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lunedì 12 gennaio 2015

Mr. Ciak - And the Oscar goes to: La teoria del tutto, The Imitation Game, American Sniper

Buongiorno, amici. Si inizia una nuova settimana di letture e cinema ed avete letto bene. Mr. Ciak, mettendosi tutto elegante, è pronto e attento. La stagione dei premi, dopo che i Golden Globe hanno avuto già i loro vincitori, è alle porte. Lo scorso anno, l'ho seguita, ma con il mio solito disordine. Vi ho parlato dei film che facevano parlare in ordine sparso, col caos. Quest'anno, siccome tra i miei propositi c'è quello di essere più puntuale e organizzato, troverete me che vi commento i film in lizza in And the Oscar goes to. Occhio, però. Ho già recensito Gone Girl, Lo sciacalloMaps to the stars, St. Vincent, Boyhood, ma in fondo erano pellicole dello scorso anno, no? Se li avete visti, ovviamente ditemi la vostra. Un abbraccio e buon inizio di settimana, M.

Ero preoccupato che guardare La teoria del tutto, a dicembre, avrebbe scombussolato la mia personale lista dei film dell'anno. Riscriverla? Un problema, se il biopic sulla geniale vita di Stephen Hawking si fosse imposto, come mi aspettavo, sul podio. Piccolo grande ma. La teoria del tutto, elegante e curato com'è, non ha messo in discussione le mie preferenze: resta un bel prodotto, ma coi suoi limiti ed i suoi punti di vista poco a fuoco. Il profumo di Oscar, forte, però rimane. James Marsh prende una storia intensa, attori non ancora noti quanto meriterebbero e, in punta di piedi, ma con un'eleganza tutta inglese, mette insieme un film giusto. La fotografia è avvolgente, la colonna sonora incalza, la macchina da presa si concede qualche convincente volteggio tra le scale a chiocciola e i girotondi tra innamorati. Il film è cristallino, delicatissimo, e - per quelle due ore – arriva dove dovrebbe. Emoziona piano, scoprendosi capitanato da un cast meraviglioso. Quieto, intimo, sommesso, rinuncia al virtuosismo, ai fiumi di lacrime e, con una maliziosa ironia e toni agrodolci, in rewind, ti mostra l'altra faccia che ha il lieto fine. Realistico, ma incantato. Cosa che mi è piaciuta, anche se forse ha impedito le morse al cuore e il resto. La storia di Stephen e Jane ha un inizio e una fine come l'universo percepito dallo scienziato, ma è arduo mettere un punto fermo all'amore di una vita. Il registra ne mostra gli inzi e gli sviluppi, il matrimonio e i figli che nacquero, con una fluidità che non si percepisce e un meticoloso lavoro di trucco che invecchia i protagonisti poco alla volta, sotto gli occhi di chi guarda. Alle scoperte si sommano i sacrifici della vita coniugale, scossa da una malattia che li indebolisce, ma non li uccide del tutto. Le sorprese sono Eddie Redmayne e Felicity Jones, più bravi di quanto pensassi. Lui, giovane attore che ho trovato spesso scialbo, a trentadue anni è così fortunato da imbattersi nel ruolo della vita: timido e impacciato all'inizio, fragile e muto alla fine, recita con il viso e con quella voce che viene meno, mentre il corpo si accartoccia come una foglia secca e la malattia avanza. Ogni cosa nella sua performance – dalla camminata storta alla grafia tremolante – è studiata fino a far scomparire qualsiasi traccia di finzione; esalta. Nel 2014 ho visto prove splendide, ma il magnifico Redmayne le mette quasi in ombra. La Jones, al suo fianco, non è da meno, anche se il suo è un ruolo semplice e dimesso. L'incantevole Felicity, con il viso pulito e un candore d'altri tempi, è una donna con una missione: custodire la sua famiglia. Sprigiona forza d'animo, coraggio, anche disperazione... ma la disperazione è tutta lì, in quegli occhi blu che brillano, perché non deve piangere. Non deve far capire a quel marito bambino che, a volte, è un peso sullo stomaco intollerabile. Trattenuta e intensa, dondola con Redmayne in perfetto equilibrio, sull'altalena delle loro miracolose vite. Ottimi anche i comprimari: in particolare Charlie Cox, che rende buono e empatico un personaggio che, mostrato per vie traverse, sarebbe apparso un infelice terzo incomodo in un matrimonio perfetto. Onesto e verisimile, La teoria del tutto addolcisce ma non cambia i fatti e, pur privo di occhi grandi e davvero significativi, dà l'impressione che Jane e Stephen, per tutto il tempo, guardino insieme quello che hanno costruito e quello che hanno di comune accordo infranto dal loro verdissimo giardino segreto. (7)

Un altro biopic che viene dal Regno Unito. Un'altra produzione british fino al midollo. Un'altra ottima performance, per rendere la complessità e le contraddizioni di un'esistenza. Turing come Hawking. Un genio. Ma The Imitation Game è la storia di un genio dalla vita solo apparentemente meno sofferta; un brillante matematico che non ebbe né il conforto di una moglie paziente, né la consolazione della gloria. Alan Turing nessuno se lo ricorda. Per cinquant'anni, il suo nome e la sua invenzione sono stati sotto silenzio. Arsi in un rogo scoppiettante, quando la Seconda Guerra Mondiale era finita, ma anche grazie a lui. Che era troppo gracile per la trincea, ma che salvò milioni di vite, sconfiggendo Hitler e il tempo in una stanza grande quanto un garage. In una gara avvincente e impossibile. Per lui, nessun onore. L'oblio, e poi la beffa. Il suo volto sui giornali per le sue preferenze sessuali, non per quello che, padre dei moderni computer, aveva intutito. The Imitation Game parla di una storia che non conoscevo e che pensavo non potesse interessarmi. I punti in comune con La teoria del tutto sono più di uno, ma convince più questo. Quella di Stephen e Jane è una storia d'amore, ma questa è una storia di passione. La passione bruciante verso i lati di noi che non riusciamo a smettere di amare, anche se ci fanno del male. Come quel cervello iperattivo e veloce, che eppure non ci insegna come stare in società; quel sentimento impossibile verso un tuo compagno di scuola, da bambini, che consacriamo dando alla nostra grande invenzione il nome del primo amore; quell'idea fissa che ci fa perdere il sonno e i chili, in cui nessuno crede davvero, ma in cui confidiamo con il vigore dei pazzi. E' discreto, ponderato, non particolarmente audace, proprio come il biopic di Marsh, ma con un quid dato da una struttura tripartita, neanche originalissima ma piacevole, e da personaggi a cui vuoi bene con poco. Personaggi, al plurale. Mentre l'altro non ha occhi che per i suoi romantici protagonisti, a The Imitation Game giova la sua dimensione collettiva. I comprimari, pignoli e accaniti smanettoni dei computer ante litteram, sono interessanti e delineati con eleganza. Matthew Goode, bello e sicuro, non si fa mai mettere in un angolo; Mark Strong e Charles Dance sono ottimi caratteristi; Keira Knightley – discreta, sì, ma immeritevole di una candidatura – è una donna decisa e forte, con gli attribuiti grandi così in un mondo a misura d'uomo. I discorsi, le rivalità e la complicità tra personaggi numerosi danno ritmo al film, regalano qualche risata, accompagnano meglio lo spettatore, ma forse mettono in ombra il lavoro di Benedict Cumberbatch. Un lavoro notevole; non il migliore. Quel personaggio sagace, testardo e fragile sembra scritto su misura per lui, ma Redmayne e Gyllenhall reggono i loro rispettivi film. Non si può dire lo stesso in questo caso, anche se pare che, doppiato, il protagonista perda molto del suo decantato (e per me incomprensibile) fascino. Mi ha intrattenuto, regalato qualche sorriso e più di qualche brivido e, mentre scendevano i titoli di coda, mi ha piegato in due per un finale che non conoscevo. Allora The Imitation Game spiega che la guerra è finita, che Hitler è morto, ma che altri due mostri temibili – ignoranza e omofobia – sono a piede libero. Ha inusuale leggerezza, un cast omogeneo, tre diversi protagonisti. Quello ragazzino, con un solo amico e orde di bulli intorno; quello giovane e vitale, che sa cos'è ma non sa cosa diventerà; quello adulto, con la speranza a terra, che aspetta una visita amica e le sue pillole. Si rivela, sul finale, tanto amaro: ma con un epilogo diverso mi sarebbe piaciuto? Non amo le guerre, detesto lo spionaggio. Ma penso che una storia ben raccontata sia sempre una gran cosa, e il film di Tyldum, la cui regia è però alquanto convenzionale, è scritto bene, senza parole superflue. Neanche due ore, per un intrattenimento non indimenticabile, ma solido. Il mio primo bel film dell'anno. (7,5)

Io leggo tutto. Anche i film che guardo. Deformazione professionale. Aspettavo il nuovo film di Clint Eastwood, pensando non fosse il solito film di guerra. Basato sulla biografia di Chris Kyle, uno dei cecchini più spietati e noti d'America, ci raccontava la storia dell'uomo, la missione del patriota, il mestiere dell'assassino. Invece, quando avrei voluto leggere le sue verità tra le righe, quando avrei voluto osservare la tragedia del conflitto così come l'avevano osservata i suoi stessi occhi, mi sono trovato davanti un libro chiuso, sigillato. Non si poteva leggere. Era già scritto, preconfezionato, e dovevi prendere o lasciare. Al solito. American Sniper promette un'umanità che manca. Non ho capito l'uomo, non mi sono chiesto se tutte quelle infinite vittime fossero giuste o sbagliate, non ho sentito la tremarella o il tentennamento. La mano di Eastwood non si concede tremori, così come il dito di Chris, che preme il grilletto e centra il bersaglio a colpo sicuro: che sia una donna o un bambino, che sia un soldato o un civile. Il protagonista, la prima volta, uccide un ragazzino, con la moglie che a casa porta in grembo un figlio suo, e io non ho percepito le sue incertezze, i suoi dubbi. Si chiedeva se era giusto farlo, e in un modo che non fosse così retorico? Si sentiva sporco, dopo? Con che cuore ritornava dalla sua famiglia? Il cinema fa della controversa figura del cecchino un eroe a tutto tondo, un cavaliere nero i cui lati oscuri sono prevedibili e noti; perdonabili. Sullo sfondo, dappertutto, che fa fuoco e miete vittime, c'è la guerra di una nazione, ma non la guerra di un uomo qualunque di cui non riesci a fare tua l'interiorità lacerata. Un personaggio potenzialmente immenso, invece, è trasformato in una figurina stilizzata, ricordata in un'agiografia americanissima che sente una sola campana, non ammette repliche, non solleva dubbi etici. E invece me lo sono chiesto, io. Qual era la differenza tra i bambini con i mitra e i figli di papà yankee che, nei civili Stati Uniti, sono educati al culto della caccia; qual era la linea di confine tra le sette vergini che spettano in premio ai kamikaze e la Bibbia che il protagonista si portava appresso; quant'era distante il violento e folle senso patrio estero rispetto al connaturato patriottismo americano. Eastwood, invece, scolasticamente, contrappone il cecchino iracheno a quello nato e cresciuto in Texas, con un punto di vista tanto collaudato quanto pigro. American Sniper è un film di guerra come tanti, quello è il guaio, e che il protagonista sia una persona vera poco importa. Non è una personale soggettiva, questa; è una strategia, tra le granate e le tempeste di sabbia, in cui ci sono l'amico occidentale e il nemico orientale che si sparano addosso, mentre qualcuno – e quel qualcuno non coincide, purtroppo, con Chris – te lo racconta con toni assai standard. Grandi assenti: la colonna sonora, non pervenuta; l'emozione. La sceneggiatura non tiene conto della spersonalizzazione del soldato, di un'omologazione premiata a furia di medaglie ma che lascia aridi dentro, del rapporto altalenanete con una moglie estranea le cui tensioni radicate nel profondo, dopo due ore, vengono liquidate con una battuta maliziosa, una pacca sul culo e una risata. Buoni i protagonisti, ma non eccelsi: convincenti, come da copione, ma basta. Dialoghi scarni e nulla per cui strapparsi i capelli. La Miller è discreta; Cooper, ingrassato e in parte, ci mette la fisicità ma non il resto. American Hustle gli avevi messo i bigodini in testa, eppure, lo aveva reso ridicolo ma magnetico. Manca una chiave di lettura, e se non è il buon Clint a darcela, allora chi? Il suo, resta un prodotto superficiale, nel senso stretto del termine. Indugia sulla soglia; non va mai oltre il confine. E non bastano le linee nemiche varcate. (5,5)

42 commenti:

  1. Concordo con quanto detto di "American Sniper" l'unico visto tra quelli citati (ma recupero presto anche gli altri due). Per quanto sia un film che si può guardare, che non annoia particolarmente, manca tutta la parte del conflitto interiore :( Non basta vedere lui che torna a casa e da di matto, poi si "redime" aiutando gli altri.. in effetti è più un film di guerra che altro.. e molto di parte purtroppo.. (questo lo abbiamo notato sia io che mio marito) della serie "noi siamo i buoni, loro sono i cattivi"... sarà proprio così? Io ho qualche dubbio. Peccato un grande potenziale sprecato.

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    1. Ah, felice che concordi, Monica. Finora ho letto solo cose positive, e per me incomprensibili! Qualsiasi film sul tema ha un approfondimento maggiore.

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    2. Non mi è dispiaciuto nell'insieme.. ma come un qualsiasi altro film d'azione.. invece mi aspettavo qualcosa di più riflessivo..

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    3. Non sembrava una storia vera. Si dava risalto alle sparatorie, ma non al personaggio, che è veramente uno stereotipo ambulante. Mi è dispiaciuto, certo, per quello che i titoli di coda svelano, ma il film non mi ha colpito troppo in positivo.

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  2. tutte visioni in rampa di lancio....torno poi a confrontare i rispettivi pareri...

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  3. parlerò anche io a breve di tutti.
    chissà se saremo d'accordo... :)

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    1. Su Eastwood, di sicuro. Anche perché vuoi dare fastidio, tuo solito, a Ford :P

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  4. Non ne ho visto neanche uno, ma li ho tutti in lista *^* soprattutto Eastwood, nonostante la sufficienza risicata :P

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  5. Io li voglio vedere tutti, per questo non ho letto i tuoi commenti (ancora) non vorrei bruciarmi qualcosa.... XD

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  6. Oddio. Ho visto la pettinatura di Eddie *___*

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    1. Ma quella sfoggiata nel film o sul Red Carpet?
      Nel film, assomiglia un po' alla tipa occhialuta di Scooby Doo :-D

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    2. Nel film °____°
      Un cane si pettina meglio però... ah no, ti riferivi all'attrice, chissà come ho fatto a capire male...

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    3. Ma no, lui assomiglia a quella di Scooby Doo!
      Lei è stupenda <3

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  7. American Sniper è secondo me un film volutamente scevro di emozioni perché il protagonista è bombardato mentalmente :D The Imitation game sicuramente tra le prossime visioni...

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    1. Ma era scevro di emozioni anche quanto il protagonista aveva tutte le rotelle al posto giusto. Eastwood piace perché emoziona senza retorica. Qui è solo retorico, ma per nulla emozionante. Non ho proprio capito la profondità del trauma di guerra... Ma poi, una cosa. Questo telefono supersonico che prendeva pure sotto i bombardamenti? A me non prende neppure a casa di mia nonna, ma magari in Iraq (o dov'è andato lui...) sì :-D

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  8. Mi manca La Teoria del Tutto, ma ho visto gli altri due. Sono pienamente d'accordo su The Imitation Game (Benedict, non Dominic, 'che gli inglesi sono permalosi), che ho trovato delicato, ben scritto e ben interpretato. Per quanto riguarda American Sniper sono dieci giorni che ci penso e sono ancora indecisa tra un "Clint fanculo" peggiore del tuo ed un "forse Clint voleva dirmi l'esatto opposto di quello che ho capito". Prenderò una decisione entro il 2015, spero.

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    1. Ah, grazie mille per la correzione. Lo ammetto: pensavo si chiamasse sul serio Dominic. Ho fatto un mix con il nome dell'odioso Dominic Cooper? Inglese pure lui, oh.

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    2. È che quello c'ha un cognome che inchiomma. Ca... Cu... Cum... Mpf.

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    3. Ma tanto gli inglesi si mangiano le finali. Nessuno sa realmente come si pronunciano i loro cognomi, manco la regina. Computer si dice compuciaaa.
      Chissà Cumberbatch.

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  9. Clint è l'unico che ancora non so se andare a vedere o meno, voglia non ce ne sarebbe tanta visto il tema e il protagonista.
    Per gli altri due invece aspetto la lingua originale, che sentire Benedict senza la sua stupenda voce sarebbe davvero troppo... quindi, ripasso a leggere per bene volta svolti i compiti :)

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    1. Ho capito perché Benedict piace tanto, eh! Comunque il doppiaggio, a me che come attore lo conosco pochissimo, non è dispiaciuto. Avrei voluto vederlo in lingua - cosa accaduta, invece, con il film su Hawking - ma non è stata cosa...

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  10. Li voglio vedere tutti! *___* Ho adocchiato il trailer de "La teoria del tutto" un paio di giorni fa, in sala, poco prima che iniziasse "The Water Diviner"... e me ne sono innamorata! <3
    A proposito... non male, il film con Russel Crowe, anche se si avverte un po' di debolezza dal punto di vista della regia, secondo me. Nel complesso, gli darei un sette... ma sai che io sono sempre di manica larga, quando si tratta di film. Non come per i romanzi! :P

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  11. Su La Teoria Del Tutto condivido ogni singola sillaba, e anche le virgole, di quel che hai scritto. American Sniper, invece, mi è piaciuto, però ho compreso le tue osservazioni e le trovo anche piuttosto condivisibili. Io durante la visione ho dovuto mettere a tacare le mie convinzioni politiche e sono rimasto in superficie, come del resto ha fatto il film, e probabilmente per questo l'ho apprezzato. The Imitation Game non classificato, devo ancora vederlo! :P

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    1. Io non ho convinzioni politiche, giuro, ma ho ben capito quelle di Eastwood è non è che non mi siano piaciute quelle, ma tutto il resto. Brothers sì che analizzava al meglio il peso che si portano addosso i reduci, non American Sniper che sinceramente non capisco perché piaccia. Poi, mi raccomando, aspetto il tuo parere. The Imitation secondo me ti piace. Marco, tappati le orecchie: ho pensato un po' a Philomena! :P

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  12. Non ho ancora visto nessuno dei film, ma mi incuriosisce "La teoria del tutto" e, leggendo il post, mi è venuta ancora più voglia di vederlo!
    Benedict Cumberbatch mi piace, ma onestamente il film non m'interessa più di tanto. Probabilmente merita di esser visto, ma non credo che mi strapperò i capelli pur di guardarlo. Mi pare che anche la tua opinione fosse più o meno quella ;)

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    1. A sorpresa, però, ti dico che come film mi ha appassionato più quello con Cumberbatch. Non conoscevo la storia ed è stata un fulmine a ciel sereno: una vicenda da ricordare, davvero. L'altro, per quanto ben recitato, sembrava più toccante dal trailer. :)

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  13. Vorrei vederli tutti e 3, mi ispira particolarmente quello su Turing. La trama mi ha davvero colpito.

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  14. Concordo e non concordo su American Sniper.
    Ho visto l'altro giorno il film al cinema e ne sono rimasta colpita. Non posso dire di avere "esperienza" per questo genere di film, ma a me è rimasto dentro.
    Concordo sul fatto che la musica in sottofondo quasi non c'è e che quindi non trasmette alcuna emozione, ma Chris Kyle non è affatto contento di essere definito come un "eroe" o una "leggenda" da parte degli altri compagni o dalle altre persone che lo stimano. Qui io vedo l'umanità di quest'uomo, che di quello che compie non ne fa un vanto. Una storia così (premetto di non aver letto il libro) mi è sembrata vera, cruda e per niente drammatica.

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    1. Il film, però, doveva farci capire l'uomo e purtroppo, se non nei ritagli tra una sparatoria e l'altra, io non ho colto la sua vera personalità. Hanno dato a Eastwood del guerrafondaio, del fascista. Io non la penso così, non giudico le sue idee politiche, bensì uno dei suoi pochi film che - senza personalità, senza emozione - non mi è rimasto affatto impresso. Era un po' un film d'azione, un po' un dramma familiare, ma non era in maniera convincente né una cosa, né l'altra. Già l'ho dimenticato, personalmente. Ed è un peccato.

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  15. Concordo con te su American Sniper. È stato fin troppo anonimo.
    Un bel film ma a me personalmente non ha lasciato molto. Mentre, al contrario, l'obbiettivo della cinepresa dovrebbe essere quello di imprimere nei cuori della gente delle emozioni.

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    1. A un altro lo avrei pure concesso a cuore leggero, ma a Eastwood no. Lui si ricorda, sempre. Giusto J.Edgar non mi era piaciuto - ok, mi sono addormentato - e quella commedia con la Adams e Timberlake, carina ma non troppo. Concordo pienamente con il tuo giudizio.

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  16. Come sai, la teoria del tutto, mi affascina e avevo trovato il trailer molto toccante, soprattutto per la grande forza di Hawking. The imitation game, mi è piaciuto, nessuno parla mai di Turing, invece gli dobbiamo molto. Io conoscevo già la sua storia...però la parte con Keira, mi era sconosciuta. Ora andrò a leggere qualche libro per capire se il suo personaggio o qualcosa di simile (con questo grande legame con lui) c'era veramente o se è stata un invenzione. Benedict Cumberbatch è stato bravo...La scena in cui non riesce a fare il cruciverba mi ha troppo intristita...Invece American Sniper non è il mio genere. Che film ci sono nella tua lista del 2015? curiosa :)

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    1. Sì, la parte finale è davvero molto toccante. Il personaggio di Keira anche a me sembrava troppo romanzato, e in ogni caso lei non mi piace troppo e qui meno che altrove, sinceramente, Eh, lista infinita! Ma poi sai che guardo tutto, alla fine, inutile farti nomi su nomi. Sicuramente, sarò preparatissimo per la notte degli Oscar ;)

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  17. Ho visto The Imitation Game in lingua originale e mi è piaciuto tantissimo. Ho una specie di ossessione per la voce di Cumberbatch XD Ma voce a parte, il film è commovente e alla fine è stato un pugno allo stomaco. Sapevo già come sarebbe finito, perché conoscevo a grandi linee la storia, ma vederlo così è stata dura. Uno dei film più belli che ho visto ultimamente...
    La teoria del tutto è in lista, devo vederlo il prima possibile, mentre American Sniper mi è stato decantato tanto, ma avevo il sospetto fosse solo l'ennesimo film di guerra. Se avrò occasione lo vedrò giusto per farmi un'idea mia.
    (Ma come non senti il fascino per Cumberbatch??? Come??? *sospira*)

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    1. Ahahahah, deve piacere a voi fanciulle tanto :P
      Riconosco che Matthew Goode è un tipo fighissimo, ma Cumberbatch mica tanto, dai.

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  18. Ho visto La teoria del tutto qualche giorno fa! E beh, he dire... ho capito perché hanno dato il golden globe a Redmayne. Proprio come hai detto tu, sembrava davvero che fosse malato. Mentre guardavo il film non mi è capitato di pensare che stesse fingendo... e la scena della penna Y.Y mamma mia. Mi è piaciuta molto anche la Jones, bellissima e brava davvero. Io comunque sapevo chi era Hawking, non conoscevo la storia del suo matrimonio... e ci sono rimasta male, lo ammetto Y.Y
    Penso che questo sia stato uno dei film più tristi che mi sia capitato di vedere Y.Y certo, trasmette anche un bel messaggio, un messaggio positivo alla fine, ma che tristezza... mi ha proprio messo al tappeto senza aver avuto bisogno di farmi piangere concretamente...
    Invece The imitation game non l'ho visto perché Cumberbatch mi sta proprio antipatico XD sarò una delle poche donne sul pianeta che non lo digerisce e che non lo ritiene bello da morire (non capisco cosa abbia di bello °-°) o particolarmente affascinante... bah :/ per me davvero tutto questo entusiasmo nei suoi confronti resterà sempre un mistero °-°
    American Sniper invece penso che me lo eviterò XD

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