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lunedì 20 aprile 2020

Recensione: Olive Kitteridge, di Elizabeth Strout

| Olive Kitteridge, di Elizabeth Strout. Fazi, € 18,50, pp. 383  |

Mia carissima Olive, 
ti scrivo per dirti che ti ho finalmente letto. Pensavo di conoscerti a sufficienza, infatti, ma mi sbagliavo. Anni fa, di questi tempi, ho conosciuto la tua storia grazie alla stupenda miniserie che portava il tuo nome. Ma quattro episodi erano troppo pochi per contenerti. Tu, che sei incontenibile. Tu, che sei presente anche nell’assenza. Tra le pagine del premio Pulitzer Elizabeth Strout, è stato come incontrarsi daccapo. Ho dovuto riabituarmi al tuo caratteraccio, ai tuoi sbalzi d’umore e alle figure che orbitano intorno a te – in tutta sincerità, sei il sole –, anche se ricordavo bene le scortesie di quella Frances McDormand che ti ha interpretato così amorevolmente. Da anziano voglio essere proprio come voi. Ti rifiuti di scendere a patti con la tecnologia, sputi spesso sentenze, centellini le moine e i gesti d’affetto. Sei silenziosa, nell’amore e nella rabbia: lo sei nel dolore. Ingrigirai cullata da una radiolina transistor, solitaria e piena di senso del decoro: una macchia di gelato sul vestito, a un certo punto, diventerà il simbolo del tuo invecchiamento – sto forse perdendo i colpi, ti chiederai?

Non abbiate paura della vostra fame. 
Se ne avrete paura sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi.

Anch’io, come te, ho studiato per diventare insegnante. Nonostante vada dicendo che questo mestiere non mi piaccia, mi ha fatto riflettere il modo in cui gli ex alunni parlano di te. Dev’essere bello plasmare giovani menti, dev’essere bello lasciare il segno, benché tu sia la prof di matematica che nella vita di tutti i giorni mi avrebbe fatto pagare il mio scarso applicarmi. Spesso sono proprio loro, gli studenti, a nominarti. O i tuoi vicini di casa, le cameriere o le musiciste del pianobar, che compongono il coro polifonico che canta te, i pettegolezzi grandi e piccoli e la cittadina di Crosby, Maine. 
Preso d’assalto dai pensionati, che si trasferiscono sulla costa per respirare aria buona, il Maine fa da sfondo a incidenti degni di Stephen King e un’umanità sonnacchiosa ma irresistibile. L’autrice fa sì che diventi la cornice narrativa di ben tredici racconti: comprendono tradimenti, matrimoni e funerali, fughe e nuovi arrivi. C’è una donna che accoglie il genero armata di fucile, e un’altra che tollera il mal di vivere a furia di antiacidi. C’è perfino un omicidio brutale, con la famiglia dell’assassino che chiude gli scuri per sopravvivere alla vergogna. Sono frequenti i suicidi, inoltre, perché la malinconia del paesaggio nuoce alla salute dei più fragili. Sono sincero: qualche racconto sembra meno indispensabile di altri. In alcuni sei infatti una presenza incidentale, e per tutto il tempo mi sono ritrovato a torcermi in attesa di vederti svettare nella folla: robusta e appesantita, strizzata magari in un vestito con le stampe di gerani.

C’erano giorni, se lo ricordava, in cui Henry le teneva la mano mentre tornavano a casa, due persone di mezza età, nella pienezza degli anni. Si erano resi conto della gioia tranquilla di quei momenti? Molto probabilmente no. La maggior parte della gente non era abbastanza consapevole della propria vita mentre la viveva. Ma ora lei aveva quel ricordo, un ricordo sano e puro. Forse erano il suo ricordo più puro, quei momenti sul campo da calcio.
Se fossimo in un film, tu non saresti la protagonista col nome di richiamo sul poster, bensì una di quelle caratteriste onnipresenti ma di basso profilo, di cui si finisce sempre per scordare le pellicole che hanno girato, ma che in silenzio fanno la differenza sulla riuscita generale. Eccoti infine, con accanto tuo marito Henry, farmacista adorabile proprio come lo ricordavo. Come faresti senza di lui? Soprattutto ora che vostro figlio è scappato dall’altra parte del Paese e, in combutta con un terapista, ti rinfaccia i torti peggiori? La colpa, da Freud in poi, è sempre delle madri? Ne hai di colpe, sì. A volte sei crudele e non te ne rendi conto. Ma agitata e cristallina come l’oceano, conosci momenti di calma che nella loro semplicità emozionano fino alle lacrime.

Quando tornò a casa gli telefonò. «Le piacerebbe pranzare insieme uno di questi giorni?». «Vorrei cenare insieme», rispose lui. «Mi darebbe qualcosa da aspettare. Se esco a pranzo, poi avrò ancora davanti il resto della giornata».
Sei una persona metodica: ti svegli alle sei, ceni alle diciassette, percorri a passeggio dieci chilometri sul lungofiume. Hai «le passioni e i pregiudizi di una campagnola», e nei vai fiera. E non pensi, invece, alle piccole esplosioni che condividi con lettori sconosciuti? A Henry, che ti abbraccia a sorpresa e ti aiuta a piantare i tulipani; ai bambini cresciuti che in strada ti ringraziano e ti riconoscono; allo spirito di osservazione che – a dispetto del pensiero di farla finita – ti fa realizzare che è impossibile diventare immuni alla bellezza del mondo? Così continui a coltivare la tua curiosità intellettuale, a compiacerti delle sciagure degli altri per ridimensionare le tue, a innamorarti delle cose e delle persone. In strappi alla regola liberatori e struggenti, che in questi giorni hanno reso il tuo romanzo una fuga dalla realtà, per quanto, a ben vedere, di realtà parli. E sapere che c’è un seguito ad attendermi – che leggerò più in là, con parsimonia – mi rende grato del tempo che avremo. Non smetti di insegnare nemmeno in pensione e io, sulle tue orme, non smetto di imparare. 
Mia carissima Olive, ti scrivo per dirti che in questo brutto periodo mi è successa una cosa bellissima: tu.
Il mio voto: ★★★★½
Il mio consiglio musicale: Elivis Presley - Love Me Tender

18 commenti:

  1. Mi hai incuriosita davvero moltissimo. Spero di leggerlo presto anche io ☺️📖

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  2. Mi hai fatta passare dal non sapere di questo libro, all'essere davvero tanto curiosa *^*

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    1. Se sei curiosa, puoi dare uno sguardo alla splendida miniserie HBO. Il romanzo, più che identico, è semplicemente complementare!

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  3. Ma che bella lettera! Olive l'ho conosciuta solo su piccolo schermo, e ora me ne dispiaccio un po'.
    Visto il tema ospedaliero, a brevissimo dovrei incontrare Lucy Barton: spero sarà lo stesso colpo di fulmine.

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    1. Lucy l'ho conosciuta, presa in biblioteca, ma purtroppo non era stato amore. Restituita indietro senza grandi rimpianti.
      Ti consiglio comunque di passare a conoscere Olive su carta: c'è anche un seguito, e la miniserie per altro comprendeva soltanto quattro di ben tredici racconti :)

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  4. Ed io nemmeno sapevo esistesse... e poi arrivi tu, che con una lettera ci apri un mondo e ci lasci tanta dolce curiosità :)

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    1. Contento e onorato di avertela fatta scoprire. :)

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  5. Olive è un personaggio straordinario e la sua storia, letta ormai molti mesi fa, mi è rimasta dentro. Tu sei giovane, ma io, che sono più "vecchia", mi son ritrovata moltissimo in lei, come moglie, madre ed insegnante. Ho recensito anch'io questo libro sul mio blog. Se ti va, dai uno sguardo.

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  6. Right, throughout life we ​​must not stop learning many things.
    The more we learn, the richer our knowledge.

    Greetings from Indonesia

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  7. Grandissimo libro, è piaciuto davvero tanto anche a me. Tempo fa alla Mostra di Venezia vidi le prime due puntate della serie con Frances McDormand (anche lei brava, come sempre) poi non sono mai riuscito a vedere le altre. Però il romanzo mi è rimasto davvero nel cuore!

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    1. Dovresti assolutamente recuperare, l'ultima con Murray è un piccolo capolavoro. :)

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  8. Bella lettera!
    E bel recupero. Anche a me la miniserie aveva colpito molto. Ricordo con affetto questo personaggio, benché non semplicissimo da amare.

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  9. Sto rivedendo la serie adesso.
    Molto diversa, ma assolutamente ben fatta :)

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  10. In lista da qualche settimana, quando mi sono imbattuta, in maniera del tutto casuale, in "Olive, ancora lei". Mi ha molto incuriosita la trama, oggi leggo la tua recensione e giungo alla conclusione di essere sulla strada giusta :)

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    1. Olive è un affetto stabile a cui tocca ricongiungersi. :)

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