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giovedì 8 giugno 2017

Recensione: Aurora nel buio, di Barbara Baraldi

Non credo ai detti popolari, ma credo alla cattiveria degli uomini. È quella che uccide, non la superstizione.

Titolo: Aurora nel buio
Autrice: Barbara Baraldi
Editore: Giunti – M
Numero di pagine: 528
Prezzo: € 16,90
Sinossi: Aurora Scalviati era la migliore, fino al giorno di quel conflitto a fuoco, quando quel proiettile ha raggiunto la sua testa. Da allora, la più brava profiler della polizia italiana soffre di un disturbo bipolare che cerca di dominare attraverso i farmaci e le sedute clandestine di una terapia da molti considerata barbara: l'elettroshock. Quando per motivi disciplinari Aurora viene trasferita in una tranquilla cittadina dell'Emilia, si trova di fronte a uno scenario diverso da come lo immaginava. Una donna viene uccisa proprio la notte del suo arrivo, il marito è scomparso e l'assassino ha rapito la loro bambina, Aprile, di nove anni. Su una parete della casa, una scritta tracciata col sangue della vittima: "Tu non farai alcun male". Aurora è certa che si tratti dell'opera di un killer che ha già ucciso in passato e che quella scritta sia un indizio che può condurre alla bimba, una specie di ultimatum. Ma nessuno la ascolta. Presto Aurora capirà di essere costretta ad agire al di fuori delle regole, perché solo fidandosi del proprio intuito potrà dissipare la coltre di nebbia che avvolge ogni cosa. Solo affrontando i demoni della propria mente potrà salvare la piccola Aprile ed evitare nuove morti...
                                         La recensione
Probabilmente non lo sa, ma Barbara Baraldi è una delle persone che dovrei ringraziare se il mio blog esiste. Facevo il primo liceo quando, ignorando le regole base della spaziatura e reduce dalla lettura di Scarlett, le rubavo cinque minuti in chat con le mie domande: sarebbero diventate parte di un'intervista sul giornalino della scuola e un buon punto di partenza. Scoprivo lì la bellezza degli stili a singhiozzo, già adocchiati con la Palazzolo. Scoprivo così il piacere di scrivere di quel che avevo letto e curiosare un po'. Dopo una serie di romanzi per ragazzi e un ruolo d'eccezione come sceneggiatrice di Dylan Dog, la Baraldi – persona gentilissima, ma scrittrice di polso – torna in Emilia e al suo primo amore, il thriller. Genere, di per sé, verso cui sono molto critico. In parte, forse, perché mi ha abituato bene qualcuno come lei. Una ragazza della provincia bolognese, come si era descritta allora, che amava il rock, il cinema di Dario Argento e la letteratura gotica, l'improvvisarsi saltuariamente tata e cantastorie a beneficio dei fratelli minori. 
Aurora nel buio, un mattoncino di cinquecento pagine dal titolo bellissimo, ha una protagonista dalla cartella clinica compromettente e una struttura complessa, a cavallo tra passato e presente. Nelle terre scosse dal sisma del 2012, abbandonate all'incuria del tempo e alle attenzioni dei boia, viene esiliata Aurora Scalviati: un'agente guardata con sospetto, abituata a non fidarsi né di se stessa né degli altri. La lucidità e gli uomini della sua vita l'hanno lasciata. Le resta un frammento di proiettile incastonato nella tempia, un ciondolo in cui nascondere gli ansiolitici, la fama di «Ammazzasbirri». E la morte, compagna di sempre, che la segue ovunque le sue indagini la conducano. Una coppia è stata massacrata – la moglie sorpresa sulle scale, con chiodi arrugginiti piantati nelle mani e negli occhi – e la loro figlia, una bambina con la primavera nel nome, è scomparsa. La violenza del rituale porta a un delitto simile, verificatosi negli anni Novanta: un contadino aveva fatto a pezzi una famiglia del posto, galeotto il furto di un melograno. Porta, ancora, all'epidemia di peste di sette secoli fa: sullo sfondo, un inquisitore combatteva i sintomi del contagio e l'incubo dei redivivi. Riti antichi, scritte deliranti sui muri, piccole principesse da trarre in salvo. Il sangue come inchiostro. Case stregate nella boscaglia, ospedali psichiatrici sugli Appennini. 
Cosa ha risvegliato il Lupo Cattivo, assassino famigerato che ha ispirato scongiuri e cantilene? Ricordavo una Baraldi svelta ed elegante. A prima impressione, ho temuto di scoprirla rallentata dai meccanismi di un thriller che ricalma il ritmo degli americani – la creazione di una task force, la minaccia costante di sospendere le indagini, il profilo consueto del sociopatico allevato in cattività – e, a occhio e croce, da qualche pagina di troppo. L'impressione, per fortuna, non si protrae che per le cento pagine introduttive. Ci hanno pensato poi gli enigmi in rima, gli aneddotti sull'eredità genetica dell'investigatrice (un compleanno in libreria con una mamma che si sognava Maria Callas), lo stile da fiaba gore che non avevo scordato. Il fatto che fino a ieri non sapessi affatto dove volesse portarmi, questo garbuglio a sangue freddo di storie dentro storie. Affascinante e vulnerabile, cucito sulle forme spigolose della protagonista femminile, il romanzo della Baraldi è sempre sul punto di lasciarsi andare – alle intuizioni, alla gentilezza del prossimo, alla follia. Cosa può allora Bruno, schiavo del senso del dovere, delle leggi dell'attrazione e degli sbalzi d'umore della tormentata collega? Aurora nel buio è a proprio agio con le luci spente. Balla a occhi chiusi sulla colonna sonora di True Detective. Rifugge il sole, preferisce la nebbia. Non inciampa e non ha paura, mai: come se fosse pieno giorno e là fuori non si nascondessero pericoli su pericoli – i tranelli a tradimento dei cliché, le belve dei Grimm.
Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Leonard Cohen – Teachers 

10 commenti:

  1. Devo partecipare al blogtour sul nuovo romanzo ma a questo punto urge recupero... anche perché ultimamente devo trovare un thriller che mi appassioni per farmi riaccendere la passione che ultimamente é un po spenta, ahimè

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    1. Comprendo, quest'anno ho letto pochi thriller degni di nota.
      Tra la Baraldi e il secondo Zilahy, un po' per lo stile e un po' per gli omicidi affascinanti, mi consolo. ;)

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  2. un buon thriller ci sta sempre, questo non sembra male ;)

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    1. Decisamente. Poi ha una bellissima protagonista e una parte sentimentale che, per quanto accennata, si incastra bene nell'insieme. :)

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  3. E' stata la tua prima intervista?
    Beh, allora mi sa che potresti avere un occhio di riguardo nei suoi confronti... :)

    A parte la tua imparzialità che questa volta potrebbe essere venuta meno, il romanzo sembra comunque interessante. Una protagonista bipolare come Claire Danes in Homeland e una caccia al killer che sembra un pochino differente del solito... promette piuttosto bene!

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    1. Primissima, sì. Potrei, ma non troppo.
      I romanzi precedenti - una serie urban fantasy uscita per Mondadori sulle streghe - non l'ho letta, almeno per il momento, temendo non mi piacesse. Con Aurora, invece, sono andato a colpo sicuro. Ed è stato un piacere ritrovarla, brava come al solito. ;)

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  4. Non ho letto questo thriller, devo recuperarlo. Grazie per la tua precisa e sensibile recensione :)

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  5. Rendiamo grazie a Barbara Baraldi!
    Decisamente accattivante e ombroso questo personaggio femminile, mi piace!

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    1. Speriamo di ritrovarla in un'altra indagine, chissà. ;)

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