Una quindicenne dall'indole malinconica e dai lunghi capelli rossi stringe una relazione con il suo professore di letteratura, quarantaduenne che riserva carezze di carta vetrata alle sue studentesse più talentuose. È una vicenda di sopraffazione psicologica, potere, ossessione. Non una storia d'amore. Ma come raccontarla agli altri se perfino colei che l'ha vissuta preferisce definirsi complice di una tormentosa folie à deux, anziché vittima inerme? Abituata a essere invisibile, orgogliosa delle proprie stranezze e dei propri dolori, Vanessa legge troppo (soprattutto il conturbante Nabokov, di cui custodisce gelosamente una copia annotata) e vive troppo poco, fin quando le attenzioni di un adulto non la rendono finalmente protagonista di una storia. Una storia alla Lolita, per di più, il suo romanzo preferito, in cui una giovane ninfetta esercita il suo fascino seduttorio sul patrigno soggiogato. Almeno illusoriamente. Non è sempre facile riconoscere un predatore sessuale quando lo si ha davanti, e il goffo professor Strane sembra diverso. E la fa sentire diversa. Ma all'indomani del caso Weinstein, una schiera di donne insorge e denuncia gli abusi subiti. Vanessa potrebbe diventare la loro portabandiera. Ma la consapevolezza che Strane abbia fatto lo stesso ad altre la riempie non di orrore, bensì di una bruciante gelosia. Non era, dunque, l'unica?
Quando io e Strane ci siamo conosciuti, io avevo quindici anni e lui quarantadue, poco meno di trent'anni tondi a separarci. È così che all'epoca definivo la nostra differenza di età: perfetta. Mi piaceva la relazione numerica tra i nostri anni, i suoi tre volte i miei. Mi immaginavo tre piccole me che trovavano posto dentro di lui: la prima avviluppata al cervello, la seconda al cuore, la terza liqueffatta a scivolargli nelle vene.
In giorni in cui mi sono trovato a riflettere sulla violenza di genere in classi di quasi solo ragazze, ho letto quest'esordio molto dibattuto qualche anno fa: un romanzo scomodo e incisivo, dal punto di vista sdrucciolevole, sulla catabasi di un'altra promising young woman nel sessismo dell'ambiente accademico americano. Sono i primi anni Duemila. Spaventati dalla vicina strage del liceo Columbine, gli adolescenti benestanti frequentano le scuole private. Il loro mito è Britney Spears, candida ma ammiccante, adulta ma bambina, che in un iconico videoclip non trattiene l'impazienza per il termine delle lezioni. La parabola discendente della protagonista somiglia a quella del popstar, strumentalizzata dai media fino a quel crollo psicologico forse più celebre perfino della hit d'esordio. Vanessa è padrona di sé. Con le sue piccole mani, ha infangato la propria reputazione per proteggere quella di Strane. Come può considerarsi vittima del disturbo post-traumatico da stress una giovane tanto audace e volitiva? Questo fa forse di lei una nemica delle donne? A dispetto di uno stile tutt'altro che memorabile, giacche troppo acerbo, Russell ha per le mani materiale incandescente e fa del suo meglio per rendere giustizia a una storia attuale, complessa.
Non appena è successo ho desiderato che accadesse di nuovo. Una ragazza normale non avrebbe reagito così. È vero che c'è qualcosa di oscuro in me, da sempre.
Lontana dai banchi di scuola, la seconda parte – la più riuscita – affronta il disagio struggente di una vita interrotta. All'inizio la presenza di Strane inquieta. Ma alla fine, a sorpresa, è la sua assenza a farsi lacerante. Ormai trentenne, con la paura di essere invecchiata e per questo non più desiderabile, ossessionata dalle cicatrici indelebili del passato, Vanessa vorrebbe rinunciare al suo orco se farlo non implicasse anche rinunciare a sé stessa. La mancata elaborazione crea un comodo stato di sospensione; il vittimismo è una coccola. Ogni giorno appare la prosecuzione della sua prima adolescenza, terribile ma mitizzata. Una ragazzina appare desiderabile, una ragazzina è sollevata dalle responsabilità, una ragazzina viene facilmente assolta. Si legge come un thriller, My Dark Vanessa, ma è la storia a tinte forti di un'educazione affettiva che consiglierei anche alle mie studentesse. Come si impara ad amarsi, se ci hanno amato – il verbo, a questo punto, non calza più – in maniera terribile? Come si diventa donne?
Il mio consiglio musicale: Fiona Apple – Criminal
Ero in dubbio se leggerlo o meno, le tue parole mi hanno convinto 😁 toccherà aggiungerlo alla chilometrica lista 😅
RispondiEliminaSoprattutto stilisticamente, non è niente di memorabile. Un esordio, con tutto i limiti del caso. Però ha sangue freddo da vendere e non scade mai nel facile didascalismo, nonostante il tema delicato.
EliminaDirei: "Che figata!", ma non so se in questo caso è l'espressione più adatta :)
RispondiEliminaComunque ha tutte le carte in regola per essere una lettura che fa per me
Confermo. Vanessa è un po' una "vergine suicida", di quelle che tanto ci hanno intrigato al cinema.
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