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lunedì 23 gennaio 2017

Mr. Ciak: Indivisibili, Animali fantastici e dove trovarli, Collateral Beauty, Assassin's Creed, Un bacio

Daisy e Viola sono gemelle. Ma, siamesi, di quelle destinate a spartirsi per sempre l'esistenza. Oppure no? Un medico dice che è possibile separarsi, anche se il pensiero spaventa. Cantano a comunioni e matrimoni, vengono portate in processione come se potessero far miracoli, permettono ai parenti di vivere degli introiti che la loro particolarità comporta. Identiche ma diverse nel carattere, si scontrano: una sogna l'America e l'altra recita l'atto di dolore al mattino, una cerca di distinguersi indossando smalti aggressivi e l'altra si adegua bonariamente, una vuole la libertà e l'altra non lo sa. Ad allontanare Daisy e Viola, cose grandi e piccole: la voglia di sperimentare il sesso, un gelato in centro da non spartire più in due, i piedi puntati contro l'avidità dei parenti. Siamo indissolubili, indivisibili, cantano in coro le protagoniste dell'ultimo film di Edoardo De Angelis. Un dramma girato in napoletano, a cui la colonna sonora neomelodica e il dialetto conferiscono alla ribellione inaspettata poesia. Presentato a Venezia, Indivisibili è un film che mi era passato di mente: dimenticato, sembrava tenersi ai margini di quella nuova gioventù del cinema italiano scoperta lo scorso anno. Mi ha preso alla sprovvista e, a sorpresa, messo sottosopra. Potente, tenero, struggente. Il tassello che ancora mancava e che, nell'indecisione, avrei presentato agli Oscar: perché alcuni casi di coscienza, certi dilemmi, arrivano alla meta in qualsiasi lingua si esprimano. Quanta rabbia, allora, verso quei genitori che se ne approfittano. Quanta angoscia in un epilogo che un po' ti tiene a galla e un po' ti porta giù, dove le vie di fuga si fanno disperate. Indivisibili ha ravvicinati primi piani che colgono i pensieri a voce bassa di due esordienti, Angela e Marianna Fontana, sorprendentemente spontanee. Una regia schiacciante, che contrappone il fascino kitsch di Sorrentino – i figuranti pittoreschi che popolano yacht e parate, la colonna sonora invadente, la decadenza segreta delle città di mare – all'asciuttezza di Mustang. Una lacrima silenziosa, non prevista, che ti scende sulla guancia quando senti pigolare Janis Joplin: prima piano, poi più forte. E un soliloquio che forse si farà duetto, nella sua onestà, completa l'identità di un gioiellino che, oltre a condivide un cuore in due, ne lascia uno spigolo generoso anche per te. (7,5)

Peggio dei detrattori, mi faceva notare un'amica scrittrice, sono i fan. Intransigenti, scettici, spietati. Quando l'arrivo di Animali fantastici era nell'aria, mi sono accorto di essere uno di loro. Come chi è cresciuto tra le pagine della Rowling, non mi lasciavo incantare dalle premesse. Chi ne sentiva la necessità? A parlarvi, una persona incostante di natura, che ha amato infinitamente Harry Potter su carta ma non sempre sul grande schermo. A novembre, perciò, ho mancato Animali fantastici senza dispiacermene. La storia, che si svilupperà in altri quattro film, segue le disavventure di Newt Scamander: timido zoologo che, nella New York degli anni '30, trasporta una ventiquattrore piena di mostri e meraviglie. La valigetta, scambiata per sbaglio, libera per strada i suoi animali – che fantastici, complice una computer grafica ad hoc, lo sono per davvero. A seminare panico e distruzione, il pasticcio dello zoologo o gli emissari del malvagio Grindelwald? Animali fantastici mi ha sorpreso pian piano. Godibilissimo, affascinante, adulto, con un indimenticabile leitmotiv che solletica i ricordi e personaggi da approfondire meglio. Se la trama serba infatti divertenti scene a Central Park, locali charleston e un duplice colpo di scena finale, i protagonisti – timidi, spesso sulle loro – costituiscono un simpatico quartetto, in cui spiccano al momento le smorfie di troppo di Redmayne e la bellezza di Alison Sudol. A caccia di misteri e bestie, il film di Yates ha un forte fascino retrò e cenni a sufficienza alla serie originale – Silente in cattedra, una romantica sorella Lestrange che non vediamo l'ora di conoscere – per rabbonirci. Meno entusiasmo, invece, per un finale parzialmente conclusivo che ci lascia con l'immagine di una New York digitalizzata, distrutta, presa di peso dalle produzioni Marvel. Il resto è una valigia che, se fa difetto nel chiudersi, è per via di incantesimi e divertimento in quantità. E, per la barba di Merlino, chi si aspettava un bagaglio così carico? (7)

Un pubblicitario perde la figlia e, per un soffio, anche il posto di lavoro. Scrive lettere a Morte, Tempo, Amore. E un giorno, in un parco, quelle tre entità gli rispondono di persona. Collateral Beauty aveva, dalla sua, uno spunto affascinante, un cast stellare e un trailer furbissimo. Il dramma natalizio di David Frankel è stato demolito all'unisono; ma il pubblico pagante, in sala, lo premiava. L'ho visto con una segreta speranza: che l'intransigenza della critica ufficiale – quella per cui i melodrammi dai buoni sentimenti sono il male nel mondo – fosse dettata dal pregiudizio. Collateral Beauty, purtroppo, è alquanto indifendibile. Irrispettoso, retorico, sconclusionato. Perché quella trama che vi ho riassunto, sdolcinata ma emozionante, è uno specchietto per le allodole. Perché il padre in lutto interpretato dal solito Smith – qui in fase: ricicliamo pure i pianti imparati con Muccino – ha un punto di vista inefficace, che si perde tra i comportamenti egoisti e avidi dei comprimari. Alcuni dei più grandi attori su piazza, in ruoli marginali e detestabili, accentuano così le voragini di una sceneggiatura che gioca a carte scoperte e, nei suoi ordinari atti di fede, fa acqua. Si salvano in extremis la delicata Naomie Harris, in odore di nomination per Moonlight, e il parziale colpo di scena legato al suo personaggio. Il resto, indeciso tra generi e toni, scandito da bruttissime frasi ad effetto e attimi che non sanno come emozionare, è un mappazzone affollato e insapore, che ambisce invano a imporsi come un moderno Canto di Natale e a raggiungere il cuore. Si resta distanti, involontariamente divertiti: pronti a fargli le pulci. E, se le lacrime arrivano, non sono che per la rara strage di talenti e idee a cui abbiamo assistito.  (5)

Pur non essendo tipo da videogiochi, cresco in una famiglia che colleziona console sin dagli anni Novanta. La fama di Assassin's Creed, non particolarmente amato dai miei ma famoso per le trame ambiziose e una serie di romanzi, è giunta fino a me. Giunto fino a me anche il film, una sera in cui non decidevo io cosa guardare. Con una splendida coppia riunita dal regista del faticoso ma ineccepibile Macbeth e viaggi nel tempo che sono sempre i benvenuti, non mi sono lamentato. Assassin's Creed, però, è una visione sconclusionata, indolore, deludentissima. Tanta azione – un'azione artificiale e coreografica, che poco coinvolge – e dialoghi scarsi a inframmezzare le panoramiche a volo d'aquila, i salti nel vuoto, i muscoli glabri del protagonistia Tu quoque, Fassbender? Spiace constatare che uno dei miei attori preferiti, qui, sia un pesce fuor d'acqua: per fortuna l'ho già trovato straordinario in The Light Between Oceans, quest'anno, quindi fingerò di dimenticare la partecipazione a un blockbuster che, con a bordo uno che non sbaglia mai, prometteva bene. Con lui, un'avvilita Cotillard e la sua pessima doppiatrice. Cosa ci fa un cast così in un film scritto male e di fretta, con effetti speciali che hanno più carattere dei suoi stessi eroi e cerchi che si chiudono senza neanche aprirsi? I videogiochi somigliano sempre di più ai film, ed è un complimento. I film, però, somigliano sempre di più ai videogiochi – divertimento mordi e fuggi, precipitosi e vuoti -, e che tristezza che mettono. (4,5)

Blu scrive lettere aperte alla sé del futuro. Lorenzo anima la vita con inseriti musical che fanno il verso a Glee. Antonio, talentuoso cestista, ha una stanza vuota per metà. Hanno sedici anni, frequentano una scuola di provincia, sono nel mirino del bullo. Si fanno scudo contro l'intolleranza, le prepotenze, le occhiate storte: funzionano meglio insieme. Un bacio, scritto e diretto da Ivan Cotroneo – suo l'adorabile La kryptonite nella borsa -, è una commedia adolescenziale che lo scorso anno ha avuto una discreta fortuna. Bene accolto nei licei, mirato a sensibilizzare un pubblico giovanissimo, è pulito, pensato come un contenitore di temi contemporanei – cyberbullismo, omofobia, violenza nelle scuole –, semplice e televisivo per natura. Modello di riferimento: Noi siamo infinito. Un trio eterogeneo tra gelosie e complicità, la musica, personaggi fragilissimi. Ma piacciono più i riferimenti a Chbosky che a Moccia, parlare di simili problematiche non è mai fiato sprecato e, cosa importante, ci si emoziona: per le famiglie straordinariamente tolleranti; per un finale shock in cui tutto precipita. Cos'è Un bacio? Un film adatto alle scuole, al Giffoni e dintorni, con una bella scrittura, qualche trovata stilistica audace – ma non sempre portata a buon fine -, tre talenti acerbi. Spiace dirlo, ma funziona poco Rimau Grillo Ritzberger: troppo stereotipato, antipatico e sopra le righe per essere il cuore del film. Sorprendenti, invece, Pazzagli – un piccolo Kim Rossi Stuart - e la Romani. Cos'è, ancora, Un bacio? Un gesto troppo candido e troppo istintivo, per chiamare a sé qualsiasi vergogna. (6,5)

24 commenti:

  1. Come sai, pienamente d'accordo su Collateral Beauty. Un melodramma che non riesce nemmeno a giocarsi le sue carte. E se a dirlo sono due che piangono a fontanelle di fronte a This Is Us, evidentemente c'è qualcosa che non va.
    Mi dispiace per Assassin's Creed. Con quel parallelismo libero arbitrio barra pace nel mondo poteva aspirare a grandi cose, invece niente. E sì, mioddio, la doppiatrice della Cotillard è indescrivibile.

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    1. Non nominarmi This is us, che piango a comando!
      Ma sì, infatti. Ormai ho aperto le dighe e anche con Arrival, sul finale, mi sono dato da fare. Eppure, oh, Smith e le sue sciagure zero. Povera Marion: tornatene in Francia, che Hollywood ti vuole solo come bella (bellissima) statuina.

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  2. Come sai,Collateral beauty nn mi è dispiaciuto, anche se condivido il discorso dei ruoli marginali di un paio di attori.
    Però mi è piaciuta l'idea di base, ecco.

    INDIVISIBILI credo proprio potrebbe piacermi ��

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    1. L'idea è piaciuta molto anche a me, ma funzionava meglio nel trailer che nel film. Avrei sposato il punto di vista di Smith, per tenermi il ruolo dei "figuranti" come colpo di scena. Indivisibili è bellissimo, apprezzerai. ;)

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  3. Ho visto solo Assassin's Creed, e mamma mia che boiata. Si sono scordati la sceneggiatura e hanno toppato su tutto quello che rende i giochi belli a livello di trama >____<
    Degli attori credo che Fassbender ci credesse davvero, visto che è anche produttore, ma Jeremy Irons imho era lì solo per pagare le bollette. E la doppiatrice della Cotillard era inascoltabile.

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    1. Ma Irons, da quando l'ho visto e odiato in La Corrispondenza, l'ho dato per disperso. A una certa età, davanti a certe scelte, la pensione è ben più decorosa, prima di darsi ai videgiochi o ai nonni sporcaccioni di De Niro ;)

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  4. Dopo il riassunto che mi hai fatto di Collateral Beauty non lo guarderò neppure sotto tortura!
    Invece Animali fantastici mi è piaciuto tantissimo, sicuramente più degli ultimi, pasticciati Harry Potter!

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    1. Concordo, anche se Redmayne non mi convince. Noto che questi inglesi - vedi anche la Knightley - fanno più smorfie della D'Urso. Gli ultimi HP sono troppo dilungati, troppo pesanti. Li ho visti quella mezza volta in sala e basta. I primi quattro, però, visti e rivisti. ;)

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  5. assassin's creed... vabbè è per promuovere il videogioco ;)
    Indivisibili l'ho visto giusto qualche giorno fa e siccome mi aspettavo tutt'altro sono ancora sconvolta dalla visione, mi ha ricordato Corpo Celeste, ma all'ennesima potenza.
    E su Animali Fantastici, io che sono cresciuta a pane e harry potter, posso dire che finalmente la magia è tornata anche sul grande schermo (cosa di cui gli ultimi film difettavano parecchio)

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    1. Sì, anch'io - a malincuore - la magia l'avevo persa per strada. Corpo Celeste non l'ho visto, ma segno.
      Indivisibili mi ha davvero spossato, nonostante la breve durata e i toni, qui e lì, lievi. Certi dialoghi - quelli sul letto, in cui una delle due diceva di potere semplicemente scomparire negli appuntamenti galanti, mettendosi le cuffiette - mi hanno messo i brividi. :)

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    2. ti dirò che quello invece a me ha fatto un effetto diverso :) Io ho una gemella e siccome siamo sempre state nella stessa classe, nella stessa compagnia di amici, nella stessa palestra... ci è voluto un po' prima di avere qualcosa di personale. Non è un'esagerazione è che funzionava così, se una andava ad una festa l'altra non si poteva rifiutare solo perchè non gli andava, oppure una avrebbe dovuto mentire agli amici comuni. Insomma non so se è chiaro, ma in alcune cose del condividere l'esistenza mi ritrovo. Almeno fino a quando abbiamo potuto percorrere strade diverse. Però non era certo questo il tema principale del film ;)

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    3. poi c'era la classica domanda dei genitori "perchè non vai con tua sorella?" ahahah

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    4. Ah, che cosa particolare dev'essere!
      Io e mio fratello già ci "ammazziamo" così.
      Figurati se fossimo stati gemelli. O, peggio, appiccicati.
      Già due anni di differenza, sì, hanno contribuito alle stesse scuole, agli stessi vestiti e, in parte, agli stessi amici, durante l'infanzia. :)

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  6. Peccato per Collateral beauty, l'idea delle lettere alle varie personificazioni mi intrigava parecchio. Ovviamente ho pronti i pacchi di fazzolettini perché questi sono i tipici film fatti apposta per far commuovere. Invisibili me lo segno, non ne avevo sentito parlare ma sembra un film intenso.
    Per quanto riguarda il nostro nuovo amico Newt sono andata al cinema senza grandi aspettative e invece il film mi è piaciuto: avventuroso, magico e con quel tocco di umano che non ha guastato. ^^

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    1. Newt conquista, anche se paradossalmente ho preferito i coprotagonisti a lui: forse è troppo chiuso, troppo timido. Si svelerà nei prossimi film. :)
      Onestamente, se il film strappalacrime è ben fatto, le lacrime me le strappa in quantità. Però, anche nel genere, ci vuole una certa intelligenza. E Collateral Beauty, che eppure piace a molti, l'ho trovato davvero pensato male.

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  7. Bello Indivisibili, notevoli soprattutto le due protagoniste. Tra i film italiani dell'ultimo anno i miei preferiti restano però altri, a ulteriore conferma di come il 2016 cinematografico nazionale sia stato davvero notevole.

    Lo spin-off di Harry Potter è un animaletto innocuo e guardabile, ma che non lascia traccia. Almeno non in me che sono tra i detrattori... :)

    Un bacio è caruccio, peccato solo che in alcuni momenti tenda un po', come dici tu, al Giffoni style, perché poteva essere ancora meglio.

    Collateral Beauty e Assassin's Creed ancora mi mancano. Ho il presentimento che potrei aggiungermi anch'io all'elenco degli stroncatori, ma chissà...

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    1. Penso che stroncarli sia d'obbligo, in certi casi. ;)

      Propabilmente Indivisibili non sarebbe finito nel listone, usandolo come metro di paragone, però se Mainetti, Rovere e Genovesi facevano il filo a generi d'esportazione - tra action e drammi da camera -, De Angelis è l'unico che ne esce vincente con un dramma italianissimo. Fantastiche le due, che mi pare siano uscite dal programma della Clerici, Ti lascio una canzone.

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  8. Indivisibili, a parte quel finale un po' troppo lungo, come sai, ha stupito pure me, e da fan dell'ultim'ora di Harry Potter è stato bellissimo poter godere della stessa magia su grande schermo, con una storia più adulta che spero possa solo migliorare, anche se qualche dubbio, visto Johnny, visto questo Redmayne, ce l'ho.

    Collateral Beauty continua a macinare incassi, ma io nemmeno gratis lo vedo, per carità! Idem per Assassin's Creed anche se il giovine orfano del videogioco vorrebbe costringermi.

    Un bacio lo avevo dimenticato, sembra effettivamente troppo giovanile, lo tengo da parte per un periodo più leggero, nel caso.

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    1. A me non piacciono i videgiochi, ma i film sui videogiochi qualche volta sì - ad esempio il primo Silent Hill è proprio bello, potresti inserirlo in quella settimana dedicata all'horror. Assassin's è davvero insalvabile. Però, checché se ne dica, la Cotillard l'ho trovata bella e brava in Allied, quindi mi sono consolato. :)

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  9. L'unico che ho visto è Animali fantastici. Per carità, molto carino, ma dalle recensioni che avevo letto mi aspettavo decisamente di più. La prima parte l'ho trovato un po' sottotono (mi stavo quasi annoiando D: giuro che c'ero vicina!), mentre la seconda mi è piaciuta di più.
    Assassin's Creed volevo vederlo, ma credo che rimanderò la visione. Al momento tutti questi commenti negativi mi hanno fatto passare la voglia XD

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    1. A me, invece, ne avevano parlato soprattutto male, quindi non sapevo bene cosa aspettarmi. E quella prima parte, molto introduttiva, mi è piaciuta più della seconda forse. Soprattutto per via del finale, che faceva troppo: gli Avengers hanno distrutto di nuovo New York. :)

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  10. avrei dato mezzo punto in più ad "Animali Fantastici" e sicuramente almeno 2 a "Collateral beauty" che a me ha commosso a dire poco... diciamo pure che, visto com'ero messa una volta uscita dalla sala, ero proprio dilaniata

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    1. Come mi ricordava Stefania più sopra, io guardo This is us una volta a settimana. Quindi una volta a settimana frigno di sicuro. Con Smith non ho corso proprio il rischio, anzi... E lo abbiamo visto in tre persone, tutte un po' irritate. Ma i gusti non si discutono. :)

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  11. tutti film che vorrei recuperare, collateral beuaty si candida ad essere tra i peggiori dell'anno ...

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