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lunedì 2 dicembre 2019

I ❤️ Telefilm: Dickinson | AHS: 1984 | Atypical S03

È un esperimento di quelli che o si amano, o si odiano.  Maleducata, autoironica, postmoderna, la serie Apple gioca con l’incontro-scontro tra corsetti e musica elettronica, con tanto di parolacce, visioni psichedeliche, festini a base di oppiacei. Al passo coi tempi, scherza sul binge e sul sexting:  cosa ci siamo inventati noi, infatti, se nell’Ottocento le pubblicazioni a puntate di Dickens erano l’equivalente delle serie da non spoilerare agli amici e gli autoritratti senza veli, regalati al cascamorto sbagliato, potevano diventare materia di pettegolezzo? Questo sfondo lontanissimo dall’immaginario dei period drama – per fortuna – si rivela la cornice ideale per parlare di una poetessa femminista, bisessuale, libera come l’aria. La giovane Dickinson flirta con la morte, sogna di vedere il circo e i vulcani, vede l’innamorata convolare a nozze con suo fratello, si lega a un mentore sfortunato. Forse inutile specificarlo, si scontra puntualmente con la mamma casalinga – Jane Krakowski: sempre sinonimo di risate assicurate – e con il padre, politico tanto accomodante in privato quanto severo in pubblico. I toni dissacranti di questa commedia adolescenziale raggiungono un ottimo equilibrio soprattutto negli episodi centrali: gemme di scrittura e regia, che soltanto di rado ci fanno distrarre pur di ammirare il gusto di costumi e scenografie. Dickinson, confermata per una seconda stagione, è una visione sorprendente. Ti affezioni a protagonisti e comprimari, rischiando di commuoverti nel finale. Ti dici meravigliato per l’insospettabile verosimiglianza della serie, che permette nel mentre di scoprire le migliori poesie di Emily – traboccanti di erotismo, tematiche macabre e spiritualità, compaiono sullo schermo in caratteri dorati – o di viaggiare nel tempo conoscendo ora le pose di Thoreau, ora l’ambizione della Alcott. Ti scopri innamorato della gamma espressiva di una Heilee Steinfeld da Golden Globe: esilarante nei momenti comici e potentissima in quelli di raccoglimento, l’attrice e cantante ha una passionalità che renderebbe orgogliosa la stessa autrice. Emily è stata capita. L’ho capita qui. Nella produzione in costume che scalcia, pur di uscire dai banchi di scuola e dalle sue gonne pesanti. Nel mix che, dopo Luhrmann e Coppola, istruisce elettrizzando. Dickinson: centonovanta anni e non sentirli. (7,5)

Ambientazioni lacustri, una scalmanata comitiva di amici, quattro assassini, tre piani temporali. Dopo il fallimento della stagione precedente, un imbarazzante crossover che scontentava fan e detrattori, American Horror Story torna seguendo la scia insanguinata di Venerdì 13 e la retromania dilagante, ormai prassi da Stranger Things in poi, qui proposta in verità senza grande spirito di iniziativa. Ryan Murphy si diverte a prendere in prestito il meglio e il peggio di quel filone cinematografico. Ossia: protagonisti insopportabili, sangue a litri, sesso e colpi di scena a raffica. La serie antologica che ha sempre avuto il gusto per l’eccesso nella lista dei difetti, come se la cava omaggiando un sottogenere già trash di per sé? Benché troppo kitsch per essere vero, fra lezioni di aerobica, capelli cotonati e canzoni a tema, il fritto misto di Murphy e company sceglie quest’anno di viversela con assoluta leggerezza e nel segno dell’autoironia. Abbandonando sia la politica statunitense che i crossover, 1984 torna ai toni sopra le righe della sottovalutata Scream Queens. Il risultato è una nona stagione nient’affatto memorabile, ma che in fondo potrebbe suscitare la benevolenza sia dei nostalgici sia di coloro che ricercano colpevolissimi guilty pleasure. Ci sono infatti stralci di cronaca nera – gli omicidi del Night Stalker, trasformato dagli sceneggiatori in un satanista dalle mille vite –, le leggende da falò – le gesta di Mister Tintinnio, accanto a terreni maledetti dove gli spiriti non trovano pace –, le presenze incorreggibilmente pop – la solita Emma Roberts, troppo specializzata nei ruoli di ape regina per convincere come fanciulla indifesa, e la coppia inedita costituita dai simpatici Matthew Morris e Billie Lourd. Ricordati di noi. Lo implorano questi fantasmi. Lo pretendono gli anni Ottanta. (6,5)

Farebbe bene a cambiare titolo. Non più Atypical ma I Gardner, in assonanza con le sit-com che hanno fatto la storia della televisione. Le si augura, infatti, lo stesso futuro. Arrivata già al terzo anno, più corale che mai, la serie Netflix sulla sindrome di Asperger riesce ancora a intenerire e appassionare. Anzi, se lo chiedeste a me, vi direi probabilmente che questi dieci episodi sono i migliori girati finora. La cosa ha davvero del miracoloso: perché sono uno spettatore incostante e l’ennesimo soggiorno a casa di Sam poteva trovarmi con la mente altrove. Contro ogni pronostico, invece, Atypical mi fa suo. Davanti allo schermo, con gli occhi a cuoricino, sorrido e mi emoziono grazie a un intrattenimento vecchio stile che ha dalla sua qualcosa che non passa mai di moda: un cast ben assortito. E qui, dal primo all’ultimo, i personaggi funzionano proprio tutti. Talmente vivi e contraddittori, a volte, che è impossibile non criticarne le scelte oppure trovarli antipatici. L’imprevedibile Sam, alle prese con la routine del college, è il collante per le storie degli altri. Mamma e papà, separati in casa dopo il tradimento della Leight, sono fermi a un bivio: il divorzio è più semplice del perdono? La sorella minore, Casey, si interroga sulla propria sessualità: attratta dalla coetanea Izzie, rischia di mettere da parte Evan, anche noto come il personaggio più adorabile del piccolo schermo. Si possono amare due persone contemporaneamente? Da non dimenticare, infine, Paige e Zahid: spalle comiche insostituibili, la fidanzata e il migliore amico del protagonista lasciano spazio a sorprendenti momenti di fragilità, con lei che subisce l’emarginazione delle matricole e lui traviato, invece, dalla relazione con la ragazza sbagliata. Ognuno o quasi avrà il suo lieto fine. Potremo sentirci nuovamente parte della famiglia, in attesa che dai piani alti arrivi la conferma di una quarta stagione? Lo speriamo, sì, prendendo in prestito dai pinguini studiati da Sam la fedeltà incondizionata, la pazienza e il senso di appartenenza. Le feste mi mettono di malumore, si sa: ho sempre paura di tornare a casa. Posso avere ancora i Gardner, per favore? In alternativa, mi trasferisco al Polo Sud. (7+)

16 commenti:

  1. A me interessava proprio AHS 1984, ma immaginavo sarebbe stata retronostalgicamente smaccata.
    Peccato, perché comunque le ambientazione da slasher alla Venerdì13 (o meglio, Sleepaway Camp) hanno ottimo potenziale.
    Mi incuriosisce la serie sull'asperger, non ne fanno più di storie così :)

    Moz-

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    1. AHS non è male, dai. Il genere è abusatissimo, ma trama e location si difendono bene a questo giro. :)

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  2. Sembra molto carino Dickinson. Devo dire che non lo conoscevo, ma vedrò di vederlo anche io... Dopo aver finito la saga di Penny Dreadful ☺️☺️

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  3. AHS sta piacendo anche a me, dopo due,tre stagioni passate da vomito.

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  4. Dickinson è finalmente in visione durante le cene, e già ci si trova bene in questo strano biopic classico/moderno.
    Se AHS ha stancato e non mi informo nemmeno più, ai Gardner continuo a dare incondizionata fiducia. Forse l'ho trovato meno a fuoco rispetto a te, ma quando ingranano la marcia e confezionano un finale così corale e romantico come si fa a non volergli bene?

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    1. Stranamente, quest'anno non ho avuto nulla da dire. Ho trovato la terza stagione gestita benissimo!

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  5. Vorrei provare a vedere DIckinson, mentre AHS mi ha stufato dopo due episodi e non so se recupererò quest'ultima stagione. Per quanto riguarda Atypical beh, dovrei iniziarla, ma vai a trovare il tempo.

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    1. Dickinson potrebbe sorprenderti. Ottima per chi non segue il period drama.

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  6. Sono sincera. Le prime due puntate di 1984 le ho trovate molle come poche. Poi la serie mi ha presa, soprattutto grazie alla Montana di Billie Lourdes e alla fine ho persino pianto XD
    Comunque Apocalypse mi era piaciuto tantissimo, altro che scontentare u.u

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    1. Ma davvero? Pensavo che nessuno lo avesse apprezzato, me ne scuso ahahahah!

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  7. Mi incuriosisce "Dickinson", chissà se lo trasmetteranno in chiaro prima o poi... :)

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    1. Lo vedo poco adatto alla TV italiana purtroppo. 😅

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  8. Mi sembrava di aver già commentato, ma mi sa che Blogger non l'ha preso...

    Dickinson anche io l'ho gradita un sacco. E' come si deve raccontare oggi un personaggio del passato. In maniera contemporanea, ma comunque rendendo in qualche modo onore all'autrice e alla sua memoria. Difficile fare meglio di così.

    AHS: 1984 l'ho abbandonata con qualche rimpianto dopo i primi episodi. Magari la recupererò, però il divertimento e le genialità di Scream Queens mi sembrano purtroppo distanti...

    Anche io di Atypical non ne ho ancora abbastanza. Cosa pure per uno spettatore incostante come me che ha del miracoloso. E soprattutto dell'atypical ahahah :D


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    1. 1984,questa volta, ha picchi così sanguinosi e trash che potresti proprio divertirti!

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