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lunedì 11 settembre 2023

Recensione: The Other Black Girl - L'altra ragazza nera, di Zakiya Dalila Harris


| The Other Black Girl – L’altra ragazza nera. Mondadori, € 19, pp. 408 |

Cosa significa, oggi, essere una donna nera negli Stati Uniti? Com'è lavorare in un ambiente di soli bianchi? Quanta paura, al mattino, nello scorrere Twitter in cerca dell'ennesima immotivata mattanza? Da maschio bianco italiano, mi sono affidato alle riflessioni dell'esordiente Zakiya Dalila Harris. Mai didascalica, sceglie i toni della commedia grottesca e pieghe surreali per raccontare l'odissea di un'assistente editor afroamericana. Il risultato è un romanzo intrigante e leggerissimo, ma sorprendentemente scomodo nel messaggio: l'appartenenza a un gruppo, a qualsiasi gruppo, richiede il lasciapassare della compiacenza. Nella lavora al tredicesimo piano di un ufficio di Manhattan. Giovane, capace e ambiziosa, ha sempre saputo che per affermarsi si sarebbe dovuta mostrare due volte più brava degli altri. Quando arriva la magnetica Hazel, la seconda ragazza nera dell'ufficio, Nella si scopre presto ossessionata da lei. È un'amica o un'usurpatrice? Alla Wagner Books c'è posto per una sola di loro? Mentre Hazel vanta una rigogliosa cascata di dread e nonni attivisti in quel di Harlem, la più borghese Nella ha un fidanzato caucasico e un passato di capelli stirati. Nera fuori, bianca dentro, è un Oreo. In ufficio spicca perché cromaticamente diversa, ma nella comunità afro è vista con scetticismo. Una donna nera, oggi, deve infatti essere attivista, politicamente impegnata e orgogliosa dei suoi ricci al naturale. È libertà, questa?

Da una maggiore consapevolezza della sensibilità culturale derivano grandi responsabilità. Se non stiamo attenti, la “diversità” potrebbe diventare un elemento che le persone iniziano a spuntare da un elenco e niente più: una cosa superficiale e oscura con una sola dimensione.

L'occasione per farsi notare potrebbe essere bacchettare l'autore di punta della casa editrice, artefice di un personaggio afroamericano stereotipatissimo. Ma come le prenderebbero i suoi capi? Meglio tacere, tradendo così il Black Lives Matter, o parlare? Energico, originale e graffiante nei dialoghi, The Other Black Girl ha il contro di mettere tante carne al fuoco. Troppe sottotrame, troppe voci narranti, troppi piani temporali per storie destinate a ripetersi. Ma nella sua irresistibile caoticità, per altro tipica del cinema satirico di Jordan Peele, racconta un lacerante conflitto interiore e un mondo claustrofobico, quello editoriale, che, tra le pagine, già in passato fece misteriosamente sparire un'editor ribelle. L'ombra di Kendra Rae riecheggia tra i cubicoli, come quella di Rebecca, la prima moglie. E qui e lì, aguzzando l'udito, si sente bisbigliare di minacce in Comic Sans, microaggressioni, covi segreti in barberie sfitte, rituali magici... Esiste una formula per il successo? Harris tormenta la sua protagonista, divisa tra conformismo e alterità, e le fa fare incetta di caffè. I capelli prudono per il nervosismo, il cuore batte a mille per la tachicardia. È complotto. È mobbing.

Il mio voto: ★★★★
Il mio consiglio musicale: Nina Simone - I Put a Spell on You

2 commenti:

  1. Sicuramente il tema delle disparità sul luogo di lavoro è interessante e attuale. il senso di minaccia mi fa pensare a una storia emozionante e intrigante :)

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  2. Bene, mi sembra il materiale perfetto una serie TV perfettamente contemporanea...
    E infatti è appena uscita! :)

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