per molto, molto tempo.
                                         La recensione
Uno sguardo agli ingredienti: un cuoco dai piani imperscrutabili; una città all'ombra di un castello disabitato; due famiglie rivali; tre rampolli malleabili. Comprimari, sale e pepe quanto bastano. Da servire al sangue. Tempo di lettura: due giorni.
Se fosse una ricetta, il romanzo di Harry Kressing – scomparso ventisette anni fa, con una bibliografia rada e più di qualche mistero alle spalle – sarebbe una di quelle semplici e stuzzicanti, da consumare all'impiedi. Breve e affascinante, ha un ripieno che fa gola – ai golosi, agli appassionati di letteratura gotica – e il più promettente degli inizi. Già classico a detta dei cultori del genere, salvato dalla provvidenziale ristampa E/O da un destino di bancarelle da spulciare e pagine ingiallite, racconta con stile elegante ed ironico l'arrivo di Conrad in quel di Cobb. Un borgo fuori dal tempo, in cui nessuno ha dimenticato i livori tra gli Hill e i Vale. A diverse generazioni da un'accesa faida, i casati vivono vicini e in armonia. Non abbastanza, però, per unire in matrimonio i loro primogeniti. Senza nozze, per preciso volere di un lontano parente, è impossibile mettere piede nel castello di Prominence. Conrad, imponente e di nero vestito, prende servizio presso gli Hill: ha toni sornioni, coltelli affilati, ricette sorprendenti. Mangia e beve a sazietà, facendo a gara con i più voraci del paese. Rabbonisce cani e gatti rabbiosi con un libro di cucina illustrato che pensa solo ai loro bisogni. Prende i suoi padroni per la gola. Prepara cibi deliziosi, che saziano e, insieme, fanno bene alla linea. Chi è in sovrappeso dimagrisce a vista d'occhio, così, e una ragazza a un passo dall'obesità riesce a indossare l'abito bianco; chi è cagionevole per natura, al contrario, mette qualche chilo sul girovita e acquisisce guance rosse come mele. Qual è la volontà dell'ultimo arrivato, che svecchia un'aristocrazia in decadenza, fa scoccare la scintilla, permette l'ingresso delle élite in quei saloni principeschi ma polverosi? Cosa escogita nell'oscurità di una cameretta stipata di volumi preziosi e gingilli? Il cuoco è un intrattenimento sottile, intrigante, in cui servi e padroni si scambiano gradualmente il posto. A confine fra l'horror e la commedia nera, fra lo splatter di Sweeney Tood e il grottesco della Signora Ammazzatutti, porta un paio di guanti immacolati e un oggetto contundente sotto il cappotto. La prima parte è piacevole, scorrevolissima; la seconda, purtroppo, assai meno. E reduce dalla lettura di un romanzo altrettanto difettoso, similmente deludente nel suo concludersi, ho finito per caricare il buon Kressing di colpe non sono sue. Non lo sconsiglio, ma non mi ha preso. Complici la stanchezza e il momento sbagliato – provato da trame che partono ad arte e si perdono strada facendo -, a tratti mi ha annoiato. 250 pagine, poche di per sé, mi sono parse troppe per sviluppare un soggetto, forse, più adatto a un racconto. L'allampanato Conrad diverte e ammalia – piacerebbe ad Hannibal Lecter, ma anche ai temibili giudici dei programmi gastronomici di ogni dove -, ma non condivide con noi il suo passato e, nella cronaca del suo intelligente colpo di stato, c'è poco o niente per cui meravigliarsi. Il romanzo cuoce a fuoco lento, con prodotti di prima qualità che sfrigolano sotto il coperchio. Ma la meticolosa mise en place, l'attesa che mette l'acquolina in bocca, il profumo ingannevole, non valgono forse il mordi e fuggi: scomodo, e con un ingrediente segreto che non digerisci.
Il mio voto: ★★½
Il mio consiglio musicale: Helena Bonham Carter – The worst pies in London (Sweeney Todd)

16 commenti:

  1. Mi avevi già anticipato il tuo parere...per il momento sono ancora nella metà buona e psicologicamente pronta al declino xD Ti farò sapere a lettura ultimata, sperando di avere un po' di tempo per continuare nel pomeriggio! Baci

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    1. Fammi sapere, sì.
      Magari ti piace, perché piace a molti. Come ho scritto, purtroppo, venivo già da una serie di romanzi un po' meh. :)

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  2. Aristocratici, castelli, cucina...
    Tutti ingredienti che non fanno molto per il mio palato.
    Se a ciò aggiungiamo pure il tuo parere non particolarmente positivo, mi tengo a digiuno alla grande da questo romanzo. ;)

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    1. Neanche per il mio, in realtà, anche se quando cucino e mangio mi fanno compagnia Masterchef, Cucine da incubo, Gordon Ramsey e Cannavacciuoli vari... :)

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  3. Cavoli, mi aspettavo molto di più da questo romanzo! L'ho adocchiato da un po' e sono alla ricerca di pareri qua e là nel web (e grossomodo siamo lì). Forse vedrò di prenderlo in biblioteca.
    Grazie per la tua recensione, molto chiara!

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    1. Grazie a te, Grazia.
      Mi dispiace sconsigliartelo, ma magari sono io. L'ho finito, l'ho posato in libreria e mi sono detto: sì, e allora?
      Magari ti invoglierà qualcun altro. :)

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    1. E a me non è piaciuto. :-/
      Vorrà dire che non mi trasferisco più a casa tua?

      No, vengo lo stesso.

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    2. guarda è particolare, vedrai che ripensandoci tra qualche tempo ti piacerà :)

      Vieni pure, ma senza biscotti non ti faccio entrare ;)

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    3. O quello, o l'oblio.
      Vedremo. :-P

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  5. La tua recensione va di pari passo con le tue sensazioni sul libro: fino a metà continuavo a pensare: devo leggerlo, devo leggerlo! Poi...sbam! Caduta a terra, come il tuo entusiasmo. Però...forse una chance gliela darò...forse...

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    1. Sarà stato anche il momento, Stefania. Non so.
      Non fidarti di me e leggi qualche altra recensione. Dopo una serie di libri un po' così, allungati e senza infamia, Kressing mi ha trovato stanco di mio. :)

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  6. Potrei scrivere esattamente quello che ha scritto Stefania. Inoltre ho appena scoperto la trilogia di King con il detective Hodges e ho altre priorità ;-)
    Ciao da Lea

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  7. La tua recensione si legge che è una bellezza, ma con la tua sono già due pareri di cui mi fido nn troppo positivi. Mi sa che io i manicaretti di Conrad non li assaggiò mai ;-)

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