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venerdì 27 marzo 2020

Recensione: Tanti piccoli fuochi, di Celest Ng

| Tanti piccoli fuochi, di Celest Ng. Bollati Boringhieri, € 18, pp. 374 |

Dalle rovine di una casa rispettabile – di quelle tutte uguali, da ricchi, che suggeriscono ordine maniacale, perfezione e decoro – si sollevano le spire di un incendio doloso. Dalle camere dei Richardson sono partiti focolai che hanno inglobato la proprietà in una cortina asfissiante. Dal prato, i membri della famiglia contemplano la disfatta. Si leccano le ferite, additano il colpevole. Com’è potuto accadere? Da un’immagine decisamente cinematografica – non stupisce l’arrivo di una serie TV con due attrici d’eccezione, Reese Whiterspoon e Kerry Washington, debuttata in patria nei giorni scorsi – prende avvio il bestseller di Celeste Ng. Corteggiato sin dai tempi della pubblicazione, l’ho rispolverato per prepararmi alla trasposizione. Denso e corposo – quasi quattrocento pagine, con capitoli piuttosto lunghi –, avrebbe potuto darmi noie in un periodo in cui riesco a leggere poco e male. A sorpresa, nella migliore tradizione dei page turner, ha generato un’istantanea dipendenza.
Quanto ci piace, infatti, curiosare nelle vite altrui? Quanto è divertente smascherare le bugie del perbenismo? Dopo la lettura di La storia di un matrimonio, così, ho conosciuto nuovi segreti coniugali; ennesimi divari generazionali; un nuovo quartiere residenziale dove non è tutto oro quel che luccica.

Proprio quando pensi che sia tutto finito, trovi un modo. […] Come un incendio prativo. Ne ho visto uno anni fa, mentre eravamo in Nebraska. Sembra la fine del mondo. La terrà era bruciata e nera e tutto il verde era sparito. Ma dopo un incendio il terreno diventa più ricco, e possono crescere cose nuove.  Anche le persone sono fatte così, sai? Ricominciano da capo. Trovano un modo.
Anche se non stonerebbe immaginare i protagonisti negli anni Cinquanta, siamo nell’era di Tori Amos e Bill Clinton. La sordida relazione tra il Presidente e la sua stagista fa parlare eccezionalmente di sesso a tavola e a scuola. In un clima già teso, a bordo di una Volkswagen fanno il loro ingresso Mia – fotografa hippy che si arrangia come tuttofare – e Pearl, quindicenne stanca dei continui trasferimenti. Desiderosa di stabilirsi lì in pianta stabile, l’ultima arrivata vince la solitudine e si intrufola nella famiglia degli affittuari.
I Richardson hanno quattro figli pressoché coetanei di Pearl, e accolgono a braccia aperte la studentessa dall’aria bisognosa: generosi e spontanei, neanche particolarmente antipatici, possiedono la naturalezza dei privilegiati di cui si parlava anche in Parasite. Ma a una certa età si è sempre affascinati da ciò che non si può avere, dallo scintillio misterioso dall’altra parte della barricata: la minore dei Richardson, una mina vagante di nome Izzie, compie il percorso inverso rispetto a Pearl. Si avvicina a Mia, semplice donna delle pulizie ma dal talento artistico folgorante. Come preferire gli incarichi ordinari della madre Elena, blanda firma di un quotidiano locale, ai collage della fotografa? Come identificarsi con la donna che ha fatto della genitorialità una professione anziché sognare il passato enigmatico e la vocazione dell’inquilina girovaga?
Grazie a una scrittura agile e bella, che con leggerezza invidiabile scava a fondo e all’occorrenza si libra in coinvolgenti voli pindarici – ho amato i capitoli monografici con le sperimentazioni di Mia –,  la narratrice onnisciente spia dal buco della serratura i membri del suo cast. A proprio agio con la gestione dei diversi punti di vista, la Ng sviscera approfonditamente i pensieri e le azioni dei personaggi: con il rischio di risultare, a volte, un po’ ridondante.

Per un genitore, un figlio non è solo una persona: un figlio è un luogo, una specie di Narnia, uno spazio vasto ed eterno dove il presente che stai vivendo, il passato che ricordi e il futuro che stai attendendo con ansia coesistono nello stesso istante. […]  È un luogo in cui trovare rifugio, a patto di sapere come entrarci. E ogni volta che lo lasci, ogni volta che tuo figlio esce dal tuo campo visivo, hai paura di non potervi più fare ritorno.
Benché non sia un thriller, Tanti piccoli fuochi ne ha il ritmo e gli intrighi. È un garbuglio di fraintendimenti, bugie e non detti, di cui soltanto lettore e narratrice hanno la visione d’insieme. Alcuni personaggi non vengono mai sfiorati dalle conseguenze della vicenda in atto. Altri, senza grandi epifanie, cambiano seduti sui gradini del portico. A differenza che nella serie TV, immagino ben più focalizzata sullo scontro ideologico tra Mia e Pearl, queste donne agli antipodi non si accapigliano e di rado figurano nella stessa pagina. I veri protagonisti sono i loro figli, imprevedibili e ormonali, insieme al magnetismo che lo status dell’una esercita sull’altra. Le madri di Celeste Ng ascoltano, ficcanasano, agiscono per un bene maggiore. E ci fanno riflettere sui bambini nati in serie, su quelli mai venuti al mondo, su quelli promessi e poi pretesi indietro. Cos’è più forte: la biologia o l’amore? 
Mentre nel quartiere si confabula dell’adozione in forse dei McCollough, ci si alzerà di frequente da tavola con il broncio; si infrangeranno i dogmi del politicamente corretto parlando per la prima volta di fecondazione assistita o aborto.  Purtroppo, con il senno di poi, sono costretto a mettere in discussione quell’incipit forte ed esplicativo all’inizio lodato: dice troppo – colpevole incluso –, mentre l’epilogo aggiunge troppo poco. Nel mezzo mezzo, a dispetto della mancanza di colpi di scena, ci sono per fortuna pagine rimarchevoli e tantissima carne al fuoco. Il successo di Celest Ng, un’intrusa in quel di Shaker Heights, non è solo fumo.
Il mio voto: ★★★½
Il mio consiglio musicale: Adele – Rumor Has It

8 commenti:

  1. Questo mi interessa alquanto, quando questa quarantena finirà potrei anche concedermelo come premio :)

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    1. Nel frattempo, magari, dai uno sguardo alla serie TV anche per me?

      Vedrò tra qualche tempo. Le trasposizioni mi annoiano, se viste subito dopo.

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  2. Non lo conoscevo, e come detto piacerebbe anche a me conoscere l'autore... Vedrò quando 🤭🤭

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    1. So che anche il suo esordio è molto meglio. Forse anche di più.

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  3. Io ovviamente ho fatto il percorso inverso: ho iniziato dalla serie TV. Chissà però che non recuperi presto o tardi pure il romanzo, e considerando quanto mi sta piacendo la serie non lo escludo mica. ;)

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    1. Saranno talmente uguali che sai che noia! No, scommetto che non recuperai XD

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  4. Mi aveva intrigato sbirciando i titoli che spopolavano in lingua inglese su Goodreads e meditavo sull'inserirlo tra le letture che ogni tanto mi ripropongo di fare in lingua originale. Non sapevo nemmeno che nel frattempo l'avessero tradotto in italiano! Un po' di curiosità ce l'ho, vediamo se troverà il suo momento tra le tante letture da affrontare.

    Intanto, forse a sproposito, mi fa pensare a Big Little Lies, già da prima che nominassi la Whiterspoon tra le stelle del cast.

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    1. Impossibile, per altro, non pensare a Reese con un personaggio così. È perfetta!

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