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venerdì 31 marzo 2023

Recensione: Cieli in fiamme, di Mattia Insolia

|Cieli in fiamme, di Mattia Insolia. Mondadori, € 18,50, pp. 256 |

Quando passa la fame? I protagonisti dell'esordio di Mattia Insolia seguivano lo stomaco e l'istinto animale. In una provincia cannibale, non vivevano: sopravvivevano. Cresciuto, ma per fortuna non troppo, l'autore catanese torna in libreria a tre anni di distanza. E la fame, di vita e di morte, di tutto e subito, chimica e soverchiante com'è, resta la stessa. Teresa, Riccardo e Niccolò hanno lo stesso metabolismo assassino dei passati protagonisti. Al tempo si era parlato di fratelli. Ora, in una polveriera sanguinaria di non detti e oscenità, al centro ci sono i genitori e i figli. Ogni parola di Insolia, indelicato e proprio per questo coraggiosissimo, è una detonazione.

Il dolore è il più rigido dei capifamiglia.

A esplodere per prima è la pubertà in Teresa: siamo al principio del nuovo millennio e lei, in vacanza al Sud, è una sedicenne succube di un padre inerme e di una madre spietata. Irrequieta, vorrebbe bruciare le tappe al pari delle altre adolescenti, ma si sente indesiderata perfino nella sua stessa famiglia. Chi potrebbe amarla, con i suoi vestiti da bambina e un seno abbondante che porta alla stregua di un'onta? Non Riccardo, bello e cattivo, che illuminato dalla luce del tramonto le sembra il capo di una tribù selvaggia: il re del mondo. È un peccato mangiare la carne di venerdì, lasciarsi iniziare al mondo degli adulti, sentirsi "scopabile" agli occhi rapaci di un maschio? Tra loro non nascerà un amore struggente, bensì un odio viscerale lungo vent'anni. E un figlio non previsto, Niccolò: in viaggio con il padre derelitto, diretto lì dove tutto ha avuto inizio, il terzo protagonista interrogherà ad alta voce le proprie paure inconsce. È forse uguale a quel suo genitore scellerato, che sulla soglia dei quaranta filosofeggia e fa a botte come se la giovinezza non fosse mai finita? Arrabbiato, vizioso e narcisista, Niccolò fatica a comprendere Riccardo - sono due paesi in guerra, con due lingue diverse -, ma nei passaggi più felici del romanzo, tra palloncini legati al polso e trip allucinogeni condivisi fianco a fianco, ispirano commozione.

Ci si abitua a tutto: alla bellezza e alla mostruosità. Perché succeda non serve né odiare né dimenticare chi ci ha fatto del bene ed è andato via, non serve né perdonare né uccidere chi ci ha fatto del male ed è rimasto. Si diventa indifferenti, si offusca la vista. E un pezzetto di noi muore.

Sono animali teneri e amorali, sono l'uno lo specchio dell'altro. Ma somigliarsi, a volte, è una maledizione. Lo scopriranno protagonisti e lettori, in una storia senza luce né perdono. Sulle vacanze di Teresa, sulla macchina di Riccardo e Niccolò lanciata a velocità folle sull'autostrada, incombe per tutto il tempo un cielo grigio asfalto: minaccia apocalisse. I loro mondi distanti sembrano in rotta di collisione. C'è chi scalpita per non farsi ingabbiare in una forma, per lasciarsi accadere. E chi, dietro una maschera di trucco, trova finalmente conforto: una specie di senso d'appartenenza. L'irrequietezza è ereditaria? E la violenza? Esiste una cura contro gli inciampi del DNA e gli errori dei genitori? Mettere al mondo un figlio è un atto di egoismo. A pugni stretti contro l'incertezza contemporanea, siamo costretti, a parte inverse, a prenderci cura anche della fallibilità dei nostri genitori.

I figli sono coacervi di rimorsi e rimpianti, dolori e piccole felicità mai dimenticate o vissute che i genitori, poveri diavoli che lottano per preservarsi dall'annientamento, costruiscono nel tentativo di ricostruirsi. Mescolandoli a quell'amore che sono convinti, e felici, di riversare nei propri figli, infilano nel risultato della loro unione pure tutti i materiali di scarto accumulati fino a quel momento. Per alleggerirsi, discolparsi e, infine, amarsi.

Chi ci protegge, ora che gli adulti responsabili di turno siamo solo e soltanto noi - eredi della disfatta dei padri? Se lo chiede Niccolò. Se lo chiede Insolia. E, senza sforzi, accomunato dalla stessa stanchezza, gli ho fatto eco io. Cieli in fiamme è un viaggio al termine della notte da compiere in solitaria. Mosso da sentimenti ancestrali, amarissimo e amatissimo, abbandona le sue creature al buio. Ma, su una spiaggia, di notte, eccole sollevare per la prima volta le teste dai loro mostri e cercare con gli occhi la benevolenza celeste. Sarà così che torneranno “a riveder le stelle”. E vorranno divorarle.

Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Gianmaria – Mostro

4 commenti:

  1. Forse dovrei recuperare prima il suo esordio nella provincia cannibale, ma anche questo sembra cannibale abbastanza per i miei gusti :)

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    1. L'altro, forse, coi suoi protagonisti giovanissimi e cattivissimi, ancora di più. ;)

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  2. io li ho trovati entrambi coraggiosamente belli.

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