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sabato 24 settembre 2016

Recensione: L'uomo che inseguiva i desideri, di Phaedra Patrick

Non mi sono mai chiesto se fosse quella giusta, perché in realtà non c'era nessun'altra. Adoravo la semplicità della vita assieme a lei. Era come se stessi seguendo un sentiero invisibile che qualcuno aveva già tracciato per me.

Titolo: L'uomo che inseguiva i desideri
Autrice: Phaedra Patrick
Editore: Garzanti
Numero di pagine: 288
Prezzo: € 16,90
Sinossi: Da un anno, ogni mattina, Arthur Pepper si sveglia alle sette e compie con esattezza gli stessi gesti. Si veste seguendo un ordine preciso, mangia una fetta di pane tostato, poi alle otto e mezzo si mette a sistemare il giardino. Questo è l'unico modo per superare il dolore per la perdita dell'amata moglie, Miriam, dopo tutta una vita passata insieme. Solo così gli sembra di poter fingere che lei sia ancora con lui. Ma il giorno del primo anniversario della sua scomparsa, Arthur prende coraggio e decide di riordinare gli oggetti di Miriam. Nascosta tra gli stivali, vede improvvisamente una scatolina. Dentro c'è un braccialetto con dei ciondoli: sono a forma di tigre, fiore, elefante, libro e altri piccoli oggetti. L'uomo sulle prime è perplesso; la moglie non indossava gioielli. Ma poi guarda con più attenzione e si accorge che su un ciondolo è inciso un numero di telefono, che Arthur non può fare a meno di chiamare subito. È l'inizio della ricerca e delle sorprese. Seguendo i ciondoli Arthur compie un viaggio che lo porta su un'assolata spiaggia di Goa che ha visto la donna giocare con un bambino indiano, a Londra da un famoso scrittore, in un'accademia d'arte dove è custodito un ritratto di Miriam da giovane, a Parigi in una raffinata boutique, in un castello della campagna inglese dove incontra una tigre, e in tanti altri luoghi che non aveva mai visitato. Un viaggio che gli fa scoprire una Miriam sconosciuta, ma che ha ancora tanto da insegnargli. E gli ricorda che l'amore è sorprendersi ogni giorno, per tutta la vita e anche oltre.
                                               La recensione
Arthur, metodico e fedele, ha il duro compito di riscrivere dal nuovo la sua routine nel momento in cui Miriam, la prima e l'ultima donna della sua vita, lo abbandona per l'aggravarsi di una brutta e improvvisa polmonite. Non saprebbe dire come, ma il tempo è passato: è già vedovo da un anno quando, dopo la colazione alla solita ora con il solito toast, decide di mettere via le cose della moglie scomparsa. 
Una busta per i rifiuti, un'altra per i capi da dare in beneficenza. Finché, sul fondo di un paio di stivali dismessi, non trova un oggetto di cui non conosceva l'esistenza. Un bracciale, di certo troppo appariscente per i gusti di una Miriam che spiccava per eleganza e discrezione, con otto ciondoli – alcuni vecchi, altri recenti. Sembra costoso. Sembra importante. Un pendente rimanda all'India, un altro a Parigi, un altro a Londra. E tutti, soprattutto, rimandano a una vita prima di Arthur, che pensava di essere stato, in cinquant'anni di matrimonio, il solo al mondo. Perché non sapeva niente della Miriam avventurosa, ribelle, spezzacuori? Perché alla fine ha scelto lui, un timido fabbro di provincia dalle abitudini rassicuranti, anziché il brivido dell'ignoto? I dubbi lo tormentano e non sa con chi condividerli: i figli sono altrove – Ben in Australia, Lucy alle prese con un matrimonio fallito -, e non vuole cancellino l'idea che hanno della madre; una vicina di casa, l'invadente e generosa Bernadette, lo rimpinza di manicaretti e attenzioni, ma forse non è la confidente migliore in quell'occasione. Così, come in una caccia al tesoro, il vedovo solitario mette insieme i tasselli e dà a ognuno di quei ninnoli un significato, una collocazione geografica. Si mette in viaggio sulla scia dell'intuizione, in coda alla malinconia. E la vita, dopo tanto dolore, nonostante le sorprese belle e brutte che Miriam ha in serbo per lui, lo stupirà ancora. L'uomo che inseguiva i desideri, esordio da inserire nel filone con vecchietti a bordo, buoni sentimenti e viaggi fuori porta, è un'esperienza di cui non mi sono pentito. Una lettura rilassante, ottimista e leggera, che all'inizio non mi ispirava granché e poi, complici le recensioni delle amiche blogger, ha trovato invece posto sul mio comodino e in mezzo ai rinnovati impegni universitari. 
Onestamente, mi aspettavo però qualcosa in più. La storia di Phaedra Patrick, per quanto fresca e scorrevole, con dalla sua anche la bella copertina italiana, mi è sembrata tutt'altro che insolita. Le tappe e i simboli di Lo strano viaggio di un oggetto smarritoil cui protagonista, mio omonimo, era giovanissimo, ma in cerca - , i vecchietti indomiti di Piccole sorprese sulla strada della felicità in cui la sinergia tra l'ultracentenaria Ona e il suo sfortunato amico boy scout, in unione alla tragedia di due genitori e alle risposte talora brusche di lei, facevano l'autentica differenza. I tre romanzi hanno in comune i colori pastello della copertina, lo stile trasognato, tutti i chilometri fatti per riappropriarsi di qualcosa che si è perso – una mamma, un ricordo, le verità insepolte di una compagna sepolta. Il difetto di Arthur è che l'ho messo in coda, l'ho letto poco dopo. E alle storie dei suoi amici in là con gli anni, ugualmente curiosi e romantici, non ha nulla di significativo da aggiungere, né nulla di particolare da invidiare. Le soste del suo girovagare, ben presto, si confonderanno con quelle di chi è arrivato prima e di chi, inevitabilmente, arriverà dopo. In un allegro affaccendarsi di rughe, capelli bianchi e sogni da rispolverare, da cui forse mi tirerò un po' fuori. In libreria o al cinema, mi piacciono le storie sui pensionati che non si arrendono agli affanni dell'età e alle case di riposo – e la cieca fedeltà di Arthur, la vita segreta di Miriam e il loro quieto ménage domestico, qui e lì, sfiorano le corde giuste. Meno, poi, l'ormai inevitabile senso di già letto. C'è una seconda gioventù. 
Quella del simpatico Arthur Pepper comincia a sessantanove anni.
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: KT Tunstall – Suddenly I See

22 commenti:

  1. Oh... io non ho per nulla amato la storia di Ona, invece mi sono follemente invaghita di Arthur e della sua tardiva scoperta della vita della moglie.

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    1. Con me, avrai capito, tutto il contrario.
      Tant'è vero che, detto tra noi, l'ho anche mollato un attimo per leggere I custodi di Slade House, e poi l'ho ripreso. :)

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  2. È un filone narrativo per me irresistibile, tanto che ora sto leggendo L'uomo che metteva in ordine il mondo che forse è ancora più bello e un pochino più duro. Poi farò pausa per riprendere, a novembre, con il libro che citi.
    Ora mi piacerebbe tanto leggere una tua recensione del canto della pianura di Hauf. Si accettano richieste? ;-)

    Buon sabato Mr Ink!
    Lea

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    1. Buondì, Lea!
      Mi segno L'uomo che metteva in ordine il mondo, ma per la fine di questa mia pausa di riflessione del mondo dei vecchietti, che son carinissimi ma un po' tutti uguali. Non mi parlare di Hauf, lo voglio troppo! Aspetterei Natale per comprare in blocco tutto il cofanetto. :)

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  3. Io questo libro non l'ho ancora letto, ma è in lista. Ma resto in tema geriatrico, con "Le solite sospett" di Niven, decisamente meno poetiche e convenzionali.
    Ciao, Stefi

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    1. Ahhh, e allora Niven potrebbe farmi cambiare idea. Non tutti i vecchietti sono teneri e poetici, anzi. Sui mezzi pubblici li detesto un po': buste della spesa conficcate nelle costole, pretese assurde, rispostacce... Ciao a te, Stefi!

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  4. Iniziato e lasciato in sospeso intorno a pagina 40 :/ non che la storia non mi piacesse ma avendo in questo periodo poco tempo per leggere non mi coinvolgeva abbastanza...lo riprenderò sicuramente per portarlo a termine, per ora le mie aspettative sono a metà altezza, prevedo una lettura carina ma non eccezionale, vedremo! :)

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  5. Ho fatto lo stesso anch'io, come dicevo a Laura.
    Niente di che davvero, un po' monotono, però è piacevole. Penso saremo d'accordo su tutta la linea. :)

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  6. Ciao Michele! La settimana scorsa ho recensito anche io questo romanzo e in pratica ho assegnato lo stesso rating :) Una lettura che funge da toccasana nei momenti di caos, ma nulla di estremamente particolare...

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    1. Ciao, Marco!
      Passo a leggerti, ma direi che concordiamo perfettamente. :)

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  7. La storia di un vecchino?
    Mmm... mi sa che non fa troppo per me. :)

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  8. Non so ancora se possa piacermi come genere, ma dato che sta aspettando sullo scaffale e madre non sembra volerlo ancora leggere, ci penserò io! :)

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    1. Una lettura così, secondo me, ci sta sempre.
      Purché non diventino troppo ripetitive, eh ;)

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  9. ma si, perché no?
    è una lettura di quelle che fanno bene, e poi è decisamente ben recensito da tutti

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    1. Decisamente sì. Fa benissimo.
      Anche se non condivido l'entusiasmo generale, ecco.

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  10. E niente Michele, come dicevamo c'è sempre qualcosa di già letto, il protagonista anziano e i viaggi in cerca della verità... Un libro godibile, leggero, non banale, ma sicuramente non il libro dell'anno.

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    1. Sarà che non amo questa struttura "a episodi", Nunzia.
      Alcuni mi sono sembrati trascurabilissimi. :/

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  11. Ho ricevuto il libro, ma ne parlate tutti, io aspetto che passi di moda così me lo gusto in solitaria ;-)
    La storia del bracciale è curiosa, tristissima la solitudine di cui tutti parlate, tenero Arthur...un fabbro dicevi? Come mio marito :-)
    Mi approccerò alla lettura a tempo debito con il cuore leggero. Un abbraccio Michele

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  12. É un libro che mi aveva incuriosita per il titolo! La trama, ho scoperto dopo, é molto carina..un po'diversa dal solito! La tua recensione, come Sempre, é stupenda.
    Spero di avere l'occasione di leggerlo!
    Martina
    Il Rumore delle Pagine

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