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giovedì 16 agosto 2012

Recensione: L'eredità di Jenna, di Mary E. Pearson

I cambiamenti non avvengono da un momento all'altro, sono modellati piano piano dalle persone che non si arrendono. 
 
Titolo: L'eredità di Jenna
Autrice: Mary E. Pearson
Editore: Giunti Y
Numero di pagine: 443
Prezzo: € 14,50
Sinossi: Sequel del fortunato "Dentro Jenna", non solo affascina per l'ambientazione futuristica e per la trama avventurosa, ma affronta temi spinosi, come gli esperimenti estremi di biotecnologia, con uno sguardo profondo sull'animo umano. Jenna, Kara e Locke, tre amici inseparabili, tornando da una festa rimangono uccisi in un terribile incidente. I loro corpi non possono essere salvati ma le loro menti vengono tenute in vita e intrappolate in un computer. Jenna è la prima a risvegliarsi con un corpo artificiale grazie a un esperimento di biotecnologia avanzata. Kara e Locke invece vengono dimenticati e rimangono isolati in un lunghissimo limbo telepatico dove esistono solo i loro pensieri e i loro sentimenti. Passano gli anni e poi i secoli e finalmente, dopo 260 anni, Locke e Kara si trovano di nuovo nei loro corpi, resi perfetti da uno scienziato senza scrupoli. Ma il mondo in cui si risvegliano è un luogo estraneo e pericoloso dove tutto e tutti quelli che conoscevano sono ormai scomparsi. Tutti tranne Jenna Fox.
                                                      La recensione 
Si possono avere tanti amici nella corso di una vita, ma il legame che creiamo con quelli che spiegano le ali insieme a noi è diverso.
Tre mani intrecciate su un letto di erba. Tre sguardi persi che contemplano la nera meraviglia di un cielo stellato. Tre adolescenti alle prese con ormoni in subbuglio, pazzi sentimenti e pensieri rivolti a un futuro spaventosamente vicino. Jenna, la dea bionda della ricca famiglia Fox. Il fascino e l'allegria in diciassette anni di pura perfezione. Kara, la ribelle: la ragazza con le gonne troppo corte, la frangetta troppo lunga e lo smalto troppo acceso. Poi è il turno di Locke, il più piccolo del gruppo: lo “strano”, il “ragazzo nuovo”, che, improvvisamente, si scopre parte integrante di questo riservatissimo sodalizio in rosa. Sono giovani e straripanti di vita e, all'alba di un mondo che promette nuove tecnologie e cure contro i mali più grandi, si sentono invincibili. Uniti contro le loro famiglie e contro i doveri dati dal sopraggiungere all'età della ragione. Poi, il nulla. Intrappolati, per 260 anni, in trenta centimetri di silenzio e solitudine. Un inferno che ha la forma di un cubo d'acciaio, scandito da un tempo che sembra non passare mai e dai graffi di un lacerante senso di colpa.
Una festa fuori città, un incidente d'auto, il burrone che accoglie la fine di tre giovani esistenze. La morte come l'inizio di un'avventura che incrocia le traiettorie di fantascienza e distopia, i binari del romanzo di formazione e del medical thriller.
Non eravamo morti. I nostri familiari non potevano saperlo. I nostri corpi erano privi di vita, ma questo non significava che anche le nostre menti lo fossero. Erano già state rapite, copiate, archiviate, conservate.
A Ottobre, sarà passato un anno esatto da quando la Giunti mi regalò la lettura di Dentro Jenna – romanzo intenso e profondo, finito ai primi posti delle migliori letture del 2011, che, con scrittura vibrante e ispirata, narrava l'amore estremo di un padre verso la sua unica figlia, capace di superare il confine del giusto e della scienza. Avevo chiuso il romanzo con la sensazione di aver terminato una lettura perfetta, indimenticabile nella sua unicità.
Quando ho saputo che, basandosi sul successo del romanzo, Mary E. Pearson avesse deciso di rendere la magnifica Jenna parte di una trilogia, sono stato combattuto tra felicità e riluttanza. A guidarla nella stesura dei tre romanzi era stata la passione verso un mondo avveniristico ancora da svelare o la comprensibile voglia di volere sfruttare il successo della sua opera più ambiziosa e apprezzata? Questi interrogativi mi hanno accompagnato da Marzo ad adesso e, dopo cinque mesi dall'approdo del romanzo nelle librerie, restio ma con la voglia crescente di rimanere stupido, dopo gli avvincenti Matched e La ragazza di fuoco, ho deciso che la mia odissea nelle Orwelliane galassie poteva proseguire ancora.
E' stato così che L'Eredità di Jenna mi ha trascinato nel suo inquietante e fascinoso mistero. E' bastato il prologo, trapelante amore e repulsione, a farmi immediatamente aggrappare alla voce di un nuovo narratore, umano e realistico tanto quanto Jenna. O forse, un po' di più..
Locke è una delle poche voci maschili nella moderna narrativa Young Adult. Ha una sensibilità nuova, un timbro diverso, una capacità alternativa di mescolare l'umorismo dei giovani e la poesia tipica dello stile dell'autrice. Come me, ha la capacità di innamorarsi al primo sguardo e di far coincidere l'amicizia tra sessi opposti con la forma più pura e duratura di amore. Un amore che si nutre di ricordi e di pensieri condivisi, di complicità e di comuni avventure, di gelosie e di sentimenti che diventano troppo ingombranti da contenere. Contraddittorio e complicato, è a metà strada tra il platonico e il concreto, fin troppo familiare per chi, come me, dopo anni di lenta e instancabile costruzione, è emotivamente legato al viscerale rapporto creato con le migliori amiche di sempre.
Come gli Emma e Dexter di Un giorno, Jenna e Locke sono protagonisti di una delicatissima storia di sentimenti e scelte, ma accanto a loro c'è una terza figura che il rancore e la gelosia hanno reso l'ombra sbiadita di sé stessa.
Dov'è la linea di confine tra un miracolo e un mostro? La “nuova” Kara ha gli stessi tratti fisici della “vecchia”, ma i suoi occhi riflettono la condizione chi, per troppo tempo, è esistito senza avere la possibilità di vivere. Accanto ai tre, organi essenziali di questa nuova ed entusiasmante avventura, emergono intensi e simpatici comprimari. Due tenaci compagne di viaggio e un antagonista che sembra uscito da un bel film Disney. Le atmosfere claustrofobiche e vagamente inquietanti dei primi capitoli cedono il passo agli scorci di un'America futuristica e originalmente descritta, le cui novità sono spiegate a Locke da due Ciceroni d'eccezione: il robot Dot - dal cuore di metallo e coi sogni di libertà di un comune umano - e la saggia Miesha – una Mary Poppins un po' attempata che, nella sua borsetta, nasconde non poche sorprese.
Più attenta alla costruzione di rapporti verisimili che di un mondo immaginario, la Pearson proietta il libertarismo e l'inquietudine adolescenziale in un'ottica da effetti speciali, abbandonando i dubbi etici che avevano reso il primo volume una versione fantascientifica di La custode di mia sorella e dando vita a un prodotto che, sebbene leggermente più prevedibile, omaggia i film di Luc Besson e di Stephen Spielberg, unendo l'azione di Léon alla fantasia spaccacuore di AI: Intelligenza Artificiale.
Il mio voto: ★★★ +
Il mio consiglio musicale: David Guetta feat. Sia - Titanium

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