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martedì 12 luglio 2022

Recensione: Servirsi, di Lillian Fishman

| Servirsi, di Lillian Fishman. E/O, € 17, pp. 230 |

Il sesso vende, soprattutto d'estate. E viene dagli Stati Uniti il nuovo filone letterario – anticipato, in parte, dall'opera prima di Sally Rooney – che su TikTok porta il nome di “sad hot girl”. Le protagoniste sono generalmente Millennal, bianche, colte ed emancipate, alle prese con relazioni sentimentali talmente turbolente da minarne gli equilibri interiori. Non si sottrae a questo canovaccio neanche l'esordio di Lillian Fishman, classe 1994, che ha calamitato in fretta le attenzioni grazie al rosa ipnotico della copertina e al triangolo bollente della sinossi: monogama e all'apparenza felice accanto alla compagna pediatra, Evie – complice un nudo postato online per noia – viene introdotta nel mondo di Olivia, aspirante pittrice, e di Nathan, uomo d'affari noto per dominare le partner tanto in ufficio quanto a letto. La protagonista, senza punti di riferimenti né ambizioni, costantemente desiderosa di diventare l'adulta responsabile sognata dal papà imprenditore, aderisce alla routine della coppia come se si trattasse di un culto religioso. Ma mentre il volitivo Nathan sembra in grado di decifrare i suoi desideri più intimi per renderla adorante, la nevrotica Olivia si limita spesso a fare da voyeur: ai margini della camera da letto, guarda e soffre. E soltanto così, forse, gode.

Da anni mi chiedevo cosa significasse il sesso per gli altri...

Con una scrittura sinuosa e mai volgare, Fishman scandaglia senza esprimere giudizi tre sessualità poco convenzionali e immerge il lettore in un'atmosfera densa, torrida, che innegabilmente intriga come le migliori fantasie erotiche. Creatura anfibia, l'irrequieta Evie si muove tra mare e terra, uomini e donne, e sbatte contro una contraddizione: si può essere femministe, autosufficienti e padrone di sé, anche se sottoposte al gioco di qualcun altro? Si può trovare la piena realizzazione personale nel raggiungimento dell'orgasmo? Cerebralmente stimolante, il romanzo lascia inerte il resto del corpo. È solo voce: pura astrazione intellettuale. I protagonisti, abbozzati, sono impossibili da immaginare fisicamente. Il sesso, filosofeggiato in lunghe e pretenziose conversazioni radical chic, è consumato a parole e raramente nei fatti. Mancano proprio i corpi, la carne, l'eccitazione e la loquacità dell'atto sessuale in sé. È un segreto implicito in ogni relazione: i giochi di potere avvengono direttamente fra le lenzuola. Qui se ne scrive a lungo a riguardo, ma risulta nel frattempo insoddisfacente lo spazio lasciato alla libera espressione dell'amante gaudente – del dominatore, del dominato. Peccato: Servirsi è un gemito di piacere soffocato dalle chiacchiere. Quasi come se per scrivere di sesso, oggi, dovessimo sentirci obbligati a legittimarlo e nobilitarlo a ogni pagina. Cosa c'è di più legittimo, mi domando invece? Cosa di più nobile?

Il mio voto: ★★½
Il mio consiglio musicale: Tananai & Rosa Chemical – Comincia tu

4 commenti:

  1. Sulla carta il filone "sad hot girl" potrebbe piacermi parecchio. XD
    Nella realtà, se i personaggi sono irritanti come quelli di Sally Rooney, molto meno.

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